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Autore: Vago    12/10/2018    2 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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Razer procedeva a passo spedito sulla piana spoglia, incurante delle figure a cui andava incontro. I suoi occhi profondi erano puntati solamente sull’essere che gli era stato indicato come il re dei draghi.
La lama del suo pugnale si ostinava testardamente a brillare sotto i raggi del sole calante, nonostante la polvere di roccia che le si era depositata sopra.
Le tre figure mastodontiche che avevano da poco raggiunto quella che fu la Terra degli eroi si mossero pesanti nella direzione di quel pazzo che gli correva incontro. Le zampe ornate da artigli lucenti facevano rimbalzare i sassolini sul terreno ogni volta che impattavano su questo e le sinuose code squamate lasciavano alle loro spalle un solco nella polvere che ricopriva quella terra priva di vita.
Un ruggito si levò al cielo, ma l’assassino non parve neppure udirlo.

Mi chiedo quanto quello che faremo impatterà sulla Trama.

Cosa intendi?

È che... cosa sarebbe successo se avessi deciso di accompagnare uno di quei draghi, invece di Razer? Quanto stiamo incasinando il mondo?
E perché Razer ha deciso definitivamente di smettere di ragionare?
Si sta suicidando, correndo in quella maniera.

Commedia, smetti di dire cose senza senso, non è questo il momento.


Niente. Non importa.
Questo è il motivo per cui, nonostante tutto, non sono diventato te.
Forse, quando tutto questo sarà finito, ti racconterò la storia del Viandante.

Smetti di parlare, devo concentrarmi.

Fai quello che vuoi…

Il terreno cominciò a tremare quando i tre draghi cominciarono la loro carica verso l’uomo solitario, ma lui parve non temerli, come un pastore che guarda dei cuccioli appena nati.
La sua mano si strinse sull’impugnatura del coltello che brandiva.
L’armatura bronzea scattò in avanti come una folgore, impugnando l’iridescente spada azzurra che le era stata data. Non un lembo di pelle della fanciulla che era stata liberata ora si vedeva sotto le piastre metalliche.

Maledizione.

Sarà il caso che faccia anch’io qualcosa e non credo che il sedermi in un angolo per aspettare questi eventi sia tra le possibilità che mi sono concesse.
Noir starà bene, qui. Non credo che uno di quelli là si muoverà per lui. Non finché noi altri saremo in piedi.

L’elfo si incamminò a passo veloce, facendo fuoriuscire svogliatamente la lama di un lungo pugnale argenteo dalla fenditura che gli si era aperta nel palmo della mano destra. Alle sue spalle la lunga giacca sventolava, mossa dalla corrente che quel movimento aveva generato.

Dovrei cambiare vestiario, non vorrei inciampare in questi abiti.
O che questi pantaloni vengano strappati in combattimento…
Non è stata un bella esperienza…

La giacca parve vaporizzarsi, così come i capelli dell’elfo e il resto del suo vestiario. Le volute di fumo nero si addensarono attorno al corpo scuro dalle forme indistinte. Due occhi dorati, due soli splendenti, si aprirono sulla superficie piatta priva di imperfezioni.

Chissà come mai mi è uscita proprio questa forma, quando mi sono trovato faccia a faccia con Follia.

Stai un attimo in silenzio.



Una fiammata scarlatta si spiegò sulla piana, scaldando l’aria e rendendo le immagini che questa trapassavano quadri tracciati da mani insicure.
Razer si gettò a fianco a sé, a terra, per evitare il fuoco che gli correva incontro. Si rialzò, però, quasi immediatamente, deciso a portare a termine ciò in cui si era lanciato.
La spada dalla lama iridescente aprì una ferita nel muro di fiamme, che si piegarono come in un inchino al rapido passaggio dell’armatura. La stessa lama si conficcò nel ventre del drago che stava sputando quell’inferno, facendo zampillare fiotti di sangue bollente sul terreno arido.
L’enorme cranio della creatura ebbe un sussulto, la vampata che veniva spinta fuori dal suo petto si andò ad affievolire, perdendo di luminosità e calore, fino a spegnersi completamente.
La testa del drago dalle squame smeraldine impattò sul suolo, sollevando una coltre di polvere in cui l’armatura bronzea si nascose alla vista degli altri due esponenti  di quella razza.



