Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    11/10/2018    0 recensioni
SPIN OFF "The dragon, son of ice".
Tutto ciò che ci rende ciò che siamo è la convinzione ... e quando tutti ci fanno credere che siamo in un modo e ci trattano da tali ... sta a noi riconoscerci, ritrovare la nostra identità e smentirli. Perché noi non siamo né folli draghi, né diffidenti lupi, né delicate rose ... noi siamo noi, siamo chi decidiamo di essere, cosa scegliamo di costruire e nient'altro importa. Non ascoltare le voci ... guarda solo i miei occhi e torna con me. Torniamo a casa."
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Margaery Tyrell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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L’Armata Grigia (parte 2)
 
- Che significa …? – sussurrò la voce ovattata a causa delle bende di GreyShade.
- Sono io, GreyShade. Queste sono le mie cugine. Ci eravamo dati appuntamento qui … - rispose Sam confuso, risvegliandosi dal torpore.
Il Fantasma con le curve da donna accanto a GreyShade si voltò verso di lui, dando l’impressione di essere anch’ella abbastanza spaesata dalla sua reazione improvvisa.
Eveline rimase ferma immobile a guardarlo.
Nessuno fu in grado di aprire bocca per alcuni interminabili secondi.
- La frase che hai appena detto … - sibilò il ragazzo alla giovane rosa. – Cos’era …?
A ciò, Eveline si alzò in piedi e gli si avvicinò a piccolissimi passi. - “ … Gli alberi ti parlano, la neve ti insegue
Ma tu sei troppo veloce, Rubbie Rubbie, non riesco a vederti … ”- riprese a cantare la fanciulla, con voce tremante questa volta. – “Gli uragani ci travolgono, ma tu sei ancora in piedi
Rubbie Rubbie, dove sarai mai?” – continuò facendo qualche altro passo verso di lui. – “Forse ti ho trovato. Prendi la mia mano e portami tra il vento”. È la canzone che cantavamo al nostro cugino scomparso da piccoli … sei davvero tu? – chiese in un bisbiglio la ragazza.
GreyShade face un passo indietro dinnanzi a lei, gesto che Sam mai gli aveva visto fare.
- Eveline …? Eveline è il tuo nome … vero? – chiese la guida dell’ordine.
Il Fantasma donna accanto a lui si mostrò ancor più incerta e perplessa nei movimenti, anche se mai sorpresa quanto Sam. Myranda sembrava quasi essere in uno stato di trance.
- Sì … - rispose lei sorridendo e sforzandosi con tutta se stessa di trattenere le lacrime. – Sì, è il mio nome … non ti ricordi più di me? Ruben … Ti prego, dimmi che sei tu …
- Io non me lo ricordo – rispose lui con la voce semi rotta. – Solo adesso io riesco a … - lasciò la frase in sospeso voltandosi per mettere a fuoco anche il volto dell’altra fanciulla e quello di Sam. Rimase con la bocca schiusa e fece un altro passo indietro. I suoi seguaci dietro di lui non lo riconoscevano più.
Improvvisamente, a sorpresa di tutti, la guida dei Fantasmi si sbendò rivelando ai tre la sua identità.
La chioma scura e ribelle degli Stark, domata da dei lacci, i lineamenti del Nord, gli occhi azzurri vispi e taglienti di suo padre, del tipico pervinca Baratheon. I suoi lineamenti erano diventati più definiti, più adulti e graffianti, così come il suo corpo. Ma era sempre lui.
Myranda cadde in ginocchio, con il volto rivolto verso la neve, non riuscendo a sostenere le emozioni derivanti da tale rivelazione.
Eveline sorrise e lasciò che le lacrime le scesero giù leggere e liberatorie. – Ho riconosciuto il passo, i movimenti, tutto di te, nonostante non potessi vederti …
- Ora ricordo … riesco a ricordarmi di voi … - sussurrò Ruben sconcertato e con lo sguardo perso, le bende ancora strette ad avvolgerlo dal collo in giù. – Solo adesso … stanno tornando … stanno tornando solo ora i ricordi.
Eveline fece un altro passo e lo strinse senza pensarci due volte, avvolgendogli le braccia intorno al collo. Lui rimase fermo per tutto il tempo, e solo dopo un minuto abbondante alzò una mano bendata e gliel’appoggiò piano sulla schiena coperta dal mantello. La presa divenne più ferrea, fin quando non la strinse anche lui.
- Per gli dèi … credevo che non ti avrei più rivisto. Avevo accettato l’idea perché speravo fossi lontano da qui, che avessi cambiato identità e più nessuno di quei vermi che stiamo combattendo sarebbe stato in grado di trovarti e farti del male … - sussurrò la ragazza.
- Non ricordo più chi ero, Eve. In questo momento, ricordo solo voi … voi, Hayden e gli altri … mio padre e mia madre. Prima, c’era il vuoto – le rispose.
