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Autore: Karyon    10/10/2018    2 recensioni
Sirius Black è un mago distrutto. Continuano a dire che è rimasto incastrato, anima e corpo, all'età di quindici anni - quando poteva ancora sorridere e c'era qualcosa di bello nel mondo. E forse è davvero così.
Hermione Granger è un'adolescente precoce. Continuano a dire che è una strega brillante, che è una donna adulta limitata nel corpo di una quindicenne. E forse è davvero così.
Possono due animi affini incontrarsi, nonostante tutto?
Una profezia da compiere e un'altra ancora da svelare, il mistero di due fratelli, un segreto da mantenere a ogni costo, una ricerca senza fine, antiche sette da conoscere... Su tutto, una guerra da combattere e la Morte - agognata, sfuggita, amata, odiata - che muove i suoi fili. Schiavi, tutti, del suo disegno.
[Più generi: guerra, mistero, romantico, angst, introspettivo, malinconico]
[Più pairing: SiriusxHermione, RemusxTonks, HarryxGinny, DracoxNuovo personaggio, RonxNuovo personaggio]
[Storia corale, molti personaggi]
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Hermione Granger/ Sirius Black, Remus/Ninfadora
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
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Il processo

12 agosto 1995
La mattina del 12 agosto Sirius si svegliò alle quattro del mattino, completamente e di colpo, come se qualcuno gli avesse urlato in un orecchio. Calciò via le coperte, ma rimase sdraiato ancora per qualche istante a godersi il buio quasi totale della stanza.
Ricordava perfettamente che era la mattina dell‟udienza-pagliacciata di Harry e si sentiva teso per lui; non tanto perché avesse paura che lo espellessero da Hogwarts, Merlino Amelia Bones doveva impazzire di colpo per dare retta alle fandonie di Caramell, ma perché conosceva benissimo le tecniche del Ministero per screditare le persone. Aveva letto anche lui gli articoli degli ultimi mesi apparsi sulla Gazzetta del Profeta, né Harry né Silente ne uscivano bene.
A lui interessava essenzialmente poco, ormai si era rassegnato alla sua vita da emarginato, ma Silente era una figura pubblica molto importante e Harry… era solo un ragazzo, maledizione! Ogni volta che ci pensava, l‟ingiustizia della situazione lo colpiva allo stomaco come una mazzata.
«Smettila con questi discorsi allegri di prima mattina, Sirius» si disse ironicamente, mentre si alzava.
Girovagò per la stanza a piedi nudi, facendo attenzione a non svegliare Fred e George che dormivano al piano di sotto, e afferrò dei vestiti a caso. Harry si sarebbe svegliato entro un‟ora e voleva essere con lui prima dell‟udienza perché sicuramente doveva essere spaventato. L‟idea che quel bastardo di Caramell avrebbe fatto di tutto per intimidirlo gli faceva desiderare ardentemente di rompere la sua quarantena e andare al Ministero con Harry per dirgliene quattro. Sperò che almeno ci fosse Silente, per quanto in quel momento non fosse contento di lui e delle sue mancanze.
Un „toc toc‟ attutito gli fece capire di non essere l‟unico già sveglio.
«Avanti» mormorò, infilandosi una maglia grigio scuro, in tinta con l‟umore e il clima di quella giornata.
Remus, che intanto gli lanciava occhiate accusatorie dalla porta, sembrava pensarla allo stesso modo. «Cosa?»
«Dovresti andare a fare shopping, magari puoi comprare qualcosa di grigio chiaro» ironizzò, e con notevole faccia tosta visto che il suo armadio non prevedeva nuovi acquisti da quando aveva sedici anni.
Infatti, Sirius si prese tutto il tempo per osservare il suo solito completo marrone, sformato e logoro, poi tornò a fissarlo «Dicevi?»
Remus sorrise a mo‟ di scusa «Non è che mi serva vestirmi bene tra i Lupi Mannari».
«Beh, non ho in programma nessun ballo dell‟alta società, quest‟anno» ribatté sarcastico Sirius, prima di legarsi i capelli in una coda. «Ti concedo al massimo i cappelli ordinati».
«Sono veramente commosso, grazie. Harry è già sveglio?»
Sirius scrollò le spalle «Non sono ancora uscito dalla camera, Arthur è già in piedi?»
Remus annuì «Lui e Molly stanno mangiando e c‟è anche Tonks che ha finito il turno notturno. Harry ha ancora un‟oretta, lasciamolo tranquillo» considerò, guardando il suo vecchio orologio da polso babbano.
Sirius lo notò e non riuscì a trattenere una risata «Non avevo mai notato che avessi ancora quella vecchia anticaglia!»
Remus sbuffò «Questi orologi sono molto più precisi delle vostre cavolate magiche, signor Purosangue, lo sai. E poi il mio mensile non è ancora arrivato» ironizzò, tagliente.
Sirius scosse la testa e gli posò una mano sulla spalla «Benvenuto nel club, scendo subito».
