Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Hanji Phi    20/10/2018    0 recensioni
Reincarnation AU | long | Eren/Levi | Raiting: arancione
Trama:
Eren sa che il suo concetto di 'incubo' non equivale a quello delle persone che lo circondano. Sono incubi che ti abbracciano dolcemente nel sonno, che avvolgono le loro spire su di te e ti tolgono il respiro, che ti privano di una vita normale restituendone una fatta di immagini spezzate, visi familiari, mostri orrendi o amichevoli, incubi che si espandono all'infinito come un mondo parallelo, che sembrano tutto fuorché un'illusione.
Incubi così orribili ma irrimediabilmente suoi, che a volte assumono le sembianze di un uomo dai capelli corvini e occhi grigi come il cielo in tempesta.
Non è un caso che Levi piombi nella sua vita in un giorno di pioggia, forse.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Isabel Magnolia, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter #3

-Hai aiutato Levi a sistemarsi nella stanza degli ospiti?- disse Carla, muovendosi in giro per la cucina alla ricerca di una tovaglia con cui asciugarsi le mani e rivolgendosi alla figlia che, in quel momento, stava scendendo le scale, con l'ospite di casa Jaeger dietro di lei.
Non vide Isabel farlo, ma la immaginò chiaramente alzare gli occhi al cielo, mentre rispondeva: -Levi sa sistemarsi benissimo da solo, e poi non aveva altro che una borsa. Si sarà limitato a gettarla sul pavimento e ad uscire dalla camera!- esclamò, e Levi aggrottò le sopracciglia, sollevando il piede dall'ultimo scalino per approdare nell'ampia cucina, chiedendosi se fosse davvero tanto prevedibile. Probabilmente Isabel l'aveva detto per provocarlo, non rendendosi conto di aver indovinato. Solitamente avrebbe perso più tempo, sistemando in maniera quantomeno dignitosa il proprio bagaglio nella stanza che avrebbe temporaneamente occupato, ma un certo nervosismo gli mordeva lo stomaco ed era stato incurante. Quasi si pentì.
Carla sorrise bonariamente e s'impegnò a non rimproverare la figlia davanti a lui -d'altronde, aveva già venticinque anni, forse avrebbe dovuto evitare anche se fossero state sole.
Posò la tovaglia sull'isolotto di fronte ai fornelli e si rivolse ai due, indicando il tavolo a pochi passi da loro.
-Sediamoci, fra poco dovrebbero arrivare gli altri- annunciò la donna, sedendosi ad un lato della tavola e invitando Isabel e Levi a fare lo stesso nei posti di fronte.
-Parli di papà ed Eren? Ero convinta che saremmo stati soli almeno stasera- disse assorta Isabel, ignara del fatto che, accanto a sé, l'amico si fosse irrigidito.
-Tuo padre ritarderà per via del lavoro, quanto a tuo fratello, mi ha mandato un messaggio poco fa, dovrebbe arrivare a momenti!- esclamò, col tono estasiato e calorosamente materno che usava sempre quando si parlava del figlio più giovane.
Il suo nome era stato abbastanza, per uno dei tre presenti. Non erano molte le cose in grado di scuotere Levi. Aveva sempre basato la sua vita su delle scelte, e quelle l'avevano portato a diventare l'uomo che era oggi. Probabilmente molte erano state sbagliate, ma prendere decisioni non comporta mai che la via intrapresa alla fine sia quella giusta.
Aveva percorso tantissime strade, e dopo aver conosciuto Isabel e riconosciuto il suo cognome, si era sempre impegnato affinché quelle non incrociassero mai quella di Eren.
Ma a quanto pareva, era stato inutile.
No, non era corretto. Lui per primo, probabilmente, non l'aveva mai voluto davvero.
Levi ricordava. E forse, il fatto che ricordasse significava qualcosa. Ci aveva riflettuto, ovviamente, ma non ne era mai venuto a capo. Era per Eren? O per se stesso? E tutti gli altri?
