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Autore: hope ridden    14/10/2018    0 recensioni
Giorgia Arcade è bella e ha talento da vendere: la sua passione per il calcio la rende davvero unica. Il calcio è il suo futuro. Decide di presentarsi ai provini per la formazione della squadra di calcio della scuola che parteciperà a una competizione nazionale giovanile. Si scontra con il mondo del calcio maschile: la ragazza verrà ostacolata in tutti i modi. Ma sul campo da calcio, Giorgia ha un talento fuori dal comune. E questo da molto fastidio al suo nemico giurato e migliore amico di suo cugino Flavio, Andrea Carelli, che sarà obbligato a includerla nella nuova squadra. Tra momenti comici, tensioni e amore, riuscirà Giorgia a dimostrare al mondo che se una "femmina" ha la volontà, può segnare in porta con una rovesciata?
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 3: SI

 
“Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto.”  -Oscar Wilde
 
 
 
Durante l’ora di tedesco, mi tengo la testa con una mano e faccio dei disegnini sul libro. Quest’ora di lezione mi toglie la voglia di vivere: il tono lento e le parole incomprensibili della Valle hanno la capacità di farmi annoiare appena la donna inizia a parlare. Do uno sguardo generale alla classe e vedo che tutti si fanno gli affari loro. Solo Maristela, che è troppo diligente, prende appunti seguendo la lezione. Sbuffo nella sua direzione e poggio la fronte sul banco. È venerdì e sono ben due giorni dal provino che ho fatto per la squadra della scuola. Nessuno mi ha fatto sapere niente: mi hanno beatamente ignorata. Per i corridoi della scuola mi capita d’incontrare i ragazzi che erano sugli spalti, tutte e volte la stessa reazione: mi fissano, occhi da cucciolo, bava alla bocca. Federico, Eric e Valerio fanno come se nulla fosse successo, amici come prima, anzi  tifano affinchè io sia ammessa in squadra ma non mi spifferano niente. Flavio vorrebbe parlarmi ma in presenza di Andrea, che è mi evita proprio, non lo fa. E a casa gli faccio trovare sempre la porta chiusa a chiave. Fino a quando non mi chiede scusa può continuare a fissare la porta di camera mia quanto vuole.
Trilla l’altoparlante.
“Arcade Giorgia in presidenza.”
Alzo la testa di scatto.
Tutti mi fissano.
-Che cosa hai fatto per finire in presidenza?- mi sussurra Maristela sconcertata. 
-Assolutamente niente!- rispondo stizzita.
-Giorgia, hai sentito la preside?- mi domanda la professoressa Valle con gentilezza.
-Si, vado.- mi alzo e esco dalla classe.
Che cazzo ho fatto?
Niente di niente!
In questo ultimo periodo ho preso le mie solite sufficienze, sono stata più zitta del solito in classe e ho svolto anche tutti i compiti!
Che ci sia lo zampino della Rotari? Per quella volta che ho parlato durante la sua lezione? 
Ho ucciso qualcuno in corridoio camminando con la mia solita poca grazia e attenzione, gli ho dato una botta, è caduto e si è spezzato l’osso del collo?
La presidenza.
Sospiro.
Busso alla porta.
Trattengo il fiato ed entro.
In piedi intorno alla scrivania della preside ci sono mio cugino, Federico, Eric e Valerio. Compare dietro di me anche il professore di ginnastica, Lagro, che mi sorride radioso e poi, purtroppo, Andrea Carelli, abbastanza incazzoso.
Tutti mi guardano. Mi schiarisco la voce.
-Buongiorno, professoressa.- 
-Ciao, Giorgia. Come stai?- la voce e il viso della preside sono rilassati e cordiali.
-Bene, grazie.-
Silenzio.
Tutti continuano a guardarmi.
-Perchè sono qui?- domando.
-Sei qui per questo, Giorgia.- il prof di ginnastica mi porge un cellulare su cui c’è un video. Io che faccio il provino. Giuro, che se è un problema, cercherò l’idiota che ha fatto questo video e gli metto la testa nel gabinetto. Dopo aver fatto queste considerazioni, alzo lo sguardo sulla preside. Il silenzio che segue non mi consola.
