Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Anja Smith    29/10/2018    8 recensioni
Arras, ai giorni nostri. Il magnate della finanza Savinien Philippe de Jarjayes sta morendo. Sua figlia Françoise torna alla casa d’infanzia per rivolgergli l’estremo saluto, e forse per riuscire a ricomporre il burrascoso rapporto con suo padre che ha portato alla rottura di molte cose nella vita di lei, non ultimo il suo matrimonio con André. Ispirata dalla canzone degli U2 (di cui sono fan e sui quali ho scritto una minific nella sezione dedicata) che uso anche nel titolo, ecco il mio ritorno a casa di una moderna Oscar. Spero posssiate gradire.
Anja
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La camera da letto era immersa nel buio, densa di un caldo secco e intenso.
Pochi istanti prima, salendo, si erano imbattuti in un’agile figura dai corti capelli corvini che scendeva con passo svelto.
- L’ho preparato per la notte, signor Grandier -, aveva detto ad André in tono confidenziale, - Penso che non ci saranno novità fino a domani mattina.
André aveva annuito con fare cordiale, poi aveva indicato Françoise.
- Lei è la figlia -, aveva detto, e lei si era sentita intimamente sollevata perché non aveva specificato che era anche la sua ex moglie. Del resto, si era però detta subito, non sarebbe stato da lui, che aveva sempre trattato con estrema riservatezza gli affari privati delle persone, e i loro per primi.



L’avvocato Galhau avvicinò un plico di fogli davanti agli occhiali. Era una donna sulla cinquantina, piccola di statura e dall’espressione cordiale, che era stata consigliata da una collega dello studio in cui Françoise lavorava.
- Vi do lettura del documento che ho steso -, iniziò, - Ovviamente è di tipo standardizzato, come si scrivono per quasi tutte le separazioni; dopodiché potrete apportare ogni modifica che riterrete necessaria.
André incrociò le braccia all’altezza del petto, annuendo gravemente mentre fissava i fogli senza vederli realmente. Françoise accavallò le gambe e si sporse istintivamente verso il tavolo, come se questo la aiutasse ad ascoltare con maggiore attenzione.
- Dunque -, riprese l’avvocato, - Il signor André Grandier, nato a Parigi il 26 agosto 1982 e la signora Françoise de Jarjayes, nata a Parigi il 25 dicembre 1983, presso lo studio dell’Avvocato Galhau che li rappresenta entrambi in virtù di delega in calce al presente atto, PREMESSO CHE i coniugi hanno contratto matrimonio con rito civile in data 26 settembre 2015, trascritto nei registri dello stato civile....Da tempo i coniugi, per incompatibilità di carattere e incomprensioni non hanno più una unione affettiva e sentimentale, e, pertanto, essendo venuta meno la comunione materiale e spirituale tra loro, è interesse comune delle parti separarsi consensualmente ai patti e alle condizioni di seguito meglio precisati.
L’avvocato Galhau s’interruppe e abbassò i fogli, scrutando entrambi da dietro le lenti.
- Nessuna opposizione fino a qui? -, domandò.
Françoise raddrizzò la schiena, gli occhi improvvisamente fissi in quelli della donna che le stava seduta di fronte.
Sono stata io l’opposizione più grande, André, ecco tutto.
E adesso non si torna più indietro, non possiamo più.
- No -, rispose con voce ferma.
André si voltò appena verso la voce di lei, poi a sua volta tornò a rivolgersi all’avvocato. Continuava a tenere le braccia incrociate sul petto, un tutt’uno con il cappotto di lana grigio scuro.
- Nessuna opposizione -, disse solamente.




*********



La penombra era carica di un odore strano, che Françoise riconobbe all’istante ma al quale non seppe dare un nome preciso; e insieme a questo percepì una quiete profondissima, come non aveva forse mai sentito.
André accese la luce del comodino e insieme si voltarono verso il letto.
Françoise sobbalzò per la sorpresa. Quello non poteva essere suo padre, possibile che qualcuno avesse commesso un errore così assurdo? Dov’erano finiti l’alone di forza, la sua inconfondibile aria di autorità, il senso di capacità che da sempre la sua figura emanava? Davanti a sé aveva un uomo del tutto assente, un peso vinto dalla forza di gravità e sprofondato nel letto; un angolo della bocca era piegato di netto all’ingiù, e tutta la parte sinistra del viso sembrava essersi come afflosciata, quasi deformata. Di colpo lei si allontanò dal letto e uscì precipitosamente dalla stanza, fermandosi in cima alle scale.
Calmati, si disse, tenendosi al corrimano. Calmati immediatamente.
André le fu subito vicino.
- Stai bene? -, domandò.
Lei sollevò una mano in segno di assenso. Era di nuovo lucida adesso.
- Tutto a posto, André, ti ringrazio -, rispose, - Non ero preparata a vederlo così diverso.
Sono tante le cose a cui non ero preparata, André.
- Adesso vorrei tornare da lui -, proseguì, - Da sola, se non ti dispiace.
- Mi sembra giusto -, osservò André.
- Ho prenotato in un bed and breakfast non lontano da qui e penso che andrò a darmi una rinfrescata e a mangiare qualcosa. A meno che tu non preferisca che rimanga qui in caso di bisogno.
Lei scosse la testa con violenza, avvertendo il peso dello sguardo di lui su di sé.
No, André.
No.
Tu e lui, qui.
E io.
È troppo, adesso, per me.
No.

