Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Milandra    21/10/2018    4 recensioni
La nascita dell’amore tra Lily e James, i Malandrini, gli ultimi anni tra le mura accoglienti di Hogwarts prima della Guerra.
L’ultimo bacio, l’ultimo abbraccio, l’ultimo sorriso prima della fine.
E per qualcuno, l'ultima occasione di fare la scelta giusta prima di sprofondare in un baratro senza via d'uscita.
Perché quando la guerra arriva a sconvolgere ogni cosa, l’amore e l’amicizia non bastano più per sopravvivere.
O forse sì?
Perchè forse è solo allora che si conosce davvero l’amore, quello vero. Quello per cui si è disposti a sacrificare ogni cosa...anche la vita...
Prima di Harry Potter, prima della guerra, prima dell’Ordine della Fenice e dei Mangiamorte.
Prima che le scelte li dividessero, portando compagni di infanzia sui fronti opposti di una guerra.
Prima di tutto ciò però, ci furono solo dei semplici ragazzi...
E la storia di un amore che sconfisse la morte...
Solo ragazzi.
Molti di loro, oggi non ci sono più.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Undicesimo capitolo: Perseverare diabolicum est
 
 
 
 
 
 
 
 



 
A pranzo in Sala Grande, Lily Evans stava prendendo atto di un evento fuori dal comune, ossia della strana alleanza che pareva essersi instaurata tra Serpi e Grifoni.
Il giorno dopo il ‘Grande Lavaggio del Campo’, le due case nemiche sembravano essere stranamente sulla stessa lunghezza d’onda. D’altronde, se c’era una cosa in grado di far andare d’accordo Grifondoro e Serpeverde, quella era senz’altro l’istinto di sopravvivenza.
Subito dopo l’allegra scampagnata al campo da Quidditch, un nuovo giorno era sorto.
(E Piton era stato tirato giù da dove James Potter l’aveva amorevolmente appeso.)
Ad accorgersi della massa di schiuma viscosa che aveva invaso il campo era la stata la squadra di Tassorosso guidata da Jacob Hopkin, che quella mattina presto aveva deciso di sfruttare le ore buche per una sana sessione di allenamento.
Di buon’ora erano quindi arrivati al campo, bardati di scope e divisa, tuttavia avevano riscontrato qualche difficoltà nel riuscire a distinguerlo in mezzo a quell’enorme massa bianca di spuma che imperversava ovunque.
Era tutto bianco.
Nella notte la schiuma doveva essere parecchio aumentata visto che l’intera area si era presentata ai Tassorosso sotto forma di una nuvola biancastra e liquefatta, dalla quale spuntavano più solo le cime delle torri. Addirittura, quella massa vischiosa si era allargata in alcuni punti fino all’esterno del campo da Quidditch.
La faccia che fecero i Tassorosso davanti a quello scenario fu la stessa dei Serpeverde la notte prima: semplicemente scioccati.
Avevano ovviamente chiamato i Professori e anche loro, stessa identica faccia quando videro il macello che gli si era presentato davanti.
Scioccati.
“Una pozione schiumovizzante perfettamente riuscita” aveva commentato Lumacorno, sotto l’espressione funerea della McGranitt.
McGranitt che sapeva bene dove ricercare i responsabili di quel disastro.
Anche Silente in persona, accorso sul luogo, era rimasto leggermente spiazzato, anche se aveva avuto abbastanza spirito per apprezzare perlomeno l’ingegno dei delinquenti artefici del misfatto.
A quanto pareva poi, i professori non avevano neanche potuto fare nulla perchè, come Lumacorno aveva ben spiegato, la pozione schiumovizzante avrebbe continuato ad aumentare di volume per circa cinque o sei giorni, non a caso era definita proibita. Solo quando si fosse fermata si sarebbe potuto cercare di farla sparire con qualche incantesimo. Agire prima che avesse smesso di espandersi avrebbe significato solo far aumentare la velocità con cui questa si moltiplicava.
Al che i professori erano sbiancati.
Minacciati dalla schiuma alle porte, che imperterrita continuava a fare trekking sulle torrette, Minerva McGranitt quel giorno era giustamente a caccia dei responsabili.
Un animo ligio alle regole come quello della professoressa di Trasfigurazione d’altronde non riusciva proprio ad apprezzare la contravvenzione alle regole, neanche quando c’era sotto una discreta dose di inventiva.
Per sua sfortuna però, niente legava meglio due nemici di un misfatto.
Grifondoro e Serpeverde quel giorno, uniti dalla situazione di imminente calamità alias la Megera, giocavano al gioco del silenzio. Di nuovo.
Anzi, Grifondoro e Serpeverde quel giorno erano felici come una Pasqua.
Le Serpi esibivano di quei ghigni da far gelare l’inferno; i Grifondoro continuavano a ridacchiare tra loro, contagiando a volte perfino le stesse Serpi. Decisamente surreale.
James Potter, poi, manco a dirlo, veleggiava a dieci metri da terra insieme a Sirius Black.
Il fatto che avesse trasformato lo stadio in una nuvola bianca, insieme all’aver appeso Mocciosus, gli avevano messo addosso un’allegria decisamente fastidiosa, capace di abbagliarti da lontano chilometri.
Chi invece non sembrava molto contento erano i Tassorosso e i Corvonero.