-Benvenuta nella squadra, Gio.- mi dice Flavio e poi sorride. Lo stesso sorriso che mi ha fatto centinaia di volte ma io muoio ogni volta che lo fa quello di quando eravamo bambini.
Cosa?
-Sono rimasto talmente stupito, lo sapevo che sei brava, e questo mi ha spinto ad andare da Andrea e suggerirgli la tua ammissione nella squadra.- mi dice il professore con una mano sulla mia spalla.
Ok, allora devo ringraziare l’idiota che mi ha fatto il video.
-Passiamo ai saluti ufficiali, allora.- Eric mi abbraccia alzandomi da terra facendo ridere la preside. Lo stesso fanno Federico e Valerio. Flavio continua a sorridermi ma a mantenere una certa distanza. Immagino che presto mi verrà a chiedere scusa, non è questo il momento adatto.
Mi paro davanti ad Andrea.
Sospiro e gli porgo la mano.
I suoi occhi non sono mai stati così verdi. O così marroni. Non lo so. Questo ragazzo non lo capirò mai.
Guarda me e poi la mia mano. Io continuo a mantenere un contatto visivo.
Alla fine mi stringe la mano. Anzi, no. Me la stritola con una tale forza che faccio fatica a rimanere normale.
-Bene! Adesso che siamo tutti d’accordo passiamo alla lettura del regolamento e poi alla decisione di una serie di regole che vi imponiamo io e il professore. Sedetevi, pure.- la preside ci fa accomodare. 
Leggiamo il regolamento anche se sono troppo felice per poter ascoltare.
-Ve ne farò avere una copia ciascuno. Voglio che vi comportiate come si deve: l’intera reputazione della scuola è nelle vostre mani. La potete migliorare o peggiorare. Vincendo o giocando onestamente.- lo sguardo serio della donna non mi mai caricato come in questo momento.
-Quindi: disciplina, correttezza e grinta. Tra di voi e verso gli altri. Chiaro?-
-Si.- rispondiamo tutti all’unisono.
-Allora, ragazzi e ragazza. Il capitano sarà Andrea Carelli. E io il vostro allenatore. Decideremo più avanti gli schemi. Faremo allenamento due volte a settimana e poi vedremo come va.- ci spiega il professore.
-Il torneo comprende anche delle trasferte. I costi degli spostamenti e dell’albergo sono offerti dall’ente che promuovo il torneo. Alle vostre famiglie non verrà richiesto nessun contributo economico su questo fronte. Vi farò passare tutte le autorizzazioni tramite una circolare: mi raccomando seguite attentamente le indicazioni che vi danno le segretarie in fatto di documenti. Se per lunedì portate tutto, confermiamo l’iscrizione al torneo. Domande?-
Alzo la mano e la preside mi da la parola con un cenno del capo.
-Com’è avvenuta la qualificazione al torneo?- domando curiosa.
-L’anno scorso la squadra di calcio della scuola ha partecipato a delle selezioni regionali, quasi per scherzo, e ha vinto. I ragazzi erano tutti di quinta quindi ho dovuto rinnovare la squadra al completo. Sono sicuro che farete scintille sul campo. Fissiamo a lunedì dalle 14 alle 16 il primo allenamento. Poi ci mettiamo d’accordo per il resto della settimana.- comunica Lagro facendoci l’occhiolino.
-Adesso ritornate nelle vostre classi per l’ultima ora di lezione. Buona giornata e fate i bravi.- la preside ci congeda con queste parole. In corridoio la prima cosa che faccio è voltarmi verso Andrea.
-Visto? Sono io il componente mancante!- lo sfotto.
Il ragazzo avanza velocemente verso di me e quando sta per mettermi le mani addosso Eric mi fa da scudo parandosi davanti a me, Flavio e Federico tengono Andrea e Valerio mette la distanza tra di noi allargando le braccia.
-Ehi, ehi, ehi! Dobbiamo arrivare le mani? Siamo una squadra da meno di un’ora e già vi ammazzate?- bisbiglia alterandosi Valerio.
-Bambola, ti proteggo io.- mi sussurra Eric.
Alzo gli occhi al cielo.
-È una stronza!- ribatte Andrea.
-E tu uno sfigato!- gli dico.
Andrea cerca di liberarsi da Flavio e Federico quando il professore esce dalla presidenza.
-Ragazzi! Come mai siete ancora qui?- domanda inclinando la testa.
