Code of behaviour:
to love
Gabriella
si rigirò dolcemente tra le coperte mormorando assonnata
mentre una calda luce
pomeridiana filtrava dalla finestra disegnando tenere ombre arancionate
sul
pavimento. Piccoli e rapidi come il dolce battito del cuore
avvertì al suo
fianco dei passi che si fermarono proprio al fianco del letto.
Sospirò senza
trovare il coraggio di aprire gli occhi e si girò nuovamente
infastidita
dall'idea di doversi alzare e incuriosita di scoprire a chi
appartenessero quei
piedini piccoli che avevano camminato sul parquette liscio e lucido.
Avvertì
qualcosa di impacciato, o forse qualcuno, tirare le lenzuola al suo
fianco e
avvicinarsi al suo corpo steso. Aprì gli occhi sbattendo le
lunghe ciglia nere
mentre i boccoli bruni erano sparpagliati scompostamente sul cuscino e
quando
un piccolo visino paffutello e un po' confuso le comparve davanti alla
visuale
si mise a sedere lentamente sorridendo. Vide i capelli come i suoi
teneri e
neri e sorrise mentre il bambino piccolo le sorrideva con dei dentini
bianchi
lucidi. Gli carezzò la testa affettuosamente e gli
stampò un bacio sulla
guancia mentre una vocina piccola e lontana le diceva gioiosamente
pimpante.
-Ma
mamma mi sono svegliato prima io di te!-
Gabriella
rise e cercò di prenderlo tra le sue braccia quando il bimbo
si infilò sotto le
coperte e gatton gattoni camminò per tutto l'enorme
materasso e Gabriella vide
il bozzetto percependo solo la risata divertita del bimbo.
Posò la coperta
sopra la sua testa e cercò di guardare sotto le coperte per
vedere il bimbo. Un
colpo al cuore quando si trovò proiettata in uno spazio
bianco che si
rimpiccioliva mentre un guanto di tenebre si protendeva verso di lei.
Si guardò
attorno spaesata e gridò in quel bianco di coperte.
-Matt?
Matt dove ti sei cacciato?-
Non
udendo risposta andò avanti e si trovò non
più nel letto ma in uno spazio
indefinito cercando il piccolo bambino. Fece qualche passo avanti
quando
improvvisamente percepì una mano sul suo polso.
Urlò terrorizzata e si
divincolò per muoversi e liberarsi dalla presa. Dov'era
Matt? Dov'era suo
figlio? E dove si trovava lei?
Aprì
gli occhi di soprassalto e si trovò completamente zuppa sul
letto mentre
voltatasi di scatto vide Taylor al suo fianco che la guardava
leggermente
preoccupata. La brunetta indossava una vestaglia da notte mentre le
ombre delle
insegne luminose fuori dalla finestra illuminavano di diversi colori la
stanza
buia dell'appartamento.
-T...Tay?-
Mormorò
Gabriella incerta mentre la brunetta annuiva leggermente scossa
fissando Gabriella
preoccupata.
-Si,
piccola, ti ho sentita urlare e sono corsa a vedere...-
-Ma...ma
che ore sono?-
Chiese
Gabriella arrossendo voltandosi verso la sveglia che segnava le tre di
notte.
Si passò una mano sul viso ricadendo stesa sul letto mentre
Taylor le
rispondeva con un sorriso raddolcito.
-Sono
le tre di notte...-
-Oh...scusami.
Ti ho svegliata. Comunque va tutto bene...torna a letto domani hai
l'esame.
Scusami Tay.-
Taylor
ridacchiò alzandosi e dirigendosi verso il letto le disse
con voce suadente e
affettuosa.
-Tranquilla
Ella...tranquilla...-
Detto
questo scomparve diretta nella sua camera. Gabriella sbuffò
e si passò una mano
sulla fronte madida di sudore tremando leggermente. Era così
stranita, così
emozionata, aveva mille brividi che le attraversavano il corpo senza
sosta. Chi
era quel bambino? Aveva provato un piacevole calore che le aveva
scaldato tutto
il corpo partendo dal cuore. Sospirò pesantemente e si
alzò scostando con una
mano le coperte: di rimettersi a letto non ne aveva intenzione, la
paura che
quel sogno le aveva messo in corpo quando non aveva visto
più nulla attorno a
se era stata troppo forte. Arrivata in cucina estrasse la bottiglietta
d'acqua
e quando se ne versò un goccio seguì con lo
sguardo la mano vicino alla pancia
piatta. Provò un brivido e mentre beveva l'acqua e si
poggiò la mano libera
all'altezza del ventre sentendosi strana. Dopo aver chiuso il frigo e
messo il
bicchiere a lavare si incamminò lentamente verso il comodino
vicino al letto.
Estrasse una scatolina e presa dall'ansia la fissò
poggiandola con se sul letto
ad una piazza e mezza.
Iniziò
a torturarsi un unghia mordendosela in continuazione senza trovare il
coraggio
per andare in bagno ad eseguire il test di gravidanza che Taylor
l'aveva
costretta ad acquistare pochi giorni prima, venuta a sapere che la
notte
frequentava qualcuno. Gabriella a quel pensiero provò una
fitta ricordando chi
era quel qualcuno, il suo migliore amico. Dall'unghia mangiucchiata
passò ad un
boccolo bruno che continuò a rigirare sul dito fino a che
non avvertì un presa
sullo stomaco che la obbligò ad alzarsi. Con la vestaglia di
seta morbida che
ricadeva sulla sua pelle liscia la ragazza si diresse rapidamente verso
il
bagno dove sparì con la piccola scatoletta contenente il
test.
Poco
dopo inevitabilmente un urlo le sgorgò dalle labbra
risuonando per tutto
l'appartamento nel completo silenzio.
Continua...