Appena vedevano i colori rosso-oro e verde-argento lanciavano di certi ringhi da far tremare le pareti.
In particolare due nomi a caso, Nathan Argenter e Jacob Hopkin – capitani rispettivamente di Corvonero e Tassorosso – quel giorno avevano propria una brutta cera.
Ovviamente a Lily Evans di tutto quel casino non poteva fregare un accidenti, tuttavia era forse l’unica disinteressata visto che l’intera Sala Grande al momento sembrava intenta a commentare il fatto del giorno: il Grande lavaggio del campo appunto.
E se Serpi e Grifoni ridevano, Tassorosso e Corvonero fumavano.
“Io non capisco, che cosa vogliono ancora i Tassorosso da noi?” chiese Marlene, prendendo una forchettata d’insalata e lanciando un’occhiata astiosa a Jacob Hopkin, che stava fissando alternativamente Grifondoro e Serpeverde come a volerli incenerire.
“Si sono allenati ininterrottamente per una settimana e mezza. Non è un po' di schiuma che gli farà dimenticare come si monta una scopa” continuò la McKinnon.
“Potrei dirti la stessa cosa Mar carissima!” le rispose acida la Vance, “Eppure voi imbecilli avete dovuto trasformare il campo da Quidditch in una vasca da bagno solo per una settimana e mezza di allenamenti persi. Scandaloso!”
Lily guardò Marlene boccheggiando. “Sei stata tu a ridurre così il campo?”
“Ma figurati!” la rimbeccò la Vance, innaffiando la sua insalata di aceto. “L’idea è stata di James. Marlene non riuscirebbe a fare due più due neanche volendo, con il cervellino da bionda svitata che si ritrova”.
“Potter” sibilò Lily, come una maledizione, mentre Marlene fulminava la Vipera, “Ovviamente.”
Infilzando con forza un boccone, Lily scoccò un’occhiataccia al ragazzo, seduto qualche metro più avanti a lei.
James Potter stava ridendo, gli occhi accesi per un qualcosa che gli aveva detto Black e una mano a scompigliarsi i capelli neri ribelli.
Al suo fianco Charlotte Benson, che stava cercando di farlo smettere dal lanciare ghignate in direzione di Nathan Argenter e Jacob Hopkin.
Lily scoccò un’occhiata veloce al tavolo dei Corvonero e vide che anche il suo ex sembrava macinare insulti tra una forchettata e l’altra.
Sospirò. “Potter è un immaturo, ma tu Mar come hai potuto prendere parte a questa cosa?” mimò allibita, “Potevi finire in guai davvero grossi se fossi stata scoperta. Merlino, ricoprire un campo da Quidditch di schiuma è qualcosa che non passa proprio inosservato”
“Suvvia, volevi davvero che non facessimo niente?” si sdegnò Marlene “Così poi avremmo lasciato vincere la coppa a quello stronzo del tuo ex.”
Lily represse una smorfia contrariata. Effettivamente doveva ammettere di essere vagamente contenta del fatto che Nate fosse furibondo per quella storia del campo. Ok, era decisamente divertita, se solo l’idea non fosse venuta da James Potter e non avesse compreso un mare di schiuma che, a quanto si diceva, non aveva ancora smesso di moltiplicarsi.
“Resta il fatto che siete stati degli sconsiderati. La pozione schiumovizzante non è da prendere sottogamba! Può essere pericolosa se non riesce perfettamente” rimarcò, sapendo perfettamente di cosa stava parlando.
“Ti garantisco che è riuscita, Lily” sibilò la Vance, che al solo ricordare quanto aveva dovuto penarci sopra impallidiva.
“E tu come fai a saperlo?” le chiese Lily sbigottita, e mentre la mora taceva e Marlene sogghignava dietro una foglia di lattuga, Lily capì.
“Non ci credo” trasecolò la rossa, “Tu, Emmeline Vance, che non muoveresti un dito neanche se qualcuno stesse passando a miglior vita davanti ai tuoi occhi, hai scomodato la tua graziosa persona per una pozione?”
Era indecisa se allibire o se controllare che quella davanti a lei fosse davvero Emmeline Vance e non qualcuno sotto Polisucco.
“Tu non hai idea della faccia che ti sa mettere su James quando vuole qualcosa” si sdegnò la Vipera, fulminando da lontano James Potter che, tranquillo e beato, continuava a ghignarsela insieme ai Malandrini.
Emmeline conosceva James fin da bambino, e fin da bambino il moro aveva sempre avuto lo straordinario dono di riuscire a romper le pluffe finchè gli altri non facevano quello che voleva; un tempo ci riusciva perfino con... lui. Il che la diceva lunga...
“Davvero Lily” concluse Emmeline, profondamente disgustata da come ancora una volta fosse riuscita a farsi incastrare dal Grifondoro, “Tu non hai idea della faccia che ti sa mettere su James.”
“Basta dire no” disse Lily. “Specialmente tu, Emmeline, non hai mai avuto problemi a fregartene.”
“Si vede che non lo conosci, Lily” rise Marlene.
“Che è estenuante l’ho capito anche io” rispose Lily, “Sono riuscita perfino a parlarci civilmente in due o tre occasioni di recente, ma è assurdo. Credo che si diverta nel far impazzire la gente.”
“Che ti ha fatto?” rise la bionda cacciatrice.
“Prima mi ha detto che gli dispiace che io sia finita invischiata nella punizione che gli ha dato la McGranitt, poi ha detto che però non si sentiva minimamente in colpa. Dico, vi rendete conto? Come si fa a dire che si è dispiaciuti senza sentirsi in colpa?! È da fuori di testa!”