Era sempre stato convinto del fatto che Eren ricordasse, sin dai primi racconti di Isabel sul fratello, ma ora, di fronte alla possibilità di incontrarlo, parlargli, guardarlo negli occhi, dubbi e insicurezze stavano prendendo possesso del suo cuore. Cosa avrebbe fatto se Eren l'avesse guardato senza riconoscerlo? Se gli avesse sorriso, con occhi curiosi e sfrontati, ma senza quella scintilla di riconoscimento che aveva dato per scontata? Possibile che fino a quel momento avesse fatto male i suoi calcoli? Che Levi fosse il solo a non aver dimenticato?
Il suo cuore batteva al ritmo di quei pensieri. Quindi era così, alla fine. Comunque andassero le cose, di lì a poco si sarebbero visti. Che faccia avrebbe fatto Eren? L'avrebbe davvero riconosciuto? O Levi aveva fatto supposizioni sbagliate sui racconti di Isabel?
-Levi? Tutto bene?-
Batté velocemente le palpebre, tornando bruscamente nella spaziosa cucina dei Jaeger, sotto gli occhi preoccupati della padrona di casa e divertiti della più giovane, che lo guardava con il viso poggiato su una mano, sospettosa.
-Si, chiedo scusa. Mi sono distratto un attimo- disse, raddrizzandosi sulla sedia e incrociando gli occhi gentili e discretamente indagatori della madre di Isabel.
-Sta tranquillo, avevi lo sguardo perso nel vuoto e credevamo stessi per svenire sul tavolo! Comunque sia, perdona la mia curiosità, ma Isabel non ha mai portato ragazzi a casa per le feste e non mi ha detto molto su di te. Frequentate lo stesso college, giusto?-
Accanto a lui, Isabel sghignazzava apertamente. Levi le scoccò un'occhiata, come a dirle che era tutta colpa sua se si trovava in quella scomoda posizione da interrogatorio, e Isabel scrollò le spalle, lavandosene le mani e mettendosi comoda per ascoltarlo.
Sbuffare sarebbe stato troppo maleducato, vero?
-Si, il college è lo stesso, ma a differenza di Isabel io studio legge- spiegò brevemente, sperando che potesse bastare.
-Oh, legge! Fino ad un po' di tempo fa mio figlio diceva di voler frequentare proprio questa facoltà, ma i giovani d'oggi ne pensano mille prima di prendere una decisione!-
Poteva ben rendersi conto, dal luccichio di affetto e fierezza negli occhi della donna e dal fatto che tirasse il nome di Eren in ballo per ogni più piccolo dettaglio che ne evocasse la presenza, quanto Carla amasse il figlio.
-Ptf, mamma, saranno stati due anni fa! L'ultima volta era psicologia- la interruppe Isabel, passando il dito su un piccolo buco sulla tovaglia di plastica che ricopriva il tavolo in legno.
-Hai ragione! Dovrebbe decidersi, il diploma è alle porte.-
-Se lo prenderà...- mormorò Isabel, picchiettandosi la tempia ripetutamente e comprendo uno sbadiglio con l'altra mano.
-Isabel! Non sono cose da dire!-
-Ma io non ho detto nulla!- protestò l'interpellata, facendo finta di nulla.
Carla scosse la testa e rivolse un'occhiata di scuse a Levi.
-Qui dentro è sempre così. Isabel non fa altro che stuzzicare suo fratello...-
-Mi creda, so cosa vuol dire- commentò Levi, una battuta stranamente spontanea che gli scappò di bocca prima che potesse fermarla. La donna parve apprezzare e rise, mentre Isabel lo guardò come se avesse appena tradito le sue aspettative. Stavolta toccò a lui scrollare le spalle, segretamente compiaciuto. Iniziava a rilassarsi.
-Non ne dubito. Dimmi, da quanti anni vi conoscete?-
-Da quando eravamo matricole.-
-Ma è un sacco di tempo! Sembri un tipo con la testa sulle spalle, sono contenta che mia figlia abbia vicino un amico così. Sei-
Il rumore di una chiave che girava nella sua serratura, il clic di una porta che si apriva, i passi di qualcuno che entrava e una folata di vento che lo accompagnava nell'accogliente calore tipico di casa propria.