Un paio di possenti mascelle si chiusero con uno scatto secco sullo spesso pulviscolo, senza riuscire a incrociare nulla sul loro percorso.
La lama azzurra turbinò una prima volta per scacciare la coltre che la circondava.
L’armatura bronzea risplese per una frazione di secondo, una statua antica dalla lucentezza invidiabile, immobile davanti all’essere che la fissava con i suoi occhi scintillanti come pietre preziose.
I pesanti stivali metallici del soldato si mossero quasi impercettibilmente, senza produrre suono o smuovere la polvere che di nuovo si era depositata.
La spada si mosse ancora, tracciando un ampio arco che dal basso cercava di raggiungere il cielo, non curante della resistenza che il muso squamoso che si frappose al suo passaggio cercò di esercitare.
Una scia scarlatta di sangue, come la coda di una cometa, solcò l’aria rovente.
La mascella ricoperta da squame color perla si spalancò in un ruggito d’ira, che si ruppe quando il getto di fuoco arrivò fino alla gola della creatura, per illuminare prima il cielo, poi il terreno dove fino a poco prima si era trovata l’armatura, ora scomparsa alla sua vista.
Una zampa dello stesso colore delle profondità marine spazzò il terreno, ghermendolo con i suoi artigli, costringendo il soldato a fare un balzo indietro e serrare anche la mano sinistra sull’elsa dello spadone che brandiva.

Epica sta giocando un po’ troppo con loro.
Per quanto siamo creature immortali, non è piacevole essere avvolti dalle fiamme quando si ha un corpo materiale.
Io ho avuto parecchio tempo per sviluppare delle contromisure, seppur queste mi costringano a perdere parte della mia materia per mantenermi protetto, ma lei non è in grado di vaporizzarsi senza disperdersi.
Se dovesse abbassare per un attimo la guardia, rischierebbe di dover fare a meno di ben più di quel pugno di materia che io sprigiono.

So perfettamente quali sono i miei limiti.
Smettila di distrarmi con le tue chiacchiere, sei ancora più fastidioso di quando ne ho memoria.

La Spada degli Abissi fendette l’aria una terza volta, affondando la propria punta nel fianco scoperto del drago, perforando qualunque cosa ci fosse sotto le spesse scaglie verdi.
Nuovamente il cielo che si andava scurendo venne illuminato da fiamme vermiglie che avvolsero per una frazione di secondo l’armatura scintillante, per poi spegnersi di colpo.
Uno spettro ammantato di nebbia rimase sdraiato sul muso del drago dai riflessi blu scuri, anche quando il ventre massiccio del suo corpo impattò contro la polvere, non più sorretto dalle zampe.
Il lungo pugnale era stato conficcato a forza in mezzo al cranio spesso, precisamente a metà tra i due occhi che adesso si spalancavano vitrei.

Dicevi?

Stai zitto.

Epica, sono serio.
Non devi prenderli troppo poco sul serio, questi. Sono la cosa più vicina alla magia che è rimasta, probabilmente. Sono pericolosi, anche per noi.

E tu li staresti prendendo sul serio?
Stai sbeffeggiando il suo cadavere, rimanendoci sdraiato sopra.

Chi ha detto che non posso prendere sul serio anche non prendendoli sul serio?
E poi, non meno importante, io li conosco e conosco davvero i miei limiti.
Quasi nulla di quello che è presente su questo pezzo di roccia arida può uccidermi, al contrario di te.
Dovresti imparare a diventare immateriale, è comodo in molti casi.

Non mi interessa cosa sai o non sai fare.
Ti sei intromesso, di nuovo.
Stanne fuori da questa storia, non ti compete.

A no?

