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Autore: KiarettaScrittrice92    09/10/2018    0 recensioni
[Dolce Flirt]
Vanille è una ragazza decisa e grintosa, sempre pronta a mettersi in gioco e dimostrare di sapersela cavare da sola... O almeno lo era prima di trasferirsi.
La sua vita cambia radicalmente quando, nel suo secondo anno di liceo, deve cambiare scuola, ritrovandosi nel Dolce Amoris, un liceo tutt'altro che tranquillo, i cui fioccano ragazzi bellissimi e ragazze non sempre simpatiche.
Chissà, forse quest'avventura la porterà a trovare l'amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Alla ricerca dello scoop
 

È davvero strano come funziona la psiche umana. Mi è bastato scoprire la verità sul “fantasma della scuola” e fare una passeggiata con Nathaniel, per sentirmi di nuovo carica e piena di energie.
Oggi finalmente sto rientrando a scuola con la voglia di andarci e non trascinando i piedi a forza. Faccio il mio ingresso rilassata, quasi tronfia, sicura che niente e nessuno potrà togliermi il sorriso dalla faccia.
Controllo l’orologio che ho al polso, sono anche leggermente in anticipo. Ho un po’ di tempo prima dell’inizio delle lezioni, perciò faccio tutto con molta calma.
Mentre apro l’armadietto noto Lysandro, dall’altro lato del corridoio, anche lui intento a cercare i suoi libri.
Qualcosa però m’interrompe dai miei gesti abituali. Una voce.
«Ehi ciao! Tu sei Vanille, giusto? Io sono Peggy, mi occupo del giornale del liceo.» dice tutto d’un fiato.
È una ragazza poco più bassa di me, coi corti capelli scuri e due furbi e magnetici occhi blu, che hanno tutta l’aria di scovare ogni notizia, proprio come una vera giornalista.
«C-ciao…» le rispondo io un po’ presa alla sprovvista.
«Chiacchiere a parte, si dice che tu abbia visto un fantasma al liceo di notte, e che hai pure fatto un’indagine tu stessa a riguardo… Puoi darmi qualche dettaglio in più?» dice, tirando fuori il suo cellulare e facendomi notare che c’è il microfono delle memo vocali attivo.
Io corrugo la fronte, quasi sconvolta. Siamo davvero arrivati già a questo punto. Appena un mese di liceo e sono diventata la notizia succulenta per il giornale della scuola, fantastico.
«Non ho capito cosa vorresti sapere…» risposi, cercando così di prendere tempo e trovare una scusa plausibile per non dire la verità sui complotti notturni di quei tre.
«Hai scoperto qualcosa? - domanda ancora lei - Sai cosa succede qui al liceo di notte?»
Alla fine opto per passare io stessa per la credulona ingenua che fa tante storie per un fantasma che non esiste. Come ho detto, non m’importa cosa pensano gli altri di me se questo mi dà problemi solo con certe persone. L’importante è che io abbia chiarito la situazione ed è esattamente quello che ho fatto venerdì sera. Non intendo assolutamente venire meno alla promessa che ho fatto a Nathaniel.
«No, no, niente… - rispondo - Ho inseguito solo una mia fissa, ma sono solo voci e non c’è assolutamente nulla di strano qui, la notte.»
La mia capacità a recitare è a dir poco formidabile. Anni di pratica a nascondere note e brutti voti ai miei genitori. Ormai la mia faccia da bronzo è imperturbabile, solo chi mi conosce davvero può vedere oltre queste mie maschere.
«Sei sicura? - insiste lei - Spero che tu non nasconda niente, perché tanto un giorno o l’altro lo scoprirei, ti avverto!» mi minaccia lei.
«No, ti giuro che…»
Non riesco a concludere la frase. Tra tutto il vociare leggero di chi è ancora per il corridoio della scuola, la voce della preside, sovrasta tutto. Ha assunto di nuovo quel tono isterico di quando è furiosa e proviene dalla sala delegati. Il mio primo pensiero va a Nathaniel. 
La ragazza che stava parlando con me, scatta verso la porta che dà proprio sull’ufficio. Figuriamoci se si fa sfuggire lo scoop. Così ora alla lista di elementi cliché della scuola posso anche aggiungere la giornalista impicciona.
Faccio un sospiro, chiudendo l’armadietto e decidendo di farmi i fatti miei. Se sul serio la preside ce l’ha con Nathaniel, è meglio non intervenire per poi magari peggiorare la situazione. Se poi avrà bisogno del mio supporto, allora sarò lieta di darglielo.
Non ho però il tempo di ignorare completamente la situazione, perché proprio quando chiudo l’armadietto, nel momento in cui decido di dirigermi in aula, visto che Lysandro sembra sparito, la preside esce furiosa come non mai della sala, battendo i tacchi violentemente contro il pavimento.