«D‟accordo. E mettiti una maglia pulita o Molly non ti lascerà in pace per tutto il giorno!»
L‟altro sospirò con tono di sopportazione, ma in realtà cominciava ad abituarsi a quella specie di quotidianità, all'idea che ci fossero così tante persone diverse sotto il suo tetto. Non osava immaginare come sarebbe stato quando la guerra sarebbe finita e il Quartier Generale si sarebbe svuotato… ma sapeva che una parte di sé non riusciva a pensare a un‟eventualità simile: o morto o in un posto figo tipo Cuba, non c‟erano altre soluzioni.
Alla fine cambiò quella dannata maglia e s'infilò un maglione blu, tanto per rendere felici le ragazze di casa che sembravano prendere molto a cuore il suo vestiario. L'ultima volta Ginny l‟aveva chiamato “l'uomo in grigio”, anche se pensava non stesse ascoltando, e Molly si lamentava un giorno sì e l‟altro pure che era tetro anche a causa di quello che indossava; come se vivere reclusi a Grimmauld Place richiedesse un guardaroba particolarmente curato. Se non andava in giro praticamente in mutande, era solo per il timore che Mocciosus passasse da quelle parti per caso.
Entrò in cucina che Arthur, Molly, Remus e Tonks stavano confabulando qualcosa e s'interruppero di botto quando lo videro.
«Prego, cospirate pure. Non badate a me» fece sarcastico, andando a prendersi del tè.
Tonks sbuffò «Pensavamo fossi Harry: sono stanchissima, ma il turno è andato bene t-t-utto sommato» fece, con un grosso sbadiglio. «Però dovete sentire questa: Lucius Malfoy ha fermato Kingsley in corridoio».
«Cosa?» Fece Sirius, scambiandosi un‟occhiata con Remus. «E perché?»
La tensione della ragazza, che guardò per un attimo Arthur, non gli piacque per niente.
«Io credo… beh, per te».
Sirius sentì freddo di colpo, un po' come se un fantasma gli fosse passato attraverso. Aveva la sensazione che, appena abbassava la guardia, qualcuno tornava a punzecchiarlo per il gusto di dargli fastidio. In realtà gli era balenata nella mente l'idea di chiedere a Silente di mollarla con la sua storia: con tutto quello che c‟era da fare e tutte le persone che c‟erano da controllare, faticava a credere che stessero ancora davvero cercando lui.
Ed ecco, invece, che quel viscido Mangiamorte di Lucius Malfoy spuntava dal cilindro.
«Cosa… cosa ti ha detto?» Fece Remus, dopo avergli lanciato un‟occhiata di avvertimento.
Tonks scrollò le spalle «Prima ha detto qualcosa a proposito del fatto che gli sembrava strano che un Auror bravo come lui non riuscisse a occuparsi di un… insomma, di te. Kingsley ha detto che ha fatto un bel po‟ di allusioni sul fatto che lui non ti starebbe davvero cercando, è stato inquietante» spiegò, mentre in cucina calava il silenzio.
Molly rimase seduta per un attimo con le mani in grembo, poi lanciò velocemente un‟occhiata a Sirius prima di schiarirsi la gola; non aveva ancora parlato che Sirius già si sistemò meglio per cominciare male quella giornata.
«Io credo che dovremmo stare ancora più attenti, queste supposizioni non sono buone…»
«Mh, certo» mormorò Sirius con tono acido.
«Hai detto qualcosa?»
Sirius avvertì la mano di Remus che gli stringeva la gamba sotto il tavolo, così tentò di calmarsi inspirando profondamente «Sì, dico che io sono stato attento! Più attento di così si muore. In effetti, faccio così poco da poter tranquillamente passare per un cadavere ambulante» cominciò e notò che Molly si tratteneva dal roteare gli occhi in cielo. «No, ascoltatemi bene: io non esco da questa maledetta casa da quando Voldemort ha ripreso il suo corpo, a oggi sono quasi due mesi interi. Se Malfoy o chi per lui ha dei dubbi, non è certo colpa mia. Quindi siete pregati di non guardarmi tutti quanti come se avessi nove anni, grazie».
Il silenzio che seguì queste parole gli fece capire di aver colpito nel segno: dopotutto lui aveva seguito alla lettera le disposizioni di Silente, per quanto non passasse giorno che non desiderasse di infrangerle per uscire a guardare il sole. Se qualcuno non stava facendo il suo lavoro, quello non era lui.
Tonks si batté una mano «Ah, e n-on vi ho detto di Scrimgeour!» Cominciò, ma a quel punto si zittirono perché Harry entrò nella cucina, guardandoli con aria sorpresa.
*La Signora Weasley balzò in piedi «La colazione» disse sfoderando la bacchetta, e corse verso il camino.
«Buo-buo-buongiorno, Harry» sbadigliò Tonks. «Dormito bene?»
«Sì» rispose Harry.
