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Autore: Voglioungufo    29/10/2018    2 recensioni
Superhero!AU | NaruSasu | ShiSaku | ObiRin
Sasuke è il supereroe Mille Falchi che garantisce giustizia alla città di Konoha ed è innamorato di Naruto, il suo migliore amico. Peccato che Naruto sia innamorato di Mille Falchi senza sapere chi sia in realtà.
Per Sasuke si presenta il grande dilemma: fare finta di nulla o rivelargli la propria identità segreta?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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II
 
 
 
Tre giorni dopo, Naruto stava ancora rimuginando sul sedere di Mille Falchi. Sasuke cominciava a non poterne più, era imbarazzante oltre ogni limite. Soprattutto perché i suoi commenti erano troppo sfacciati. Almeno era certo che non sospettasse nulla, altrimenti non avrebbe mai parlato così proprio a lui.
Con quell’argomento lo perseguitava a scuola, in giro, a casa e perfino a karate, come in quel momento.
“Secondo me fa il modello. Solo i modelli hanno un culo del genere” annuì mentre buttava con poca grazia il borsone sulla panca.
Sasuke fu più delicato e lo appoggiò nell’apposito posto.
“Dacci un taglio, scemo” sibilò. “Non a tutti interessa il culo di un idiota in calzamaglia.”
Forse fu troppo brusco, forse Naruto lesse nelle sue parole una frecciatina che non esisteva minimamente, perché distolse lo sguardo imbarazzato.
“Non è un idiota” ci tenne comunque a precisare. Si sedette per togliersi le scarpe e non lo guardò, sul volto una smorfia offesa. “Non capisco perché tu lo odi tanto, che ti ha fatto di male? A volte sembri geloso.”
Il suo cuore sussultò a quelle parole e cominciò a sudare nel panico, perciò disse le prime parole che gli vennero in mente.
“Geloso perché? Perché rischia la sua vita per degli sconosciuti?”
“Geloso perché è ammirato” precisò. “Insomma, tutti almeno una volta hanno voluto essere un eroe acclamato e amato dalla folla.”
Sasuke fece una smorfia. “Non tutti” lo corresse. “Non mi è mai interessato essere un eroe e non ho mai voluto l’ammirazione degli sconosciuti.”
La tua sì però.
Era felice che Naruto non sapesse leggere nella mente, spesso la sua coscienza lo tradiva con pensieri del genere.
“A volte non riesco proprio a capirti!” sbottò Naruto e nel farlo si calò i pantaloni senza un minimo di preavviso.
Nonostante ormai dovesse essere abituato a vederlo nudo, Sasuke sussultò per vederselo all’improvviso con i boxer stretti addosso. Distolse lo sguardo dai fianchi e dalle cosce tese sperando di non essere arrossito.
“Sì, va be’, io vado a cambiarmi” borbottò e si diresse verso il cubicolo del bagno con il kimono di karate piegato fra le mani.
Naruto non commentò, gli rivolse solo un’occhiata neutra e leggermente curiosa. Non aveva mai visto Sasuke nudo, o solamente in biancheria intima o con il costume addosso. Non amava molto la piscina, quindi non ci andava mai e quando succedeva restava sempre vestito. Allo stesso modo, non si era mai spogliato davanti a lui, nemmeno in quei casi quando dovevano cambiarsi per lo sport. Andava ogni volta in bagno a farlo. Era un comportamento che aveva sempre imputato a un esagerato pudore, ma in quel momento ripensò alla frecciatina di poco prima e gli venne il dubbio che in realtà il motivo fosse un altro.
Io sono gay, magari lo mette a disagio l’idea che io possa vederlo nudo.
Quel pensiero lo intristì, perciò andò fin davanti alla porta del cubicolo dietro cui si era nascosto.
“Sasuke…” lo chiamò appoggiandosi con la schiena, “tu lo sai vero che sei il mio migliore amico?”
In realtà trovava Sasuke attraente, era un bel ragazzo e il fatto che lo conoscesse così bene gli aveva fatto venire più di qualche dubbio sulla natura dei suoi sentimenti per lui, ma c’era come qualcosa che mancava, qualcosa che non riusciva a capire bene… un qualcosa che invece provava ogni volta che pensava a Mille Falchi.
In ogni caso, non voleva che Sasuke si sentisse a disagio, la sua amicizia era troppo importante e non voleva perderla per niente al mondo.
