Rafael Alves
Camila stava leggendo
dei documenti di lavoro, seduta su un grosso freezer in cui erano stipate le
bottiglie del Return Game e di tanto in
tanto alzava lo sguardo osservando JB e Rafael che stavano praticamente
smontando e rimontando una vecchia moto da almeno due ore nel magazzino del bar
«Mi passeresti quel cacciavite alla tua sinistra?» la mano di Rafael comparve
da dietro la ruota posteriore e JB gli passò quanto richiesto, avvicinandosi
poi al brasiliano per vedere più da vicino quello che stava facendo «Secondo me
dovremmo allentare un po’ il bullone da quella parte» aggiunse poi dopo qualche
momento di riflessione il keniano grattandosi perplesso il mento «Non vorrei
che se aumentasse troppo la pressione saltasse via»
Rafael si mi
seduto osservando con attenzione il punto che gli aveva indicato l’altro
sensate «Credo tu abbia
ragione…mal che vada se vediamo che non va bene gli diamo un altro giro»
Jamal annuì «Sì,
facciamo un tentativo»
Camila abbassò
leggermente i fogli che stava leggendo inarcando un sopracciglio «Non sta per esplodere nulla giusto?» chiese non
del tutto convinta.
JB fece saettare
lo sguardo dalla ragazza alla moto prima di scrollarsi le spalle «Nah, non penso…non dovrebbe succedere nulla»
«Ecco, è l’uso del
condizionale che mi preoccupa»
Rafael roteo gli
occhi sorridendo «Malfidente,
guarda che io e JB siamo dei meccanici abilissimi»
«Dei veri
professionisti…cioè non esattamente professionisti, mica abbiamo un’officina»
«Siamo degli amatori
molto molto bravi» concluse Rafael allungando poi una mano nella direzione
della ragazza per aiutarla a scendere dal frigo «Puoi anche fare un giro se
vuoi»
Camila guardò a
metà tra lo schifato e il terrorizzato la moto «Mi
spiace ma credo che passerò…nel caso in cui però avessi una vespa da qualche
parte, accetterei l’offerta»
«Fa tanto Vacanze Romane» commentò JB con un
sorriso mentre Rafael aggrottava le sopracciglia perplesso «Quel film con
quell’attrice babbana famosa con le sopracciglia folte che piace tanto a mia
madre?»
Camila emise uno
strano verso di orrore «Audrey
Hepburn è L’Attrice babbana per
eccellenza, ignorante!» sibilò adirata mentre i due ragazzi scoppiavano a ridere
«E non ridete! È una cosa seria!»
Rafael alzò le
mani in segno di resa con un gran sorriso «Chiedo
umilmente perdono» la catalana gli lanciò un altro sguardo di fuoco «Posso
offrirle della sangria per farmi perdonare?»
«La sangria dici? E
da quando voi sudamericani sapete farla bene?» la ragazza guardò il barman
incrociando le braccia con aria di superiorità.
JB si sfregò le
mai «Oh oh, sento odore di sfida!»
con un gran sorriso il ragazzone fece segno agli altri due di precederlo
all’interno del bar.
*
Silas sbatté
frustrato un pugno sulla scrivania disseminata di documenti: doveva
ricominciare da capo! A pensarci gli veniva veramente voglia di sbattere la
testa contro il muro fino a che, dopo aver perso la memoria a causa di danni
cerebrali possibilmente irreparabili, non si fosse dimenticato una volta per
tutte di quella maledetta faccenda dei cluster.
Due! Erano
magicamente diventati due! Da un momento il cluster descritto dal padre era
rispuntato come un fungo incasinando ulteriormente la situazione.
Per sicurezza
aveva fatto chiudere tutta la sezione delle camere dell’Ufficio Misteri e aveva
proibito a chiunque di avvicinarcisi: se non era in grado lui di gestire la
situazione, modestia a parte, figuriamoci cosa sarebbe successo agli altri
indicibili.
Guardò gli occhi
penetranti di suo padre, il cui azzurro intenso non risaltava dalla foto in
bianco e nero, indirizzargli uno sguardo penetrante dalla cornice. Negli ultimi
giorni aveva solo voglia di mandare tutto al diavolo, creare una nuova stanza
del pensiero, chiudere con venti mandate quella vecchia e di dimenticarsi tutto
quel macello, ma c’era sempre qualcosa che lo tratteneva: il pensiero che suo
padre avesse dato letteralmente la vita per studiare quello strano fenomeno lo
faceva sentire in dovere di andare avanti.