«Sono sta-sta-stata su tutta la notte» disse, con un altro sbadiglio che la scosse tutta. «Vieni a sederti...» prese una sedia e rovesciò quella accanto.
«Che cosa vuoi, Harry?» domandò la Signora Weasley. «Porridge? Muffin? Aringhe? Uova e pancetta? Pane tostato?»
«Solo... solo pane tostato, grazie» rispose Harry.
Lupin gli lanciò un'occhiata e poi disse a Tonks «Che cosa stavi dicendo su Scrimgeour?»
«Oh... sì... beh, dobbiamo stare più attenti, ha fatto anche lui strane domande...»*
Sirius perse il resto del discorso perché stava continuando a osservare Harry: a giudicare dal colorito e dall‟espressione tesa, era sicuro che non avesse dormito per tutta la notte.
«Ehi, tutto bene?» Provò a sussurrargli wHarry gli rivolse un sorriso nervoso «Diciamo di sì » mormorò, mentre la Signora Weasley gli sistemava l'etichetta della maglia e gli lisciava le spalle.
Harry avrebbe preferito che non lo facesse e quando notò l‟espressione scocciata di Sirius, sentì un improvviso trasporto per lui.
Il restante del tempo che rimaneva fu per Sirius solo chiacchiere a vuoto e tentativi di risollevamento dell‟umore, ma lui sapeva benissimo che niente poteva far sentire meglio qualcuno che rischiava di essere espulso da Hogwarts.
Sirius sentì un inaspettato calore quando immaginò un Harry espulso che andava a vivere con lui a Grimmauld Place; lo avrebbe fatto felice e sapeva che anche Harry ne sarebbe stato contento, ma doveva guardare la realtà: anche se c‟era sempre di peggio, lui e quella casa ammuffita non potevano competere con Hogwarts. Tuttavia fu bello immaginarlo, almeno per qualche secondo.
Intanto, qualche piano sopra, Hermione si alzò di scatto a sedere come se un fulmine l‟avesse colpita in pieno petto «Oh no!» Esclamò, fortunatamente Ginny dormiva così profondamente che non la sentì nemmeno. «Oh no, oh no…» mormorò, scalciando via le coperte e correndo verso la porta.
Uscì così di scatto che finì addosso a Remus «Ehi, Hermione! Che succede?»
«Harry è già andato?!» Chiese lei, guardandosi intorno come sperando di vederlo spuntare dalle sue spalle.
Remus annuì «Sì, da mezz‟ora ormai. Tutto bene?»
«Oh no, avevo puntato la sveglia per le cinque! Volevo salutarlo e fargli gli auguri!» Si lamentò, passandosi le mani nei capelli.
Remus sorrise «Non ti preoccupare, c‟eravamo noi a tenergli compagnia. Non era neanche teso» mentì spudoratamente, per calmarla.
«Sì, ma cosa avrà pensato che né io né Ron eravamo svegli? E se non torna a Hogwarts e non lo rivediamo più?» Continuò a dire, agitandosi e alzando la voce a ogni domanda.
Remus le mise le mani sulle spalle e la scrollò «Harry lo sai che gli volete bene e lo vedrete ancora, questo è sicuro. Non c‟è nulla che possa incriminarlo davvero. Ora calmati, d‟accordo?»
Hermione annuì, poi la Signora Weasley scese dal secondo piano «Hermione, cara, cosa succede?» Esclamò, con aria preoccupata.
Remus minimizzò il tutto con una scrollata di mano «Solo un po‟ di tensione per via di Harry, ma è normale…»
Molly annuì «Ma certo… ora andiamo giù e ci facciamo una bella tisana calmante in due, cosa ne dici?» Le fece, passandogli un braccio sulle spalle e Hermione ringraziò con un sorriso, pulendosi furtivamente una lacrima.
Remus annuì con entusiasmo, poi andò a cambiarsi per la sua lunga giornata di lavoro, sperando di non dover dire a quella povera ragazza di essersi sbagliato; sapeva quanto il Ministero poteva essere duro quando voleva fare fuori qualcuno.
Sperò che almeno Silente fosse con Harry a dare a Caramell ciò che meritava.
«Ehi, che succede?» Sirius alzò lo sguardo dalla Gazzetta che stava leggendo, quando Molly e Hermione entrarono in cucina; dall‟espressione dell‟una e gli occhi rossi dell‟altra, non sembrava difficile da intuire.
Hermione si sedette di fronte a lui e Molly le preparò velocemente una colazione da Guinness «Ecco, cara».
«Grazie…» mormorò lei, senza osare alzare lo sguardo su Sirius; doveva sembrare così stupida e infantile ai suoi occhi.
Sirius le lanciò un‟occhiata casuale, poi si schiarì la gola e tornò al giornale «Per Merlino, questo giornale diventa sempre più spazzatura ogni giorno che passa!» Esclamò, mentre la Signora Weasley sbuffava «Di cosa parla stavolta?»