- Non fa niente. Non fa niente, Rubbie. L’importante è che sei qui. Solo questo.
- Ho pregato così tanto … così tanto … perché succedesse … l’ho sognato, ma non è mai accaduto … ed ora – intervenne Myranda trovando la forza di avvicinarsi. – Non mi sembri neanche reale … - disse porgendogli la mano.
Lui la strinse e accennò un sorriso volontario. – Lo facevamo spesso – disse istintivamente.
- Sì, lo facevamo spesso. Da piccoli. Eravamo i due più piccoli, quindi ci stringevamo le mani di nascosto fino a stritolarle perché eravamo convinti che in questo modo avremmo unito i nostri poteri contro di loro, i tre più grandi del branco che spesso non volevano farci giocare ai giochi più pericolosi – rispose la bionda. – Ora devo piangere.
- Non hai smesso di farlo continuamente.
- No. E mai smetterò – rispose saltandogli anch’ella al collo e sfogandosi in un pianto liberatorio.
Quando anche la Lannister si distaccò dall’abbraccio, Ruben rivolse lo sguardo a Sam. – Tu. Tu sei rimasto con me per tutto questo tempo. Tu lo sapevi? Per questo ti sei sempre fidato ciecamente? Come uno sciocco?
Il ragazzo annuì, accennando un sorriso fiero e sollevato, e avvicinandosi. – L’ho capito dalla prima volta che ti ho visto.
Quel giorno, alla Cittadella, avevo paura di te, ma, al contempo, la convinzione di averti già visto mi tormentava. Quando mi sono proposto di aiutarvi diventando la vostra spia, sconfiggendo per la prima volta la mia paura, non l’ho fatto solo per Hayden, ma anche per te. Sentivo di volerti restare accanto, sentivo che un pezzo della mia famiglia era in te. È stato quando abbiamo stipulato il patto e tu mi hai accettato come tuo alleato che ho capito davvero chi fossi: hai afferrato il libro istintivamente con la mano sinistra, poi me lo hai restituito con la destra. Hai sempre avuto la fissazione di imparare ad usare anche la mano destra, nonostante fossi mancino. Innumerevoli volte ti avevo visto utilizzare involontariamente la sinistra, per poi accorgertene e continuare a fare quello che stavi facendo con la destra.
Tuttavia, tu sembravi trattarmi completamente da estraneo. All’inizio credevo che lo stessi facendo soltanto per nascondere al meglio la tua identità. Pensai che fossi diventato davvero un ottimo attore. Ma quella non era la definizione giusta per te. Iniziai ad accorgermi che qualcosa non andasse e che non avresti potuto fingere così tanta indifferenza e diffidenza nei miei confronti se non ci fosse stato sotto qualcosa. A quel punto, mi scervellai su cosa potesse esserti accaduto per renderti così diverso. Estraneo a me. Mi balenò in mente l’ipotesi che potessi aver perso la memoria ma non avrei mai avuto modo di confermarla, perciò … continuai a seguirti e a fidarmi ciecamente. Lo avrei fatto in ogni caso. E non mi pento di ciò che ho fatto. Non me ne pentirò mai, Ruben. Ho avuto un pezzo della mia famiglia vicino anche se in maniera inconsueta. Mi è bastato per andare avanti – gli disse abbracciandolo a sua volta, finalmente.
- Ho imparato ad apprezzarti, a vedere in te un ottimo alleato, un giovane uomo coraggioso, tenace, intelligente, saggio e fin troppo paziente. Ho imparato a fidarmi di te e a considerarti, a modo mio, un amico, prima di sapere chi fossi realmente, senza ricordarmi nulla di te. Perciò … grazie, Sam – rispose la guida dei Fantasmi riservandogli una stretta maggiore e più intensa.
A ciò, la donna accanto a Ruben si sbendò a sua volta rivelando il suo viso. Una gran quantità di capelli borgogna si liberarono dalla stretta.
I tre ragazzi la osservarono incerti.
- Lei è Melisandre di Asshai – spiegò loro Ruben.
- Melisandre? Quella Melisandre? – chiese perplessa Myranda.
- La sacerdotessa rossa che ha riportato in vita lo zio Jon sotto richiesta di Walter? – domandò Sam.
- Abbiamo molto di cui parlare – confermò il giovane cervo. – Venite, sediamoci.
A ciò, i cinque accesero un falò mentre mentre la manciata di altri Fantasmi che aveva accompagnato la loro guida all’incontro, erano andati a recuperare della legna e del cibo.