Marlene stava per aprire bocca ma Lily riprese, senza neanche darle tempo di proferire parola.
“E poi osa giudicare me per il mio rapporto con Severus? Come se fossero affari suoi! Crede che io sia una povera ingenua che pensa, e qui cito testualmente, di poter salvare chi non vuole essere salvato! Dico vi rendete conto? E ha pure detto che non mi odia. Dopo avermi fatto esplodere il dormitorio lo scorso anno. È fuori di testa!”
Lily respirò, finalmente calma.
Aveva buttato fuori praticamente tutto quello che le era passato per la testa in quelle settimane e ora si sentiva decisamente più leggera, come se si fosse tolta un peso.
“Lily” azzardò Marlene sbattendo le ciglia divertita, “Non ti sembra di essere un pò nervosa?”
La rossa stava già per ribattere che quello sfogo era più che giustificato quando Emmeline prese parola, insolitamente seria.
“James si diverte nel rigirare le parole e le situazioni come vuole, è sempre stato cosi.” Disse la mora fissandola negli occhi, “Tuttavia, per quanto riguarda il non poter salvare chi non vuole essere salvato, forse dovresti ascoltarlo, Lily.”
“Cosa? Gli stai dando ragione?” allibì Lily “Severus è... era... mio amico. Non si abbandona un amico.”
“Non dico di abbandonarlo, e conoscendolo neanche James te lo direbbe, ma prima o poi bisogna prendere atto di come stanno le cose.” scosse il capo Emmeline, dosando con insolita cura le parole. “James ha solo voluto metterti in guardia... visto che sa di cosa parla.”
“In che senso?” Lily si drizzò sulla panca, cominciando a intuire “Aspetta, nell’ultima ronda lui ha detto che mi capiva perchè ci era già passato. Tu sai a chi si riferiva!” esclamò la rossa, fissando sbalordita la compagna di casa.
“Ti ho già detto troppo, Lily. James mi ucciderebbe se sapesse che ti ho anche solo accennato alla faccenda. Ti basti sapere che il consiglio che ti ha dato è valido.” Le rispose Emmeline irremovibile.
James l’avrebbe davvero uccisa se anche solo un grammo di quella storia fosse uscita fuori. E non sarebbe stato l’unico purtroppo...
Già, Emmeline avrebbe dovuto sistemare anche quella faccenda al più presto, e a quel punto rivolgersi a James era la soluzione migliore. D’altronde il Grifondoro rimaneva una delle persone che lo conosceva meglio.
O forse era meglio aspettare ancora...magari tutto sarebbe andato al suo posto da solo, magari non sarebbe successo niente... dannazione che casino!
“Io non capisco” ammise Lily, “Mi stai dicendo di ascoltare James Potter?”
“Ti garantisco che se vuole, James è capace di dare ottimi consigli, quindi sì, in questo caso dovresti dargli retta.”
Lily vide Emmeline annuire seria, mentre al suo fianco Marlene smangiucchiava una mela alternando lo sguardo da una all’altra.
Se fosse giusto ascoltare o meno quello che a quanto pare era stato un buon consiglio, Lily ancora non lo sapeva. Decise che gli avrebbe concesso il beneficio del dubbio, sperando di non pentirsene.
Ovviamente si sarebbe pentita di aver anche solo preso in considerazione l’idea mezz’oretta più tardi, tuttavia, mentre finiva di mangiare, ancora non lo sapeva.
Finì il pranzo in silenzio, tra strani pensieri e occhiate al moro Grifondoro seduto più avanti, mentre in sottofondo sentiva Marlene e la Vipera discutere di come Jacob Hopkin stesse sconfinando nello stalkeraggio.
Infine, tutte e tre decisero di sgranchirsi le gambe in attesa delle lezioni pomeridiane, facendo due passi nel cortile interno.
Si erano appena sedute sul muretto di pietra quando Severus Piton le raggiunse.
Camminava indeciso, guardandosi attorno e passando in rassegna le persone che si trovavano nel cortile.
Lily si concesse una smorfia capendo. Severus stava controllando che non ci fossero Avery e company per poterle venire a parlare.
Diede una rapida occhiata anche lei e non vide nessun Serpeverde nei dintorni, onde per cui capì che stavolta non l’avrebbe scampata tanto facilmente.
Non riuscì a non chiedersi però se lui le avrebbe comunque rivolto la parola anche se fossero stati presenti i suoi compagni di Serpeverde, e la risposta le venne automatica, insieme a quella fitta di dolore per ciò che essa comportava.
Ovvio che no.
“Lily” accennò Marlene vedendo il Serpeverde, “Vuoi rientrare?”
“No, andate pure” sospirò la rossa alzandosi dal muretto e pulendosi la gonna dalla polvere.
Vide Emmeline tentare di articolare qualche protesta, ma la bionda McKinnon la trascinò via quasi subito, lasciando Lily a fissare quello che un tempo era stato il suo migliore amico.
“Ciao” Severus le si accostò, abbozzando un sorriso che però lei decise di non ricambiare.