Eric mi circonda le spalle con un braccio e batte cinque a Valerio; Flavio, Andrea e Federico si tengono abbracciati.
-Stavamo festeggiando, prof. Ci scusi adesso torniamo subito in classe.- sorride falsamente Federico. 
-Bene. Allora ci vediamo lunedì. Passate un buon weekend!-
-Senz’altro!- annuisce Eric. Non appena il prof volta l’angolo, io e spingo via il ragazzo e Andrea si libera dai suoi aguzzini.
-Adesso basta!- dice ancora Valerio.
-Allora, sta sera dove si festeggia?- domanda Eric, sistemandosi una sigaretta dietro l’orecchio.
Lo guardiamo tutti allibiti.
-Allo Stereotipo, che domande!- lo asseconda Flavio.
-Facciamo alle 22.- continua Federico.
Infami. Hanno dirottato l’attenzione mia e di Andrea verso altro per evitare che ci pestassimo.
Mi salutano in tutta fretta e nel giro di pochi secondi spariscono dalla mia vista. 
Sbatto gli occhi e mi dirigo verso la mia classe. Non appena mi siedo, Maristela mi assale.
-Cos’è successo? Ti ha espulsa? Sospesa? Bandita dalle lezioni?-
-Certo che hai un’alta considerazione di me. Tutte cose belle.- le lancio un’occhiataccia. -Sono nella squadra.-
-Davvero?- spalanca gli occhioni verdi.
-Sì. Lo ha deciso Lagro. Ha visto il video del mio provino e mi ha voluto dentro.- sorrido contagiando anche Mar. La campanella decreta la fine delle lezioni. Meno male che oggi è venerdì.
-Sta sera festeggiamo allo Stereotipo alle 22. Sei assolutamente invitata.- le dico mentre defluiamo via nella fiumana di studenti.
-Obrigada.- ringrazia la mulatta. Incrociamo mio cugino che non appena posa gli occhi sulla mia amica cambia sguardo, timoroso, gira i tacchi e se ne va. 
-Che hai fatto a mio cugino ieri sera?- domando incuriosita dalla reazione di Flavio nel vederla. 
-Mi sono sentita in dovere di dirgli due cosine su come ti ha trattata in questi ultimi giorni. Odio quando fa così.- Maristela si raddrizza altezzosa.
-Che bacchettona.- ridacchio.
-Per lo meno ha sortito il suo effetto.-
-Te lo dico non appena torno a casa.-
-Ecco, controlla che faccio il bravo.-
-Altrimenti? Cosa gli fai?- ghigno.
-Niente sesso.-
-Ricordami di non chiederti più certe cose specialmente se hanno a che vedere con te e con Flavio.- chiudo gli occhi, cercando di scacciare qualsiasi scena proibita dalla mente. 
-Ci vediamo sta sera, Menina.- mi stampa un bacio sulla guancia e vola via nella sua nuvola di profumo esotico lasciando a bocca aperta molti studenti. Si, Maristela fa un certo effetto. Anche a me, devo ammetterlo.
Infilo gli auricolari nelle orecchie e marcio verso casa. Mi sento leggera, felice e super carica. Questo torneo mi darà un sacco di visibilità se me la giocherò bene: potrei farmi notare da qualche allenatore che mi offra di giocare nella propria squadra. Sarebbe davvero fantastico. Mi perdo nelle miei film mentali rischiando di essere investita più volte e non appena metto piede in casa, ringrazio di essere ancora viva. In cucina trovo Flavio con un grembiulino da cucina, quello di zio, e con una teglia in mano. Non appena mi vede, s’immobilizza. Mi si avvicina senza perdere il contatto visivo e mi porge la teglia. Mi sporgo per guardare cosa contiene: biscotti di cioccolato a forma di omino. Flavio attende il mio decreto. Io poso la cartella con un tonfo e mi allungo per prendere un biscotto. 
-Come sono?- domanda.
-Abbastanza buoni da ottenere il mio perdono.- sentenzio.
Butta la teglia sul tavolo, toglie i guanti e mi stritola in un abbraccio, facendomi andare di traverso il suo operato.
-Scusa, mi dispiace!- mi dice all’orecchio.
-Ok, va bene…- tossicchio.