Non appena i quattro ragazzi si sedettero intorno al fuoco in compagnia di Melisandre, Ruben cominciò a parlare. – Ora per me è tutto molto confuso. Quando Melisandre mi ha salvato dopo che gli uomini di David mi hanno picchiato a morte, ero quasi in fin di vita, con un danno agli occhi e irreparabili danni cerebrali. Non ricordavo nulla, né chi fossi, né come fossi finito in quella situazione. Lei mi ha rivelato la mia identità e ciò che mi era accaduto. In quel momento, un incommensurabile moto di vendetta si è acceso in me. Non so esattamente cosa mi sia preso, ma il ritrovarmi completamente svuotato e privato di tutto ciò che ero e che caratterizzava il mio nome, mi ha spinto a sfogare tutto il mio rancore, la desolazione e la mia sete di rialzarmi più forte di prima, in qualcosa che non avrei mai immaginato. Non credevo che la portata di ciò che sarei stato in grado di creare e di conquistarmi sarebbe stata tanto estesa e divinizzata. Io volevo solo vendicarmi. Vendicarmi incondizionatamente senza conoscerne il motivo, portare avanti un’impresa indelebile con i miei mezzi e metodi, e non mi importava più di fare del bene o del male per riuscire nell’intento. Avevo perso tutto, così Melisandre ha sfruttato tutto questo dolore e lo ha usato per allenarmi e rendermi uno spettro, un ladro e un assassino capace di fendere l’aria con un respiro e di dissolversi in essa. L’addestramento è stato tremendo e sfiancante. I ricordi non sono mai tornati. Fino ad ora, ho posseduto solo piccoli stralci, conoscenze basilari insite e sepolte nella mia mente senza che io ne conoscessi la fonte. Il mio obiettivo era quello di attaccare direttamente l’usurpatore, colui che mi aveva tolto tutto. Volevo pungerlo nel vivo, dichiarargli guerra e potermi permettere di affrontare questa sfida come suo pari. Così, io e Melisandre abbiamo raccattato alcuni dei tantissimi giovani del Nord rimasti senza famiglia a causa della violenta invasione di David, ragazzi senza più nulla da perdere come me, i quali erano disposti a mettere in gioco la propria vita e i propri principi per entrare nell’ordine. Prima erano decine, poi hanno superato il centinaio. Si sono impegnati tutti assiduamente, alcuni non ce l’hanno fatta, sono deceduti durante l’addestramento, mentre, coloro sono arrivati fino alla fine, sono divenuti Fantasmi a tutti gli effetti. – Nel pronunciare quel nome, Ruben accennò un sorriso. – Questo assurdo appellativo … non avevamo un nome che identificasse il nostro ordine all’inizio. Poi le persone hanno cominciato a chiamarci in tal modo dopo le nostre prime apparizioni, così, è diventata la nostra firma. Ad ogni modo, la mia sete di guerra unita alla mia tecnica di combattimento, ai miei movimenti, il tutto portato all’estremo, disumanizzato e reso lo standard necessario per ogni componente dell’ordine, hanno portato a ciò che abbiamo ora. Siamo sempre stati estremamente prudenti e furbi per riuscire a competere contro un esercito infinitamente superiore al nostro. Alla fine, siamo riusciti a metterlo in difficoltà, a raggiungere innumerevoli traguardi, e persino a divenire un simbolo di libertà per il popolo. Chi lo avrebbe mai detto. Non avrei mai creduto che tanti ragazzi come me potessero condividere le mie idee e fossero disposti a seguirmi senza remore, affidandosi ciecamente alla mia guida, nonostante sapessero che ciò avrebbe potuto condurli alla morte e alla rovina.
Il giovane cervo fece una pausa, poi riprese a parlare.
- Solo ora comprendo l’origine di alcuni miei atteggiamenti inconsci. Quei ricordi sono sempre rimasti sepolti in me, da qualche parte. Ma io non sono mai riuscito a ritrovarli, prima di ora. Ora capisco perché, quando Sam mi parlò di Hayden e del suo desiderio di liberarlo, sentii qualcosa montarmi dentro, come se anche io sentissi che uno dei motivi per i quali stavo organizzando una rivoluzione simile, fosse collegato ad Hayden Stark.
- Non ho mai avuto dubbi su ciò che fossi capace di fare. Anche quando eri bambino, e faticavo nello starti dietro quando correvi, nel raggiungerti … - commentò Eveline. – Anche allora mi rendevo conto di cosa saresti stato in grado di fare se solo lo avessi voluto. Hai sempre avuto la stoffa per essere una guida. Certo, una guida fuori dal comune, con delle idee e dei metodi solo suoi, un comandante solitario e fuori da ogni schema … Ora so che non mi sbagliavo. Non sorprenderti di essere riuscito a farlo, Ruben. Tua madre, fin da bambina, è stata una combattente troppo coraggiosa e pericolosa per ogni creatura vivente che abitasse i sette regni. Tuo padre ha dovuto lottare con le unghie e con i denti per sopravvivere e, alla fine, solo grazie alla sua tenacia è riuscito a farlo. Tu non saresti potuto essere da meno – concluse la giovane rosa accennando un sorriso fiero e ancora velato di commozione, e appoggiando una mano sopra quella di suo cugino per stringergliela.