-Mamma? Sono a casa!-
La porta sbatté un istante dopo e nel petto di Levi quel suono parve ripetersi come un eco, gelandolo sulla sedia.
-Eren! Vieni qui, siamo in cucina!-
-Siamo? E' tornata Izzy?-
Anche la voce del ragazzo che, all'ingresso, si stava disfando del giubbotto e della sciarpa, sembrava replicarsi in una sequenza infinita nella sua mente, facendolo piombare in quell'immobilità che era in parte gelo e in parte risveglio.
Passi, passi, passi, così tanti passi, nemmeno i giganti gli erano venuti incontro incutendogli quel contorto e irrequieto miscuglio di fastidiose sensazioni, bloccate nello stomaco come se avesse la nausea.
-Sì, idiota, sono tornata prima di te- stava dicendo Isabel, girandosi sulla sedia per fare la linguaccia al fratello, mentre quello entrava in cucina e si bloccava poco dopo aver superato la soglia.
Levi non riuscì più a rimanere seduto. E dato che quell'incontro sarebbe stato inevitabile, sforzò tutto il suo corpo in un insieme di movimenti meccanici, rigidi. Si alzò in piedi e si voltò verso il nuovo arrivato.
-Oh, giusto. Eren, questo è-
-Levi-
Lasciò andare un respiro. Non ebbe bisogno di altre conferme.
Eren era identico a come era stato a quella stessa età duemila anni prima. Non era cambiato niente, e Levi ricordava ogni punto del suo viso con estrema e dolorosa chiarezza. I capelli dal taglio stupido e fanciullesco, sistemati ad arte probabilmente per via del vento a cui era stati sottoposti. La pelle abbronzata, non importava che fosse inverno e che cadesse quasi la neve, quel colore non sarebbe mai diventato più chiaro.
Aveva sempre creato un contrasto particolare con la carnagione pallida di Levi, e quest'ultimo ebbe un'improvvisa visione delle loro mani intrecciate sotto il calore del sole che veniva a svegliarli.
Il naso, le labbra, e gli occhi... ah, per quelli, non c'era mai stato un vero colore, e a Levi sarebbe anche andato bene passare tutta la vita a cercare di trovare il nome della sfumatura giusta.
Eren lo guardava con la stessa espressione sbalordita - labbra schiuse, occhi sgranati che andavano allargandosi mano a mano che realizzava la situazione, un pericoloso luccichio ad esaltare il colore delle pupille- che gli aveva rivolto quando, tanto tempo prima, Levi gli aveva fatto capire di ricambiare i suoi sentimenti. C'era stata confusione, comprensione, stupore, incredulità, meraviglia, e tanto di quell'amore e quella gioia che Levi faceva ancora adesso fatica a credere come una persona fosse in grado di essere così espressiva, di avere così tanto dentro di sé, così tanto da dare ad una sola persona.
Non aveva paura?
Levi ne aveva avuta, e ne aveva anche in quel momento.
Eren alzò lentamente un braccio e infilò la mano fra i capelli, disorientato, facendo un passo indietro, gli occhi che cercavano risposte in lui e in quel che lo circondava, mormorando impossibile tre, quattro volte, rivolto al pavimento, prima di tornare a guardarlo ancora.
Levi rimase immobile. Se si fosse mosso, si sarebbe rotto in mille pezzi sul pavimento, e non era sicuro che la signora Jaeger avrebbe gradito.
-Tesoro? Stai bene?- disse, alternando lo sguardo fra i due con evidente confusione. -Vi conoscevate già?-
Prima che Eren potesse parlare, la bocca già leggermente schiusa, Levi rispose senza distogliere lo sguardo dal suo.
