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Autore: Nope1233    12/10/2018    2 recensioni
- Ricordo bene quel periodo. Quello dove eravamo bambini e giocavamo alle cose più disparate senza nemmeno pensarci troppo.
Nè io, né Kacchan e nemmeno Izuku avevamo ancora sviluppato i nostri quirk e vivevamo ancora spensierati immaginando quello che saremmo potuti essere una volta cresciuti. Tutti e tre volevamo diventare eroi di alto livello.
Ricordo anche la prima volta che Kacchan mi rivolse la parola. Eravamo nel cortile dell'asilo e con i suoi soliti toni stava minacciando un bambino di mandarlo all’ ospedale. Non conoscendo nè lui nè la vittima mi buttai in mezzo difendendo il malcapitato. Mi parai davanti a lui con le braccia aperte e fissavo Kacchan con aria di sfida. 
Quest'ultimo si avvicinò con aria di superiorità e cercò di colpirmi. Schivai il colpo e con uno sgambetto lo feci cadere a terra. Sembrava arrabbiato, ma a me non importava.
“così impari brutta testa gialla!” dissi quasi urlando.
Riuscii ad intravedere un sorriso beffardo sotto quei ciuffi biondi mentre si rialzava e poi si mise a ridere.-
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hitoshi Shinso, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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T/N POV

(Flashback)
 

- “Kacchan !” urlai cercando di raggiungerlo tra gli alberi.

Io e Izuku gli camminavamo alle spalle aspettando che ci degnasse di una risposta.

“Cosa c’è ?” domandò Katsuki.

“Che ne dici se giocassimo alla squadra di eroi ?” rispose Izuku.

“Ok ! Ma ovviamente io sarò il capo dato che il qwirk di T/N è ancora troppo debole e il tuo non si è ancora mostrato.”

“Uffa, Kacchan… devi sempre fare tu il capo.”

“Certo ! Per i motivi che ho appena detto, Deku. Il mio qwirk è il più figo di tutti !”

“Ma per stavolta potrebbe farlo Izuku, no ?” dissi senza pensarci troppo.

Kacchan mi guardò stranito.

“No, no e ancora no ! Io sarò il super eroe mentre tu e Deku farete i cattivi. Non ho bisogno di palle al piede.”

Fummo costretti ad accettare.

Dopo un pomeriggio passato a prendere botte da Kacchan, ci avviammo verso casa esausti.

Izuku lasciò il gruppo per primo e con il suo solito sorriso ci salutò mentre io e il biondino avevamo ancora un pezzo di strada da fare insieme. Il viso di Katsuki si fece serio e cominciò a fissare l’asfalto tirando di tanto in tanto dei calci ai sassolini che gli capitavano a tiro.

“Tutto bene ?” chiesi.

“Certamente.”

Dopo qualche minuto di silenzio il bambino si fermò e mi guardò negli occhi.

“T/N...sbaglio o il tuo qwirk si sta facendo sempre più forte ?”

“Ehm, credo di si! Finalmente, non hai idea di quanto io ne sia felice !”

“Capisco.”

Si voltò e mi diede le spalle. Non capivo dove fosse il problema.

“Kacchan...” bisbigliai tendendo una mano verso la sua spalla.

“Io sarò l’eroe più forte di tutti. Nessuna Unicità è figa quanto la mia, nemmeno la tua, chiaro ?” disse girandosi verso di me. Notai che nonostante l’espressione rabbiosa aveva gli occhi lucidi, non era una cosa da Katsuki.

Mi bloccai.

“Non devi preoccuparti di questo.” dissi.

“Come no ? Deku non mi preoccupa, ma se tu diventi più forte di me sarò costretto a sconfiggerti per essere il numero uno, quindi non farlo !” urlò, mentre una lacrima gli solcava il viso.

Rimasi interdetta, ma dopo qualche istante sorrisi e presi le sue mani tra le mie.

“Trovo difficile che qualcuno sia più forte di te. Hai un’ Unicità spettacolare, Kacchan !”

Rimase immobile a fissarmi, notai anche un po' di rossore sulle sue guance.

“Lo so.” rispose liberando le sue mani dalla mia presa e asciugandosi le lacrime.

Fece qualche passo proseguendo sulla strada, ma vedendo che ero rimasta ferma si voltò.

“Vieni o no ?” sorrise con fare beffardo. In un attimo era tornato il Katsuki di sempre.

“Certo !” dissi correndo nella sua direzione e ridendo gli saltai sulle spalle.

“Che fai ?! Levati !” reagì cercando di liberarsi dalla mia presa.

Le mie risate si fecero più forti e dopo aver cercato inutilmente di disarcionarmi finalmente lo sentii ridere.

Vederlo sorridere fu la cosa più bella che potessi ricordare di quel periodo.-

 

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T/N POV

 

Quel dannato raggio di sole tornava a tormentarmi attraverso quella finestra.