- Ora riesco a ricordarli pressappoco … ricordo molte loro caratteristiche anche se non tutte. Ricordo anche la morte di mio padre – rispose il giovane ricambiando la stretta.
- Invece, per quanto riguarda la tua vista? Ora sembri riaverla acquisita – intervenne Myranda.
- Uno dei motivi per i quali ho deciso di saccheggiare la Cittadella riguardava proprio ciò. Mi serviva entrare in possesso di informazioni segrete ai più al più presto, e la questione della mia vista che gradualmente stava scomparendo era una di queste, poiché, nonostante io mi sia allenato a lungo in una condizione di quasi non vedente, non volevo perdere anche quella, e se fosse esistito un solo modo al mondo per evitarlo, si trovava tra i libri della Cittadella. Con i miei occhi pienamente funzionanti sarei stato immensamente avvantaggiato su ogni piano e così è stato: ho trovato un tomo che parlava di alcune tecniche curative antiche a base di erbe utilizzate da alcuni stregoni, rimedi simili a quelli che usavi tu, Eve – rispose guardando la sovra citata. – Grazie a molte cure, attenzioni e impacchi con intrugli di dubbia origine, la mia vista è tornata esattamente come era prima.
- Per quanto riguarda i Superni? – chiese Sam.
- Non vi è nulla da sapere: dovevo stringere un’alleanza con loro per raggiungere i risultati ottenuti, ma sempre alle mie condizioni. Se non le avessero accettate e si fossero permessi di infrangerle, non avrei esitato a porre fine alla loro vita. Fortunatamente, Askarx si è mostrato molto furbo, aperto e disponibile a sottomettersi ad ogni mia proposta.
- Forse anche fin troppo – commentò il giovane Tarly. – Speravo che quei tre conoscessero la tua identità, lavorassero segretamente per qualcuno di nostra fiducia come fa Bridgette Greyjoy. Almeno avremmo avuto una base sulla quale fidarci di loro. Sembrano imprevedibili e si comportano in un modo che potrebbe rivelarsi rischioso – aggiunse Sam esprimendo i suoi dubbi. – Invece, quando Askarx è con te, sembra catalizzarsi su di te, ed essere disposto a tutto pur di averti come suo alleato e non perderti in qualche modo.
- Non so risponderti a questo, cugino.
- Una cosa non mi è ancora chiara: per quale motivo la sacerdotessa rossa ha fatto tutto questo per te? – chiese Myranda guardando la diretta interessata, la quale era rimasta tutto il tempo senza fiatare, osservando Eveline di sottecchi.
A ciò, la donna continuò a fissare la giovane rosa con uno sguardo indefinibile e parlò. – Tu sei Aradia – disse solamente.
Ruben le rivolse uno sguardo interrogativo. - Aradia? Ti riferisci alla strega proveniente da Essos di cui si sta parlando molto ultimamente? – chiese il giovane cervo.
- Sono io, sì – confermò Eveline guadando prima una, poi l’altro.
-  Hanno già cominciato a chiamarti “Devastatrice”. La profezia si sta avverando – continuò Melisandre.
- Quale profezia? – chiese Sam.
- Hai anche già incontrato le componenti dell’Armata Scarlatta. Le giovani e sfortunate Sorelle dell’Abominio. Le altre sacerdotesse mi hanno informata. Sembra che tu nutra simpatia per le tue nemiche.
- Di cosa stai parlando, Melisandre? – domandò Ruben.
Eveline strinse i pugni prima di risponderle. - “Nell’alba più buia dell’era del tormento, il figlio della follia e la figlia del male, prima uniti come fratelli, combatteranno tra loro disperdendo disperazione e caos sui sette regni, dando inizio ad una delle epoche più funeste e tremende della storia …” – cominciò a citare la fanciulla. – “ … A riportare la fede e la speranza nell’uomo, vi saranno due potenti armate, diverse da qualunque esercito al quale i mortali sono avvezzi: l’Armata Grigia si scaglierà contro il figlio della follia, l’Armata Scarlatta travolgerà la figlia del male” – concluse.
- Come avrai oramai ben compreso, quella capeggiata da Ruben è l’Armata Grigia. Sarà lui e il suo ordine a scontrarsi contro Hayden e ad annientarlo - chiarì Melisandre.
A ciò, Ruben si alzò in piedi immediatamente. – Non mi avevi mostrato questo nelle fiamme – disse secco. – Mi hai mentito fino ad ora, per tutto questo tempo. Non mi hai mai parlato della profezia, né dei miei cugini come figli della follia e del male. Mi hai mostrato un futuro diverso.
- Avrei voluto informarti fin da subito. Ma bisogna essere disposti a fare dei sacrifici per la causa.
