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Autore: Soul Mancini    24/10/2018    2 recensioni
[TUTTE LE PERSONE DA ME CITATE IN QUESTA STORIA SONO DI MIA INVENZIONE. Tutti i riferimenti a fatti e persone reali sono puramente casuali; ci tengo a specificarlo, essendo questo un racconto ambientato su EFP.]
Camilla ha ventotto anni e ha già dato alle stampe tre libri, due dei quali sono divenuti dei bestseller. Nonostante ami la sua vita da scrittrice affermata e il contatto con i suoi lettori, decide di iscriversi a EFP: almeno sul sito potrà sentirsi al pari degli altri utenti e nascondere la sua identità.
E rimarrà completamente incantata da un'autrice dolce e insicura, che si cela dietro il nome di DreamingAwake.
DAL TESTO:
«Chiunque si celasse tra quelle righe, era riuscito a trovare un equilibrio vincente.
Recensii il primo aggiornamento con entusiasmo, elencando nel dettaglio quelli che secondo me erano i punti di forza dello scritto, poi passai al capitolo successivo.
I minuti scivolavano via veloci e con loro anche la stanchezza: ero curiosissima di leggere il seguito e non riuscivo a fermarmi.»
- QUARTA CLASSIFICATA al "Scegli il tuo mandala e ti dirò chi sei... Contest!" indetto da Freeshane sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ReggaeFamily

II




Quella mattina ero parecchio agitata, nonostante cercassi in tutti i modi di non darlo a vedere. Prima di uscire dalla stanza dell'albergo di Modena in cui alloggiavo, avevo fissato la mia immagine nello specchio e mi ero stampata sulle labbra il sorriso più credibile che mi era possibile in quel momento.

Non volevo che qualcuno si preoccupasse per me.

Milla, buongiorno!” mi salutò Enrico con allegria, mentre si apprestava a richiudere la porta della sua stanza.

Ehi! Dormito bene?” gli domandai, avvicinandomi a lui. Osservandolo meglio, notai che i suoi occhi erano segnati dalla stanchezza tipica di chi passa una notte insonne.

Alla grande” esclamò il mio amico, facendo volare in aria le chiavi della sua camera; si diresse a passo spedito verso l'ascensore.

Aggrottai le sopracciglia e lo seguii con una certa preoccupazione. Ultimamente lo vedevo più stanco del solito; sebbene da una parte fosse normale, dato che eravamo in tour da diverse settimane, non era certo da lui lasciarsi stravolgere dalla frenetica routine del viaggio.

Gli posai una mano sul braccio mentre premeva il pulsante per richiamare l'ascensore. Non si voltò verso di me e non aprì bocca.

Rick, sul serio: va tutto bene? Mi sembri un attimo provato. Non stai riposando?” gli domandai con dolcezza e apprensione, sperando che la mia domanda non risultasse poco discreta.

Mah, ultimamente ho un po' da pensare” ammise, senza tuttavia alzare lo sguardo su di me.

Spero non sia per colpa del tour; non vorrei che tutto ciò ti metta addosso troppa pressione.”

Enrico mi rivolse un lieve sorriso e mi strinse in un veloce abbraccio, proprio mentre le porte davanti a noi si aprivano. “Sei sempre così premurosa e dolce!” esclamò, prima di intrufolarsi dentro il box.

Ridacchiai e lo seguii. “Sei mio amico, è ovvio che mi preoccupo!”

Calò il silenzio per qualche secondo, riempito solo dal ronzio dell'ascensore.

Scrutai per un attimo il riflesso di Enrico nello specchio di fronte a sé: i suoi chiarissimi occhi erano seri e imperscrutabili.

Un giorno mi dirai che succede?” mormorai, sempre più in ansia. Non l'avevo mai visto così.

Lui mi strinse per un secondo la mano. “Penso che un giorno lo scoprirai.”

In quel momento le porte dell'ascensore si aprirono; Romina era già lì, ci aspettava in piedi mentre consultava una cartelletta zeppa di fogli.

Eravamo pronti per l'ennesimo firmacopie.



Tenevo lo sguardo basso sui libri che, uno dopo l'altro, sfilavano sul banchetto bianco dietro il quale mi trovavo. Dovevo concentrarmi solo sulle persone che avevo di fronte e renderle felici.

