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Autore: carachiel    08/10/2018    3 recensioni
Quattro anni dopo la fine del WDC, i fantasmi del passato dovrebbero essere ormai ben lontani. Ma per Hart Tenjo, sono ben più vividi che per chiunque altro.
Eppure è disposto ad andare contro tutto, compresa la Sorte beffarda, pur di recuperare quel che resta. E, in un mondo dove i Numeri sono diventati reali, non sarà semplice.
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Heartland City era un posto ormai pressochè in rovina. Vista dall’alto essa appariva come spenta, priva delle illuminazioni che un tempo l’avevano resa una vera e propria luminaria, tanto che di notte sembrava esserci ancora la luce del sole.
Ora, beh, ora c’erano solo macerie.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Arclight/ Five, Haruto Tenjo/Hart Tenjo, Misael/Mizaeru, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 3 -  La verità è nell’abisso  parte II
 
“Più che legittimo” replicò l’uomo con l’ennesimo sorriso che Hart stava iniziando a trovare irritante, come se trovasse nella situazione un’ironia che non c’era “Vedi, come sai, quando Five si è sacrificato per farmi tornare normale, la mia anima – come del resto, avrai notato al tempo – era frammentata, incompleta. Questo perché Tron era una parte di me-“
“Questo già lo sapevo.” lo interruppe bruscamente Hart, che iniziava ad essere stanco di quel teatrino.
“Certo, certo… Quanto sei impaziente ragazzo, sei degno fratello di Kite!”
“Arriva. Al. Punto.”
“Era una parte di me, più specificatamente era il mio gemello. Mai nato tra parentesi, ecco perché del suo aspetto bambinesco. Era abbastanza conciso?” concluse con aria innocente.
E Hart era troppo sconcertato per proferire parola.
 
Quando vide che l’uomo si era voltato con l’intenzione di andarsene tuttavia si riscosse “A-Aspetta!”
“Sì?”
“Perché…” fece un cenno ad indicare tutta la conversazione “…questo? Perché ora?”
Byron gli si avvicinò e gli fece una carezza sulla testa “Poi lo capirai. Buonanotte.”
E quando se ne fu andato, Hart aveva la certezza pressoché totale che Byron Arclight fosse un uomo molto, molto strano.
 
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22 Febbraio, ore 9:50
 
L’indomani Hart fu svegliato da un soffio di vento che si era insinuato tra le imposte semiaperte. Maledicendo il freddo invernale si rigirò nelle coperte, deciso a riaddormentarsi, ma dopo qualche minuto scese, reprimendo un sussulto quando toccò il marmo gelato e chiudendo la finestra.
La notte non era stata gentile con lui, facendolo rigirare mentre i pensieri si accalcavano su quel che era successo la sera prima, che rimaneva comunque inspiegabile.
I suoi capelli, lasciati legati, durante la notte si erano elettrificati e ora erano sparati in ogni possibile direzione.

Raccattò dei vestiti puliti o che sembrassero almeno tali, considerando una maglietta di un qualche gruppo rock che non aveva mai ascoltato e dei pantaloni per poi infilarsi gli stivali sporchi di fango dalla sera prima e scese a far colazione.
Sfortunatamente in cucina c’era già Christopher, seduto a bere la prima di una lunga serie di tazze di tè della giornata.

A quanto pareva quel giorno la predica non se la sarebbe evitata, non importava da parte di chi, se lui o Mizael.

“…’Giorno” biascicò entrando
“Buongiorno.” replicò asciutto l’albino “Hai un’aria orribile, dovresti farti una doccia.”
“Sai, non tutti abbiamo la benedizione di alzarci belli come dèi.” rispose Hart mordace mentre si versava del tè dal bollitore tenuto in caldo, guardando l’altro.
Provocazione che naturalmente cadde. 
Nonostante avesse imparato che Five, in qualunque situazione, si svegliava fresco come una rosa, come se dormisse in una camera insonorizzata con i tappi e una mascherina nera sugli occhi (cosa che probabilmente era molto vicina al vero), non riusciva a non provare un briciolo di invidia.
Soprattutto per come riusciva a sistemare la propria chioma.
“Dev’essere qualcosa di genetico.” Pensò Hart “Kite riusciva a domare la propria solo con quintali di gel…”
 
Five non raccolse la provocazione ma fece un cenno distratto verso l’esterno.
“Mizael ti aspetta in giardino.”
A-ah. Ora aveva capito il gioco… Non gli avrebbero fatto la ramanzina, ma lo avrebbero fatto sgobbare fino a sera, in modo da tenerlo sott’occhio e non concedergli ‘scampagnate’ fuori programma.
Annuì e si diresse verso il suddetto giardino.

Esso era un appezzamento non troppo grande che circondava la villa su tre lati, di cui una buona parte era ricoperta da piante e fiori.
E per Hart, che per anni non aveva conosciuto altro che l’interno della torre di Heartland, era comunque enorme.
 
Individuò facilmente il biondo Bariano vicino a una piccola aiuola di erbe aromatiche.
L’aria odorava fortemente di spezie e il tiepido sole facevano sentire Hart leggermente intontito ma si riscosse non appena Mizael gli fece segno di avvicinarsi.
“Qui” gli disse indicando un cesto con all’interno guanti, bustine e… un piccolo mortaio con pestello?
“Prendi, pestale.” continuò porgendogli un sacchetto di erbe.
Davanti al suo sguardo confuso spiegò “Danno il meglio quando sono appena colte. Avanti.”
Hart annuì e iniziò a pestare, dapprima con incertezza, poi con sempre maggior convinzione.
Sapeva che Mizael era molto… antico, ma francamente da lui tutto si aspettava tranne che simili conoscenze erboristiche, chiosò mentre il Bariano gli spiegava le proprietà di questa o quell’altra pianta.