“Tu per me sei come un fratello” continuò, “anche se non so esattamente come sia avere un fratello”. Sicuramente non si sognava di fare certe cose strane con un fratello. “Però ormai sei parte della mia famiglia, quindi sei questo per me.”
La porta del bagno si aprì, ne uscì Sasuke con sguardo lugubre e imbronciato.
“Ho già un fratello” borbottò. “E anche se è in coma, non me ne serve un altro.”
Lo superò lasciandolo spiazzato, lo sguardo ferito per quella risposta brusca. A volte Sasuke sapeva essere davvero crudele con le parole, sapeva esattamente come ferirlo. Però sapeva anche come farsi perdonare.
“Non devi per forza essere mio fratello per essere una delle persone più importanti della mia vita, va bene? Quindi smettila con queste cose melense e muoviti, ‘ché siamo in ritardo.”
Riuscì a scorgere del rossore sulle sue guance e quell’ammissione scacciò la sensazione dolorosa che aveva provato.
“Sei sempre il solito bastardo!” lo insultò amichevole. Tirò fuori il kimono e si vestì velocemente sotto il leggero sorriso pigro dell’amico.
 
**
 
Sakura guardava la lettera aperta sul tavolo, mentre Shisui si muoveva nervoso per la stanza scuotendo la testa. Anche lei era nervosa e l’agitarsi dell’altro non faceva altro che aumentare il suo fastidio.
“Questa storia non può continuare” decretò infine lui incrociando le braccia. “Dobbiamo parlargli e dirgli di smetterla.”
Sakura sospirò. “Certo, come l’ultima volta. Non possiamo bloccarlo a casa, non con le sue… capacità.”
Come ogni volta che nominava anche solo vagamente i poteri del ragazzo, Shisui si irrigidì.
“Deve capirlo anche lui, ne va del suo futuro!” le si sedette accanto e afferrò la lettera. “Rischia di non riuscire a diplomarsi, lo capisci vero? Sasuke è un genio, potrebbe avere i voti più alti, capisco che non voglia esporsi, ma… questo non significa fallire i test a pochi passi dal diploma!”
La lettera era arrivata dalla scuola quella mattina, li informava che Sasuke rischiava di non ricevere i crediti necessari per il diploma. Mancava ancora qualche test, la faccenda era recuperabile, ma con la doppia vita che viveva… Sakura era preoccupata, per quanto avesse cercato di incoraggiarlo, ora temeva di non aver fatto la cosa giusta. Sasuke era solo un ragazzino in fondo, non era giusto che si prendesse sulle spalle le preoccupazioni degli adulti, lui doveva solo preoccuparsi per la scuola e la ragazza che amava.
Cioè, il ragazzo, ricordò a sé stessa. Fargli ammettere di essere innamorato di Naruto era stato abbastanza complicato, ma solo uno stupido non si sarebbe accorto del modo in cui lo guardava, lo cercava.
“Recupererà” asserì Sakura cercando di essere più sicura di quanto non fosse.
Shisui si prese la testa fra le mani. “Vorrei avere la tua stessa sicurezza, Sakura” mormorò. Poi aggiunse: “ogni volta che lo vedo, che vedo Itachi… sto facendo un disastro”.
Lo guardò con dolcezza e gli accarezzò i capelli. “Stai facendo del tuo meglio, questo basta.”
“No che non basta, Sakura” disse alzando la voce, “Sasuke mi preoccupa… Se gli succedesse qualcosa sarebbe colpa mia, te ne rendi conto?”
“Non gli succederà niente.”
“Combatte contro i criminali!” sbottò. “E ha diciassette anni, invece di dormire se ne va a spasso a rischiare di beccarsi una pallottola in pancia.”
Era il terrore che attanagliava anche lei, spesso lo aspettava sveglia di notte e si sentiva tranquilla solo quando lo vedeva rincasare.
“Non succederà” ripeté piano, gli prese la mano fra le sue e gli baciò il dorso. “Sa cavarsela.”
“Mi sembra di non star facendo abbastanza” ammise. “Sono un pessimo tutore, come posso crescerlo se a volte non ho nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia?”
Sakura capì che il discorso era deviato verso l’argomento tabù, quello che nessuno dei due osava mai tirare fuori. Se era Shisui a farlo significava che era davvero scosso.
“Dovresti parlargliene…”
Fu interrotto da una risata amara. “Come no, mi ammazzerà ancora prima che possa finire.”
“Non è vero, Sasuke ti vuole bene.”