“Devo comprarmi delle tende.” fu la prima cosa che borbottai tra me e me una volta aperti gli occhi.

Data la conclusione della serata precedente  mi scordai di mettere la sveglia. Lentamente mi sedetti sul letto e cercai il telefono per controllare l’orario.

Era tardissimo.

Mi alzai di corsa, mi lavai, indossai la divisa in fretta e furia e mi diressi correndo verso la UA.

Una volta arrivata davanti agli enormi cancelli, mi fiondai nella hall cambiandomi le scarpe. I corridoi erano già vuoti e non c’era nessuno in giro.

 

“Non male come primo giorno.” dissi a bassa voce.

Mi avviai verso le aule ma l’intreccio di quei corridoi mi fece perdere il senso dell’orientamento. Cominciai ad andare nel panico.

Nel mio vagare disperato intravidi un ragazzo con i capelli viola che stava uscendo da una stanza.

“P-perdonami!” dissi parandomi davanti a lui con il fiatone. “Sai dove posso trovare l’aula della 1A?”

Mi guardò con aria interrogativa.

“Sei una nuova studentessa?”

“Si, esatto e sono già in ritardo il mio primo giorno. Puoi aiutarmi?”

“In fondo a questo corridoio troverai una porta simile a questa ma con scritto sopra 1A.”

“Ti ringrazio!” Mi inchinai e ripresi a correre.

Una volta arrivata davanti all’aula corretta mi fermai per riprendere fiato, ma in quel momento la porta si spalancò. Un uomo vestito di nero e con dei lunghi capelli anch’essi neri mi stava fissando.

“Sei in ritardo.” borbottò.

“Ehm, si. Mi scusi, davvero, non avevo intenzione di...”

L’uomo si spostò di lato e con fare annoiato mi disse di entrare. Eseguii gli ordini.

Mi ritrovai davanti una classe di ragazzi della mia età che mi fissavano con aria curiosa, poi un ragazzo dai capelli verdi ruppe il silenzio.

“T/N!”

“Oh! Ciao Midoriya!”

“Vi conoscete?” indagò quello che intuii fosse il professore.

“Si, eravamo amici d’infanzia quando vivevo ancora in Giappone.”

“Fantastico.” ironizzò il maestro.

Nel frattempo, con gli occhi scannerizzai ogni persona in quell’ aula e alla fine lo trovai.

Katsuki Bakugo.

Era diventato bellissimo, proprio come lo immaginavo.

Non mi considerò nemmeno un momento, i suoi occhi erano troppo impegnati a scrutare qualcosa fuori dalla finestra.

Sentii salirmi un nodo alla gola e lo stomaco rivoltarsi.

Per fortuna l’uomo vestito di nero parlò riportandomi alla realtà.

“Io sono il professore Shota Aizawa, il coordinatore di questa classe. Prego, presentati.”

Deglutii. Mi sentivo in colpa perfino a parlare. Piegai la testa verso il basso cercando la forza per non pensare.

“Tutto bene?” intervenne Aizawa.

“C-certamente mi scusi.”

(-Insomma, una fila di figuracce dietro l’altra oggi.-) pensai.

Alzai lo sguardo cercando di sfoderare il mio sorriso migliore. Con la coda dell’occhio notai Katsuki che mi guardò un istante per poi tornare a fissare il vuoto. Decisi di concentrarmi sul sorriso di Midoriya e iniziai a parlare.

“Ciao a tutti, mi scuso per il mio ritardo. Mi chiamo T/N T/C e ho vissuto in Italia fino a qualche giorno fa nonostante io sia nata qui in Giappone. Ora sono tornata per studiare qui con voi alla UA.”

Mi inchinai. “E’ un piacere fare la vostra conoscenza, spero che diventeremo ottimi amici!”

“Vai a sederti nel banco vuoto in fondo alla classe. Finalmente, possiamo iniziare.” disse il professore.

Eseguii l’ordine e passai di fianco al banco di Katsuki che continuò ad ignorarmi. Il suo profumo non era cambiato, era buono come sempre.

Mi sedetti al mio posto e una ragazza molto carina dai capelli castani si voltò verso di me.

“Piacere, T/N! Com’è l’Italia? E’ un posto in cui sogno di andare da quando ero una bambina!” bisbigliò allegra.

“Uraraka. Segui la lezione dopo potrai importunare T/N quanto vorrai.”

“S-scusi, professore!”

Mi fece l’occhiolino e si voltò verso la cattedra.

C’era una bella energia in quell’aula. Ovunque, tranne intorno a Katsuki. Ora si era finalmente voltato verso il professore giocherellando con una penna, mentre fissava il banco praticamente vuoto con aria distratta.

 

(- Devo assolutamente parlargli.-)

   
 
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