Gli occhi neri che la guardavano speranzosi acuirono quel senso di nostalgia al cuore, e a Lily sembrò di risentire nell’aria la sua stessa risata argentina. Quella di una bambina che giocava spensierata insieme al suo migliore amico nel parco del quartiere. I singhiozzi per le offese di Petunia, il giuramento che sarebbero sempre stati amici, nonostante fossero appena stati smistati uno a Serpeverde e l’altra a Grifondoro. Eppure, il dolore era lì, a fianco a tutti i ricordi.
“Cosa vuoi Severus?” si costrinse a parlare, decretando l’assoluta impossibilità di tornare a chiamarlo Sev.
“Solo parlare” si difese l’altro alzando le mani, “La scorsa volta siamo stati interrotti e io volevo farti sapere che farò qualsiasi cosa per recuperare la nostra amicizia Lily.”
Lily rise amara. “Davvero? Quindi se ti chiedessi di smettere di frequentare Avery e Mulciber tu lo faresti Severus?”
Vedendo che l’altro tentennava spiazzato, Lily lo anticipò, mentre la fitta al petto si allargava, insieme al dolore, insieme ai ricordi. “Te lo dico io, tu non smetteresti mai di frequentarli e io davvero non ti riconosco più.” Ammise, facendo ricadere le braccia ai lati, amareggiata.
Che dire quando ci si accorge di star perdendo la persona davanti a se e non poter far nulla per evitarlo.
Ci sono persone che non possono essere salvate, a meno che loro stesse non vogliano essere salvate.
“Sei sempre più simile a loro” sussurrò sconfitta, il dolore che si allargava a macchia d’olio, esattamente come l’ira del Serpeverde.
“Perchè, Potter sarebbe una buona compagnia invece?” si inacidì Severus, artigliandole in uno scatto la manica della divisa. “So che fate le ronde insieme. Dimmi, Lily, è stato lui a metterti contro di me? È stato lui?”
Ed ecco il punto.
Potter,era sempre Potter, o qualsiasi altro anche se Potter godeva di sicuro di una ben più alta possibilità di essere tirato in causa. Mai una volta che Severus guardasse dentro di sè e non oltre a sè.
“Sei stato tu a chiamarmi sanguesporco” gli ricordò gelida, liberandosi dalla morsa del Serpeverde “non Potter!”
“E mi dispiace Lily” ammise concitato il Serpeverde, tuttavia a Lily sembravano quasi delle scuse preconfezionate.
Sì, lui si scusava, sì, lui diceva di essere dispiaciuto, ma era sincero o lo diceva solo per riottenere la sua amicizia?
Stranamente si ritrovò con la memoria a un’altra conversazione, avuta a inizio anno, una conversazione sul sentirsi dispiaciuti ma sul non chiedere scusa.
Questo le aveva voluto dire James Potter, che le scuse non sentite erano inutili?
Mi dispiace per le conseguenze ma non per quello che ho fatto... e sarebbe ipocrita da parte mia scusarmi per qualcosa che ho fatto volutamente e che quindi tornassi indietro nel tempo ricommetterei.
E Lily capì, Severus non era davvero dispiaciuto.
“Non sembra che ti dispiaccia, visto che invece di venire qui a farmi le tue scuse, sei venuto a insultare Potter.” Lo accusò mentre la rabbia si sostituiva al dolore.
“Mi dà fastidio solo che tu lo difenda Lily, dopo tutto quello che ci ha fatto” si difese infastidito il Serpeverde.
“Io non lo difendo.” Si inalberò la rossa “Devi smetterla con questa ossessione.”
“Sì invece. Qualsiasi cosa faccia Potter è lecito. Tutti ridono, tutti si complimentano con lui, anche tu. Ti ho visto oggi, eri divertita per quello che ha combinato al campo da Quidditch” disse il Serpeverde con la gelosia a tormentargli gli occhi e la voce.
“Severus, davvero stai sragionando. E comunque, è diverso riempire un campo di schiuma dal chiamare sanguesporco qualcuno che dovrebbe essere tuo amico.”
“È anche diverso dall’appendermi all’arcata di un corridoio in piena notte e farmi ritrovare da Gazza e da tutti i Professori facendomi rischiare l’espulsione?” frecciò il ragazzo, compiacendosi di come lei avesse cambiato espressione e si fosse incupita.
“Cosa?” soffiò Lily allibita.
“Già, ieri sera il perfetto Potter ha deciso di provare a farmi espellere” le disse con tono di trionfo, godendo nel vederla arrabbiarsi per qualcosa che aveva fatto Potter. Potter che non era per niente così perfetto come tutti credevano, e ora anche Lily sarebbe tornata a pensarla come lui.
“E tu cosa ci facevi in giro a quell’ora?” chiese Lily.
“Sono un prefetto”
“Non eri di turno” lo scrutò sospettosa.
“Tu stai rimproverando me che ero fuori dai dormitoi, invece di Potter che ha cercato di farmi espellere?” alitò il ragazzo sconcertato, “Lo stai difendendo!”
“Assolutamente no” si difese Lily, scioccando la lingua con disprezzo, mentre un vociare strano si espandeva fino a loro, proveniente dall’interno del Castello. “E ti garantisco che Potter si sentirà le sue, ma resta il fatto che sei cambiato Severus. Un tempo non saresti mai andato in giro dopo il coprifuoco rischiando di farti espellere. Hai agito esattamente come il James Potter che tanto critichi.”
Fu così che arrabbiata e delusa se ne andò, andando a svolgere il suo ruolo di prefetto e a controllare che fosse tutto a posto, lasciando il Serpeverde nel bel mezzo del giardino interno.
E per quanto riguardava Potter, altro che beneficio del dubbio.
James Potter era e sarebbe rimasto un arrogante senza speranza.
 
