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Autore: queenjane    24/10/2018    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Comunque, tornando a Olga mi venne in mente un episodio.  A prescindere dalla sua nascita, che i Romanov chiamavano Alix “Mamma Cicogna”, il nome di uno dei personaggi dello “Schiaccianoci”, che lei e lo zar adoravano la bambina, da me e da lei. Sempre presenti, sempre vicine, amiche se non sorelle, fin da subito. Le chiacchiere, i giochi, le risa, essere vicine, stare in silenzio senza imbarazzo, non che vi fosse nulla da dire, ma tutto era stato già detto, perfette, immutabili, come i Pirenei, eterne come la rocca di Ahumada, vecchia di quasi 1000 anni, che si era ricostituita e aveva resistito, rievocai quelle scene.
Da gennaio a maggio 1916, mentre Alessio era a Carskoe Selo in attesa della primavera, lo Zar andava avanti e indietro tra visite alle truppe e soggiorni al Quartiere Generale. Alix lo veniva a trovare spesso, facendosi accompagnare dalle figlie. Una volta ci eravamo incrociate, io e  Olga, sempre di contrabbando e mi aveva fatto un discorso che mi aveva dato da pensare.
“Cat, pensi di vivere sempre così, di nascosto, come una vagabonda? O di mettermi dinanzi al solito fatto compiuto..”
“Quando finirà la guerra inventerò qualcosa. Sul fatto compiuto esplica che non ci arrivo”aveva sbuffato, roteando gli occhi, una comica smorfia che mi aveva strappato una risata.
“Per ora..vivo alla giornata”
“Ma va..fai solo finta di essere superficiale” Poi”Fatti abbracciare, mi manchi, almeno tra lettere e telefonate so che non ci hai lasciato la pelle”
Una pausa “Cat.. so che ti risposerai, avrai dei figli, ma voglio esserci se posso”
Senza replica, sul momento, per me figli e matrimoni erano solo una distante equazione, vi era  una muta stretta. Hermanas, ahora y por siempre. 
Poi vi era stato l’ingaggio di marzo, la cattura del disertore, l’ammissione esplicita di amare Andres, ricambiata, i suoi segreti, quindi avevo meditato, eccome.
Ero libera, finalmente, quella libertà me la ero guadagnata con le unghie e con i denti. E Luois sarebbe sempre rimasto con me, nel cuore e nei ricordi, e la sua morte non sarebbe stata come un’ombra, passata invano, un timido baluginio nel tramonto. 
“Eccoti, finalmente”
“Ciao Cat, sei un nuovo tipo di fungo”Era leggermente abbronzata, annotai, si tolse il cappello e osservò i miei stivali, ero in abiti maschili, scosse la testa e rise, mi agguantò per il gomito, brava, sei pazza, sei magnifica..   Avevo chiesto allo zar la cortesia di poter parlare con lei senza guardie al seguito, gli avevo detto che aveva indovinato e chiesto, gentile, un compiuto fatto di cronaca, di avere quel favore. Ormai  intuivo che nei limiti di lecito e segreto avrei potuto chiedere tutto.  O quasi. E volevo parlare con Olga in privato, alla peggio ero una ottima guardia del corpo.
“Per OTMA”l’acronimo formato dalle iniziali di Olga, Tatiana, Maria, Anastasia, a cui avevo scritto e cui avevamo risposto, una sola entità, come se non fossero persone distinte, con le proprie individualità e sogni, il loro nomignolo da sempre” è uno spasso poter venire a Mogilev, uno strappo alla nostra vita austera, i soggiorni sono troppo brevi. L’eccezione che fa la regola, chiaro, ma andiamo a visitare le famiglie dei contadini e degli impiegati ferroviari, portando dolci e giocattoli per i bimbi”Rise. Per lei era un bel discorso lungo, tra le due la logorroica ero io” Che ci seguono in corteo, festosi” Pausa “ Poi abbiamo le passeggiate private, gli spazi .. Tranne che, avendo ..scandalo senza parole da riferire, espresso il desiderio di passeggiare da sola senza troppe guardie in vista ho rischiato l’anatema della Zarina” come al solito passavamo da un discorso all’altro senza forzature.
