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Autore: Nope1233    22/10/2018    1 recensioni
- Ricordo bene quel periodo. Quello dove eravamo bambini e giocavamo alle cose più disparate senza nemmeno pensarci troppo.
Nè io, né Kacchan e nemmeno Izuku avevamo ancora sviluppato i nostri quirk e vivevamo ancora spensierati immaginando quello che saremmo potuti essere una volta cresciuti. Tutti e tre volevamo diventare eroi di alto livello.
Ricordo anche la prima volta che Kacchan mi rivolse la parola. Eravamo nel cortile dell'asilo e con i suoi soliti toni stava minacciando un bambino di mandarlo all’ ospedale. Non conoscendo nè lui nè la vittima mi buttai in mezzo difendendo il malcapitato. Mi parai davanti a lui con le braccia aperte e fissavo Kacchan con aria di sfida. 
Quest'ultimo si avvicinò con aria di superiorità e cercò di colpirmi. Schivai il colpo e con uno sgambetto lo feci cadere a terra. Sembrava arrabbiato, ma a me non importava.
“così impari brutta testa gialla!” dissi quasi urlando.
Riuscii ad intravedere un sorriso beffardo sotto quei ciuffi biondi mentre si rialzava e poi si mise a ridere.-
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hitoshi Shinso, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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T/N POV


 

 

Suonò la campanella che annunciava la fine delle lezioni del mattino per fare spazio alla pausa pranzo.


Osservando verso la porta dell’aula notai Katsuki allontanarsi senza degnarmi di uno sguardo, mentre i restanti compagni di classe mi circondarono per fare conoscenza. Si presentarono uno ad uno e mi fecero mille domande sull’Italia. Mi faceva piacere sentirmi così accolta da un gruppo di sconosciuti, non ero abituata.

Ochaco li interuppe, consigliando di continuare i discorsi in mensa e accettammo tutti di buon grado.


Mi avviai insieme a Izuku, Ochaco, Tsuyu e Kirishima e durante il tragitto mi illustrarono molte cose riguardanti la scuola. Più di tutti un certo Iida Tenya che, se Izuku non lo avesse fermato, non avrebbe più smesso di parlare del meraviglioso e ben studiato regolamento scolastico.

Una volta arrivati in quella sala gigantesca prendemmo da mangiare e ci sedemmo ad un tavolo.


“T/N, sono curiosa e forse non dovrei chiedertelo. Ma qual’è la tua Unicità?” chiese Ochaco accomodandosi di fronte a me.

“Non saprei esattamente come spiegarlo ma...posso modificare la materia.”

“In che senso?”

Presi tra le dita una delle bacchette di legno di fianco alla mia ciotola e applicai il mio quirk dandole la forma di un uccellino.

“WAH! Che cosa bellissima!” disse emozionata Ochaco.

“E deve essere anche super potente!” aggiunse Kirishima.

“Beh, in realtà ha delle limitazioni. Posso modificare quasi qualunque cosa ma la quantità di materiale deve essere lo stesso.”

“Suona complicato.” continuò il rosso.

“Eheh, un pochino. Mi è anche difficile far tornare le cose al loro stato originario una volta che le ho alterate.”

Riattivai il mio quirk sull’uccellino che si tramutò in una forma simile alla bacchetta ma dall’aspetto rovinato e fragile, infatti si ruppe subito.

“Chissene frega, io la trovo comunque una figata pazzesca.”

“Ahah! Grazie, Kirishima.” sorrisi.

“Vado a prendertene altre, T/N!” disse Ochaco scattando verso il banco della mensa per poi tornare alla velocità della luce.

“G-grazie, non ce n’era bisogno.” dissi prendendo in mano le bacchette nuove.

“Sai T/N, questa mattina prima che arrivassi ci hanno informato che tra due settimane ci sarà il festival scolastico! Non vedo l’ora di partecipare, mi sento così carico che potrei esplodere adesso!” urlò Kirishima.

“Direi che questa frase è sicuramente più adatta a Bakugo.” si intromise Asui con fare serio.

“Tsuyu, dai! Era solo un modo di dire!”

Mi sfuggì una risata. Mi trovavo a mio agio con loro nonostante li avessi appena conosciuti.


-Ora che ci penso, non vedo Kacchan in giro. Mangerà da solo? Sarà colpa della mia presenza?- pensai osservandomi in giro.


A quanto pare Izuku notò il mio cambio di espressione.