 
 
 
 
 
-o-o-o-
 
 
 
 
 
 
Nathan Argenter era sempre stato un ragazzo a modo.
Non che James lo conoscesse di persona, non ci aveva mai parlato più di tanto, tuttavia in sei anni a Hogwarts non l’aveva mai visto litigare con qualcuno, nè finire in punizione, nè esporsi particolarmente.
A suo giudizio, il Capitano dei Corvonero era una di quelle persone che sapeva bene come evitare non solo i guai, ma qualsiasi situazione potenzialmente problematica. Da buon Corvonero aveva l’astuzia di rimanere ai margini, scrutando con attenzione ma senza intervenire direttamente.
Nathan Argenter effettivamente era ben voluto da tutti, un pò come lui, solo che se James era carisma allo stato puro, Nathan Argenter era l’immagine fatta persona del classico bravo ragazzo, quello acqua e sapone che va d’accordo con tutti e che ogni ragazza vorrebbe presentare ai suoi genitori, consapevole che mai nessuno le farà fare figura migliore. Il ragazzo perfetto dai modi perfetti.
Mai si sarebbe aspettato che anche il ragazzo perfetto avrebbe potuto avere un tracollo, e che proprio a causa di questo tracollo, James si sarebbe ritrovato a far fronte comune con la persona più improbabile di tutte.
Forse aveva ragione suo padre Charlus Potter, quando gli diceva che sapeva far saltare l’aureola a un santo, oppure molto più probabilmente anche i santi prima o poi scoppiano. Non ci si può sempre tenere tutto dentro, perchè prima o poi il calderone salta per aria e allora addio aureola di santità.
La realtà tuttavia, come molto spesso succedeva, stava nel mezzo. Ossia, anche i santi hanno i loro giorni all’inferno e James Potter aveva davvero lo strano dono di far saltare l’aureola a un santo.
“Hopkin mi sta davvero rompendo le palle” se ne uscì caustico Sirius Black, mentre si gustava la torta al cioccolato.
“Lascialo stare Padfoot” rise James, cogliendo gli sguardi di odio del Capitano dei Tassorosso, “Si starà già pregustando il suo posto da ultimo in classifica per il terzo anno di fila” ridacchiò, mentre Charlotte lo rimproverava per la sua scarsa delicatezza.
“Poverino, non dev’essere bello finire ultimo per due anni consecutivi e rischiare anche quest’anno. Lascialo stare James” proferì infatti la Benson, spostandosi i lunghi capelli dorati che le erano di impedimento su una spalla.
“Che impari a giocare a Quidditch” se ne uscì James per nulla toccato, “Sono affari suoi se non sa guidare una squadra verso qualcosa che non sia una sconfitta certa.”
“Appunto” disse anche Black “non sono cazzi nostri, quindi che la smetta di romper la palle e si legga il manuale d’uso di una scopa”
“Crudele” rise la Benson.
“Sincero” ghignò Sirius.
“Forse l’avergli mandato all’aria l’allenamento potrebbe essere la causa della sua arrabbiatura, no?” frecciò con ovvietà Remus, finendo il suo succo di zucca. “Chiunque si arrabbierebbe.”
“Perchè a noi non ci è stato sputtanato l’allenamento?” gli ricordò James “Ci va bene che i giocatori sono quelli dell’anno scorso e non abbiamo perso nessuno, perchè altrimenti ci troveremmo con ancora le selezioni da fare. Che si arrangi. Cazzi suoi.”
“Bonjour finesse, amore” celiò ironica la Benson.
“Ve la siete cercata” rispose Lupin con sincerità.
“Veramente dobbiamo farle comunque le selezioni, perchè ci sono da sostituire due riserve” disse Sirius finendo di mangiarsi la sua torta.
“Poca cosa.” Ribattè James per nulla preoccupato. “L’importante sono i giocatori fissi.”
Già, Jacob Hopkin quell’anno avrebbe avuto un’altra sonora batosta, considerò James mentre rubava un pezzo di torta a Sirius. Erano due anni di fila che il Capitano dei Tassorosso finiva ultimo in classifica e anche quell’anno non sarebbe cambiata la storia visto che ormai gli schemi dei Tassorosso erano diventati di dominio pubblico per Grifondoro e Serpeverde.
L’unico con cui poteva avere ancora qualche chance era Nathan Argenter, che gli schemi non li aveva visti, tuttavia James dubitava che Hopkin sarebbe riuscito a battere uno come Argenter.
Il Capitano dei Corvonero era abbastanza furbo quando si trattava di formazioni di gioco, al contrario del Tassorosso che davvero cadeva nella banalità più estrema. Le sue tattiche erano talmente banali che le avrebbe potute prevedere anche un bambino di due anni. Ora che poi avevano anche gli schemi, Hopkin era spacciato, considerò James mentre, finito di mangiare, si dirigevano già verso l’aula di Trasfigurazione, anche se mancava ancora un po' all’inizio della lezione.
Magari avrebbe ingannato il tempo fumandosi una delle sigarette di Bones. Gliele aveva fregate il giorno prima in Sala Comune. Alla menta, decisamente forti, ma a James piacevano.
Tuttavia erano appena usciti dalla Sala Grande quando qualcuno decise che la sigaretta quel giorno James non se la sarebbe fumata.
“Non è possibile” sibilò Sirius, dandogli una gomitata e indicando un punto oltre loro.
Un punto in rapido avvicinamento e decisamente incazzato.
“Potter. Black. Che cazzo avete fatto al campo?” diretto e conciso, Jacob Hopkin insieme alla sua cricca li aveva raggiunti, e sembrava decisamente poco propenso a lasciare James alla sua sospirata sigaretta.
“Hopkin, perchè parti dal presupposto che siamo stati noi?” chiese James, non celando minimamente la scintilla di divertimento nelle iridi nocciola, “C’è un sacco di gente in questo castello, non puoi sparare nomi senza avere prove.”
“Chi altri poteva fare una cosa del genere?” ribattè l’altro infuriato, mentre i Tassorosso al suo fianco gli davano manforte, “Non prendermi per il culo Potter, so che siete stati voi.”
“Hopkin, calmati” intervenne Remus, cercando di placare gli animi, “Siamo nel bel mezzo del corridoio.”
“Non me ne frega un cazzo Lupin.”
“Lascia che si scavi la fossa da solo, Moony” fece Sirius, scoccando uno sguardo di sufficienza al Tassorosso, “Almeno si beccherà una punizione per aver rotto i timpani a tutti e noi potremo liberarci della sua presenza.”