-In un certo senso.-
Il giovane non smise un secondo di fissarlo come se fosse sbucato dal nulla, come un sogno invadente e meraviglioso, e Levi avrebbe tanto voluto avvicinarsi e scappare via allo stesso tempo. Ma non si sarebbe mosso. Entrambi erano intorpiditi da quell'incontro, ed era difficile stabilire chi dei due si sarebbe scongelato prima.
Poi Eren finalmente annuì, e la madre accennò un sorriso.
-Che coincidenza! E' un amico di tua sorella, frequentano lo stesso college, lo sapevi?-
-No- mormorò Eren, spalancando gli occhi ancora di più. Levi fece in tempo a vedere qualcos'altro balenare in essi, ma non capì cosa il ragazzo di fronte a lui stesse cercando di nascondergli distogliendo lo sguardo, dirottandolo altrove.
Piuttosto, seguendone i movimenti quasi senza nemmeno esserne consapevole, lo comprese dall'irrigidirsi dei suoi muscoli, dal pugno chiuso che portò alla bocca mentre voltava le spalle a tutti loro e muoveva qualche passo incerto verso la cucina, in direzione del frigorifero. Lo aprì nervosamente, afferrando di scatto qualcosa all'interno e richiudendolo con forza.
Carla si alzò, intuendo che ci fosse qualcosa che non andava.
-Che succede, Eren? Posa quella birra, non abbiamo nemmeno cenato ancora!-
Eren la ignorò e andò verso il cassetto delle posate, usando la prima forchetta che gli capitò sotto mano dal lato del manico per fare leva e togliere il tappo.
-Non devo mica aspettare di mangiare per bere una birra, mamma- scherzò acidamente, prendendo un lungo sorso e abbandonandosi con i gomiti al ripiano della cucina.
Isabel guardava la scena, meravigliata dal comportamento sostenuto e snob del fratello.
-Che diavolo ti prende, testa calda? Sei agitato dal fatto che la tua sorellona abbia portato un ragazzo a casa?- domandò ironicamente, puntando le mani sul tavolo e alzandosi, fissando Levi con la coda dell'occhio. Li stava studiando? Levi non era sicuro, ma anche se Isabel per lo più era fastidiosa, sapeva non fosse ingenua.
Eren divenne un pezzo di marmo e parve dimenticarsi totalmente della bottiglia di vetro che aveva fra le mani. Il suo sguardo passò con una lentezza esasperante da lei a Levi, e su di lui si fermò. Il più grande capì cosa gli stesse passando per la testa un attimo prima che Eren esprimesse il pensiero ad alta voce.
-State insieme?-
Il suo tono era di ghiaccio, vibrava per il terrore e la rabbia che non aveva fatto altro che reprimere da quando aveva iniziato a metabolizzare la presenza di Levi, un'espressione disgustata in viso.
Poteva essere più idiota?
-Neanche per idea- sbottò Levi, sciogliendo finalmente la propria posizione tesa e aggirando il tavolo, per poi poggiarsi contro lo schienale di una delle sedie che lo circondavano. Proprio di fronte ad Eren.
Quello parve attrarre l'attenzione di Carla, che voltò la testa verso la figlia e fece una faccia contrita. Levi sogghignò. Allora ci aveva sperato davvero? Non aveva particolari mire su quella Jaeger, e si chiese se quel piccolo teatrino avrebbe prima o poi innescato il processo di comprensione nella mente della donna.
Eren bevve ancora un po' e osservò l'espressione di Levi, che tornò subito a concentrarsi su di lui.
Non riusciva a metabolizzare la sua presenza. Non lo credeva possibile ed era vero, come tutte le cose strane della sua vita.
Levi era un'astrazione concretizzata, la dimostrazione finale che la sua pazzia aveva un significato. Con gli altri era stato diverso -quando i suoi sogni avevano assunto una forma chiara, quasi tangibile, Armin, Mikasa e gli altri facevano già parte della sua vita da tempo. Levi, al contrario, era sempre rimasto qualcosa di bellissimo e doloroso e irraggiungibile -un miraggio crudele.