“Credi che me ne vorrà anche quando gli dirò questo?” la guardò scettico. “No, non posso farlo.”
“Prima o poi lo scoprirà e sarà peggio” gli fece presente. “Devi essere tu, devi dirlo a Sasuke.”
“Che cosa deve dirmi?”
Entrambi sussultarono quando sentirono la voce di Sasuke, era all’entrata della cucina e aveva lo zaino ancora sulle spalle. Era appena tornato da scuola e sembrava particolarmente stanco. A Sakura si strinse il cuore a vedere le occhiaie segnate, quel ragazzo dormiva decisamente troppo poco.
“Ehi, campione” Shisui si incollò un perfetto sorriso entusiasta sulle labbra. “Com’è andata oggi a scuola?”
Ma Sasuke non si fece incantare e appoggiò gli occhi sulla lettera ancora sul tavolo, le cose gli si fecero chiare quando vide il logo della scuola.
“Ah, ve lo hanno detto” commentò apatico.
Shisui sospirò e gli fece segno di sedersi sul tavolo con loro. “Parliamo.”
“Mi dispiace, credevo di essermi preparato a sufficienza, la prossima volta rimedierò” disse invece restando sull’entrata.
“Sasuke…” iniziò incerta Sakura, “ce lo dici ogni volta, ma… non sei concentrato sullo studio, è questo il problema”.
“Esatto” annuì Shisui. “Forse dovresti smetterla con questa storia del supereroe mascherato.”
Sakura avrebbe voluto dare una padellata in testa a Shisui, a lui e alla sua totale mancanza di tatto.
“Siamo preoccupati per te, non vogliamo vederti ferito o…” tentò di mitigare, ma Sasuke la fulminò con lo sguardo. Aveva la mascella contratta ed era furioso, poteva dirlo con certezza.
“Non occorre” disse gelido. “So badare a me stesso e sistemerò questa faccenda. Era solo un test…”
“Ma non è l’unico” lo interruppe Shisui. “Non capisci, il diploma è importante, non…”
“Lo capisco, lo so” sbottò. “Ma anche questo è importante. Devo solo trovare un equilibrio e resistere, ma ce la farò. E se non vi dispiace, sono stanco, vorrei andare a dormire.”
“Sasuke, non ho…”
Ma lui si era già teletrasportato, scomparendo dall’entrata e lasciando al suo posto un calzino sporco.
 
**

Dovevi venire, bastardo, invece di fare il solito misantropo.”
“Mh” commentò Sasuke saltando sul tetto dell’edificio successivo. Era una notte serena, la luna illuminava le strade con i suoi raggi, ma Sasuke riusciva a vedere comunque nell’oscurità anche quando era nuvoloso. Stava facendo la ronda saltando di tetto in tetto, allo stesso tempo parlava con Naruto a telefono. Era appena stato a una cena con i loro maestri di karate; Sasuke non ci era andata per poter dormire un po’ prima della sua uscita notturna, con l’amico aveva usato la scusa di Shisui arrabbiato per il test – cosa tra l’altro vera – che non gli permetteva di uscire. La cena era finita in quel momento ed era molto tardi, non gli piaceva l’idea di Naruto che camminava per la città di notte da solo, perciò lo aveva chiamato per assicurarsi che arrivasse a casa sano e salvo. Aveva un brutto presentimento e spesso i suoi presentimenti erano giusti.
“Non ci credo che Shisui sia arrabbiato con te, è sempre così gentile…”
“Solo perché con te è simpatico non significa che non mi tenga il muso” brontolò contrariato facendolo scoppiare a ridere.
“Lo capisco, non deve essere facile avere a che fare con una testa di cazzo come te.”
“Spiegami allora perché tu continui a sopportarmi” gli lanciò la frecciatina, ogni tanto gli faceva domande del genere per vedere che cosa gli rispondesse. Ma ogni volta la spiegazione era sempre la stessa.
“Perché siamo amici, per cosa altrimenti?”
“Sì, giusto” grugnì. “Logico.”
Lo sentì ridere. “A volte sei davvero strano. E cos’è questo rumore?”
Sasuke si era appena teletrasportato, doveva fare qualcosa per lo stridore che lo accompagnava ogni volta che lo faceva. Era stato quello a fargli guadagnare il nome di Mille Falchi.
“Niente, il computer. Sto guardando qualcosa in streaming.”
Ah, sì, cosa?”