-Scusa, tanto, tanto, tanto!- 
-Cazzo, Fla, mi stai soffocando!- 
-Si, ma scusa ancora!- mi lascia andare.
-Adesso piantala. Prova a trattarmi ancora come una femminuccia e vedi come mi arrabbio. Trovi i tuoi averi buttati in strada.- 
-Esagerata!- commenta mio cugino.
Alzo un sopracciglio. 
-Ok, scherzavo.- 
-Ah, mi sembrava.- 
Ci sediamo per fare pranzo e per merenda ci mangiamo i biscotti sul divano guardando Dragon Ball, come tutti i venerdì pomeriggio. Poi io mi preparo per andare ad allenamento. Annuncio alle mie compagne della partecipazione al torneo e loro festeggiano, urlando per almeno cinque minuti nello spogliatoio. Mi ricevo qualche pacca sul sedere e addirittura un bacio sulle labbra da Elena. Ormai non mi scandalizzo più. Le lesbiche, valle a capire. In ogni caso, con i nostri schiamazzi, abbiamo vinto cinque giri di campo supplementari e una serie di esercizi massacranti in più. L’allenamento va alla grande con un totale di 3 goal miei e 2 di Elena nella partita finale e a parte i soliti CHE CAZZO FAI COGLIONA, SIETE TUTTE DELLE MERDE INCAPACI, MA QUANDO MI È VENUTO IN MENTE DI ALLENARE DELLE MINCHIONE COME VOI di Vittorio. Normale amministrazione, direi. 
Verso le otto ritorno a casa, distrutta ma felice, e do il mio annuncio anche a papà e a zio che iniziano una serie di cori da stadio facendo l’olè con Flavio. 
-Sta sera usciamo.- comunica Flavio.
-Dove andante?- inquisisce zio.
-A festeggiare allo Stereotipo. Faremo tardi, quindi non aspettateci in piedi.- asserisco.
-Già, che poi ogni volta che vi svegliamo sembrate delle talpe rimbabite.- concorda Flavio. I nostri padri odiano essere trattati così e noi ci divertiamo un sacco penderli in giro.
-Ehi!- protesta debolmente papà.
-Guardate che ve ne state a casa!- minaccia zio. 
Io e Flavio scoppiamo a ridere battendo un bel cinque. Poi ci accomodiamo a cena. La passiamo a raccontare quello che ci ha detto la preside a proposito del torneo. 
-Bene, gente, noi ci andiamo a preparare.- sentenzia mio cugino dopo aver bevuto. Ho tempo di farmi mezz’ora di sonno e poi mi metto all’opera. Io non sono proprio come Maristela, non tengo così tanto al “trucco e parrucco” come ci tiene lei, però se devo uscire la sera ci metto un minimo d’impegno. Infilo dei pantaloni neri, una camicia argento che infilo dentro ai pantaloni e fermo con una cintura nera,
 poi fermo con delle mollette i capelli da una parte e scoprendo l’orecchio destro tempestato di orecchini. Mascara, rossetto, profumo e cappotto. Mentre scendo le scale incrocio mio cugino. 
-Belle quelle!- esclama vedendo ai miei piedi le Vans brillantinate. 
-Me le ha regalate Mar per il titolo “Miglior giocatrice dell’anno”.- 
Mi circonda le spalle con un braccio e nei pressi della porta d’ingresso, i nostri padri ci aspettano con cipiglio inquisitorio.
-Controllerò che con beva troppo.- faccio l’occhiolino a zio.
-E io conterò le…- capendo al volo cosa sta per dire tappo la bocca a Flavio che mi guarda smarrito.
Mio papà non sa che fumo! Cosa dice?!
-Le volte che ballerai con un ragazzo che non sia il sottoscritto o Andrea.- 
-Tranquillo, non succederà mai. Io e Andrea siamo allergici al contatto reciproco.- scoppio a ridere.
-Fate attenzione mi raccomando. E divertitevi.- ci intima papà.
Usciamo di casa e tiro una sberla a mio cugino.
-Stavi per fare danno!-
-Non ci ho proprio pensato che non lo hai ancora detto a tuo padre!- esclama lui.
-Preferisco aspettare.- mi giustifico.
-Di solito gli dici tutto. Non capisco cosa potrebbe succedere se gli dici che ogni tanto fumi.- mi rimprovera lui.