“Kacchan non mangia praticamente mai con noi. Credo che si porti la roba da casa e se ne stia da qualche parte per i fatti suoi.”

“Capisco...” risposi fissando la mia ciotola di riso.

“Giusto! Se tu e Midoriya vi conoscete da quando eravate bambini allora sei anche un’ amica di infanzia di Bakugo!” intervenne Kirishima.

“Eheh, in un certo senso.” sorrisi imbarazzata.

“E non è nemmeno venuto a salutarti?! Capisco che sia rude, ma come è possibile che sia anche così maleducato?”

“Eheh, va bene così, tranquillo!” risposi sempre nel più totale imbarazzo.

“No, invece! Ora gli scrivo un messaggio e gli dico di venire qui. Non si può essere così poco uomini nella vita!” disse prendendo il telefono dalla tasca e cominciando a digitare sullo schermo.

“NO!” lo bloccai mentre il resto del nostro tavolo si zittì all’istante, fissandomi. “Lascia stare, avrà i suoi buoni motivi.”

Sentii le guance arrossarsi e una fitta trapassarmi lo stomaco.

“Sei comunque molto gentile a dire queste cose Kirishima, ti ringrazio.” sorrisi.

Il ragazzo mi guardò con aria interrogativa per un istante e posò il cellulare sul tavolo.

“Ok, ma rimango dell’idea che non sia un atteggiamento corretto. Nei confronti di un’amica d’infanzia poi!” disse incrociando le braccia.

“Non intrometterti negli affari altrui, Kirishima.” lo rimproverò Asui.

“Ah? Considero Bakugo un mio amico, quindi se si comporta da idiota ho il dovere di dirglielo!”

Il loro dibattito al riguardo continuò ma il mio sguardo totalmente svuotato si era posato sulla ciotola di riso ancora mezza piena. Izuku notò la mia incertezza e poggiò una mano sulla mia spalla.

“Andrà tutto bene, sono certo che risolverete. Sai benissimo come è fatto Kacchan, magari è solo imbarazzato e non sa come comportarsi.”

(- No. Non credo sia questo il problema. Kacchan non sa nemmeno cosa sia l’imbarazzo.-)

Sorrisi.

“Hai ragione Izuku, grazie.”


 

Finito il pasto con la scusa di dover fare una telefonata ai miei parenti mi allontanai dal gruppo e uscii nel cortile esterno. Era davvero una bella giornata. Soffiava un leggero vento caldo e i colori degli alberi erano così saturi da sembrare una cartolina. Composi il numero e chiamai la mia famiglia. Fu una telefonata breve dove raccontai lo stretto necessario. Misi il telefono in tasca e mi voltai per tornare verso l’aula.

Di fianco alla porta in penombra, un ragazzo era appoggiato schiena al muro con gli occhi chiusi come a godersi la brezza. Non lo avevo notato quando ero uscita.

Avvicinandomi lo riconobbi, era il ragazzo che quella mattina mi aveva dato le indicazioni per trovare la mia classe.

A quanto pare, mi sentii quando mi avvicinai perché aprì gli occhi rivelando delle evidenti occhiaie.

“Ehm, ciao! Perdonami, non volevo disturbarti.”

“Tranquilla, stavo per andare via.” rispose staccando la schiena dal muro.

“Ehm, forse non sono riuscita a ringraziarti a dovere per stamattina. Mi hai davvero salvato!” lo raggiunsi posizionandomi di fianco a lui.

“Non c’è problema.”

Rimanemmo qualche secondo in un silenzio imbarazzante.

“Comunque non mi sono presentata! Io sono T/N T/C e come avrai ben intuito oggi è il mio primo giorno!”

Mi guardò stranito, come se non fosse abituato a quel tipo di approccio.

“E...come ti sembra?”

"Per ora va tutto benissimo, i miei compagni sono riusciti subito a farmi sentire a mio agio!"

"È una bella cosa."

"Sicuro!"

Aveva uno sguardo malinconico, come se fosse con la testa altrove.

"In ogni caso, il mio nome è Shinsou Hitoshi."

"Mi piace come nome! Suona bene!"

"Ahah, ti ringrazio." sorrise imbarazzato portando la mano dietro la nuca.

"Forse sarebbe meglio se andassimo verso le nostre classi. La pausa dovrebbe finire tra poco." dissi.

"Si, hai ragione."