“Sirius” lo riprese Remus scuotendo il capo esasperato.
“Black mi hai rotto il cazzo” ringhiò Hopkin.
“Che palle gente, voglio fumarmi una sigaretta” rognò James, che davvero non aveva voglia di farsi rovinare la giornata dal Tassorosso. Aveva già perso interesse in quell’alterco, lui voleva solo riuscire a mettere mano alla sigaretta.
“Ci va ancora tanto Hopkin?” frecciò quindi, e vedendo il Tassorosso fumare di rabbia decise che a quel punto tanto valeva fumarsela nel bel mezzo del corridoio la sigaretta.
E pace e amen alle regole. Lui ci aveva provato a rispettarle.
James si accese quindi tranquillo e beato la sigaretta mentre Hopkin si accapigliava con Sirius. Volarono insulti vari ma James non se li filò neanche di striscio.
Menta, adorava la menta.
“... non me ne frega un cazzo Black, voglio sapere chi è stato!”
Decisamente capiva perchè Eddie le fumava, erano una droga.
“Già, anche a me piacerebbe tanto sapere chi è stato!”
James si riscosse dai suoi pensieri vedendo Nathan Argenter raggiungerli, insieme a qualche Corvonero. Strano, era arrabbiato, decisamente non da lui, considerò James. O quantomeno, non era da lui lasciarlo trapelare. Mai aveva visto il perfetto Corvonero con un’espressione tanto funerea, e di sicuro non si aspettava che lo diventasse per una cazzata come un Campo da Quidditch. L’avesse conosciuto meglio avrebbe azzardato che ci fosse sotto dell’altro, ma non conoscendolo si limitò a dare un tiro alla sigaretta.
“Argenter” lo salutò cordiale.
“Potter”
“Si può sapere che vuoi pure tu, Argenter?” mugugnò contrito Sirius.
“Sapere chi diavolo ha riempito il campo di schiuma, forse?” frecciò il Corvonero, “Allora sei stato tu Potter... o tu, Rosier?” chiese tetro, beccando proprio il momento in cui Evan Rosier, nella sua beata incoscienza, se ne usciva tranquillo dalla Sala Grande inisieme ad Avery, Mulciber e Zabini.
“Cazzo vuoi da me Argenter?” sibilò Rosier senza tanta gentilezza. “Ti pare che io sia solito fare cose del genere?”
“Da voi Serpeverde ci si può aspettare di tutto” il Corvonero schioccò la lingua disgustato.
“E con questo che vorresti dire?” allibì Evan.
“Che voi non avete morale e che voglio sapere chi ha ridotto così il campo” chiarì il Corvonero senza andarci per il sottile.
“La morale è sopravvalutata, Argenter” ghignò Rosier “E poi davvero stai rompendo le palle a mezza Hogwarts per parlare di morale?” chiese incredulo.
“Già, dimenticavo che famiglie come la tua, Rosier, la morale non sanno dove stia di casa” ironizzò sarcastico il Corvonero.
“Ma come ti permetti?” berciò Mulciber in sottofondo.
James d’altro canto allibì.
Quello era davvero Nathan Argenter? Il ragazzo perfetto dai modi perfetti?
Perfino Jacob Hopkin, prima incazzato come una biscia, davanti a quella scena si era come sgonfiato, profondamente basito.
“Calmiamoci tutti un attimo” si intromise James, per poi rivolgersi accigliato al Corvonero. “Si può sapere che stai dicendo Argenter? Ma stai bene?”
“È fuori di testa Potter, non lo vedi?” masticò incazzato Evan.
“Che c‘è, ti sei messo a far comunella coi Serpeverde, Potter?” frecciò cattivo il Corvonero.
“Ma cosa...” allibì James, più o meno come tutti intorno a lui.
“Argenter se hai i cazzi che ti girano non venir a romper le palle agli altri, e lascia stare la mia famiglia o ti ritrovi appeso al muro” sibilò incazzato Rosier, riducendo pericolosamente le distanze tra lui e il Corvonero.
“Non mi faccio dire cosa fare da un figlio di Mangiamorte” proferì con autentico sdegno Nathan Argenter.
Silenzio.
Gli stessi amici di Argenter guardavano impietriti il loro Capitano.
Hopkin poi era rimasto a bocca aperta.
James scambiò un’occhiata basita con Rosier per poi fissare incredulo il Corvonero.
“Rosier ha ragione” proferì duramente James, “Vedi di darti una calmata Argenter e di non tirare in mezzo gli altri.”
“Tu stai difendendo i Serpeverde, Potter?!” Argenter rise amaro schioccando la lingua con sprezzo. “Wow, da non crederci, non mi sorprenderei allora se la trovata del campo l’aveste escogitata insieme.”
Il secondo di silenzio di troppo che intercorse bastò al Corvonero.
“L’avete davvero escogitata insieme, da non crederci” proferì incredulo “Sei caduto in basso, Potter!”
“Senti, ora mi hai proprio rotto” saltò su Rosier anticipando James e piazzandosi a due millimetri da Argenter.
“Non l’abbiamo escogitata insieme” si schifò in sottofondo Avery.
“Vedete di non prendervi meriti che non avete” rintuzzò Sirius, rivolto ai Serpeverde.
“Stai davvero facendo tutto sto casino per un campo, Argenter?” alitò James sconcertato, piazzandosi al fianco di Rosier.
“Parli proprio tu, Potter, che per un campo hai stretto alleanza con loro” ironizzò il Corvonero, “Lo sai che sono tutti figli di Mangiamorte. Siete marci voi Serpeverde.” Concluse rivolgendosi agli Slytherin.
“Ehi, modera i toni!” Avery si avvicinò con le mani strette a pugno.
“Attento che se sono davvero un figlio di Mangiamorte potresti ritrovarti stecchito da un momento all’altro, coglione” gli sibilò dietro Rosier, fissando l’avversario con gli occhi ridotti a due specchi gelati.
“Adesso basta” James finì la sigaretta e si piazzò di fronte al Corvonero, impedendo a Rosier di fare una strage, “Non puoi fare un processo a tutta Serpeverde per i loro genitori, Argenter” disse quindi.
“Tante grazie, Potter” sibilò Evan guardandolo irritato.
James sbuffò esasperato. Ora ci si metteva anche Rosier, davvero fantastico.
“Che diavolo c’è ora?” Soffiò quindi, roteando gli occhi.
“È implicito nel tuo ragionamento che i miei sono Mangiamorte” chiarì melenso il biondo Serpeverde.
“Perchè, non lo sono?” rinfacciò il Capitano dei Corvonero.
“Ma sta un pò zitto Argenter” fu il commento di Bastian Mulciber, che in realtà non ci vedeva niente di male nell’avere dei genitori Mangiamorte, tuttavia le apparenze dovevano essere mantenute.