«Signorina Lavié, non stia lì a origliare e vada in classe!» sbraita contro Peggy, mentre anche Nathaniel esce dalla stanza.
I nostri sguardi s’incrociano e immediatamente il suo s’incupisce, per poi avvicinarsi a me con aria afflitta.
«Immagino che tu abbia sentito tutto…» mi dice, con una voce ancora più demoralizzata del suo viso.
Mai lo avevo sentito così abbattuto, deve essere davvero una cosa terribile per lui, sempre perfetto e impeccabile, farsi sgridare a quel modo dalla preside.
Di nuovo decido di mentire. Come ho già detto, se vuole parlarmene lo deve fare lui di persona. Nonostante sia sempre stata una ragazza molto curiosa, non voglio impicciarmi dei suoi problemi, non ancora per lo meno.
«Beh diciamo che qualcosa si sentiva, ma con tutto il caos del corridoio era una voce come un’altra. Però devo dire che veder uscire la preside furiosa in quel modo non mi stupisce. Credo di averla vista tranquilla solo i giorno del mio arrivo qui.» concludo con una battuta, sperando ti tirare un leggero sorriso sul suo volto.
Lui, però, sospira solamente, passandosi una mano tra i capelli biondi.
«Qualcuno ha rubato dei documenti dalla sala dei professori.» dice, sempre con quella voce afflitta e quasi esasperata.
«Chi è stato?» domando allora, capendo finalmente il perché di tutto quel caos.
«Non lo so! Ma la sala professori è sempre chiusa a chiave ed io sono il solo studente ad averne una copia. - rimango zitta, mentre lui fa un altro sospiro e ricomincia a parlare - La mia copia è sparita e la preside pensa che io abbia qualcosa a che fare con questa storia.»
«Beh è comprensibile. Anche se sono più che sicura che tu non c’entri nulla.» gli sorrido di nuovo.
«Vorrei che la preside avesse la stessa fiducia che hai tu in me. - dice ricambiando il gesto, ma è chiaro che è un sorriso forzato, dovuto più dalla riconoscenza - Il fatto è che se non risolvo le cose in fretta, rischio di farmi espellere… Non so proprio che fare…» la sua voce diventa improvvisamente nervosa e agitata.
Davvero, non l’ho mai visto così. Dà quasi l’impressione di uno che sta per avere un attacco di panico. Gli poggio una mano sulla spalla, tentando di calmarlo.
«Tranquillo. - comincio - Se vuoi posso provare ad aiutarti. Possiamo andare in sala professori? Magari lì troviamo qualcosa, un indizio o qualcosa lasciato da chi vi è entrato.»
Lui però scuote la testa, afflitto.
«Te l’ho detto, non ho più la chiave. Non ho più il permesso di metterci piede finché la storia non sarà risolta.» mi risponde, tirando poi in dentro le labbra, forse nel tentativo di pensare a cosa potesse fare per risolvere la situazione.
«Ok, troveremo un idea alternativa.» gli dico facendogli l’occhiolino.
Proprio in quel momento la campanella dell’inizio delle lezioni incomincia a trillare, decretando la fine di quella discussione.
«Ora però vai a lezione Vanille, grazie comunque di tutto.» mi dice con un altro sorriso tirato, anche se stavolta più sincero.
Lo saluto con la mano, dirigendomi nell’aula dove avrò la lezione di matematica, come ogni lunedì. Mentre varco la soglia ripenso a Nathaniel. Poverino, è decisamente abbattuto per questa storia, ma in fin dei conti è normale. Lui ci tiene molto al suo lavoro da delegato e lo prende con molta responsabilità. 
«Ehi, hai sentito?! - mi corre dietro Peggy - Il segretario rischia il posto! Sarebbe un buon titolo! Sono impaziente di saperne di più!» esclama tutta entusiasta.
Improvvisamente mi sento ribollire dalla rabbia. Ecco perché, anche nel vecchio liceo odiavo il giornalino della scuola. La redazione è sempre formata da una massa di stalker, impiccioni, ipocriti e avvoltoi che sperano nel grande scoop senza pensare alle conseguenze delle loro azioni e dei loro stramaledetti articoli.
«Cosa cavolo stai dicendo?! - le rispondo a tono - Prova a pensare un attimo a come si sente lui adesso…»
Lei alza le spalle, come se avessi detto una cosa banalissima e scontata, qualcosa che probabilmente gli hanno ripetuto altre decine di ragazzi e a cui lei si è abituata.
«Il giornalismo è così, lo scoop va scritto sul momento.»
Non le rispondo nemmeno e, fumante di rabbia, mi vado a sedere al mio posto.

  
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