«Hanno ricamato tutta una storia assurda sull‟udienza di Harry. E menomale che non c‟è più la Skeeter!» Sbottò e l‟altra annuì «Quella donna orrenda! Ho sentito dire che è sparita dalla circolazione!» Esclamò, mentre Hermione alzava lo sguardo a fissarli.
Sirius rise con un certo ardore «Sono sicuro che qualcuno le abbia dato una mano» commentò, facendo a Hermione un occhiolino fugace.
Hermione sorrise brevemente, poi tossì «E cosa dicono su Harry?» Provò a chiedere.
Sirius liquidò il giornale con una scrollata di spalle e lo gettò «Niente di vero, sicuramente. Non dobbiamo preoccuparcene! E poi con lui ci sarà Silente e lo sappiamo che Silente non sbaglia mai!» Commentò con sicurezza.
In realtà loro speravano che Silente andasse all‟udienza, ma comunque non era il caso di dirlo a una ragazza ansiosa.
Si sorrisero per qualche istante, poi Sirius si batté le mani sulle ginocchia «Bene! Io devo dar da mangiare a un ippogrifo affamato!» Esclamò, mentre tirava fuori da una credenza un sacco che non sembrava promettere nulla di buono.
Per tutta l'ora successiva la casa si rianimò e tutti furono più o meno messi a lavoro. Tuttavia Hermione non riusciva a pensare ad altro che all‟udienza, a come stava Harry, a quale sarebbe stato il verdetto… le sembrava davvero assurdo che gli altri riuscissero a far finta di nulla. Alla fine perse definitivamente la pazienza quando beccò Ron, Fred e George che se la ridevano in salone, come se nulla fosse.
«Ah, siete qui!» Esclamò, fermandosi sulla soglia con le braccia conserte e le labbra contratte come nemmeno la McGranitt riusciva a fare.
Fred nascose velocemente delle cose che, Hermione ne era sicura, la Signora Weasley non avrebbe mai approvato «Oh, sei tu Hermione. Per un attimo mi sei sembrata-»
«Ed io che pensavo foste tutti preoccupati per Harry, che scema che sono» lo interruppe lei, mentre i tre si accigliavano in contemporanea.
«Ehi, noi siamo preoccupati!» Protestò George. «Ma non possiamo fare niente, quindi-»
«Perché non divertirsi a discapito suo che intanto sta solo affrontando un processo, vero?» Concluse lei, indignandoli ancora di più.
Ron si pulì le mani polverose sul jeans e si alzò «Ma cosa stai dicendo? Credi davvero che non siamo preoccupati anche noi per lui? Però ha ragione George, non possiamo farci assolutamente niente. Dobbiamo aspettare e sperare che tutto vada per il meglio. E poi ci sarà sicuramente Silente con lui…» fece, cercando di abbracciarla.
Hermione si scostò con uno sbuffo «Lo so, solo che…» esplose, distogliendo lo sguardo. «Potrebbe non tornare più a Hogwarts con noi, potrebbe essere espulso!» Sbottò e Ron annuì «Lo so, davvero io-»
«Davvero? Perché da come ti comporti, non sembra proprio!» Sbottò, correndo via.
Ron si grattò nervosamente la testa «Ma cosa l‟è preso? Accidenti!»
Sirius quasi non la notò, mentre tornava da camera di sua madre. Poi si accorse che in un angolo, seduta a terra davanti alla sua porta, c‟era qualcuno che non doveva esserci «Comincio a essere ripetitivo, ma: cosa ci fai qui?»
Hermione alzò la testa «È il punto più silenzioso della casa» borbottò e Sirius si sedette a terra accanto a lei.
«Non credevo t‟infastidisse avere troppa gente attorno».
«In questo momento sì» mormorò funerea.
Sirius sorrise lievemente «Sei ancora preoccupata per Harry?»
«Tu non lo sei?» Gli chiese, guardandolo.
«Certo che lo sono! Sono sempre preoccupato per lui… solo che tormentarmi non serve a niente, tanto più che non ho il potere di aiutarlo adesso» replicò, con tono più scuro.
«È quello che dice anche Ron» commentò in tono strano, come se fosse sorpresa che Ron e Sirius potessero pensare le stesse cose.
«Beh, forse dovresti dargli ascolto più spesso» rifletté Sirius, portando le gambe al petto e appoggiandoci le braccia.
Hermione sbuffò incredula poi si rizzò di un colpo, passandosi le mani sugli occhi arrossati «Sembra che a nessuno importi! Prima quei tre scemi se ne stavano in salone a fare qualche esperimento pericoloso o qualche gioco infantile, mentre Harry deve affrontare un processo!»
Sirius sorrise con indulgenza «Sei troppo dura con loro, non puoi credere davvero che non siano preoccupati per lui».
«Lo so! Solo che vorrei…» cominciò lei, guardandosi intorno senza trovare le parole.
«Che lo mostrassero di più, così da non sembrare l‟unica in preda al panico?» Ribatté lui, tra l‟ironico e il comprensivo.