“Sono una buona guardia del corpo. Fidati”
“Immagino. Tranne che mia madre sta dietro a Alessio, ogni giorno che era lontano, scrive a nostro padre e.. pensa a entrambi, Papa è il Sole, Aleksej Sunshine, raggio di Sole. Ora che è qui, pensa a lui e basta, il suo piccolo, il suo solo maschietto” Come un dato fattuale. Come osservò una volta Andres, un maschio dopo quattro ragazze porta a viziare, in maniera ineludibile, sub specie vi era la malattia. Lo zar era un ottimo padre, che si curava del figlio, peccato che tralasciasse il resto. E io sostenevo di amare lo zarevic e avevo rischiato di provocare un guaio di proporzioni irrisolvibili, con la mia sbadata superficialità.
E io ero stata una ribelle come lei, anni prima, nate femmine, ognuna aveva fatto il suo percorso di ribellione.. E va bene la libertà, la rabbia, l’impotenza e il soffrire, tranne che avevo ferito Alessio come uno scorpione, e non lo meritava, non avevo giustificazioni, attenuanti.  Pensai al figlio di Andres, nato troppo presto e morto altrettanto presto, amato e amatissimo, il suo principino, il suo rimpianto.  Alessio era il mio, avevo ragione a non fidarmi di me stessa con lui.
Mi accoccolai sui talloni, il senso di colpa che danzava nel giro di vene e arterie. “Da una parte, stare al Quartiere Generale gli fa bene, vede cose che a Carskoe Selo manco immaginerebbe. E dall’altra, troppe impressioni, troppe tutte insieme, è tanto nervoso e .. ha gli incubi, di continuo, credimi, è peggiorato, purtroppo per lui. I feriti ti hanno fatto venire l’esaurimento e lui è un bambino, so anche troppo che male gli fanno”avevo parlato di getto, senza trattenermi.
“Cat. Alessio ti adora, lo sai, lo ha sempre fatto, dalla volta che aveva da fare tre anni e si voleva lanciare da un cassettone, pretendendo di essere Peter Pan” Sorrisi, Anastasia gli aveva raccontato la storia del bambino volante, e lui, scampato alla sorveglianza, si voleva buttare da un cassettone, appunto,vai a capire come era arrivato in cima senza cadere. LO avevo acchiappato al volo, che se batteva una testata  se non andava al Creatore, per l’emofilia, rischiava di brutto per altro. E di sicuro a me aveva accorciato la vita di un paio d’anni, mentre Anastasia era stata messa in punizione senza fallo, che raccontava a un bambino irrequieto e vivace quelle cose, che aveva in testa, era una sciagurata“ Recuperato in fretta, e l’ho convinto che non era il caso, che non avevamo la polverina magica, che rischiava una cicatrice come la mia sulla fronte” Aveva riso, senza umiliarlo che non poteva, non era come gli altri bambini. Io a tre anni,  montata su una sedia, per giungere al mobile, avevo strattonato la trina su cui erano posate fragili, delicate porcellane di Meissen, Sevres e Limoges polverizzando il tutto. Mia madre mi aveva fatto saltare la cena per due giorni filati, quando avevo aggiunto con dei pestelli colorati spire vorticose ai suoi quadri di Monet, delle ninfee, non mi aveva rivolto parola per una settimana, tanto si era indispettita,  come avrebbe fatto Alix la volta che Alessio decorò il suo libro di preghiere favorito con le tempere “Si è divertito poi ..” A montarmi sulla schiena e le spalle, le braccia spalancate, abbracciato, coccolato e rassicurato, giocando, facevamo volare gli aquiloni, non i bambini. Aleksey .. E ora diceva che non voleva crescere, se il risultato era quello. I grandi e la loro confusione. Da brava egoista, mi veniva da piangere per entrambi, tranne che io ero il lupo, le lacrime non erano lusso per me.
“Ti ha adorato, ti adora, dice che quando vai a cavallo sei uno spettacolo, è bellissimo solo starti a vedere”  E lo avevo deluso, mi stavo specializzando, tra lui e sua sorella, pensai, autocompatendomi. E tanto avevamo chiuso, per mia disposizione unilaterale e lui manco lo sapeva, che conoscendolo, nel giro di poco mi avrebbe rivoluto, non si trattava di SE ma quando, bastava riflettere su come fosse tornato dopo manco dieci minuti, tacendo di me, che lo avevo richiamato a gran voce, mi ero abituata a stare con lui, da capo e di nuovo“Sei una principessa guerriera e hai raccontato le storie e le hai vissute”
“Una vita non basta.. “Tirai su la testa  e le spalle” E che, in segreto, è venuto dietro me e a Fuentes e .. ne ha viste troppe. Tante. Te lo ripeto da capo.  E’ solo un bambino, tuo padre era d’accordo, lo abbiamo portato in città, nel bosco, Andres a nuotare. È stato bravissimo, dava sempre retta” Quello potevo dirlo, senza tradire.