Da quando ero giunta in quel punto vendita Mondadori, avevo evitato di guardarmi attorno e incrociare gli sguardi dei miei tanti ammiratori: la verità era che avevo paura di trovarmi faccia a faccia con Dreamy, non avrei saputo che fare. Avrei dovuto svelarle la mia identità o mantenere ancora il segreto? Per quanto mi piacesse dare consigli al prossimo, non sapevo mai che fare quando mi trovavo di fronte a un problema in prima persona.

Comunque cercai di non pensarci troppo: stavo lavorando e dovevo dare il massimo.

Tutto sembrava andare per il meglio, fin quando non mi si presentò di fronte una ragazza alta e snella, che indossava una giacca blu notte e dei jeans neri; il suo viso dai lineamenti marcati era leggermente truccato e abbellito da un enorme sorriso, mentre una folta chioma di capelli lunghi e lisci, castano scuro con dei colpi di sole biondi, le ricadevano sulle spalle.

Era lei.

Ricambiai il suo sorriso emozionato, cercando di darmi un contegno e non far trasparire il disagio che provavo.

Ciao!” la salutai con disinvoltura, aprendo uno dei tre volumi che mi aveva posato di fronte.

Ciao” rispose lei timidamente. Aveva un timbro abbastanza basso e contenuto, come se attirare l'attenzione non fosse nella sua natura.

Allora, come ti chiami?” le domandai. Mi veniva quasi da ridere: lo sapevo benissimo, eppure non riuscivo proprio a portar fuori la verità.

Eliana” rispose lei, mentre le sue guance si coloravano leggermente di rosso.

Okay.” Riflettei per qualche secondo su cosa avrei potuto scrivere e mi venne in mente un'idea bizzarra: e se nella dedica avessi sostituito Eliana con Dreamy? In questo modo lei avrebbe capito chi fossi.

Valutai quell'idea solo per un istante, poi scossi la testa e avvicinai la punta della mia penna verde al foglio.


A Eliana,

al suo dolce sorriso che comunica tutto.

Camilla ♥


Non ci riuscivo, era più forte di me. Lei era una delle persone che sentivo più vicine in quel periodo, l'avevo di fronte, eppure non ero capace di portare fuori la verità. E se si fosse arrabbiata? E se l'avessi delusa?

Non volevo rischiare.

Grazie, sono delle parole bellissime!” Eliana teneva il libro tra le mani e spostava lo sguardo dalla dedica a me, gli occhi illuminati e colmi di emozione.

Figurati! Il tuo sorriso mi ha colpito molto. Ora firmo anche gli altri” affermai.

La mano mi tremava leggermente mentre tracciavo il mio nome sulla carta bianca.

Posso... chiederti una foto?” mi domandò la ragazza, per poi avvampare.

Certo, vieni qui!” Le circondai le spalle con un braccio quando mi fu a fianco; posai per il selfie, poi Dreamy afferrò la mia mano e la strinse per qualche istante.

Grazie, i tuoi libri sono di grande ispirazione per me” mormorò.

Di che mi ringrazi? Senza scrittura non potrei vivere!”

Anche per me è così.”

Mi si spezzava il cuore, avrei voluto piangere.

Oh, Dreamy, se solo sapessi!

D'istinto la abbracciai, sperando che quell'abbraccio potesse comunicarle ciò che a parole non potevo esprimere. Lei in un primo momento parve spiazzata, poi ricambiò la stretta.

Quando sciogliemmo l'abbraccio, la ragazza fu costretta a raccattare i suoi libri e dare spazio alle altre persone che stavano in fila.

Prima di perdersi in mezzo alla folla, mi regalò un ultimo sguardo colmo di gratitudine.

Avvertii un nodo in gola.

Camilla, Camilla! Mi puoi firmare questo libro? Così lo regalo a mia sorella per il compleanno!” La vocina di un bambino mi riportò alla realtà: un ragazzino di circa dieci anni, alto poco più del banchetto, sventolava in aria una copia del mio ultimo romanzo.

Non potei trattenere in gridolino intenerito. “Ma certo, piccolo! Come mai tua sorella non è qui?” gli domandai curiosa.

Perché lei va all'università e vive in un'altra casa” spiegò lui, rabbuiandosi leggermente.

E ti manca?”

Sì, tanto.”

Gli sfilai con delicatezza il volume dalle mani. “Come si chiama tua sorella?”



Su EFP trovai un messaggio di Dreamy risalente alla sera prima.


ODDIO CHE EMOZIONE, domani vado da Camilla Giurato!!!! Non ci posso credere, è un sogno *-* sicuramente farò qualche figuraccia, non so cosa dirle!!! Oddio, lei è un genio!