Quando il sole raggiunse lo zenit Mizael ritenne di averlo torturato abbastanza “Hart, andiamo.”
Il suddetto si alzò ma vacillò pericolosamente, considerato che nello stomaco aveva solo una tazza di tè.
“Hey, ce la fai?” domandò
“Ce la devo fare!” replicò rabbiosamente Hart digrignando i denti.
Voleva dimostrare a tutti i costi che lui non era più il ragazzino malaticcio e fragile di una volta, non era diventato Cacciatore di Numeri per niente.
Ma all’improvviso le gambe gli cedettero e tutto si fece nero.
 
Si risvegliò qualche ora dopo, sdraiato su quella che sembrava essere una superficie morbida e liscia. Il divano, probabilmente.
Le voci intorno gli giungevano come attutite, ma ancora comprensibili.
“…-Zael, ti avevo detto di farlo lavorare, non di farlo svenire!”
“E io che ne sapevo che aveva la pressione bassa? Ti pare che sono medico..?”
“Ti prego…. Sai meglio di me quanto è importante che lui che stia bene…  per la…  ….-zia!
Le voci si spensero, dovevano essere andati in un altro ambiente.
Tuttavia sulla parte finale della frase le sue orecchie si erano aguzzate. Una… zia? Che zia? Lui non aveva zie! A malapena aveva un padre definibile tale, poi…
Aprì un occhio, per ritrovarsi davanti Byron seduto su una sedia che sorrideva divertito al suo sguardo
Lui? Oh no, per favore, Kami misericordiosi, no… Non era in condizione per sopportare le stranezze dell’uomo.
“A quanto pare Mizael ha sottovalutato la tua resistenza, vero?”
“Non ha sottovalutato proprio un fico secco!” esclamò rabbiosamente Hart alzandosi sul gomito
“Perché anche se non ti facesse lavorare, tu anzi lo faresti, e doppiamente.”
Il ragazzino spalancò gli occhi “Tu come lo sai?
L’uomo non replicò ma fece un cenno come a dire che era prevedibile.

Hart sbuffò. Decisamente, non gli piaceva quella piega della conversazione.E ancor meno gli piaceva come Byron riuscisse a leggergli dentro.
“Quasi ti preferivo quando eri Tron” mormorò a mezza voce, rigirandosi sull’altro fianco, non prima che l’altro gli lanciasse uno sguardo addolorato.
 
 
Hart era arrivato da pochi giorni alla villa e stava ancora sistemando i propri bagagli assieme ad Orbital 8.
Tron  non si era ancora fatto vivo, nonostante Five lo avesse avvertito che lo avrebbe trovato… “diverso”.
Non che ad Hart importasse molto, anzi. La ferita con quell’uomo era ancora fresca e meno lo vedeva, meglio si sentiva.
Non lo conosceva e non lo voleva conoscere.
Il ricordo del bambino mascherato era ancora troppo vivo nella sua mente per poterlo discernere da… beh, qualunque altre cosa fosse stato prima.
Quando la maniglia della porta si abbassò Hart era girato di spalle
“Cosa cerchi, Tron?”
Si premurò di infondere in quelle quattro lettere tutto il disprezzo possibile, aspettando la risposta.
L’altro non rispose nulla, ma sospirò.
“Suppongo che non hai dimenticato,”
Hart gelò a sentire quella voce. Non era Tron. No, decisamente no.
Si voltò, cercando di sembrare naturale, prima di replicare.
L’altro sorrise leggermente al suo sguardo attonito, come se si aspettasse di essere esaminato palmo a palmo.
“A proposito… mi chiamo Byron. Byron Arclight.”
A quelle parole, pronunciate con tutta l’affabilità possibile, Hart si infiammò. Se quell’uomo pensava di passare sopra a tutto quello che gli aveva fatto – come aveva già cercato di fare Faker, e non senza coscienza – si sbagliava di grosso.
Già abbastanza gente si era approfittata dell’incoscienza che aveva sovrastato lunghi periodi della sua malattia.
Come se non fosse mai successo…
“Non mi interessa. Per me tu puoi tornare da dove sei venuto. Tipo dall’inferno.” replicò, il fiele stillante dalle sue parole
“So che non basta e che non mi crederai, ma…. Ti chiedo perdono.”
A quelle parole le difese di Hart si sgretolarono.
Non si aspettava una simile arrendevolezza. Non si aspettava nulla di tutto ciò, in realtà.
“Allora… I ricordi che ho visto… quando hai stabilito il legame empatico… sono veri?”
L’altro annuì
“Assolutamente.”
“E quindi anche… anche lei ha visto i miei ricordi…?” il passaggio al lei gli scivolò fuori dalle labbra senza che se ne accorgesse.
Annuì ancora “Ti piacciono molto le farfalle, vero?”
 
 
 
Angolo Autrice:
Saaaalve, piccoli cori ripieni di cioccolato! Questo è solo uno degli assaggi di Angst che assaporerete in tutta la storia che, almeno per ora, sarà costituita soprattutto di bla bla bla – mea culpa ma ci sono premesse particolari -. Spero comunque che vi piaccia u.u
   
 
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