“Vediamo di intenderci” cominciò James, che stava per perderci la sanità mentale tra quegli imbecilli, “Devo litigare anche con te, Rosier? Perchè se vuoi sparare altre cazzate dimmelo subito.”
“Tutto questo per un campo” proferì Sirius stralunato, “È ridicolo.”
“Lascia stare, che anche la tua famiglia è messa bene Black” lo pungolò ironico il Corvonero.
Era un macello. Grifondoro che si tiravano su le maniche e Serpeverde che affilavano la lingua.
Hopkin poi, molto saggiamente, si era defilato insieme agli altri Tassorosso, con molti dubbi sulla sanità mentale di Nathan Argenter.
Sfidare sia James Potter che Evan Rosier in una sola giornata... praticamente un suicidio con tomba assicurata.
Gli stessi amici del Corvonero guardavano il loro Capitano come se avesse due teste.
E dopo aver sentito quella sparata sulla famiglia Black, Sirius stava quasi accapigliandosi con Remus per riuscire a spaccare la faccia al Corvonero.
“Tuo padre in quanto capo degli Auror non sarebbe contento delle tue amicizie, Potter” fu la sparata di Nate Argenter rivolta al Grifondoro.
James inarcò un sopracciglio, guardando mortalmente serio il Corvonero.
“Non so quale sia il tuo problema Argenter,” lo apostrofò tagliente  “ma visto che nomini i genitori di tutti devo dedurre che il problema tu ce l’abbia con i tuoi. Non che mi interessi, ma non puoi rompere le palle a tutta Hogwarts solo perchè ti girano.”
“Perchè tu invece puoi fare tutto quello che vuoi, vero Potter?” rise amaro il Corvonero, per poi lanciare uno sguarda di sfida ai Serpeverde, “Così come voi potete andare in giro a piede libero. Non è vero Rosier? Non è vero Black?”
Al che James schioccò la lingua, anticipando sia l’insulto digrignato di Sirius che la stoccata acida di Rosier, e disse l’unica cosa che non avrebbe dovuto dire.
“Siamo a scuola Argenter, non siamo in guerra, e le scelte che prendono i nostri genitori non fanno di noi delle persone uguali identiche a loro per fortuna. Noi tutti siamo ancora liberi di scegliere... se no dovrei farti notare come tua madre non viene proprio da una famiglia di stinchi di santo.”
Grande, non avrebbe potuto azzeccare argomento migliore.
Sì, James Potter sapeva proprio come far saltare nervi e aureola a un santo.
Era maestro in quell’arte.
E da lì si scatenò un disastro.
Grifondoro e Serpeverde per una volta uniti contro i Corvonero, incantesimi che volavano e qualche vecchia rissa alla babbana.
Fu così che li trovò Lily Evans quando rientrò al Castello, attirata dalle urla e seguita da Severus Piton che, dal canto suo, allibì quando vide Potter e Rosier fianco a fianco contro Argenter.
E non fu l’unica che accorse visto che in molti si precipitarono per vedere cosa stava succedendo, pensando all’ennesima rissa tra Grifondoro e Serpeverde. Non avrebbero potuto sbagliarsi di più.
La stessa McGranitt restò basita quando sia i Gryffindor che gli Slytherin indicarono concordi Argenter come colui che aveva dato inizio al litigio. D’altro canto il Capitano dei Corvonero sembrava aver scaricato la rabbia, visto che si lasciò trascinare via da Vitious e dalla McGranitt senza fare storie, consapevole di aver commesso una cazzata.
Per quanto riguarda Grifondoro e Serpeverde, l’alleanza ebbe vita breve, e gli Slytherin, schifati nel ritrovarsi fianco a fianco dei loro acerrimi nemici, se ne andarono in tutta fretta, senza far caso all’unico Serpeverde che invece era rimasto, Severus Piton.
“Ora te la prendi anche con Nate” soffiò sconvolta Lily, inconsapevole che la colpa fosse proprio del suo ex.
D’altronde, considerò ironicamente James, facile accusare lui invece del ragazzo perfetto.
“Non ho voglia di litigare anche con te Evans, ma non sono stato io a iniziare” le chiarì stanco, passandosi una mano sul viso e tra i capelli neri scombinati.
“Davvero?” Severus Piton colse il momento per intromettersi, “Anche ieri quando hai cercato di farmi espellere attaccandomi all’arcata del corridoio non centravi niente?”
Oh, finalmente si era preso la sua rivincita Severus Piton.
Vedere Lily guardare il Grifondoro con espressione delusa e furibonda valeva qualsiasi angheria di Potter. E il messaggio che comparve a chiare lettere negli occhi del Serpeverde era chiaro: non l’avrai mai Potter, lei ti odia.
Così come fu chiara la morsa al cuore che artigliò il Grifondoro senza preavviso.
“Sai, avevo pensato di darti il beneficio del dubbio,” ammise la rossa con amarezza, “Nonostante sapessi come sei fatto, credevo davvero che ci fosse qualcosa di buono in te. Ma prima Severus e ora Nate? Proprio Nate che...” Lily non riuscì a finire che James la interruppe.
“Che è un così bravo ragazzo, vero Evans?” frecciò sarcastico il Grifondoro, fulminandola con gli occhi nocciola.
“Esatto” annuì Lily “Non se lo merita.”
James rise con sprezzo. “Informati meglio sul tuo ragazzo.”
“Ex ragazzo.”
“Quello che vuoi” le chiarì James, facendo segno con la mano che non gli importava, mentre in realtà qualcosa dentro di lui ruggiva frustrato, contrariato che lei non ci provasse neanche a  credergli.
“Te l’ho già detto una volta Evans, apri gli occhi sulle persone di cui ti circondi, ma evita di dare il tormento a me.”
Lily, scosse la testa, gli occhi lucidi. Perchè le faceva quasi male sapere che si era sbagliata su di lui? Perchè c’era quella delusione così soffocante che le serrava la gola in una morsa dolorosa?
“Sapevo che non avrei dovuto neanche darti il beneficio del dubbio. Sono stata una stupida” ammise amara, dedicandogli un’ultimo sguardo risentito per poi voltargli le spalle e andarsene.
E forse fu proprio per colpa di quello sguardo deluso e del fastidio che lei gli provocava a livello del cuore.
Attaccare Piton al soffitto per la seconda volta fu automatico per James.
 