Buona fortuna a me XD


Mi lasciai sfuggire un sospiro.

Che c'è?” s'informò Enrico, seduto sul sedile posteriore del taxi accanto a me.

Niente” tagliai corto.

Digitai in fretta la risposta.


ODDIOOOO, com'è andata????


Era lecito chiederglielo, lei se lo sarebbe aspettato. Anche se in realtà sapevo già tutto.

Milla? Mi stai ascoltando?”

Caddi dalle nuvole. “Sì?”

Serata al pub sul retro dell'albergo?”

Misi via il cellulare e mi voltai verso di lui. “Stavolta ho proprio bisogno di lanciarmi in pista a ballare per un paio d'ore!”



Nonostante indossassi soltanto una leggera maglietta a maniche corte e un paio di leggings in cotone, le alte temperature nella stanza e il calore delle luci stroboscopiche mi facevano sudare.

Non era proprio da me scatenarmi a ritmo, soprattutto nel bel mezzo di un locale zeppo di gente. Eppure quel giorno ne avevo proprio voglia.

Mi sentivo stranamente euforica.

Mentre sorseggiavo il drink che Enrico aveva insistito per offrirmi e ondeggiavo leggermente a suon di musica, il mio amico mi osservava contento.

Però mi preoccupi” ammise.

Perché? Cos'ho?” gli domandai con un sorriso.

Non è da te comportarti così.”

Mmh... tu dici?” Iniziai a ridacchiare; forse l'alcol stava già sortendo i suoi effetti, non ero abituata a bere più di tanto.

Vabbè, lasciamo perdere. Allora, mi concedi questo ballo?” mi domandò del tutto a sproposito, dato che nel locale si diffondevano le note di una canzone movimentata e per niente adatta a un ballo di coppia.

Esultai e mi esibii in una giravolta, sorridendo raggiante. Di certo io e lui non ci saremmo mai lanciati in balli romantici o seri, eravamo amici, e poi io avevo un modo di fare molto più libero e rilassato.

Ricominciai a ballare per tutta la pista, spostandomi in fretta, mentre Enrico mi correva dietro; così iniziammo un buffo inseguimento tra la folla, ridendo e schiamazzando come due bambini.

Io avevo ventotto anni e lui ventisei, ma in certe occasioni era come se ne avessimo venti in meno.

Quando il brano su cui stavamo ballando terminò, Enrico mi raggiunse e mi posò una mano sulla spalla. Mi voltai e ridacchiai nel vedere il suo volto arrossato dalla fatica.

Sei stravolto!” lo sbeffeggiai con una linguaccia.

Però ti ho raggiunto!” obiettò, abbracciandomi affettuosamente per sottolineare la sua vittoria. “Sai,” aggiunse poi, “sei così allegra e positiva che stare accanto a te mi fa stare bene. Sei come una cura.”

Rimasi parecchio perplessa da quella sua affermazione: non era il tipo che si lasciava andare a discorsi strappalacrime o manifestazioni esplicite d'affetto. Forse, come me, aveva alzato un po' troppo il gomito.

Non sapevo come rispondere, ma quelle parole mi stamparono in viso un sorriso a trentadue denti.

Sorrise a sua volta, poi si fece nuovamente serio; riconobbi lo sguardo di quella mattina, quella strana malinconia che aveva velato i suoi occhi chiari.

Qualcosa non andava, era ovvio, non si trattava di un malumore passeggero. Stavo cominciando a preoccuparmi: magari aveva dei problemi in famiglia o aveva avuto un diverbio con qualcuno della casa editrice, e non me ne voleva parlare per non spaventarmi.

Gli afferrai un polso e lo trascinai in un angolo un po' più appartato dalla stanza.

Rick, sono in pensiero per te. Sei triste.” Puntai i miei occhi dritti nei suoi, sperando di riuscire a leggervi qualcosa.

No, tranquilla, è solo che...” cominciò lui, ma le parole gli si mozzarono in gola.

Che...? Se vuoi possiamo andare in un altro posto, questo non è l'ideale per parlare” proposi, cercando di metterlo a suo agio.

Sospirò, i lineamenti delicati contratti e il viso pallido. “Milla...”

Deglutii a fatica, sempre più in ansia. “Sì?”

Enrico aveva abbassato lo sguardo, a disagio; mi strinse con delicatezza un braccio, poi mi attirò a sé e posò dolcemente le sue labbra sulle mie.