“E’ lo zarevic, l’erede al trono,  bene che impari come è il vero mondo, almeno un poco, che .. Non sarà il suo bene crescere come un fanciullo petulante e viziato, come è, malato o  meno, senza avere idea di come sia fuori dalla Corte. E tu gli vuoi bene, scusa il gioco di parole, ti faresti tagliare un braccio per evitare che gli succedesse qualcosa. “Sarei voluta sprofondare all’istante” Ti obbediva??Questa sì che è una novità”
“ Nemmeno ci fossimo accordate, lo stesso pensiero, solo che..” Lui del vaso rotto era stato zitto, tacqui a mia volta,  tanto avevo detto a sufficienza e Olga decodificò che avevamo combinato qualcosa, tranne che lo ritenne un affare tra me e lui. Dovevamo crescere, tutti e due, fine, io e lo zarevic, più io di lui.
Pausa, silenzio, avevo troppo da dire o troppo poco. E viceversa. Il suo viso amatissimo, espressione dopo espressione, che conoscevo, finalmente rilassato. Raccolse  le gonne, di lato,  il sole tesseva d’oro e bronzo i suoi capelli, gli occhi azzurro, indaco e oceano, luce e gioco,  sottili i polsi  e le mani.
“Olga, sono innamorata” Non ci incastrava nulla.
“Di Andres Fuentes? Anzi, Andrej, alla russa, e lui è innamorato di te. Anzi, ripeto,  ti ama, ottima scelta, la sua, si vede eccome, se uno se ne dà la pena di osservare. Due insuperabili scocciatori, che Dio mi scampi, quando siete in vena di chiacchiere”Netta e precisa, mi rassicurava. “Mi sono già congratulata per il tuo buon gusto, e vi guardavate e sorridevate a vicenda, della serie, sei solo mio e viceversa, guai a chi ti tocca, non ti piaceva e basta”
“Sì.” Una sola sillaba. “LO AMO”
“Ottimo. Si vedeva da un chilometro a gennaio, almeno per me” Corrugai la fronte” O per me che ti conosco” Non enumerò i casini e le complicazioni, amavo un cadetto, di nascita cattolica, più grande di me e con un passato di sventura alle spalle, ero recidiva, peggio di un criminale. E non mi chiese perché vivevo alla giornata, lo intuiva.  Meglio.
“Ti ha chiesto nulla? Di sposarvi, intendo, che non è un marpione, che pensa al suo solo piacere, e dato che è di sicuro intelligente ti ama”
Un cenno vago. Glielo avevo chiesto io.  E mi avrebbe sposato subito, peccato che non fossi sicura di avere figli. Argomento di importanza  capitale, altro che storie, quindi, per tacito accordo, soprassedevamo. E facevamo l’amore, sempre e comunque, ogni lasciata era persa. “Un marpione, che pensa solo al suo piacere?”E ne risi, scandalizzata. Che si immaginava, la mia furbona. “Non mi dire nulla.. che in caso di domande potrò affermare in tutta sincerità di ignorare l’argomento”
“It’s nothing at all. “ Deglutii. Mi venne in mente Alessio che raccontava di un soldato Michael, che Olga aveva curato, a cui aveva insegnato a leggere e scrivere  meglio, una nullità rispetto alla figlia dello zar, anche se era una infermiera, e che in amore non contano rango o regole. Intuii che anche lei avrebbe inventato qualcosa, era una Granduchessa Imperiale, una figlia e una sorella devota e paziente, e si sarebbe forgiata e declinata in modo diverso, anzi aveva già cominciato.
“Olga”
“Catherine” Deglutì e sorrise”Sai cosa sembriamo ora? Due sorelle innamorate e che progettano un futuro”
Sembriamo.. Lo siamo. Eravamo  solo due ragazze innamorate, dentro di noi la guerra.
“ Non mi ha chiesto  nulla.. LUI” Ecco, l’avevo detto, dando fiato alle mie favole.
“ Ottimo,” La replica. Sorella mia. “Oddio.. ti sei proposta TE?”ridacchiai.