Ci avviammo verso il piano delle nostre aule mentre rispondevo alle sue domande riguardo al mio trasferimento. Scoprii che Shinsou faceva parte della sezione ordinaria. Per quanto lo conoscessi superficialmente mi ispirava fiducia, mi sentivo a mio agio.

Arrivati vicino alla mia classe Shinsou si fermò, mentre alcuni dei miei compagni già si apprestavano ad entrare.

“Direi che sei arrivata.”

“Già. Allora ci vediamo presto Shinsou, grazie della chiaccherata!”

“Grazie a te. Mi ha fatto piacere, non ci sono molto abituato.” disse accennando un sorriso.

Piegai la testa da un lato guardandolo con aria interrogativa.

“In che senso?” chiesi. Notai che stava fissando qualcosa nella direzione della mia aula.

Mi voltai e mi stupii nel vedere un Kacchan dall’espressione corrucciata che mentre oltrepassava la porta della 1A osservava Shinsou dall’alto al basso.

“Tutto bene?” chiesi al ragazzo al mio fianco.

“Certo.” rispose con aria seria.


“T/N!”

Mi girai di nuovo verso l’aula e vidi una sorridente Ochaco che sventolava una mano oltre la porta.

“Meglio che tu vada. Ci vediamo.” disse Shinsou allontanandosi.

Rimasi qualche istante ad osservarlo per poi seguire Ochaco.

“Non ho mai visto quel ragazzo prima d’ora. Mette i brividi.” confessò.

“Ahah, ma no. E’ gentilissimo.”

“EH? Una cotta già al primo giorno?!” disse ad un tono di voce troppo alto per i miei gusti.

“Ma no, che ti viene in mente?!” ribattei arrossendo agitando le mani.

“LA PIANTATE DI FARE CASINO?! SEDETEVI SU QUELLE CAZZO DI SEDIE E CHIUDETE QUELLE FOGNE.” urlò Katsuki tirando un pugno sul banco mentre Iida prontamente gli si parò davanti per rimproverarlo.

Io e Ochaco ci guardammo interdette e, mentre il biondino e il capoclasse litigavano, ci sedemmo ai nostri posti.

Non so perché, ma sorrisi.

(- Non è cambiato di una virgola.-)


 


 

Terminate le lezioni del pomeriggio, davanti alla nostra classe si radunarono alcuni allievi delle altre sezioni. Iida li interrogò sul motivo della loro presenza ma fu Katsuki a rispondere dicendo che erano lì per studiare i futuri avversari del festival studentesco. Dal mio banco posizionato in fondo alla stanza mi avvicinai per cercare di comprendere meglio la situazione.

Kacchan si posizionò davanti al gruppo di studenti.

“Levatevi, comparse.”

“Dovresti piantarla di dare delle comparse a quelli che non conosci!” lo rimproverò Iida.

Si udirono dei chiacchericci tra la folla, ma poi una voce prevalse sulle altre.

“Ero venuto a vedere questa famosa sezione A ma l’unica cosa che noto è un enorme arroganza.” disse un ragazzo dai capelli viola mentre si faceva spazio tra la folla. Lo riconobbi subito. “Quelli della sezione eroi sono tutti come te?”

Kacchan si irritò all’istante mentre Shinsou gli si parò davanti.

“Lo ammetto, assistere a una cosa simile è una delusione.” continuò grattandosi la nuca.

“Sia nella sezione ordinaria che nelle altre sezioni è pieno di persone che volevano entrare nel corso per eroi ma non ce l’hanno fatta. Lo sapevi?”

Katsuki si limitò ad un’espressione corrucciata.

“Tuttavia la scuola ci ha concesso un’opportunità. Se qualcuno di noi risaltasse durante il festival sportivo potrebbero anche considerare un trasferimento nella vostra sezione. Ovviamente pare sia vero anche l’opposto.”

Notai i miei compagni rabbrividire all’idea.

“Io quantomeno sono venuto a dirvi che anche se siete nel corso per eroi, se vi montate la testa vi metterò i bastoni tra le ruote. In pratica la mia è una dichiarazione di guerra.”

(-Dalla nostra chiaccherata di prima non sembrava così arrogante. Mi ricorda qualcuno.-)

Tra Shinsou e Katsuki ci fu uno sguardo di sfida, poi quest’ultimo fece per uscire dall’aula. Kirishima gli chiese cosa intendesse fare riguardo al fatto che ora ci odiavano tutti e il biondo si limitò ad una frase concisa.

“Chissene frega. Siamo in cima, quindi chissene frega.”