Se un attimo prima ero fuoco allo stato puro, in quel momento divenni di ghiaccio. Non reagii: non lo strinsi a me, non lo respinsi, non ricambiai.

Volevo solo piangere per la commovente delicatezza di quel gesto: trasmetteva un amore e una passione che io non ero in grado di provare nei suoi confronti.

Enrico era un fratello per me, gli volevo un bene immenso, lo stimavo in campo lavorativo così come a livello personale, ma per lui non provavo nient'altro oltre questo.

Lui interruppe quasi subito quel contatto e si fissò la punta delle scarpe. “Ecco, ora sai perché sto così.”

Gli presi il viso tra le mani e lo costrinsi a guardarmi. “MI stai dicendo che sono io la causa della tua tristezza? Dimmi cosa posso fare per porre rimedio.”

No, è colpa mia. So bene che non ti potrò mai avere, so che tu non ricambi i miei sentimenti. E poi sto mischiando la mia vita privata con il lavoro.”

Andiamo” affermai, poi mi diressi verso l'uscita del locale.

Avevamo bisogno di parlare e chiarire questa situazione, così lo invitai in camera mia, dove potevamo star lontani da orecchie indiscrete.

Non voglio che tu stia male, dobbiamo assolutamente trovare una soluzione!” esclamai, dopo essermi chiusa la porta alle spalle.

Enrico si era già rannicchiato sul mio comodino, stringendosi le ginocchia al petto. Avevo paura potesse perdere l'equilibrio da un momento all'altro.

Mossi qualche passo verso di lui e mi sedetti sul materasso.

Tu non c'entri, è qualcosa che devo superare da solo.”

Ma io ti posso aiutare! Vuoi che ti stia vicino o preferisci che mantenga le distanze?”

Ho bisogno solo di una cosa: comportati come sempre, fai finta di niente se puoi. Come te, non accetterei che il nostro rapporto si sgretoli per colpa di questa... situazione.”

Calò il silenzio per qualche secondo e io frugai nella mia mente, in cerca di qualcosa da dire per rompere il ghiaccio. “Però balli bene” me ne uscii, poi scoppiai in una risata fragorosa e completamente senza senso.

Enrico ben presto venne contagiato. “Che scema, lo dici solo per prendermi per il culo!” mi accusò mentre rovinava sul mio materasso. Ecco, sapevo che non sarebbe durato molto in quella posizione precaria.

Ti posso abbracciare?” gli chiesi. Mi sembrava giusto domandare il permesso per un gesto così avventato.

Lui, in tutta risposta, mi attirò a sé senza smettere di ridere.

Trascorremmo qualche altro minuto insieme, in cui mi resi conto che nulla era cambiato tra noi. Nonostante il bacio che mi aveva rubato, non riuscivo a vederlo diverso dal solito: era sempre lui, il solito Enrico.

Era circa l'una di notte quando lui lasciò la mia stanza.

Prima di mettermi a letto, diedi una sbirciata a EFP. Dreamy mi aveva risposto, raccontandomi dell'incontro di quel pomeriggio con me, ma in quel momento non avevo voglia di aprirlo.

In compenso, trovai una bella sorpresa tra le Seguite: un nuovo capitolo di Il Limbo dei Bugiardi.



Il giorno dopo ebbi il coraggio di aprire il messaggio di Dreamy:


CINDY, ODDIO, E' STATO FANTASTICO!!!!!!!!!

Ancora non ci posso credere, oh mio dio O.O

Allora, Camilla è esattamente come me l'aspettavo: ha un sorriso che illumina un'intera galassia, è umile, dolce, gentile e disponibile! Mi ha anche abbracciato, TI RENDI CONTO??? *___*

Io ero imbarazzatissima, non sapevo cosa dire e non volevo sommergerla di complimenti, perché quel giorno ne aveva già ricevuto parecchi. Ma lei mi ha messo a mio agio e mi ha scritto una dedica bellissima sul libro: ha detto che ho un sorriso dolce!

Ha superato perfino le mie aspettative e anche ora se ci ripenso mi si inumidiscono gli occhi per l'emozione! La adoro, è una persona fantastica e spero di rivederla presto a un altro firmacopie!!! ♥ ♥ ♥


Una lacrima scivolò sulla mia guancia senza che riuscissi a controllarla.



Non fui mai così contenta di tornare nella mia adorata Toscana. Quel tour di presentazione mi aveva davvero sfiancato e mi aveva sottoposto a diverse situazioni problematiche: prima Dreamy, poi Enrico.