“Ti mancava..?”Un cenno di assenso. “Quando vi sposate, fammelo sapere per tempo”
“Niente di sfarzoso, per entrambi è il secondo matrimonio, due vedovi, che ci inventiamo, tranne che ora attendo SUE. La butto sullo scherzo per non incorrere in una tragedia sicura”
“Oddio.. mi sei mancata fino alla noia” rise, divertita, quindi si accigliò “Ma non è giusto.. insomma..” immaginai che pensasse a lui come un libertino che non si prendeva le sue responsabilità ed era falso, lui mi avrebbe sposato all’impronta. E non era una romantica ballata, una favola a lieto fine, sul momento non azzardavo previsioni volontariamente.
“Aspetta.. è che, seriamente, deve essere sicuro, non so se avrò dei figli, su due gravidanze  ho avuto due aborti e..non sono idiozie, in un matrimonio contano, non posso fornire garanzie su questo. Se mi dici di cavalcare come una zingara, leggere qualcosa nel giro di poco o cose che so fare, siamo sicuri, su questo no ”
“Potrebbe non dartene lui.. che ne sai” riflettendo rapida, solerte e io sorrisi amara “Sua moglie è morta per le complicanze di un parto prematuro, insieme al bambino, Olga, non entro nei particolari .. Era un maschio, Xavier. Se ne è andato per non impazzire..” tacque, quindi girai il viso nelle sue gonne, mi carezzò la nuca e le scapole, poi rovesciai la testa, si era sdraiata sull’erba, schiacciando dei papaveri. “Vi sposerete e andrà bene, il primo lo chiamerete Felipe. Felipe Fuentes, figlio della principessa Raulov, e di Andres Fuentes, i signori delle montagneil discendente di Felipe Rostov-Raulov..”
Papaveri, rossi come il sangue, emblema di Persefone, regina dell’Ade. Moglie del re dei morti, ricordai la storia detta a Alessio, un mito dopo Spala. Ebbi un brivido di sventura, un presagio nelle ossa.  
“Catherine, ho sempre detto che sei la mia principessa e così è. Ma ora .. Devi essere libera, per te e per me, mille vita in una” Le sue parole, come una condanna,  una benedizione, i suoi occhi avevano la sfumatura dell’arcobaleno, ancora luce e giochi e arcobaleni perduti.
“Sei mia amica e sorella”
“Lo so”Sorrise, amara, “ Fa tanto teatro e siamo noi” Le baciai il palmo.
“Quando avrai bisogno, nei limiti cercherò di aiutarti”
“Anche nelle scemenze e nelle ribellioni. Interessante, cara. Intanto mi prenderò una grammatica di spagnolo. E rileggerò le tue lettere, di quando eri in Spagna e parlavi di un matrimonio, e Granada e di un picador. “ Maliziosa, cercando di stemperare la commozione “A proposito, tieni questo foulard azzurro”Se lo sciolse dal collo e me lo passò, era di seta, lei lo aveva ricamato con cura, fiori e farfalle, ogni punto una cura e un pensiero. “ Non mi contraddire, dirò che lo ho perso, poi ho sempre quella tua benedetta Iliade, almeno ti porterai dietro qualcosa di me. Principessa Fuentes”scandì.
“Non sono una Fuentes”
“Sul momento NO..”Tossì, imbarazzata, commossa “Questo matrimonio non me lo voglio perdere..”
“OLGA.. “
“Ti adoro, Catherine.. sei una forza della natura”
“Anche no, sono una stupida”
“Basta.. dai”
E tutti scemò nel silenzio.
E non eravamo sante o martiri, ma giovani donne, ragazze, che apprezzavano la vita e i suoi scherzi.
La ricordo, perfetta, in quiete, la mia Olga, aggiunsi che come ero libera io, alla fine lo sarebbe poi stata pure lei, certo, posso  essere re degli spazi e del cosmo infinito, in una noce, che il mio regno è questo, parafrasando Shakespeare.
Così mi piaceva ricordarla.
Come dopo il mio primo parto, sudata, fradicia, felice, che teneva mio figlio tra le braccia, il 12 giugno 1917. “Lo abbiamo fatto insieme” “Come no” “Grazie, Olga”
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna
E io ti amavo, I’ll love you forever, I’ll lack You for always.
With all my love.
La principessa di un regno favoloso, andata via troppo presto.
Ti sia lieve la terra.
A me il vino.
Riposa in pace, Olga, io non ti scorderò mai.
   
 
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