- Come le tue compagne li hanno fatti con le ragazze innocenti colpite dalla possessione ad Essos? – chiese sprezzante Eveline.
- Se tu l’avessi saputo … - Melisandre continuò a rivolgersi a Ruben, ignorando la giovane rosa. - … non avresti proseguito per la tua strada, quella che il destino ha tracciato per te. Avresti opposto resistenza all’adempimento della profezia che ti ha designato come guida dell’armata che ucciderà Hayden, l’unica speranza dell’umanità contro di lui.
- Posso oppormi anche ora.
- Ormai è tardi, Ruben. Tu sei ciò che sei diventato: una lama, un’ombra, nient’altro.
- Non è mai tardi – intervenne nuovamente Eveline, rivolgendosi prima a Melisandre, poi a Ruben. – Io ne so qualcosa.
- Immagino che anche tu abbia provato ad ingannare il tuo destino, Aradia. Ma la Devastatrice è già troppo potente in te, non è vero? Tutti i tuoi sforzi di cambiare le cose sono stati vani – le disse la sacerdotessa avvicinandosi e appoggiandole una mano sul polso, come se potesse sentirlo.
- Stai tralasciando qualcosa, sacerdotessa – intervenne improvvisamente Myranda. – Noi siamo una squadra. Niente potrà metterci uno contro l’altro. Riavremo Hayden. E quando saremo di nuovo uniti, niente potrà più insinuarsi tra noi. E se non andrà così … beh, io sono il Corvo a Tre Occhi, non dimenticarlo – disse decisa.
A ciò, Melisandre venne attraversata da un lampo di realizzazione. Si avvicinò alla bionda e la guardò fissa negli occhi. – Non lo faresti.
- Chi te ne dà la certezza? Il tuo Signore?
- Sai quanto sia rischioso ed eticamente sbagliato tornare indietro e cancellare tutto.
- “Eticamente sbagliato”? Hai davvero il coraggio di utilizzare un termine simile? Tu?! – si innervosì Myranda. – Sento di doverti dimostrare il dovuto rispetto solo e soltanto perché hai salvato la vita di mio cugino. Ringrazia lui se siamo ancora qui ad ascoltarti malgrado l’acido che esce dalla tua bocca.
- Voi non siete in grado di cambiare le cose. Nessuno di voi – riprese imperterrita Melisandre, guardandoli negli occhi uno per uno.
Vi fu un momento di silenzio, poi interrotto da Ruben. – Invece è possibile – disse avvicinandosi alla sua salvatrice e compagna dell’ordine. – Ti devo la mia vita, Melisandre. Ma questo non significa che mi fiderò nuovamente di te. Ho vissuto nelle tue menzogne per tre anni.
- Non erano tutte menzogne – lo interruppe lei avvicinandosi ancora. – Io ho creduto davvero in te. Quando ho visto con i miei occhi ciò che eri in grado di fare, sapevo che, a prescindere dalla profezia, l’averti addestrato e guidato per renderti tale, fosse la scelta migliore che avessi preso in vita mia.
- Mi hai mentito – insistette il ragazzo. – Ed ora pretendi che io segua la strada che tu hai designato per me fin dall’inizio, combattendo contro i miei cugini. Fin quando esisterà il libero arbitrio, le mie scelte saranno mie e mie soltanto: non ucciderò Hayden, né proverò mai a farlo. Combatterò al fianco di Sam, Eveline e Myranda per riaverlo. Potremmo morire nell’intento ma non importa, perché è quello che voglio, e se almeno avremmo tentato, sapremmo di poter accettare la morte senza rimorsi. La speranza svanisce nel momento in cui si smette di credere che esista – disse deciso, mentre gli altri tre ragazzi lo guardavano con fierezza. – Perciò … non ti caccerò via dal mio ordine solamente perché ti devo la vita. Ora siamo pari. Ti lascio la possibilità di scegliere autonomamente di andartene, o di rimanere, ma rispettando e seguendo ogni mia decisione, senza tentare di intralciarmi minimamente, poiché, se proverai a farlo, ti toglierò la vita con le mie stesse mani – pronunciò quella frase sussurrata, ad un soffio dal viso della donna.
Ella lo guardò immobile, palesemente in guerra con se stessa.
- Mi dispiace per quello che ti ho fatto, Ruben – si decise a parlare dopo qualche minuto. – In qualche modo, erro sempre, nonostante io sia inizialmente certa di fare la cosa giusta. Credo troppo in te e nel nostro ordine per lasciarti ora. Perciò, non proverò ad ostacolarti, ma sappi che, quando tua cugina e tuo cugino diverranno le piaghe più pericolose per il genere umano e tu ti ritroverai in bilico, non sapendo più cosa fare … io sarò al tuo fianco e ti darò la forza necessaria per salvare il salvabile.
- Non sarà necessario – rispose Eveline per lui.