Doveva capire cosa
gli era successo, non accettava di rimanere all’oscuro di qualcosa, lui, che da
quando ne aveva ricordo era stato lo studente più brillante, colui che si era diplomato
indicibile undici mesi prima del tempo standard, il più giovane capo
dell’Ufficio Misteri della storia.
Sollevò con uno
sbuffo le due mappe che aveva disegnato sulla carta trasparente babbana e le
mise a confronto: per un paio d’ore si era illuso che avere più elementi
avrebbe potuto essergli utile, ma ben presto si era reso conto che quelle
informazioni non facevano altro che complicargli la vita.
L’unica
conclusione a cui era arrivato riguardava le due sfere più grandi che aveva
stabilito, più a naso che su basi scientifiche, dovessero appartenere a
individui localizzati a circa cento chilometri di distanza. Più precisamente la
sfera arancione si trovava sempre e comunque più vicina al ministero mentre
quella verde alle volte sembrava essere nella stessa posizione dell’altra e in
altri casi diventava leggermente più piccola.
Probabilmente la
persona a cui apparteneva la sfera arancione non si muoveva spesso da Londra
mentre, verosimilmente, l’altra persona viveva fuori dalla capitale, ma veniva
spesso per lavorare…o forse solo perché voleva farsi un giro in centro: in
tutta franchezza, non ne aveva la minima idea.
Guardò un’ultima
volta gli appunti prima di alzarsi spazientito e uscire dall’ufficio a grandi
falcate. Aveva un disperato bisogno di una burrobirra…magari anche di un paio
di bicchierini di whisky.
*
Mentre Mike
continuava ad inserire combinazione bellamente a caso, Christie improvvisamente
saltò in piedi, colta da una vera e propria folgorazione «Primo settembre
1981!» strillò precipitandosi al fianco dell’amico «010981…dai, dai prova a
inserire questa combinazione»
L’ex grifondoro
guardò leggermente perplesso l’amica «Perché
proprio questi numeri?» chiese mentre inseriva le cifre «E’ stato il primo giorno
ad Hogwarts di mia mamma…il primo giorno in cui lei e mio zio sono stati a
scuola insieme»
Il lucchetto saltò
e Christie trattenne il fiato «A
quanto pare sei veramente entrata nella testa di tuo zio, Chris Holmes»
commentò con un filo di voce il ragazzo mentre la rossa lanciava un urlo di
gioia abbracciandolo con uno slancio tale da far finire entrambi per terra.
Più precisamente
Mike si ritrovò sdraiato sul tappetto con Chris stesa sopra di lui ed entrambi
rimasero senza fiato «Eh…forse
dovremmo dare un’occhiata al…baule» mormorò Mike deglutendo e maledendosi un
secondo dopo averlo detto, quando Christie, rossa come un pomodoro annuì
frettolosamente alzandosi dal petto del ragazzo «Sì…meglio guardare cosa
contiene…»
I due si
avvicinarono al baule evitando accuratamente di guardarsi negli occhi e, dopo
aver preso un bel respiro, Christie ne aprì il coperchio.
*
Rafael servì con
uno sguardo decisamente soddisfatto la sangria agli altri membri del cluster «Forza Camila, aspettiamo tutti il tuo giudizio!»
Sette sensate
ridacchiarono mentre Camila, con l’aria della più navigata sommelier annusava
poco convinta il liquido assaporandone un sorso «Non
male» decretò poi
«Guarda che ti cresce
il naso: si vede lontano un miglio che ti è piaciuta tantissimo» commentò
furbescamente Sebastian.
«Hey qui la
legilimens non io!»
«Sì ma siamo
collegati tra noi e il mio senso senso mi suggerisce che hai apprezzato molto
la bevanda» mentre la spagnola borbottava qualcosa di poco carino riguardo dove
avrebbe volentieri mandato il suo sesto senso, JB guardò i ragazzi piuttosto
perplesso «Mi sono perso qualche passaggio…in che senso dovrebbe crescerle il
naso»
«C’è una favola
babbana che racconta di questa marionetta a cui cresce il naso quando dice le
bugie» spiegò Rafael mentre il keniano lo guardava abbastanza sconvolto «E’
abbastanza…»
«Inquietante» completò per lui Hele «Già, non posso che darti ragione, ma quasi tutte
le favole hanno un fondo di inquietudine, comprese quelle magiche»
«Non per fare il
guastafeste, ma non credete che sarebbe meglio parlare della faccenda della
signora Scott» disse Åke rigirandosi tra le mani il bicchiere «Nott, signora
Nott» lo corresse Margaret.