“Ehm… Voltron” fu il primo nome che gli venne in mente.
Fantastico! Finalmente hai deciso di iniziarlo” il suo strepito entusiasta lo costrinse ad allontanare l’apparecchio dall’orecchio di qualche centimetro. “E dimmi, chi è il tuo preferito? Chi, chi, chi?”
“Non lo so, devo ancora capire” improvvisò.
Io adoro Keith, è così bello e coraggioso, ne sono totalmente innamorato” fece una pausa nella quale Sasuke alzò gli occhi al cielo. “Sai, secondo me ti assomiglia.
A volte si chiedeva come si potesse essere così scemi.
“Dove sei?” domandò per sviare l’argomento, aveva la faccia in fiamme. Non sapeva davvero cosa pensare, a volte Naruto se ne usciva con frasi del genere che lo mandavano in confusione.
E che palle, sei peggio di mia madre…” borbottò. “Sono all’incrocio del Donut Shop.
“Sei ancora distante” considerò preoccupato.
Eh” si lamentò.
Sasuke si teletrasportò verso il punto indicato da Naruto, finì proprio sull’enorme ciambella in plastica del negozio, si era sostituito con un bullone. Vide Naruto attraversare la strada e lo guardò compiaciuto. Le temperature erano calde, quindi non indossava il giubbotto e si vedeva la camicia bianca fasciargli il petto. Era bello prima, ma crescendo lo era diventato ancora di più. A volte i bulli lo prendevano in giro per i graffi che aveva sul viso, ma lui trovava quel dettaglio molto sexy.
Ma esattamente a che punto sei che c’è tutto questo rumore”.
“Stanno… stanno combattendo.”
In Voltron combattevano, vero?
Hanno già formato Voltron?”
Non capì cosa intendesse, ma confermò: “sì, è appena successo.”
Ah, che figata. Dopo voglio sapere assolutamente che ne pensi.
Si appuntò mentalmente di andare a cercare la trama dettagliata su internet una volta a casa.
“Ci sei?” domandò Sasuke accorgendosi del lungo silenzio. Si spostò in cerca di una postazione migliore, i suoi occhi scandagliarono l’oscurità cercandolo. Quando lo avvistò si accorse che una figura lo stava pedinando a distanza ravvicinata.
Ehm, sì, sì” dal tono nervoso sembrava essersene accorto anche lui.
Cominciò a preoccuparsi, perciò si avvicinò per essere a portata in caso di bisogno.
“Va tutto bene?” domandò.
Lo sentì esitare, ma poi sospirò. “Credo che un tizio mi stia seguendo.”
Lo credeva anche Sasuke. “Accelera il passo.”
Lo fece, anche l’individuo alle sue spalle camminò più veloce. Socchiuse gli occhi quando al primo se ne aggiunse un altro.
Sasuke…” mormorò Naruto preoccupato.
“Sta’ calmo” gli ordinò e bestemmiò internamente. Dovevano finire così tardi quella cena? E perché nessuno si era proposto di accompagnarlo a casa o di andare in un ristorante più vicino? No, a mangiare il sushi in periferia dovevano andare!
Sasuke…” ripeté ancora, “io mi metto a correre, metto giù”.
“No, non farlo, idiota, non attacc-.”
Aveva attaccato.  Imprecò contro lo schermo nero e tornò a guardare Naruto sulla strada: aveva iniziato a correre, ma anche i due uomini lo avevano fatto, presto lo avrebbero raggiunto. Non era abbastanza veloce, al contrario degli altri due. Si infilarono in un vicolo, sparendo alla sua vista.
“Questa te la metto in conto, scemo” mormorò fra sé, poi si teletrasportò.
 
Naruto non era mai stato così tanto spaventato nella sua vita. La strada buia era deserta, casa era ancora lontana e quei due uomini non mollavano la presa. Era senza fiato e le sue gambe stavano rallentando anche se cercava con tutto sé stesso di correre più forte. Inciampò e prima di rendersene conto si trovò a ruzzolare a terra, sbucciandosi i palmi delle mani.
I due uomini lo sovrastarono subito.
Cazzo, cazzo, cazzo…
Ora era ancora più spaventato. Sasuke aveva ragione, avrebbe dovuto farsi accompagnare da qualcuno.
Il pensiero di Sasuke, al quale aveva messo frettolosamente giù al telefono, che si stava guardando Voltron dopo mesi che lo supplicava, gli diede sufficiente forza per alzarsi e cercare di reagire.