- No, non sarà necessario – le diede man forte Ruben, allontanandosi dalla donna e sedendosi nuovamente accanto al fuoco.
Trascorsero un’altra intera ora a parlare e a raccontare tutto ciò che si erano persi l’uno dell’altro in quei tre anni, mentre Ruben, gradualmente, cominciava a riacquisire molti dei suoi ricordi d’infanzia.
Sapevano che oramai fosse cambiato, ricordi o non ricordi, egli avrebbe sempre avuto un’enorme parte di sé che sarebbe stata solamente proprietà di GreyShade. E, da un lato, era giusto così, poiché ognuno di loro era cambiato, nonostante non in maniera tanto violenta e radicale. D’altra parte, il Ruben che tanto amavano stava riuscendo fuori pian piano, più adulto e consapevole.
- Zia Dae, zia Margaery, mio padre, zio Oberyn, Varys e Davos, saranno felicissimi di rivederti! – esclamò Myranda sorseggiando un infuso che avevano preparato al momento con delle foglie raccolte poco prima.
- Già. Non ricordo ancora tutto di loro, perciò … sarà strano – rispose il ragazzo lievemente turbato. – Non ricordo completamente neanche mia madre.
- Vedrai che riusciremo a trovare Arya. Te lo prometto – gli garantì Eveline stringendogli la mano.
- Anche se la trovassimo, non sono sicuro che le cose ritornerebbero come un tempo. Non mi sento più figlio di nessuno. Con voi, qui, mi sento a casa come non lo sono mai stato, ma … non sono sicuro che con gli altri sarà lo stesso.
- Non importa, Ruben. L’importante è che hai recuperato i ricordi e che sei qui ora – disse Sam.
Il giovane cervo gli accennò un sorriso in risposta, per poi ricomporsi e cambiare argomento. - Ora cominciamo a parlare del motivo reale per cui avete chiesto di incontrarmi: volete replicare la tecnica dei Senza Volto?
- A Kylan è venuta questa folle idea e io ho pensato che non fosse poi così assurda. Quando poi tu mi hai confermato che nei libri che hai rubato dalla Cittadella  ci fosse illustrato il modo per farlo, non riuscivo a crederci – confermò Sam.
- È rischioso, ragazzi – affermò Ruben versandosi altro infuso. – Ma è possibile. Quando ho ordinato ai miei Fantasmi di andare alla Cittadella e rubare i libri proibiti, speravo che sarei anche riuscito a trovare qualcosa di simile. Mi sarebbe stato molto utile nei miei piani contro David.
- Quindi l’hai già sperimentato? – chiese Myranda.
- Ci ho provato, ma ho abbandonato l’idea perché era troppo rischioso, optando per le semplici bende per nascondere la nostra identità.
- Che vuoi dire?
- Il tomo parlava di controindicazioni ma non specificava precisamente quali fossero e quanto potessero essere gravi. Trattandosi di qualcosa che non dovrebbe neanche esistere, un camuffamento della regola originale, è molto invasiva e provoca effetti non di poco conto. I Senza Volto indossano le “maschere umane” solo di coloro che hanno ucciso. Ciò presuppone a prescindere la morte del soggetto di cui si assume le sembianze.
Dopo quella frase, le controindicazioni di quel piano che avevano in mente, furono più o meno chiare ai tre ascoltatori, i quali attesero comunque che Ruben terminasse la spiegazione.
- Replicando la tecnica, seguendo una sorta di rituale descritto sul tomo, che non starò qui a spiegarvi per filo e per segno, si può indossare la maschera umana di una persona ancora viva, solamente per un determinato periodo di tempo. Se si eccede, il proprietario delle sembianze rubate muore.
- All’improvviso?
- Accade con gradualità. Quando ho provato ad assumere le sembianze di un uomo che avevamo fatto prigioniero, ho notato che, più utilizzavo il suo volto, maggiormente lui era stanco, debole e stremato. Infine, superato il limite, è morto. Dipende tutto dalla resistenza fisica di una persona, ma, alla fine, ogni corpo mortale cede dopo un tempo massimo.
- Questo mi ricorda l’incantesimo dei mutaforma che ho appreso da Aris – commentò Eveline. – Era la sua specialità, tanto che, uno dei suoi tanti nomi, era proprio “Mutaforma”. Lui cambiava sembianze in un attimo, senza neanche lasciarti il tempo di osservare i dettagli del suo corpo muoversi, mutare forma, sostanze e consistenza. Quando ho appreso anche io ad utilizzarlo, ho compreso che non fosse così facile come lui lo faceva sembrare, e che, ogni incantesimo tanto potente, possiede sempre un risvolto negativo, un prezzo da pagare: i mutaforma possono mantenere solo per poco le sembianze assunte, poiché, se eccedono, perdono la loro essenza e acquisiscono quella della persona o dell’essere che stanno “possedendo”. Segue lo stesso principio.