Hermione lo guardò a occhi sgranati; aveva c‟entrato in pieno il punto: quante volte era stata lei a essere l‟unica preoccupata, l‟unica organizzata, l‟unica sempre pronta? A volte si sentiva un fardello enorme sulle spalle e non capiva più se lo aveva messo volontariamente o le era stato affibbiato.
«Già…» gemette, riabbassando la testa sulle ginocchia.
Sirius fissò il suo profilo per qualche secondo, poi rise piano a un ricordo inaspettato che gli era venuto in testa «Ogni volta che io, Remus e Peter continuavamo a preoccuparci per la guerra imminente che ci aspettava fuori da Hogwarts, James ci colpiva in testa con qualcosa» si lasciò sfuggire, mentre Hermione rialzava la testa a guardarlo.
«Diceva “Non puoi vincere la guerra a suon di lamentele” e aveva ragione. Le uniche cose per cui l‟abbia mai sentito lamentarsi nella vita erano il Quidditch e Lily, almeno quando non lo considerava» raccontò, mentre sospirava. «Io, come hai potuto notare, non ho preso un bel niente da lui ma ogni tanto ci provo. E dovresti provare anche tu, sia con Harry sia con tutto il resto. Sei ancora giovane, puoi salvarti» la prese in giro, facendola ridere. «E sicuramente Harry sarebbe più contento di vedere il tuo sorriso al ritorno che non le tue lacrime» continuò, alzandosi e offrendole la mano.
Hermione la prese con una certa titubanza, ma si sentiva già meglio «G-grazie, Sirius».
Lui sorrise, poi sembrò volesse dirle qualcosa ed esitò un attimo «Lo so che non è facile vivere qui: tante persone, membri dell‟Ordine che fanno riunioni alle quali non potete partecipare, tante pulizie inutili… posso capire che si senta il bisogno di stare da soli, ogni tanto. È per questo che sono tutto sommato felice che non ci sia stato bisogno della camera di Regulus, almeno posso venire qua e stare, sai…»
«Da solo» convenne Hermione. «Io voglio bene a tutti quelli che vivono qui e sono orgogliosa dell‟Ordine e tutto quanto, solo che a volte è come se mi sentissi fuori posto, voglio dire» si bloccò di colpo e si sentì arrossire fino alla punta dei capelli.
Ormai era abbastanza chiaro che Sirius riuscisse a tirarle fuori le cose peggiori del mondo, quelle che più la imbarazzavano. Eppure lui riusciva sempre a mantenere quel sorriso indulgente che la faceva sentire sicura; supponeva fosse quella, la forza della maturità. Hermione desiderò, anche solo per un attimo, essere un‟adulta come lui e non avere tutti quei pensieri da sciocchi adolescenti ai quali, suo malgrado, apparteneva.
Sirius annuì poi si girò a salire qualche gradino della stretta scala a chiocciola che si trovava giusto fuori dalla sua camera e puntò la bacchetta al soffitto, mormorando qualcosa; con sommo stupore di Hermione, un pezzo di soffitto si aprì.
«Andiamo, ti faccio vedere una cosa» fece Sirius, sparendo alla vista.
Hermione guardò nervosamente verso le scale che davano ai piani inferiori, poi tornò a fissare la botola: sentiva che c'era qualcosa di sbagliato in tutte quelle conversazioni che sembravano così intime, in quella complicità che si stava instaurando tra loro.
Tuttavia, a guardarla razionalmente, Sirius non faceva altro che comportarsi con lei come un adulto saggio e giudizioso, non meno di quello che era per Harry e tutti gli altri.
Nonostante quel pensiero la rincuorasse, però, lo seguì su per le scale con il cuore che faceva buffe capriole. La botola rivelò un enorme attico stracolmo di oggetti di qualsiasi tipo e provenienti da ogni parte del mondo; tra il caos, verso il fondo, spuntavano un„enorme finestra tonda e una bella libreria lucida in legno scuro.
«Uao» mormorò, notando la libreria: era vuota ma imponente ed era costruita con un legno talmente bello che pensò all'istante fosse un peccato lasciarla lassù.
Sirius batté sulla libreria «Questa avrebbe dovuto essere il pezzo forte del grande studio Black, peccato che qualcuno a caso della famiglia abbia gettato tutto all‟aria, scappando».
Hermione lo guardò interdetta, come sempre indecisa se ridere o no alle sue uscite acide, poi ritornò a fissare la libreria «È un peccato che non ci siano dei libri».
«Oh, ci sono!» Esclamò l‟altro, dirigendosi verso un mucchio di scatoloni in un angolo; li aprì con un colpo di bacchetta e le indicò i libri come per presentarglieli «Divertiti».
Hermione batté le palpebre «C-cosa?»
«Hai bisogno di distrarti e vuoi stare da sola, ho pensato che questo fosse il posto giusto. Scegli i libri che vuoi e leggili pure, sono belli quanto quello che hai preso» spiegò, mentre lei si sentiva quasi commossa da tanta premura.
«Io non so che dire…» mormorò.