“Che volete da me?” domandò guardingo arretrando. Era cintura marrone di karate e, anche se non aveva poi chissà quale forza bruta, poteva tenergli testa.
“Hai dei soldi, ragazzo?” domandò uno di loro. Impallidì quando lo vide tirare fuori un coltellino.
Aveva dei soldi, ma lui non navigava nell’oro, non gli andava di lasciarglieli così senza fare niente. Quelle banconote gli servivano.
Non possono farmi davvero del male…
Scosse la testa. “No, mi dispiace, avevo i soldi contati, non ne ho più.”
“Come no” sputò sprezzante l’altro, poi fece un gesto al suo compare. “Bloccalo e perquisiscilo.”
Provò a reagire, ma fu spinto contro il muro con forza e sbatté la testa; la botta lo annebbiò momentaneamente e l’uomo poté girarlo con la faccia premuta contro la parete. Le sue mani iniziarono a perquisirlo nelle tasche dei pantaloni, anche se gli tremavano le gambe cercò di divincolarsi. Quel criminale era troppo forte.
“Eccolo qui” tirò fuori il portafoglio, lo lanciò all’altro che lo prese al volo. Tirò fuori le banconote, contandole.
“Niente male per uno che era rimasto senza soldi” commentò ghignante.
La presa che lo teneva addossato al muro svanì e lui scivolò a terra in ginocchio. Attaccare briga contro i bulli era un conto, con dei criminali…
Un calcio lo colpì al costato e cadde a terra con uno sbuffo di dolore e sorpresa.
“Che razza di bugiardo” lo insultò il suo aggressore. Serrò gli occhi spaventato, sicuro di star per ricevere un altro colpo, ma poi sentì quel rumore.
Lo stridere di uno stormo di falchi.
Spalancò gli occhi appena in tempo per vedere Mille Falchi atterrare il criminale con un calcio allo stomaco.
“Va tutto bene, testa quadra?” gli domandò. Il suo tono sembrava furioso.
“S-sì” mormorò deglutendo.
Con la bocca spalancata lo vide mentre li metteva fuori combattimento, teletrasportandosi in continuazione e prendendo il posto degli oggetti attorno a loro. Ma poi lo vide usare anche l’altro aspetto del suo potere: la manipolazione della materia. Prese un coperchio della spazzatura e lo plasmò finché non si allungò a formare una sorta di lama, con la quale in pochissime stoccate rese innocuo l’avversario. Fece perdere i sensi a entrambi, poi usò la stessa lastra di metallo come corda per legarli.
“Wow” commentò Naruto folgorato. Lo aveva visto in azione, lo aveva visto combattere davanti ai suoi occhi ed era stato fantastico.
Se lo ritrovò davanti, incredibilmente vicino. Era più alto di lui, perciò dovette alzare la testa.
“Stai bene?” gli domandò ancora, sembrava essere davvero preoccupato. “Ti hanno fatto qualcosa?”
Scosse la testa un attimo confuso. “No, io… sto bene” inarcò un sopracciglio, lo spavento era già passato del tutto. “Mi segui per caso che ti sei precipitato subito qui?”
“Ero nei paraggi” glissò.
“Una fortuna.”
“Già.”
Rimasero in silenzio a fissarsi, Naruto non riusciva a credere di averlo così vicino, voleva aggiungere qualcosa ma non sapeva cosa. Era stato tutto così veloce che faticava a realizzare bene la situazione.
Mille Falchi si allontanò verso i criminali senza aggiungere altro e Naruto si morse il labbro deluso per la fine del momento. Solo lui aveva percepito una certa tensione?
“Ehi te vai di già?” gli domandò.
“Porto questi davanti alla centrale” indicò i due criminali legati. “Non ti muovere da qui, torno subito.”
“Cosa?”
“Ti accompagno a casa. Hai una propensione a metterti nei guai, sei un tale imbranato che è meglio che stia con te.”
Arrossì vistosamente. “È la prima volta che mi succede una cosa del genere!” sbottò oltraggiato.
“Come l’altra volta in mezzo al fuoco.”
“Era un’altra situazione” s’imbronciò. Era tenero con le guance gonfie e gli occhi contrariati.
“Aspettami qui, torno subito” ripeté Mille Falchi. Fu di parola, perché l’eco del primo teletrasporto non si era ancora estinto che era di nuovo al suo fianco. Naruto fece un salto nel percepirlo così vicino.