- Lezione che ci ha insegnato anche Bran – commentò Myranda.
- Giusto, mi hai appena detto che stai per diventare il Corvo a Tre Occhi, Myranda: non dovresti avere anche tu i poteri di mutaforma come li aveva Bran? – chiese Ruben.
- No, non li ho. Su di me non si sono manifestati. La capacità di mutare forma non è compresa in quelle acquisite per diventare Corvo a Tre Occhi – rispose mentre un lampo di realizzazione sembrava attraversare i suoi occhi.
- Che c’è, Mi? A cosa stai pensando? – le chiese Sam.
- No, niente in particolare. Volevo solo chiederti, Ruben, la “maschera umana” permette anche di far assumere la stessa corporatura del proprietario?
- No. I Senza Volto “indossano” solo il viso del deceduto. Così anche questa tecnica di replicazione permette di assumere solamente i volti.
- Dunque, se decidessimo di mettere in atto questo piano, dovremmo scegliere dei membri del nostro esercito che posseggono la stessa corporatura degli uomini della scorta – commentò Sam.
- Esattamente.
- L’incantesimo dei mutaforma, invece, permette di assumere tutta la forma del proprietario, giusto? Anche il corpo – chiese Sam rivolgendosi ad Eveline questa volta.
- Sì, certo.
- E sei in grado di sottoporre altri a questo incantesimo?
- Sì. Non l’ho mai provato ma so farlo.
- Allora credo di aver trovato la soluzione al nostro problema – riprese Sam. - Per evitare di sterminare la scorta di David nel mettere in pratica la tecnica camuffata dei Senza Volto o di annullare le identità dei nostri uomini con l’incantesimo dei mutaforma, le alterneremo.
Gli altri tre lo guardarono dubbiosi.
- Non è così catastrofica come idea – Ruben fu il primo a commentare.
- Però è pericoloso. Non sappiamo che effetti potrebbe portare alternare la tecnica dei Senza Volto con l’incantesimo dei mutaforma – rifletté preoccupata Myranda. – Tu che ne pensi, Eve? Sei quella che se ne intende di più di magia nera tra noi.
- Possiamo provare ed esercitarci. Se non funzionerà, penseremo ad altro. Per ora, è la strada più sicura per non buttare all’aria tutta la nostra ribellione e farci scoprire, se non l’unica – rispose la giovane rosa.
- Se esistesse un modo per far alternare le due soluzioni automaticamente e senza controindicazioni, sarebbe perfetto – commentò Ruben.
- Sei sempre il più spericolato – disse Myranda.
- La mia spericolatezza mi ha portato fino a qui, cugina – rispose lui accennandole un sorriso, per poi alzarsi in piedi. – Ora è meglio che io cerchi un rifugio per me e i miei Fantasmi.
- In che senso?
- Non tornerai a casa con noi??
- Non credo sia una buona idea – rispose il ragazzo rivolgendo loro un sorriso malinconico e rassicurante insieme. – Al di là dei miei ricordi ritornati a galla, preferisco che la mia identità rimanga ancora nascosta per evitare qualsiasi rischio e non mettere in pericolo nessuno. Sono stato molto prudente fino ad ora, e non posso buttare tutto all’aria ora, che siamo arrivati così vicini alla fine. Per il momento, è meglio che la nostra famiglia non sappia chi sono. Credo sia meglio per tutti. Inoltre … - si bloccò per un attimo guardando il sole intento a nascondersi dietro l’orizzonte. - … non sono ancora pronto.
A ciò, gli altri tre si alzarono in piedi e gli si avvicinarono, ognuno da un lato diverso. Le due ragazze gli strinsero le mani mentre Sam gli appoggiò le sue sulle spalle.
- Siamo con te, GreyShade.
 
 
Christine strinse a sé la neonata con dolcezza, sovrastando con le sue parole, i rumori che si udivano provenire dalle altre stanze della casa del piacere.
Accarezzò i suoi capelli scuri e le diede un bacio sulla fronte troppo alta, per poi guardarle il visino deformato che assomigliava più a quello di un gattino o un orsetto umanizzato, piuttosto che di una bambina.
- Sei bellissima – le sussurrò. – Bellissima – ripeté cullandola ancora, cominciando ad intonare una melodia di una ninnananna.
- Sai, mio nonno era un alchimista, micetta – le raccontò.
- Non l’ho detto a nessuno, nemmeno a tuo padre, il mio amore. E sono sicura che lui sia tuo padre perché anche se nessuno può vederlo, io lo vedo: hai i suoi occhi, le manine tozze ma con le dita lunghe come le sue, le lentiggini lievissime sul naso e sulle guance come le ha lui, del colore della sabbia. Sei sua figlia – disse baciandole la punta del naso, mentre lei sembrava guardarla incuriosita.
- La bocca carnosa e a forma di cuore, insieme alla pelle e alla conformazione fisica sono mie, però. Sei anche mia.