Faccio un gesto seccato della mano per chiudere l’argomento. 
Dopo qualche minuto arriviamo alla fermata e saliamo sull’autobus: in meno di mezz’ora arriviamo allo Stereotipo. All’entrata sentiamo il rumore dei bassi della discoteca e incontriamo Eric. 
-Che schianto!- il ragazzo mi da un bacio sulla guancia e mi passa un braccio intorno alle spalle.
-Balli con me tutta la sera?- Federico mi spunta alle spalle. 
Alzo gli occhi al cielo. Flavio saluta Andrea e Valerio che sono appena arrivati. Poi vedo una ragazza alta, con i tacchi, un vestito rosso di pizzo molto attillato, degli orecchini a cerchio, un trucco da urlo e i capelli neri e lisci perfetti.
Maristela cammina con un tale sensualità da far sbavare i ragazzi e me compresa. 
-Avete visto un fantasma?- domanda baciandomi sulle guance. Non riceve nessuna risposta a alza le spalle.
Flavio, per marchiare il territorio con i ragazzi e con la gente in fila, le scocca un bacio sulle labbra che fa illuminare gli occhi alla ragazza. 
-Allora? Entriamo?- Eric che mi tiene un lembo del cappotto facendoci accorgere che è ormai arrivato il nostro turno. Paghiamo, lasciamo le giacche e io mi dirigo verso il bancone insieme alla brasiliana.
-Ciao bellezze.- ci saluta il barista.
-Ehi, Danny.- Maristela gli fa l’occhiolino.
-Ecco a voi due Mojitos per iniziare.- ci serve il nostro primo giro. 
-Com’è l’atmosfera?- 
-Vi consiglio di buttarvi in pista ma dopo questo!- Danny ci fa un sorrisone e ci porge un Black Velvet per Mar e una Vodka Lemon per me. Proprio sulle note di Body di Loud Luxury, io e Maristela buttiamo giù il terzo superalcolico di Danny, e ci facciamo spazio tra la folla. Dopo qualche canzone, mi trascino di nuovo al bancone. Maristela balla con Flavio che l’ha raggiunta dopo aver salutato alcuni amici in giro per il locale. Purtroppo reggo benissimo l’alcool e per sentirmi leggermente brilla dovrei berne una quantità indecente… ma non posso. L’alcool mi resetta e per giorni mi annebbia il cervello. Con lo sport che faccio, non me lo posso permettere. Quindi mi limito a 3 superalcolici vari e per finire in bellezza Vodka liscia. Danny condivide il mio pensiero, illustratogli quando ho iniziato a frequentare il locale, e mi serve subito la mia ultima ordinazione della serata. Gli sorrido e butto giù, ripassandogli il bicchierino. 
-Ti offro da bere, piccola.- biscica un ragazzo, ubriaco fradicio, seduto a un posto di distanza.
-No, sono astemia.- rispondo secca.
-E allora cos’era quello che hai appena bevuto? Mi sembrava tanto Vodka.- 
-Acqua naturale.- il tono serio tronca ogni proposito del ragazzo e ritorno in pista a cercare qualcuno dei miei accompagnatori. Vedo tutti quanti seduti ai divanetti: Maristela sulle gambe di mio cugino, Eric fuma, Valerio ride come un matto con Federico. Andrea è seduto accanto a Flavio e mi guarda torvo. Che palle quel ragazzo. Gli restituisco lo sguardo fino a quando non arrivo al divanetto e frego la sigaretta dalle labbra di Eric. Faccio un tiro e gli soffio il fumo addosso. 
-Ladra.- commenta lui. Valerio mi fulmina con lo sguardo.
-È solo una.- mi giustifico. 
-Seh, e poi domani è un’altra e poi rimani senza fiato quando corri in campo.- mi riprende.
-Balliamo?- Eric si riprende la sigaretta e la spegne nel posa cenere. Io annuisco. e mi lascio guidare dal ragazzo in pista. Le successive cinque ore le passo a ballare, ridere con Maristela e a chiacchierare con i ragazzi. Ancora una volta tutto è perfetto. Mi godo questi momenti di divertimento che condivido con i miei amici perchè le cose cambieranno. Da lunedì, il gioco si fa duro. E io, inizierò a giocare.
 
 

 

  
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