«Stai esattamente facendo il guastafeste»
aggiunse Blaise con un sorriso prima però di dare qualche amichevole colpetto
sulla spalla del biondo, quando lo vide adombrarsi offeso.
«Dico solo che io
sono certo che lei mi abbia guardato» continuò il ragazzo mentre JB scoppiava a
ridere assestandogli una pacca molto meno delicata di quelle di Blaise «Come si
fa a non guardare un bel ragazzo come te?»
Andriy sorrise «Dai ragazzi, forse Åke ha ragione»
«Ma nessuno ci ha mai
visti…come mai lei dovrebbe essere diversa?»
Il medimago si
mordicchiò il labbro «Non
saprei…magari studia i casi come il nostro» ipotizzò «o forse anche lei ha la
nostra stessa particolarità…i casi simili spesso hanno delle attività, giusto?»
chiese poi all’indirizzo di Åke che, essendo uno spezzaincantesimi, doveva
saperne parecchio «Non sarebbe insolito in effetti: spesso per annientare una
maledizione se ne usa un’altra molto simile…»
«Similia similibus
curantur» mormorò Blaise soprappensiero, guadagnandosi delle occhiate perplesse
dalla maggior parte dei compagni «I simili si curano con i simili» tradusse poi
velocemente «Sono appassionata di rune latine» aggiunse sorridendo.
Åke annuì «Sì, l’idea
di base è quella…questo però vuol dire che ci sono altri come noi in giro»
«E io che speravo di
essere un caso unico, raro e speciale» Sebastian spalancò le braccia con fare
teatrale facendo scoppiare a ridere gli altri «Scherzi a parte, credete che
dovremmo preoccuparci degli altri come noi?» chiese Margaret corrucciata.
«No, perché
mai…insomma, se sono come noi saranno certamente delle adorabili persone a modo»
commentò JB con un sorriso cercando di pensare positivo.
«E’ anche vero che
noi siamo nove sbandati senza la minima idea di cosa stia succedendo» fece
notare Rafael «Magari qualche gruppo con più esperienza di noi potrebbe non
avere intenzioni oneste»
«In base alla mia
esperienza posso solo dire che le rarità non sono mai lasciate in pace» mormorò
tetro Åke mentre Hele sbuffava «Sì però ragazzi siete catastrofici! Fino a sei
secondi fa parlavano di belle cose come simili che aiutano simili e ora stiamo
pensando ai mille modi in cui un ipotetico»
Åke le rifilò un’occhiataccia «altro gruppo come il nostro potrebbe nuocerci»
«Dobbiamo vagliare
tutti i possibili casi» le disse paziente Andriy con fare scientifico e
professionale «E’ sempre meglio essere pronti al peggio»
«Ma la vera domanda
è» sospirò Camila incrociando le braccia «Quale potrebbe essere il peggio in
questo caso?»
«Finire come delle
cavie di laboratorio» buttò lì Rafael «Okay, fa tanto filmaccio americano da
quattro soldi sulla teoria del complotto, però potrebbe anche succedere»
Margaret sospirò
tamburellando le dita sul bancone prima di chiudere stancamente gli occhi e
spingere il bicchiere verso Rafael «In
tutto ciò, io credo di avere bisogno di un altro bicchiere di quella cosa»
borbottò facendo ridacchiare il barman, che la servì generosamente.
*
Mike si massaggiò
la testa dove pochi secondi prima sua madre l’aveva colpito con una ciabatta
straordinariamente pesante quando, dopo aver visto Christie schizzare in bagno
alla velocità della luce, aveva frainteso la situazione pensando che fosse
stato proprio suo figlio a farla piangere.
«Chris?» Mike bussò
piano alla porta del bagno «Chris per favore fammi entrare» supplicò con un
filo di voce: odiava vedere le persone tristi e Chris era la sua persona
preferita, vederla stare male era fisicamente insopportabile per lui.
Appoggiando
l’orecchio al legno chiaro non sentì alcun singhiozzo ma, con buona pace della
privacy, aprì la porta con la magia, non volendo lasciarla sola.