“Dove abiti?” gli domandò.
Gli diede l’indirizzo. “Devo aggrapparmi ancora a te?” domandò speranzoso.
Annuì. “Sì, ma non mettere le mani in posti strani” precisò ricordando le loro ultime discussioni.
Lo guardò deluso ma ubbidì, allacciò semplicemente le mani attorno al suo collo, lontano dal suo didietro. Ma avvertì comunque un senso di vertigine quando sentì le sue mani sui suoi fianchi, quella presa rese meno spiacevole la scossa elettrica che gli attraversò il corpo. Tempo di un battito di ciglia si trovò al centro della strada che attraversava la sua via, tra i familiari e alti condomini circondati da uno spelacchiato cortiletto.
Naruto abbassò lentamente le mani, fece scivolare le mani lungo le sue spalle e le sue braccia, approfittandone per tastare anche i muscoli nel frattempo, e attese che anche lui togliesse la presa dai suoi fianchi.
Non lo fece.
Aveva la tentazione di togliergli quel becco e vedere qual era la forma delle sue labbra. E poi il resto della maschera per vedere come fosse realmente il suo volto.
“Grazie, anche per l’altra volta” disse giusto per spezzare il silenzio, si era fatto così spesso che si poteva tagliare.
“Ho solo fatto il mio dovere” replicò e finalmente lo lasciò andare.
Naruto rimase a guardarlo con le braccia lungo il busto, temeva il momento in cui lo avrebbe salutato e sarebbe sparito in mezzo allo stridore. Voleva rubargli ancora un po’ di tempo, tutto quello era incredibile e temeva si trattasse di un sogno. Doveva dire qualcosa per trattenerlo ancora un po’.
“Ma mi trovi davvero carino?” domandò. “Non stavi scherzando?”
Era difficile capire come avesse reagito a quella domanda, la maschera impediva di scorgere qualsiasi espressione, sembrava costantemente impassibile.
“Non scherzo mai, l’ho detto perché lo penso.”
Il suo volto si chiazzò di rosso, un particolare che Sasuke trovò adorabile. Sapere di essere stato lui a procurargli quello sguardo lusingato lo faceva stare bene.
“A me piacciono i ragazzi” ammise Naruto. “E credo di essere innamorato di te.”
Rimase di sasso. Amava e odiava la spavalderia di Naruto, la sua capacità di dire sempre tutto quello che pensava senza temere le conseguenze, a volte aveva il potere di mozzargli fiato. Come in quel momento.
Anche se a pensarci meglio gli veniva da ridere: il suo migliore amico, di cui era innamorato da anni, si era innamorato della sua versione supereroica senza sapere che fossero la stessa persona. Cupido era un gran bastardo.
“Lo so che è ridicolo, che è impossibile che io mi sia innamorato di una persona che non ho mai visto e che riceverai continue dichiarazioni d’amore” riprese Naruto, parlò tutto d’un fiato mangiandosi anche le parole “ma… sono innamorato di te, davvero, lo so istintivamente, non posso spiegare perché. Volevo solo lo sapessi”.
Non sapeva come replicare. Cosa doveva fare? Una parte di lui voleva togliersi la maschera e rivelarsi, ma si chiedeva se in quel caso quella sorta di amore sarebbe durato. Naruto amava Mille Falchi, non Sasuke. Sasuke era solo il suo migliore amico. Ma anche nel caso più assurdo che tutto fosse andato bene, non poteva metterlo in pericolo in quel modo. Naruto sarebbe potuto diventare un bersaglio di qualche suo nemico, non poteva permetterlo. Al contrario doveva proteggerlo.
Davanti al suo lungo silenzio, Naruto riprese la parola.
“Scusami, non volevo metterti in questa situazione” abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe. “Forse non dovevo dirlo, ma visto che mi trovi carino… no, non so a cosa stessi pensando” ridacchiò grattandosi la testa per mitigare l’imbarazzo.
Sasuke si rendeva conto di dover rispondere, se se ne fosse andato senza dire niente gli avrebbe spezzato il cuore. E poi non voleva andarsene, voleva crogiolarsi in quelle parole anche se non era giusto.
“Non sai chi sono, magari ti potrei deludere” sicuramente lo avrebbe deluso.
Forse le sue parole erano state troppo dure, perché Naruto assunse un’espressione ferita.