Sirius scosse la testa «Promettimi solo che ti rilasserai e non ucciderai Ron, Fred o George prima di stasera» ribatté, facendola ridere.
«Bene, io torno giù. Quando esci avvisami, questa stanza ha un incantesimo di chiusura fatto apposta per evitare che qualcuno ci entri» fece, tornando di sotto.
Rimasta sola con la stanza, Hermione continuò a curiosare un po‟ tra gli oggetti dimenticati della famiglia Black, sentendosi un po‟ come un‟intrusa. Quella stanza era chiusa per un motivo e lei era probabilmente l‟unica della casa ad averci messo piede.
Quella situazione le metteva addosso un‟inquietudine tutta particolare, come se fosse una sorta di segreto condiviso solo da due persone, dove l‟altra persona era sorprendentemente Sirius.
Nonostante gliel'avesse promesso, non riusciva a stare ferma e continuava a ripensare a quante cose stesse scoprendo su di lui e a quanto le sue parole e la sua voce riuscissero a calmarla più di chiunque altro. Quando si lasciava sfuggire dei pezzi del passato, per Hermione era come raccogliere brandelli di storie interrotte a metà o di racconti mai terminati.
Si rese conto che Sirius era un po‟ questo, una persona la cui storia era momentaneamente interrotta e di cui avrebbe voluto sapere tutto.
Con un sospiro, cominciò a dare un‟occhiata ai libri e si rese conto che Sirius non aveva mentito: avevano quasi tutti delle copertine meravigliose, impreziosite da inserti in oro o argento e scritte barocche; ne scelse uno sui Fondatori di Hogwarts e si accoccolò sul pavimento polveroso. Non seppe neanche dire quanto tempo trascorse nell‟attico, ma sicuramente era passata più di un‟ora e, forse, la Signora Weasley la stava cercando per fare qualche lavoro.
Un po' a triste di dover abbandonare il suo unico rifugio tranquillo, si alzò e ripose il libro al suo posto; avrebbe voluto portarlo via con sé o sigillare bene la scatola, ma dovette abbandonare tutto così com'era. Probabilmente avrebbe detto a Sirius di proteggere quei libri in un altro modo, sempre che non avesse intenzione di buttarli. Tuttavia, nonostante quello che dicesse, il fatto che quei libri fossero in una stanza protetta e dopotutto confortevole le fece intuire che non era sua intenzione sbarazzarsene.
Aprì la botola il più piano possibile, cercando di notare se c‟era qualcuno: non capiva esattamente bene perché, ma sentiva che l'idea di conoscere il “posto segreto di Sirius” non potesse essere vista come una cosa positiva da parte degli altri.
Dopo aver chiuso la botola e controllato che aderisse perfettamente al resto del soffitto, si girò a guardare la porta della camera di Sirius, indecisa se bussare o no. Non era sicura che fosse in camera sua, ma preferiva parlare privatamente di quella cosa perché non sapeva quanto ne sapessero i signori Weasley.
Facendosi forza, bussò piano ma non ricevette alcuna risposta; provò a spingere e la porta si aprì, rivelando un‟enorme camera che un tempo doveva essere stata molto luminosa, visto le due grandi finestre sulla parete sinistra. Ora, invece, era totalmente immersa nell'oscurità e solo dopo qualche passo Hermione si rese conto che Sirius stava dormendo nel grande letto intarsiato.
Persino nel buio riusciva a scorgere l‟estrema raffinatezza del mobilio e l'argento brillante della testata del letto.
Hermione comprese di stare facendo una vera sciocchezza: era nella camera di Sirius, che era decisamente geloso della sua privacy in una casa così affollata, e soprattutto il suo proprietario stava dormendo nel suo letto.
Dandosi della sciocca, fece dietrofront per uscire, ma un particolare incatenò il suo sguardo ancora una volta: sulla parete di destra c‟era un‟infinità di foto, magiche e non, che facevano capolino dalla parete che sembrava tinta di rosso scuro.
Le foto più vicine a lei mostravano un Sirius giovane, in compagnia di quelli che dovevano essere i famigerati Marauders: gli abiti un po' scomposti e le cicatrici di Remus Lupin erano inconfondibili, così come l‟aspetto fisico di Peter Pettegrew e… i capelli arruffati e gli occhiali di James! Tutti avevano ragione quando paragonavano lui e Harry, erano effettivamente identici a parte gli occhi.
Hermione, però, rimase incantata dal ragazzo al suo fianco: il Sirius degli anni di Hogwarts era sicuramente molto bello, con i suoi capelli neri lucidi e gli occhi grigi. Nonostante tutto non era solo quello a colpirla, quanto l‟apertura e la spontaneità del suo sorriso e il fatto che gli occhi lo seguissero, sorridendo a loro volta. Il Sirius della foto stava lanciando una Pluffa verso Peter che poi franava addosso a James, facendolo cadere nel lago; due secondi dopo, Sirius rideva sguaiatamente, tenendosi la pancia.