Chris era seduta a
terra contro il mobiletto sotto il lavandino, con la faccia pigiata contro le
ginocchia e Mike, dopo aver chiuso la porta a chiave le si sedette a fianco,
attirandola a sè «Mi spiace
Chris…mi spiace tanto»
La rossa sollevò
la faccia dalle ginocchia e guardò l’amico con occhi persi «Mia madre non mi ha mai detto nulla…noi ci
diciamo sempre tutto…e io non mi sono mai accorta di nulla» Mike le cominciò ad
accarezzare i capelli «La sua apprensione esagerata quando mi sono iscritta al
corso per diventare indicibile era dovuta a quello. Per Salazar non sai quante
cose orribili le ho detto in quel periodo! L’ho accusata di essere parte di una
vuota società patriarcale che si rifiutava di vedere le ragazze fare
carriera…che razza di stronza sono stata»
«Chris tu non ne
sapevi nulla, non devi incolparti» Mike cercò di sorriderle «Ora possiamo
sistemare le cose!»
«Sì e saltare in aria
come zio Paul»
«Non dirlo nemmeno
per scherzo: sistemeremo tutto, mi hai capito?!» Mike le prese le mani
guardandola serio «Mio zio era uno degli indicibili migliori…se non è riuscito
lui cosa pensi che potremmo combinare noi due?» la ragazza lo guardò scettica
e, nonostante il suo tono tagliente, Mike si rilassò un attimo riuscendo
finalmente a riconoscere il carattere peperino dell’amica
«Prima di tutto come
hai detto bene tu siamo in due e in seconda istanza, magari il nostro cattivo
non sarà cattivo come Elijah»
Christie sbuffò «Silas è suo figlio…»
«Non fare di tutte le
erbe un fascio»
«Non sto facendo di
tutte le erbe un fascio, dico solo che probabilmente vuole solo sapere cos’è
successo a suo padre…ad ogni costo»
«Senti sto cercando
di tirarti su il morale, cerca di essere più collaborativa» Chris guardò
l’amico per qualche secondo con uno sguardo strano prima di scoppiare a ridere
«Ah beh, lieto di averti fatta ridere» borbottò il ragazzo vagamente offeso
«Ora miss Nott alzi il suo regale deretano dalle piastrelle del mio bagno e
vediamo di andare a scoprire qualcosa…ah, quando usciremo da qui potresti
esibire un sorriso o qualcosa di simile?»
«Ehm okay…perché?»
«Perché mia madre mi
ha già lanciato una ciabatta in testa, convinta che fossi stata io a farti
qualcosa…non vorrei che questa volta mi tirasse addosso il phon o qualche
oggetto contundente» la ragazza spalancò la bocca sorpresa alzandosi
immediatamente a controllare la testa dell’amico mentre non la finiva più di
scusarsi.
*
Joseph si trascinò
nel Return Game, crollando poi su uno sgabello con la testa sepolta tra le
braccia stese sul balcone «Sono
morto» mugugno tetro mentre il fratello maggiore scoppiava a ridere «E’ stato
duro l’allenamento?» chiese Rafael versandogli del succo nel bicchiere.
«Tutti i bolidi ce
l’avevano come» Rafael scoppiò a ridere e il più piccolo alzò lo sguardo
risentito «Cosa ridi, è vero! Uno per poco non mi spaccava il manico della
scopa!»
«Sei ancora tutto
intero, il che significa che sei riuscito a schivarli tutto: probabilmente,
dato che sei molto bravo vogliono metterti alla prova»
«Non sono così eccezionalmente
bravo»
«Regola numero uno,
non denigrare il mio fratellino…»
«Che poi sarebbe
proprio il sottoscritto»
«…e regola numero
due, non contraddire tuo fratello maggiore» concluse Rafael sorridendo «Dai,
bevi qualcosa»
Joseph prese un
sorso della bevanda prima di alzare lo sguardo risentito verso il maggiore «Ma è succo di pera! Non ho mica quattro anni!»
Rafael inarcò un
sopracciglio «Mamma sarà qui a
breve, davvero vuoi farti beccare a bere alcol da lei?» chiese con uno sguardo
eloquente mentre il più giovane spalancava gli occhi impaurito al solo pensiero
«Penso che potrebbe appendermi per i pollici dei piedi al soffitto»
«Chi potrebbe
appendere chi?» Anita fece la sua comparsa nel bar, scrutando attenta i due figli
«Nessuno mamma, si scherza…» borbottò il più piccolo mentre la donna faceva
rimbalzare lo sguardo da uno all’altro «Cosa stai bevendo?» chiese poi con tono
fintamente leggero.
«Un disgustoso…»
Rafael fulminò il fratello con lo sguardo «cioè, volevo dire, un delizioso
succo alla pera»
Anita si sedette
sulle sgabello a fianco a Joseph e, prima che potesse dire alcunchè, Rafael le
fece comparire davanti un piattino ricolmo di tramezzini e una tazza di thè
fumante «Hey a me non hai
dato gli stuzzichini! Cos’è questa storia?» Joseph guardò offeso il fratello
maggiore che si scrollò le spalle «La mamma è la mamma» disse semplicemente
facendo ridere la donna.