“Non potresti mai deludermi. Sei la persona che più ammiro al mondo, sei la mia fonte di ispirazione. Io vorrei essere come te” spiegò affrettato con un po’ di impaccio, ma gli occhi brillavano di determinazione. “Non sto mentendo, questi incontri me lo hanno confermato: c’è qualcosa in te che mi attira, sento che potrebbe esserci una certa chimica fra noi due.”
“E quindi? Cosa vuoi fare? Propormi di uscire?” non voleva risultare così sprezzante, ma quando entrava nel panico non sapeva mai misurare le parole e reagiva male, decisamente male. “Ho dei nemici, non ho tempo per queste cose.”
Ora lo aveva decisamente ferito.
“Lo so, ma…”
“Dovresti lasciar perdere questa cotta infantile e concentrarti su qualcosa più alla tua portata” voleva mordersi la lingua, picchiarsi, ma era più forte di lui. Naruto era uno stupido e anche lui ci era rimasto male. Naruto amava Mille Falchi e non Sasuke, era una situazione di merda. Forse gli avrebbe spezzato il cuore sul momento, ma poi si sarebbe ripreso e non avrebbe perso la sua vita a seguire qualcosa che non poteva avere. Naruto si meritava di essere felice con la persona giusta. Mille Falchi non era la persona giusta, perché Sasuke non era la persona giusta. In più così poteva tenerlo al sicuro.
Naruto lo guardò con gli occhi spalancati, simili a quelli di un cucciolo di labrador appena abbandonato, e si sentì una merda.
“Va bene, scusami di averti infastidito” mormorò con lo sguardo basso. “Grazie per avermi salvato ancora, cercherò di non mettermi più nei guai.”
Dovette fare violenza su sé stesso per non rimangiarsi tutto e agire in modo stupido.
Gli fece solo un cenno rigido con il capo, prima di teletrasportarsi il più lontano possibile da lì e da quegli occhi tristi che lo colpivano come un pugno allo stomaco.
 
**
 
Concentrarsi sui compiti quella settimana fu impossibile. Sasuke continuava a ripensare alla dichiarazione di Naruto e ogni volta si chiedeva se avesse fatto la scelta giusta, ma del resto che altro poteva fare?
Non mi potresti mai deludere.
Tzé, dici così solo perché non sai niente.
No, aveva fatto la scelta giusta, era l’unica soluzione, anche se si sentiva in colpa. Naruto in quei giorni era stato depresso e silenzioso, lui che non era mai silenzioso. Parlava fiacco e stava spesso zitto con uno sguardo pensieroso e bastonato. In qualità di suo migliore amico sapeva quello che era successo; si era aspettato che Naruto insultasse Mille Falchi e facesse qualche battuta del genere: “peggio per lui, non sa quello che si perde”. Invece glielo aveva raccontato con tono sconfitto, quasi biasimandosi per averci sperato, e il suo sguardo continuava a essere avvilito da allora.
Sasuke provava così tanto rimorso che per tirarlo su aveva iniziato davvero a guardare Voltron e ne parlava con lui, anche se quel cartone lo lasciava molto perplesso e c’erano diversi aspetti che non gli erano chiari. Almeno Naruto ne era stato entusiasta ed era riuscito a recuperare in parte il suo buon umore, avrebbe voluto poter fare di più però.
La verità è che come amico faccio davvero schifo.
L’unica cosa che non lo mandava definitivamente in depressione era il fatto che Naruto non avesse smesso di ammirare Mille Falchi. Anche se il suo entusiasmo era più fiacco e il sorriso un po’ triste, continuava a parlarne con amore e adorazione. Considerando quello che gli aveva detto sapeva di non meritarlo, era stato davvero stronzo.
Sussultò quando bussarono alla porta della sua camera e si accorse di aver copiato la stessa riga dell’equazione due volte. Sospirò e permise al suo ospite di entrare.
Era Sakura e reggeva tra le mani un vassoio con tazze e biscotti.
“Pausa tè?” propose con un sorriso.
Annuì grato e le fece spazio.
“Come sta andando?”
“Male” ammise. “Non riesco a risolvere.”
Sakura guardò quella sfilza di numeri scritti in modo ordinato. “Potresti chiedere aiuto a Shisui, è un genio del calcolo.”
Non lo avrebbe fatto, gli piaceva risolvere le cose da solo senza l’aiuto di nessuno.
“In realtà”, continuò la donna, “non mi ferivo ai compiti, ma a te. Come stai?”
La guardò senza capire.