E nonostante la rabbia e la frustrazione, la sua sola presenza bastava a far entrare Eren completamente nel pallone. Il modo in cui lo stava guardando, come se volesse prendersi gioco di lui ma si stesse trattenendo... quello lo faceva infuriare! Aveva risposto neanche per idea, significava che lui e sua sorella non stavano insieme come la sua mente aveva ipotizzato per un attimo, giusto?
Levi non gli avrebbe mai fatto una cosa simile, a dispetto del fatto che lui fosse lì.
Che esistesse, e lui l'avesse scoperto solo ora, quando per tutto quel tempo lui aveva saputo di lui tramite Isabel..
Quello era già abbastanza per farlo incazzare.
-Se non sei il ragazzo di mia sorella, allora che ci fai qui?- domandò bruscamente, attaccandosi un'altra volta alla bottiglietta per non dover fissare ancora il modo in cui i suoi occhi lo seguivano. Era snervante, e lo faceva deconcentrare.
-Dato che non aveva nessuno con cui passare il Ringraziamento, l'ho invitato qui. Dovevo chiederti il permesso, testa calda?- replicò sua sorella, rispondendo al posto di Levi e stuzzicando di proposito il fratello.
-Puoi fare il che cazzo ti pare, ma lo stavo chiedendo a lui, non a te-
-Eren! Non usare quel linguaggio di fronte a me!- protestò sua madre, lanciandogli un'occhiata di fuoco.
-Allora esci dalla cucina, così possiamo discutere in santa pace!- esclamò, alzando a sua volta il tono della voce, facendo calare il silenzio in cucina. Persino Isabel non aprì bocca subito, come al suo solito, e nessuno disse nulla.
-Chiedi immediatamente scusa a tua madre.-
Gli occhi di tutti si puntarono su Levi, calmo e composto contro il tavolo, ma i suoi vedevano solo Eren.
Ed Eren non era più in cucina. In quegli istanti, quasi gli sembrò di intravedere il mantello verde sulle spalle di Levi, le ali della libertà che si muovevano al vento e la divisa perfettamente pulita ad avvolgergli il corpo, pronta per un'altra battaglia. Vide il Capitano e sentì l'effetto che il tono con cui dava gli ordini procurava in lui, un senso di rispetto e di voglia di compiacerlo e di determinazione che per anni aveva riempito la sua vita di soldato al servizio del più forte dell'umanità.
L'atteggiamento di Eren cambiò drasticamente. Gli tremavano le mani, per cui strinse la presa sull'oggetto freddo di frigorifero che aveva afferrato poco prima e cercò di scuotersi di dosso il torpore di quella visione, la sensazione di pace e appartenenza che gli aveva donato per pochi attimi.
Così fu quasi per un riflesso incondizionato, guidato da ciò che rimaneva in lui del sé passato, che gli parve quasi di sentirsi rimpicciolire di fronte a Levi, il quale aveva conservato la stessa scarsa altezza e la medesima capacità di far sì che non fosse un problema.
-Certo C- Levi- si corresse velocemente, sussultando, usando il suo nome con una familiarità che stonava nella mancanza di intimità, dove era stato solito sussurrarlo. Si fece più piccolo, impacciato, incurvando le spalle, avvertendo feroce la vergogna che provava verso se stesso. Come aveva potuto rispondere in quel modo a sua madre dopo tutto quello che aveva fatto per lui?
Si voltò verso di lei con sincero dispiacere. -Mi dispiace, mamma, non dovevo parlarti in quel modo.-
Sua madre annuì, comprensiva, disse che non era nulla di che e che voleva solo sapere se Eren stava bene.
-A meraviglia- rispose, ancora scosso da quella marea di sensazioni che lo avvolgevano. Scolò in pochi sorsi la birra che aveva in mano e la poggiò sul ripiano della cucina dietro di sé, pulendosi la bocca con una manica.
Levi storse la bocca infastidito. Eren si era portato dietro quel brutto vizio.