Agnes sembrò quasi udirla e rise di gusto.
- Sai, piccolina, mio nonno era anche un inguaribile romantico. Quando ero un po’ più grande di te, mi narrava sempre una storia per farmi addormentare. Una storia molto triste, ma che amavo:
C’era una volta, nella lontana età dell’alba, una fanciulla appartenente agli antichissimi Figli della Foresta.
Come tutti loro era piccola, di bassa statura, e amava le sue terre, usava la magia e i pugnali di ossidiana per cacciare con i suoi compagni, raccoglieva tutto ciò che la terra offriva loro.
Un giorno, però, le lande occupate dai Figli della Foresta vennero invase da dei guerrieri molto più alti di loro, più maestosi, simili agli dèi, ma anche più feroci: i Primi Uomini.
Molti credono che gli Estranei siano stati creati perché i Figli della Foresta sapevano che avrebbero perso la guerra contro i Primi Uomini, perciò hanno trasformato uno di loro nel Re della Notte, sperando di riuscire a controllarlo.
Poi, è andata diversamente, ma questa, è un’altra storia.
Al contrario, mio nonno la pensava diversamente. Lui era convinto che la nascita degli Estranei fosse dovuta ad un cuore spezzato, ad un amore perduto: la fanciulla, un giorno, si innamorò di uno dei Primi Uomini. I due lasciarono che la passione li travolse, tenendo nascosto il loro segreto ad entrambe le fazioni. Ma il giovane aveva già una promessa tra quelle della sua razza, perciò decise di abbandonare la fanciulla, proibendole di cercarlo ancora. A ciò, ella perse la testa e la perse ancor di più quando scoprì di aspettare un figlio.
Così, un giorno, chiese al giovane di incontrarsi per darsi un ultimo addio. Lui accettò l’invito e si ritrovarono sotto un Albero Diga.
La fanciulla aveva preparato un pugnale capace di fermare il cuore del ragazzo e di trasformarlo in ghiaccio, insieme al suo intero corpo. Dopo averlo congelato e reso inanimato, lo avrebbe forgiato come un fabbro e avrebbe fatto di lui decine e decine di armi di ossidiana, in modo che nessuno avrebbe più ritrovato il suo amore perduto.
Ma quando lo pugnalò a tradimento, la potente magia invase da capo a piedi il giovane uomo, mozzandogli l’aria, ma risvegliando in lui qualcosa di diverso dal respiro vitale. La sua pelle diventò dura, fredda e, prima, cerulea, poi di un blu chiaro a profondo come quello delle lastre di ghiaccio sopra la superficie del mare, ladre del suo colore. Gli occhi erano spenti. Né chiusi, né estirpati, né accecati. Solamente spenti. Così, nacque il Re della Notte.
Ma la storia non finisce qui: per vendicarsi, il Primo Estraneo toccò il ventre della fanciulla infettando il grembo della sua stessa maledizione.
Tuttavia, il bambino era frutto dell’unione di due razze antichissime, sopravvissute, dunque una forza della natura resistente a qualsiasi minaccia, persino all’eterna maledizione della non – morte.
Nonostante ciò, gli dèi non poterono sopportare la dissacrazione derivata dal mescolamento del loro sangue puro, perciò punirono il neonato togliendogli il dono della bellezza, facendolo nascere col viso disumanizzato, ma lasciandogli tutti gli altri: una percezione e una sensibilità smisurate, un’intelligenza fuori dal comune e una forza mentale immortale.
Mio nonno diceva che il bambino di sangue misto dei Figli della Foresta e dei Primi Uomini, nasce una volta ogni dieci generazioni o anche più.
 Era talmente ossessionato da questa storia, che mi ha raccontato di aver scelto lo stesso nome che credeva avesse il “primo bambino impuro” per una sorta di strano animale che stava accudendo: Neeve. Assurdo, vero? Non ho mai capito se fosse vero, ma sicuramente la storia non lo è – concluse ridendo e riempiendo la guancia della bambina di baci.
- Non riesci ad addormentarti nonostante tutte le coccole che ti sto facendo, vero, mia piccola micetta? Ti sei addormentata tra le braccia del tuo salvatore la prima volta, quindi ora non riesci a riprendere sonno senza il suo odore. Questo è un bel problema, perché ora lo zio Kylan è là fuori e potrà venire a farci visita molto raramente. Vedrai che starà bene. Sicuramente starà andando tutto bene, là fuori – sussurrò accarezzandole nuovamente i capelli, pensando all’esecuzione dei ribelli che stava avvenendo in quel momento, a qualche centinaio di metri dalla locanda.
- Quando si udranno le campane suonare, vorrà dire che sarà finita, Agnes: la terra prenderà gli eroi con sé e loro avranno smesso di soffrire. Per sempre.
 
 
 
   
 
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