«Fate i bravi e non
litigate…Joseph non fare il bambino e leva quel broncio, a breve andremo a casa
a cena…vieni anche tu Rafael?»
Il ragazzo ci
rifletté un attimo «Sì, per stasera lascio chiuso il bar»
«No sei obbligato
tesoro, davvero…»
«No mamma, lo sai che
mi fa piacere» il barman rivolse un sorriso sincero alla donna, il cui volto si
illuminò «Perfetto! Io e Joseph andiamo e ti lasciamo il tempo di chiudere con
calma»
Prima di uscire
con la madre dal locale, Joseph si assicurò di rubare un paio di tramezzini,
lanciando uno sguardo di sfida al fratello che in risposta si limitò a scuotere
il capo esasperato.
«Tua madre mi sembra
un bel tipo» commentò allegra Camila, che era spuntata al posto di Joseph non
appena i due erano usciti «E tu sei un fratello maggiore molto più responsabile
di quanto non mi sarei mai aspettata» aggiunse inghiottendo un tramezzino.
«Non so se
ringraziarti per il complimento o offendermi per il tuo aver messo in dubbio la
mia serietà» il ragazzo le si sedette di fronte con un sorriso.
Camila scrollò le
spalle prima di bloccarsi con un tramezzino a mezz’aria «Ma io ti sto facendo perdere tempo! Tu dovresti
sistemare il locale…»
Il ragazzo fece un
gesto incurante con la mano «Un
paio d’incantesimi se sarà tutto a posto, tranquilla…e poi mia madre deve avere
il tempo di cucinare»
«Lei non ha poteri,
giusto?»
«No, ma ti assicuro
che fa magie ai fornelli, anche senza trucchetti, come li chiama lei» precisò
Rafael non senza una nota di orgoglio nella voce
«Mio padre non aveva
poteri…» il volto della ragazza si adombrò e Rafel le poggiò una mano con la
sua «Anche mio padre è morto quando ero piccolo» mormorò «Mi spiace» il ragazzo
annuì «Nonostante tutto ringrazio però, ogni giorno di avere almeno mia madre e
mio fratello»
Camila annuì
sorridendo a sua volta «Anche
io…le donne latine hanno una marcia in più, c’è poco da fare, mia madre è una
vera forza della natura» Rafael la guardò stupito «Da quel che sapevo agli
spagnoli non piace essere definiti latini»
«Infatti è così, ma
mia madre è messicana»
«Allora avrà frequentato
Castelobruxo!» Rafael sorrise ripensando alla sua vecchia scuola «Già…peccato
che non mia abbia passato i geni della botanica: sembra che io sia in grado di
far morire qualunque pianta anche solo guardandola»
Rafael guardò
preoccupato le piante grasse posate sul davanzale della finestra «Allora non guardarti troppo in giro, per favore,
non si sa mai…ahia, sei violenta» il ragazzo si massaggiò la testa dove Camila
l’aveva appena colpito con una sberla «Mezza latina, ricordatelo» soffiò lei
offesa prima di prendere un altro tramezzino e sparire, facendo però
l’occhiolino al ragazzo.
Rafael scosse il
capo sorridendo prima di incominciare a sistemare, senza riuscire a togliersi
dalla testa l’idea che Camila e sua madre sarebbero potute andare veramente d’accordo.
Buondì gente!
Sarò breve e concisa perché devo ancora iniziare il capitolo
per l’altra interattiva e poi devo scappare fuori casa, ragione per cui
probabilmente questa cosa che ho
scritto sarà un vero e proprio macello, ma più che una rilettura veloce non
riesco a darle, altrimenti vi farei aspettare troppo.
A proposito di aspettare, vi avviso che il weekend prossimo
non penso di riuscire a pubblicare, ma sicuramente ci risentiremo dopo il sette
novembre e fino al giorno appena citato avrete il tempo di votare il
personaggio a cui vorreste fosse dedicato il prossimo capitolo. Mandatemi
magari due preferenze, così in caso di parità non sarò costretta a usare metodi
scientifici e altamente sofisticati per decidere come fare testa o croce.
Ah, vi ringrazio per le recensioni e scusate davvero se non ho
risposto a tutti…prometto di rimediare anche su quel fronte!
Stay tuned e non disperate, non abbandonerò questa storia!
Em