Il più giovane non disse altro, e sua madre, che aveva intuito, nonostante i dinieghi del figlio, che qualcosa lo preoccupasse, decise di sospendere le domande ad un momento in cui potesse sentirsi libero di parlare con lei.
-Va bene, va a lavarti le mani e-
-No, no, frena un secondo!-
Isabel si alzò come un fulmine e camminò a passi pesanti fino a ritrovarsi di fronte al fratello. Era poco più bassa di lui, un turbine di capelli castano-rossicci che andavano da tutte le parti e si rifiutavano di rimanere composti nella treccia che scendeva poco sotto le scapole. Il confronto fra i due era davvero esilarante.
Mani sui fianchi, sguardo inviperito ed espressione di chi la sa lunga, fissava Eren come se volesse torturarlo, e l'altro ricambiava lo sguardo con un certo fastidio e la voglia di fare a botte, poco importava che quella che aveva davanti fosse una donna.
-Cosa vuoi?-
Isabel spalancò la bocca, oltraggiata dal fatto che il fratello non cogliesse l'ovvietà della sua indignazione.
-Sei serio? Tu e Levi vi conoscete e pensi che farò cadere la cosa qui?! Lo sai quanto ci ho messo a convincerlo a venire? Se l'avessi saputo ci avrei impiegato la metà del tempo!-
Eren non era sicuro di cosa la sorella volesse dire.
-Non ha alcun senso.-
-E' perché tu sei troppo stupido, testa calda. La tua media a scuola fa schifo...-
-Ehi, e questo che c'entra adesso?!- protestò Eren, scostandosi dal ripiano della cucina e stringendo i pugni.
Isabel batté le mani fra loro una volta, come se avesse appena avuto un'illuminazione, dicendo -stiamo divagando! Allora, com'è che vi conoscete?-
-Ma non puoi farti gli affari tuoi?!-
Levi, che stava osservando la scena da dietro Isabel, si accorse di come Eren fosse sul punto di scoppiare, ma soprattutto si rese conto della sua difficoltà ad uscire da quella situazione -d'altronde, Eren non era mai stato noto per il suo essere scaltro. Per esperienza, Levi sapeva quanto Isabel poteva essere insistente, e anche se non era stato con lui direttamente, era altrettanto consapevole di quanto sottile fosse la pazienza di Eren. Per di più, l'unico modo di zittire Isabel era compiacerla e rispondere alle sue domande.
Perciò disse la prima plausibile bugia che gli venne in mente.
-Ci siamo incontrati per caso in città qualche tempo fa-
Isabel si girò di scatto, irritata dall'interruzione ma troppo avida di dettagli per protestare e ignorare quella piccola confessione.
-Ma ci conoscevamo già, no? Come hai fatto a non ricollegare tutto?!,- e nel suo sguardo era evidente che avrebbe volentieri aggiunto qualcosa del tipo ti credevo più intelligente, Levi, solo per stuzzicarlo un po'.
-Lui...- tentennò Eren, riconquistando l'attenzione della sorella e guardandosi fugacemente intorno per poi incrociare lo sguardo della madre e inviarle un SOS telepatico. Ma Carla era altrettanto interessata e continuò a fingersi occupata nella preparazione della cena, voltando il viso e lasciando Eren al suo interrogatorio.
Il ragazzo ebbe un'intuizione nel più improbabile e tempestivo dei momenti, e fece quasi sobbalzar via la sorella per la foga con cui si girò e sparò: -non conosceva il mio cognome!-
-Cosa?- L'espressione di Isabel era visibilmente confusa.
-Levi non conosceva il mio cognome. Gli ho detto solo di chiamarmi Eren- spiegò, cauto nell'aggiungere dettagli inesistenti, inclinando la testa verso la spalla della sorella e guardando in direzione di Levi, il quale, non appena anche Isabel si girò a guardarlo, annuì per confermare la cosa.
Isabel sembrava scettica.
-Ma io ti avevo già parlato di mio fratello!-
Levi si limitò a scrollare le spalle, negando alla propria responsabilità sull'accaduto.