Tesoro!” esclamò mia madre non appena rientrai a casa, stringendomi in un caloroso abbraccio. Era bello trovarsi nuovamente lì, tra le sue braccia forti e protettive.

Come da tradizione, una volta tornata da un viaggio ero invitata a pranzo a casa dei miei; infatti nell'aria si diffondeva un odore delizioso, che associai subito alle lasagne.

Stavo trascinando ancora le valigie per l'ingresso, quando Maddalena mi saltò letteralmente al collo. “Cami, mi sei mancata!”

La strinsi a me e le diedi un bacio sulla guancia. “Ehi Maddy, piccola peste!”

Maddalena era mia sorella, aveva ventun anni ed era la ragazza più bella che avessi mai visto: capelli color miele, occhi grandi e azzurri, fisico perfetto, lineamenti dolci. Io e lei eravamo inseparabili, condividevamo tutto da sempre.

Una volta in cucina, salutai anche papà e Christian; quest'ultimo era il piccolo della famiglia, aveva tredici anni e io adoravo coccolarlo.

Allora, com'è andato questo viaggio?” domandò Maddalena una volta radunati tutti attorno al tavolo.

Mi lanciai in un articolato racconto delle città in cui ero stata, delle persone che mi erano rimaste impresse, di quanto mi fossi divertita con Enrico. Omisi dal racconto sia il bacio che il ragazzo mi aveva dato a Modena, sia l'incontro con la mia nuova amica: ne avrei parlato con mia sorella in separata sede.

Rimasi tutto il pomeriggio insieme alla mia famiglia, che mi era mancata davvero tanto. Inutile negarlo: ero profondamente legata a tutti loro.

Di sera decisi di non restare a cena e tornare nel mio appartamento. Ero distrutta, non vedevo l'ora di fare una doccia calda e rannicchiarmi a letto.



Ormai erano passati tre mesi dal tour per l'Italia e la mia vita aveva ripreso a scorrere secondo la sua naturale routine.

Anche EFP era entrato a farne parte.

Quasi mi venne da piangere quando, quella sera, lessi le note finali della storia di Dreamy. Mi ero affezionata tanto ai suoi personaggi e, soprattutto, avevo trovato quel racconto un vero capolavoro della letteratura. Mi sarebbe mancato tantissimo.

La mia amica spese delle parole dolcissime per me: mi ringraziò tanto e addirittura affermò che, se non fosse stato per la fiducia che avevo riposto in lei, non sarebbe mai riuscita a portare a termine il suo scritto.

Le lasciai una recensione molto lunga e sentita, in cui mi complimentavo ancora una volta per il suo ottimo lavoro e la spronavo a iniziare una nuova long, a scrivere ancora.

In privato invece le scrissi:


Il Limbo è UNA BOMBA!! Hai mai pensato di pubblicarla seriamente? Come un libro intendo.


Lei doveva essere sul sito, perché mi rispose quasi subito.


Aww Cindy, sei troppo buona con me *-* in realtà è una storia di cui vado abbastanza fiera, è il primo thriller “serio” della mia vita e non ti nascondo che mi piacerebbe inviarlo a qualche casa editrice. Ma non ho i soldi per farlo e sicuramente i grandi nomi come Giunti ecc non mi noterebbero mai! Penso che rimarrà un sogno nel cassetto.


Queste sue parole non mi piacquero per niente. La sua storia meritava, doveva emergere ed essere letta da molte persone. Dreamy era nata per fare la scrittrice, glielo ripetevo sempre, e ammettevo senza problemi di essere una sua grande fan.

Osservai la sottile barretta che lampeggiava nel campo di scrittura, mentre pensavo a una soluzione. Non l'avrei convinta facilmente, lo sapevo: tante volte le avevo proposto di contattare una casa editrice, ma lei si era sempre mostrata riluttante e disillusa.

All'improvviso mi illuminai: mi era venuta in mente un'idea geniale.


Ti prometto che avrai l'occasione per farti conoscere, fidati di me ;)


Non l'avevo scritto a caso, anche perché non l'avrei mai potuta illudere di qualcosa che non sarebbe successo.

Mentre spegnevo il computer, afferrai il cellulare e chiamai Enrico.

Milla! Sono le dieci di notte, mi devo preoccupare?” esordì lui dopo appena due squilli.

Ho bisogno del tuo aiuto per una cosa. Ci stai?” gli chiesi in tono complice, mentre un sorrisetto mi increspava le labbra.

Oh mio dio... cosa hai in mente?”

Vedrai!”



   
 
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