“In questi giorni ci sei sembrato molto triste” spiegò accarezzandogli la frangia. “C’è qualche problema? Naruto? È da tanto che non viene qui.”
Odiava il sesto senso di Sakura, a volte era fin troppo brava a capire il suo umore e a scoprirne lo origini. Non voleva parlarne, ma come sempre capitolò sotto quegli occhi verdi. Aveva bisogno di parlarne e Sakura era l’unica con cui poteva confidarsi.
La tutrice ascoltò in silenzio mentre le spiegava tutto e assunse un’espressione di biasimo quando riferì come avesse risposto a Naruto.
“Non puoi averlo detto sul serio.”
“Cos’altro dovevo fare?” si difese. “Lo so che sono stato brusco, ma si renderà conto anche lui che ho ragione. Anzi, l’ha già capito da solo che era infattibile.”
Gli occhi non smettevano di guardarlo con rimprovero. “Non lo ha capito, Sasuke, se lo ripete solo per convincersi e cercare di proteggersi. Sei stato davvero cattivo con lui.”
“Cattivo ma giusto” borbottò. “L’ho svegliato dalla sua illusione, almeno non crederà più di vivere in una storia d’amore.”
“Tutti abbiamo il diritto di credere nelle storie d’amore” lo contraddisse. “Anche tu ne hai il diritto.”
Capì subito dove voleva portare il discorso.
“Non è innamorato di me.”
“Sì, invece” gli prese la mano. “Tu e Mille Falchi siete la stessa persona e se gli dirai la verità, lui non si tirerà indietro. Anzi, sono certa che il suo amore crescerà.”
“Sono il suo migliore amico, solo questo. Lui è innamorato di un ideale.”
“E che male c’è in questo?” domandò. “Amiamo il concreto, è vero, ma amiamo una persona anche per quello che significa per noi.”
“Davvero? E Shisui allora cosa significa per te?” le ritorse.
Arrossì per quella domanda inaspettata e fu strano, la fece apparire molto più giovane.
“Significa riscatto, un nuovo inizio” disse seria, poi sospirò. “Dici di aver fatto la scelta giusta, ma se fosse davvero così ora non ci rimuggiresti così tanto sopra, non ti renderebbe così triste.”
“Non sono triste!”
“Lo sei” lo guardò quasi divertiva e molto materna. “Sasuke, tu meriti di essere felice e vivere la tua storia d’amore. Hai diciassette anni, devono essere queste le tue prospettive.”
“Ma non posso, è troppo complicato… dovrei spiegare troppe cose.”
“Naruto capirà” gli assicurò. “So che fa paura, ma amare è proprio un salto nel vuoto. Bisogna buttarsi anche se abbiamo paura, altrimenti non sapremo mai cosa si prova.”
Guardò la sua equazione pensieroso. Le parole di Sakura lo avevano convinto, ma non si fidava, non voleva dire la verità a Naruto. Non era semplice paura, era puro terrore.
“Le cose non sono sempre bianche o nere”, aggiunse Sakura, “c’è sempre una tonalità di grigio in mezzo, un compromesso, un punto di contatto tra i due, ricordatelo”.
Fece una smorfia quando si accucciò a baciargli la fronte, ma non si scostò perché tutto sommato ne aveva bisogno. Non ricordava più cosa significasse avere una madre, probabilmente non lo aveva mai saputo, ma Sakura era la figura che più le si avvicinava.
La guardò chiudersi la porta alle spalle, grato che avesse capito che aveva bisogno di un po’ di tempo per pensare.
Un punto di contatto…
Lui era innamorato di Naruto, ma Naruto era innamorato di Mille Falchi.
Però io sono Mille Falchi.
Era quello il punto di contatto?
 
 
 
Ehilà!
Qualche novità in questo grigio lunedì di Ottobre? Io sono circondata dall’acqua alta, la mia casetta è diventata un’isola e un eroe in grado di portarmi alla Coop mi farebbe davvero comodo xD ma non ne ho a portata, quindi finché non scende si mangia pasta in bianco çwç
 
Ma passiamo al capitolo! Vi è piaciuto? Abbiamo avuto un altro incontro tra i due, anche se non è stato dei migliori però c’è sempre Sakura, santa donna, che sa risolvere le situazioni :’) lei e Shisui sono da fare santi, altroché. Giustamente si preoccupano, anche se forse nascondono qualcosa…
Non dico niente :v
 
Un bacio!
Hatta
   
 
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