-E poi sapevi almeno come si chiamava. Questa cosa non ha senso- borbottò, guardando male sia lui che Eren, la cui pazienza era già arrivata al limite.
Levi non poteva biasimarlo, anche lui ne aveva avuto abbastanza di tutta quella tensione. Non avrebbe risposto a nessun'altra delle domande di Isabel per i prossimi dieci anni -e sperava che per allora il suo temperamento avrebbe trovato un'altra valvola di sfogo.
-Beh, non è che io mi metta a saltare tutte le volte che sento il suo nome- replicò prontamente, azzittendo Isabel per quella che sperò fosse la volta decisiva. Eppure, non aveva dimenticato che di Jaeger ce n'erano due.
Eren lo fissava in modo strano. Qualcosa, nel tono con cui Levi aveva risposto, nelle parole che aveva scelto e nella casualità della sua espressione, fece pensare ad Eren che il più grande fosse stato almeno un po' sarcastico, e che in realtà quel che aveva detto corrispondeva a ciò che aveva fatto. Il pensiero, anche se non confermato dal diretto interessato e plausibilmente utopico, fu comunque abbastanza convincente da fargli sentire un po' troppo caldo. 
-Direi che hai torturato tuo fratello abbastanza- disse all'improvviso la signora Jaeger, un cucchiaio di legno in una mano e una pezza per tenere ferma la pentola calda nell'altra.
Isabel era già pronta a protestare, ma Eren si sottrasse alla presa della sorella e le fece la linguaccia, balzando verso Levi e afferrandolo a sorpresa per il braccio, trascinandolo verso le scale.
-Ehi! Levi è il mio ospite!- puntualizzò la sorella, rincorrendoli. Eren non poté farne a meno e rise, superando la soglia della porta della cucina proprio mentre la madre diceva: -Voi due! Dovete darmi una mano per preparare la cena!-
L'atmosfera calò velocemente, ed Eren lasciò andare il polso di Levi.
Si alzarono lamentose proteste, finché Carla li raggiunse con una pezza in mano, per asciugarsi le mani, prima di alzare la testa e sorridere benevolmente al proprio ospite.
-Tutto sarà pronto in un'ora. Perché non vai su a rilassarti come si deve? Se vuoi usare il bagno fai pure.-
Eren ed Isabel guardarono la madre infastiditi, ma non c'era molto che potessero ribattere contro Carla Jaeger quando si trattava di cucina.
Levi si massaggiò distrattamente il polso e annuì, ringraziandola.
-Credo approfitterò della sua proposta, signora Jaeger.-
Con un cenno del capo e un'occhiata veloce verso Eren, Levi si girò e si diresse verso le scale, al piano di sopra. Il più giovane lo seguì con lo sguardo fino a che non poté più vederlo, e non lo distolse nemmeno quando non ci fu più nulla da vedere se non l'ultimo gradino più in alto.
-Com'è ben educato. Sei sicura di non volerlo come fidanzato, Isabel?- disse la donna, trattenendo un sospiro e ritornando in cucina.
-Assolutamente no!- esclamò Eren, orripilato dall'idea di sua sorella e Levi insieme in quel senso -o, a dire il vero, in qualsiasi senso possibile. Era già strano che Levi e una come Isabel fossero amici.
Isabel rimase dietro di lui, seguendoli entrambi fino ai fornelli, e la sua espressione aveva un che di compiaciuto.
-Quindi lo vorresti tu, Eren?-
Il fratello pregò di non essere visto, perché la pelle sulle sue guance divenne improvvisamente calda e l'imbarazzo volò fin sulle punte delle sue orecchie.
-Sta zitta!-
La risata di Isabel arrivò fino a Levi, che accennò un sorriso.


Author's nest
L'università mi sta uccidendo, ma ecco qui il terzo capitolo!
Finalmente Eren e LEvi si sono incontrati, e da qui in poi sarà tuuuutto un susseguirsi di alti e bassi, brace yourself!
Baci,

Hanji Phi
   
 
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