 
 
 
 
 
-o-o-o-
 
 
 
 
 
 
Evan Rosier era incazzato nero.
Aveva macinato talmente veloce lo spazio dalla Sala Grande al suo dormitoio che ad Avery e Mulciber sembrava di aver corso la maratona nel tentativo di stargli dietro. Zabini poi si era perso nel tragitto.
Massaggiandosi lo zigomo arrossato a causa di un pugno che si era beccato, il biondo Caposcuola si lasciò sprofondare sul divano in pelle nera della sua Sala Comune.
“Evan, abbiamo lezione tra cinque minuti...” si azzardò a proferire Adrian Avery, scrutandolo con cautela.
“Bene, allora non rompetemi e andatevene a lezione” sibilò il Caposcuola, reclinando la testa sullo schienale e portandosi un braccio a coprirsi gli occhi.
“Tu... non vieni?” chiese cauto Bastian Mulciber, che si zittì subito dopo alla vista dell’occhiata inceneritrice del biondo.
Con la promessa di fargli portare gli appunti da Zabini, anche lui al Settimo come Evan, e cercando di non irritarlo più del dovuto, i due Serpeverde strisciarono via rapidamente, lasciandolo nella Sala Comune praticamente deserta.
Più che ragionevolmente deserta; infatti, erano quasi tutti a lezione, e il biondo non potè che ringraziare per quel tanto agognato silenzio.
Merlino, gli scoppiava la testa.
“Evan”
Ecco, appunto. Come non detto.
Una voce fragile come cristallo e una figura esile si palesò eterea nella Sala Comune di Serpeverde.
Delia Lewis si fermò di colpo vedendo il biondo Serpeverde, che nel frattempo si era sdraiato sul divano. E come sempre non potè fare a meno di soffermarsi su quei tratti regolari, quei capelli biondi e quegli occhi ora oscurati dal braccio destro che gli poggiava sul capo.
Delia strinse ancora di più il libro di Rune Antiche al petto, come a difendersi da lui, dalla sua presenza, e dal fatto che fossero soli in Sala Comune.
Erano compagni di Casa, si vedevano spesso nei dormitoi, frequentavano la stessa cerchia di persone e si incontravano sovente anche durante i ricevimenti dei loro genitori, ma erano rare le occasioni in cui loro due si erano ritrovati soli.
Vedendo che non gli rispondeva, Delia si avvicinò silenziosa, arrivando a pochi passi da lui.
“Tutto bene, Evan?” chiese timorosa, azzardando a sedersi su un angolo del divano.
“Ti pare che stia bene, Lewis”? le sibilò il biondo, scostando finalmente il braccio dagli occhi e inchiodandola con i suoi occhi blu. Lei però non ci fece caso, attirata dall’alone rossastro sullo zigomo.
“Cos’hai fatto?” alitò stranita allungando le dita verso di lui, ma ritirandole subito vedendo l’espressione funerea del biondo.
“È stato Potter?” chiese quindi, cercando di fare conversazione. Molto probabilmente la lezione di Antiche Rune ormai era già iniziata, ma non le importava: avrebbe perso quella e mille altre lezioni ancora, pur di avere l’opportunità di stargli vicino.
Gli occhi del biondo d’altro canto, al solo sentir nominare il nome del Grifondoro, lampeggiarono irritati.
James Potter. Un nome e un perchè.
Evan arricciò le labbra irritato. Possibile che, tutte le volte che si trovava nello stesso raggio d’azione del Grifondoro, la sua giornata prendeva pieghe tragiche? E quella volta non era stata neanche colpa diretta del Grifondoro, da non crederci.
James Potter era un dannatissimo guaio ambulante, che direttamente o indirettamente avrebbe finito per mandarlo al San Mugo; almeno così sarebbe stato contento e avrebbe finito di rompergli le palle.
“Non è stato Potter” masticò irato il Serpeverde, “Comunque non sono affari tuoi Lewis. Vai a lezione.”
Davanti a quell’ordine in piena regola, Delia non riuscì a trovare il coraggio di ribattere, tuttavia non si mosse. Lo guardò alzarsi, scoccarle uno sguardo infastidito e andarsene lasciandola in una Sala Comune praticamente deserta.
Delia strinse il libro al petto, una difesa confortevole per quei sentimenti che le albergavano nel cuore.
Cuore che batteva veloce.
Delia Lewis quel giorno, con il libro stretto tra le braccia e l’immagine di lui stampata nella mente, considerò come James Potter fosse in grado di accendere qualcosa di vivo negli occhi solitamente spenti di Evan Rosier.
E l’immagine di quel bambino biondo spensierato di cui si era innamorata da piccola tornò a fare breccia tra i suoi ricordi, più vivida che mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DI UN’AUTRICE DISPERATA:
 
Lo so, avevo detto che avrei aggiornato a inizio ottobre, lo so. Purtroppo in questo periodo sono in ritardissimo, e anche nelle recensioni chiedo venia per non essere ancora passata ma dire che è sto un periodo nero è un eufemismo.
Passando al capitolo... spero di aver fatto un buon lavoro, perchè su qualche punto ero dubbiosa.
Come vedete il rapporto tra Lily e James è un altalenante su e giù, ma per una volta James Potter può definirsi innocente. Ovviamente chi grida al lupo al lupo non ha speranza poi di essere creduto no, ed ecco perchè Lily non è propriamente da biasimare per credere subito ad Argenter.
Mentre Severus... bhè, finalmente esce l’indole da Serpeverde del caro Sev.
 
Fatemi sapere che ne pensate, anche perchè mi spiace che i miei aggiornamenti un pò distanti l’uno dall’altro possano non giovare a questa storia. Preferireste capitoli più brevi con meno distacco l’uno dall’altro invece che capitoli lunghi con più tempo di attesa? Ditemi voi.
 
Infine.. prendo un attimo di spazio non per fare pubblicità, ma come sorta di petizione per convincere un’amica autrice a non mollare assolutamente una storia di cui io personalmente sono innamorata... La Magia Risolve Sempre Tutto di _apefrizzola_
Con questo ci tengo a precisare che non è pubblicità, quindi se mi arriveranno richieste strane non le guarderò. Semplicemente esprimo il mio parere su una storia che secondo me vale molto e merita di essere sostenuta, perchè il parere di voi fantastici lettori per noi è importante, ci serve per migliorare ed avere fiducia in noi stessi.
 
Last but non least, il prossimo aggiornamento... SPOILER: finalmente ci sarà il primo pov di Sirius (ovviamente da perfida autrice non mi sbilancerò di più a dirvi altro)
 
Che dire? Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate.
E se non riuscirò ad aggiornare prima di Halloween... un buon Halloween a tutti gente!!
 
Mila
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Milandra