(-Come ragionamento non faceva una piega.-)

Ignorando tutti gli altri, Katsuki passò oltre dirigendosi verso l’ingresso.

(-E’ la mia occasione, devo parlargli.-)

Scattai verso la porta sfiorando Shinsou che mi fece un leggero sorriso. Ricambiai e ripresi il mio inseguimento del biondo che ovviamente si era già volatilizzato.

Uscii dalla porta d’ingresso e lo vidi camminare a testa bassa vicino ai cancelli. Cominciai a correre per raggiungerlo.

“Kacchan! Aspetta un attimo!”

Si bloccò di colpo non accennando a voltarsi.

“Che vuoi?”

“Ehm...mi chiedevo...se ti andasse di parlare un attimo.”

Finalmente si girò nella mia direzione mostrandomi la sua espressione furiosa.

“No.”

“Ma ci sono delle cose che...”

“HO DETTO DI NO, SEI SORDA? Non voglio parlare con te, non mi interessa. Facciamo come se non ci fossimo mai conosciuti, ok?! Piantala anche di chiamarmi Kacchan, per te sono Bakugo e basta!”

“Tu...ce l’hai con me per le cose che ti dissi nella nostra ultima chiaccherata, non è vero?” continuai imperterrita.

“AAAH, SMETTILA! Quella roba è morta e sepolta, non me ne frega un cazzo. Per me è andato tutto a puttane quella sera, non voglio più sentir parlare né di quella discussione di merda né di te. Quindi sparisci.”

Si voltò e riprese a camminare.

Ripensai alle parole di sua madre del giorno prima e questo mi diede coraggio.

“Se non è per quello allora perché non mi vuoi parlare? Non vedo il motivo per cui...”

Non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai con le spalle contro i cancelli dopo essere stata spinta dal biondo. Mi stringeva il braccio e sentivo benissimo la sua mano tremare. Avvicinò il suo viso al mio mentre mi guardava pieno di rabbia.

“Tu...devi stare lontano da me. E’ abbastanza chiaro?” disse con una voce quasi tremante.

Deglutii a vuoto.

“Ma dimmi perché, Kacchan. Cosa ti ho fatto?” risposi con tutta la calma che ero riuscita a racimolare.

Piegò la testa verso il basso mentre i tremori del suo braccio si fecero più forti.

“Basta. Dico davvero, stai zitta.”

“Credo di essere stata zitta fin troppo tempo, Katsuki. Se mi darai una buona ragione per farlo, eliminerò dalla mia mente ogni cosa che ti riguarda. Ma voglio che tu mi dica perché.”

Piegò ancora più la testa e dai tremori pareva sull’orlo di una crisi di pianto o di una crisi di nervi. Non riuscivo a capire quale delle due.

“Tks, fanculo.”

Lasciò il mio braccio dandomi un ultima leggera spinta verso il cancello e cominciò a camminare verso casa.

“Non puoi fare così, Katsuki!” urlai. Ovviamente mi ignorò proseguendo sulla sua strada.

Indecisa se seguirlo oppure no, rimasi a guardarlo mentre si allontanava quando sentii dei passi dietro di me.

“Tutto bene?”

Mi voltai e vidi Shinsou che mi osservava.

“Si...credo di si.” risposi a testa bassa.

“Quando mi sei passata di fianco nonostante tu mi abbia sorriso, non mi sembravi affatto tranquilla. Volevo vedere come stavi.”

“Tranquillo, Shinsou. Ti ringrazio.” Non riuscivo a guardarlo negli occhi.

Rimase ad osservarmi per un po', probabilmente incerto su cosa dire.

In testa avevo solo confusione. Katsuki occupava i miei pensieri più di quanto avrebbe dovuto.

“Spero... che le mie parole di prima rivolte alla tua classe non ti abbiano ferito.”

“Eh? Ma no, ci mancherebbe.”

“Ok...”

Si voltò per andarsene ma si fermò subito.

“Non penso tu sia arrogante come gli altri. Spero che potremo diventare buoni amici.”

“Certo Shinsou. Mi piacerebbe molto.”

“Ok. Ci vediamo.” disse allontanandosi verso la parte opposta a cui era andato Kacchan.

Rimasi immobile. Iniziai a fissare le mattonelle del marciapiede mentre il flusso degli studenti che dalla scuola si dirigevano verso casa mi sommerse.

Ero sola. Di nuovo.


 

   
 
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