Hermione si portò una mano alla bocca per non ridere, poi passò alle foto successive: una seminascosta dal calendario di una moto, mostrava Sirius intendo ad abbracciare una ragazza che, dai capelli rosso cupo e occhi di un verde splendente, doveva essere la madre di Harry. Lei cercava di scostarsi ridendo, mentre Sirius provava a baciarla su una guancia; due secondi dopo, un James alterato arrivava a colpirlo in testa con un libro di Trasfigurazione, mentre lei rideva. Sembrava incredibile che quello stesso ragazzo giovane, bello e spensierato fosse la stessa persona che dormiva in quel letto.
Le altre foto erano quasi tutte con i Marauders e punteggiavano stemmi di Quidditch, stendardi di Grifondoro e calendari babbani con donne seminude. Sembrava che l‟intera camera del Sirius quindicenne urlasse di non essere come il resto della sua famiglia.
Fu però una delle ultime foto a sorprenderla: mostrava Sirius e una ragazza seduti in riva al lago di Hogwarts; lei aveva lunghi capelli scuri e dalla divisa doveva essere una Tassorosso, mentre Sirius aveva la solita aria ribelle con i capelli lunghi.
Nella foto si stavano abbracciando, poi Sirius provava a baciarle il collo e lei si scostava, facendolo cadere nell‟erba; i due ridevano insieme, poi lei gli stampava un bacio sul naso.
Hermione provò a staccare la foto dalla parete con delicatezza e, per sua fortuna, venne via facilmente: la scritta sul retro diceva “Sirius e Violet, 03.04.75”, doveva essere il suo quarto anno di scuola.
Hermione non riusciva neanche a capire perché la incuriosisse tanto; probabilmente una parte di sé continuava a vedere Sirius solo nei panni di un ex ricercato e non in quelli di quello che doveva essere stato un ragazzo che normale, con scuola, scherzi, gioie e amori.
Chissà cosa era stata per lui quella ragazza, pensò mentre rimetteva la foto dov'era.
Si girò, pensando di aver abusato troppo della sua fortuna e si ritrovò di fronte al letto, dove Sirius dormiva in posizione scomposta e con la faccia parzialmente coperta dai capelli. Con un sorriso, Hermione pensò che fosse esattamente in quel modo che immaginava dormire un tipo come Sirius: scomposto e senza regole.
«Harry!» La voce squillante della Signora Weasley arrivò fin lì e Hermione guardò terrorizzata verso la porta, prima di tornare a fissare il bel volto di Sirius. Con un colpo al cuore si rese conto che i suoi occhi erano aperti e la stavano fissando senza dire una parola.
Hermione si diede qualche secondo per rendersi conto che erano così luminosi da brillare di una luce cupa anche nel buio della stanza.
Sirius, dal canto suo, era bloccato sul posto, indeciso su cosa fare: perché lei era lì? Perché lo fissava in quel modo? Forse fu la prima volta a notare davvero i suoi occhi: erano castani, ma di una sfumatura tendente al dorato, e in quel momento brillavano troppo.
Sirius pensò che non volesse muoversi per paura di rompere un equilibrio.
«Ragazzi, è tornato Harry!» L'urlo di Ron li riscosse e Hermione sussultò come se fosse stata pizzicata; tornò a lanciare un'occhiata a Sirius, che si mosse come per cambiare posizione, e scappò via.
Corse per tutte le rampe di scale che la separavano dal piano terra, col cuore in gola e le lacrime agli occhi: cosa diavolo le era saltato in mente di fare? Si sentiva un'idiota e aveva ormai preso coscienza di cosa le stesse accadendo; se n‟era resa conto nel momento stesso in cui Sirius aveva aperto gli occhi su di lei.
Quando vide Harry con i soliti capelli per aria, si costrinse a sorridere e gli volò in braccio, piangendo tutta la tensione sulla sua spalla.
«Ehi!» Fece lui. «Quanto entusiasmo!» Ironizzò, scambiandosi uno sguardo con Ron.
«Ero così preoccupata! Com‟è andata?» Fece a voce alta, un po‟ per sollievo un po‟ per soffocare i battiti del suo cuore.
Nell‟ora successiva si radunarono tutti in cucina per ascoltare il racconto dell‟udienza, ma Hermione non riusciva a concentrarsi neanche con tutte le sue forze; le faceva male il collo a furia di non guardare in direzione di Sirius. Sentiva la sua presenza come se ci fossero solo loro due nella stanza e l'imbarazzo cresceva di secondo in secondo; come avrebbe potuto parlargli da quel momento in poi?
Si sentiva come se l'avessero colta in flagrante mentre faceva qualcosa di osceno.
«Ehi, tutto bene?» Le sussurrò a un certo punto Ginny e Hermione annuì, rigida.
«Sei tutta tesa…» osservò l‟altra e Hermione si costrinse a sorridere «Sono solo stanca».