Lo spettro si puntellò con il braccio sinistro sulle squame della nuca del drago ormai privo di vita, utilizzando quell’appoggio per balzare a terra. A metà del movimento la mano destra strinse l’impugnatura della sua arma argentea, estraendola dal fodero di carne in cui era stata conficcata.
Passò quindi tranquillamente di fianco all’armatura diventata incandescente a causa del soffio che l’aveva investita. La mano libera fece per dare una pacca sullo spallaccio metallico, ma si trattenne.

Non credo che papà sia d’accordo con te.
Te l’ho detto, la morte, la vita, le guerre e i casini dei mortali, ormai, competono molto più a me che a te.
Non vorrei dirtelo in questa maniera, ma non mi lasci scelta. La bambina che ti sei trascinato dietro per mezzo mondo, quella che ha brandito la tua Spada del Fato senza esserne in grado pur di sigillare la Trama del Reale, è morta. È morta, se non quel giorno, non molto tempo dopo.
Puoi continuare a chiamarmi Commedia, perché quello è il nome che quel vecchio fannullone di nostro padre mi ha dato, ma non sono più quel Commedia.
Potremmo dire che sono diventato il ricettacolo che ha conservato le ceneri rimaste della nostra razza.
Ora terminiamo velocemente quello che abbiamo cominciato, Acqua rivorrà indietro la sua spada.

Lo spettro si allontanò ancora di qualche passo dalle tre carcasse splendenti, sollevando lo sguardo verso Razer, che non si era degnato di rallentare per assicurarsi che i suoi inseguitori fossero effettivamente tutti morti.

Quello lì si farà ammazzare prima ancora di essere riuscito a mettere un dito su Sharadan.
Tra l’altro, Johanne Fenter non permetterà mai che qualcuno possa ferire il suo animaletto preferito, considerato in che posizione la pone avere il re dei draghi come fedelissimo.
Dannazione.
E poi voglio spaccare la faccia a quel porco di Krave Dunnont. Ne ho un bisogno fisiologico per scaricare le frustrazioni degli ultimi millenni.

E, si. Non ho considerato coscientemente Sarah Dan Rei. Lei non è un vero pericolo, a meno che non abbiano un altro asso nella manica di cui non sono a conoscenza. Ma non dovrebbero possederlo, perché nascondermelo finora, dopotutto?



Noir avvertì la sua maledizione tornare a turbinare nelle sue vene.
Davanti ai suoi occhi, la fanciulla in armatura turbinava rapida e letale tra i tre imponenti draghi nella loro forma natia, rimanendo illesa dai loro attacchi e fendendoli con quella sua lama che gli era così familiare, come se una parte della sua mente l’avesse già vista, da qualche parte.
L’elfo al suo fianco prima mutò fino a diventare una nera e fumosa figura indistinta dagli occhi di luce, per poi scomparire dalla piana.
Un muro di fuoco gli impedì di seguire i movimenti del combattimento, isolandolo dal resto del mondo.






Angolo dell'Autore:

A quanto pare il mio essere piantato con i capitoli si estende anche a questi angoli a piè di pagina.
Sono privo di argomenti, per una volta, e il riempire righe tanto per fare non fa altro che aumentare la mia frustrazione. Ecco, se la frustrazione avesse una faccia, probabilmente sarebbe la mia, in questo momento. Questa per me, adesso, è la classica situazione in cui l'universo ha deciso che nulla deve andare secondo i piani.
Ma vabbè. Capita, è capitato e ricapiterà.
Molto più utile da parte mia, invece, ringraziarvi tutti.
Voglio ringraziarvi perchè mi leggete, perchè mi seguite, perchè mi avete dato fiducia e questa possibilità. Voglio ringraziarvi per le recensioni e per il semplice passaggio, davvero. Ma, soprattutto, voglio ringraziarvi per sopportarmi, ho la vaga sensazione di essere stato un po' pesantuccio da digerire, ultimamente.
Siamo appena entrati nella boss rush finale. Un'ultimo sforzo e, finalemente dopo anni, vedremo la fine di questa storia, la meta a cui ha portato tutto quello che vi ho raccontato finora.
Grazie ancora.
Vago
   
 
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