Sirius, in piedi accanto al Signor Weasley, continuava a lanciarle delle occhiate a metà tra il preoccupato e il perplesso, pensando di poter finalmente confermare la sottile paura che si era insinuata in lui da un po‟ di settimane a quella parte.
La vocina che rispondeva al suo intuito aveva cominciato a mandargli messaggi d'allarme già da un po', ma lui aveva preferito zittirla. Da tempo non capitava che si prendessero una cotta per lui, di certo non una quindicenne, non una quindicenne così sveglia, non un'amica del suo figlioccio.
Non aveva idea di come ci si dovesse comportare in queste situazioni, ma forse non fare niente era la mossa più saggia: non doveva essere facile per una ragazza così rendersi conto di quello che provava e non era sua intenzione metterla in imbarazzo.
Dopo qualche minuto, Molly cominciò a preparare per il pranzo con George e Fred che aiutavano come potevano, usando la magia per ogni minima cosa e rischiando di tranciare qualche dito, mentre Harry e il Signor Weasley parlavano seduti a tavola.
Con una scia argentata, il Patronus di Remus fece il suo ingresso trionfale in salotto da Sirius, strappando un gridolino di sorpresa sia a Ginny, che stava giocando con Grattastinchi sul pavimento, sia a Hermione, che invece se ne stava cupa in un angolo a leggere.
«Non ci sarò per cena, avvisa Molly» fece la voce di Remus, poi il Patronus sparì in una nuvola di fumo.
Ginny batté le palpebre, poi guardo Sirius «Che animale era?»
Sirius si alzò dal pavimento e sorrise «Un Fennec! È un tipo di volpe».
«Ma... io credevo che il suo Patronus fosse un lupo!» Esclamò Ginny, ma Sirius scosse la testa.
«No, no, no. Remus non riuscirebbe mai a evocare un lupo come Patronus. Ricordatevi che è l'insieme di tutti i ricordi e gli elementi più felici di una persona» spiegò e le due ragazze sembrarono colpite da quella rivelazione; Hermione ricordò che il Patronus di Remus era stato qualcosa d'informe, durante il terzo anno.
Con il solito „crack‟ di avvertimento Fred apparve a pochi passi da lei, strappandole un grido «Piantatela di fare così!» Sbottò, ma lui la ignorò per rivolgersi alla sorella «Mamma dice che ha bisogno di te in cucina, a quanto pare i nostri servigi non sono graditi».
«Stavi per tagliare la coda a Grattastinchi, sfido io…» borbottò la rossa, lasciando il gatto e scendendo di sotto mentre il fratello spariva.
Grattastinchi miagolò per un po‟ attorno alle gambe di Hermione, poi si fiondò su Sirius. Lui lo prese in braccio e alzò la testa verso Hermione, indeciso su come cominciare il discorso.
Solo allora lei si rese conto che erano orrendamente soli e, quando notò che stava per aprire bocca, cominciò «Ero venuta in camera tua per avvisarti che stavo lasciando l‟attico. Ci sarebbero da sigillare gli scatoloni e chiudere la botola, ecco» spiegò velocemente, prima di andare via.
«Avranno bisogno di me in cucina!» Esclamò, rendendosi perfettamente conto di dare l‟impressione, tra l‟altro veritiera, di essere in fuga.
Sirius la guardò andare via con una spiacevole sensazione nel petto: si doveva convincere che quella strana intesa che si era formata con una ragazza di quindici anni non era naturale ed era meglio che scemasse, soprattutto se davvero lei mostrava un interesse non proprio amichevole nei suoi confronti.
E poi lui lo sapeva di non essere nell'umore per prendere le cose con la giusta lucidità, non quando la sua vita cadeva a pezzi giorno dopo giorno. Gli unici ormeggi che ancora lo tenevano alla riva erano Harry e quella guerra, tuttavia il primo sarebbe presto ritornato a Hogwarts, anche se per un solo secondo aveva sperato… Sirius sospirò, dandosi dell'egoista e dell‟idiota.
Che razza di padrino poteva essere se pensava una cosa del genere?
Poi c'era la guerra, una guerra cui poteva partecipare solo tenendo pulito il Quartier Generale di un Ordine a cui faceva parte quasi solo per caso. Lui era praticamente il relitto di un passato che insisteva a ripresentarsi, cosa avrebbe mai potuto offrire a chiunque? Cosa poteva offrire a una ragazza giovane come Hermione, che aveva ancora tutta la vita davanti a sé?
Pensare a tanta giovinezza, a tanta libertà, gli faceva quasi tremare le vene dei polsi.
Poi si rese conto che la sua mente stava ormai vagando non più sull‟impossibilità della cosa quanto sulla plausibilità che lei potesse trovare interesse nella sua persona. Per la prima volta, Sirius si sentì sporco come non mai e pensò che probabilmente Remus avesse ragione quando gli diceva che una piccola parte di sé, di loro, era probabilmente impazzita quando James e Lily erano morti.
Lui, in quel senso, doveva essere il più impazzito di tutti.
   
 
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