- Ti ringrazio, ma non occorre -, gli rispose, - Non mi dà nessun problema rimanere qui da sola.
- D’accordo -, concluse lui, - In ogni modo terrò il cellulare acceso per tutta la notte....chiamami se ci fosse necessità.
Françoise lo osservò mentre scendeva rapidamente le scale e raggiungeva il soggiorno.
- Grazie ancora, André -, lo salutò, - Ci sentiamo domani.


**********



Per due ore Françoise non si era praticamente mossa, e aveva osservato ogni respiro, ogni sollevarsi e abbassarsi di quel petto scarnito e piatto. Non si era resa conto del passare del tempo, concentrata com’era sulla veglia. Lo sconvolgimento causato dalla telefonata della Montpellier, dall’incidente con il camionista e dal trovarsi inaspettatamente di fronte ad André dopo due anni stava lentamente venendo meno per lasciar spazio alla consapevolezza della situazione, alla familiarizzazione con la realtà circostante.
Si alzò per riassettare lievemente il copriletto e tirare le tende con fare sicuro: quei piccoli riti le restituivano il possesso della situazione, la collocavano in un punto preciso del tempo e dello spazio e dissipavano mano a mano quel sentimento strisciante che l’aveva pervasa dalla mattina precedente, quella sensazione che la vita fosse sospesa in un punto lontano e irraggiungibile.
Quell’uomo coricato non somigliava a suo padre, eppure di quando in quando Françoise aveva l’impressione di riconoscere in quel viso devastato qualcosa di antico e di familiare, la postura ancora severa della mascella, l’assetto rigoroso delle sopracciglia. Purtuttavia sentiva di provare una tenerezza nuova, forse mai provata prima, davanti a quel corpo rigido avvolto nella vestaglia bordeaux che oramai costituiva quanto di più inutile e fuori luogo.
Forse era proprio da quella tenerezza che stavano ripartendo, si disse; e l’ironia della sorte era che stessero ripartendo proprio allora.
Improvvisamente l’anziano mormorò qualcosa e spostò appena le mani. Françoise si chinò su di lui, e alla fioca luce del comodino vide che le labbra dell’uomo erano molto secche e screpolate. Ripassò mentalmente il contenuto della propria trousse da viaggio, pensando all’eventualità di averci infilato un burro di cacao: era partita in preda alla confusione e non ricordava che cosa aveva portato con sé e cosa aveva invece lasciato a casa. In ogni modo non aveva intenzione di uscire dalla stanza per recuperare il bagaglio che André aveva lasciato in soggiorno.
- Troverò qualcosa di utile qui, vedrai -, disse sottovoce, stupita lei stessa del tono suadente con il quale si stava rivolgendo a suo padre.
Appoggiò la mano sulla fronte dell’anziano, improvvisamente contenta di ripetere un gesto che aveva visto fare mille volte dalla nonna di André quando uno dei due, da piccoli, era malato.
- Ma perché gli metti la mano sulla fronte? Gli hai appena misurato la febbre!!
- Lo si fa con le persone care, Françoise, quando non stanno bene. È un modo per dire che noi ci siamo....

Gettò uno sguardo intorno alla stanza, poi si abbassò davanti al comodino e tirò l’antina di legno che, con sua sorpresa, non cedette; tirò ancora una volta, più forte, e, dopo aver sortito lo stesso risultato, afferrò l’abat-jour per osservare con attenzione il telaio, illuminando lo spazio sopra e sotto la piccola maniglia dorata. Un’ombra le diede conferma di quello che sospettava: l’antina era stata chiusa a chiave. Per qualche istante Françoise rimase accovacciata sui talloni, immobile.



- Che cosa stai facendo? Sai benissimo che non devi frugare nelle cose che non ti riguardano!
Françoise era seduta per terra con l’aria colpevole, circondata da un assortimento di tesori. Una penna stilografica, alcuni moduli bancari, un fascicolo di documenti rilegato in un’elegante copertina di cuoio.
- Queste sono le mie cose, Françoise! E non devi assolutamente metterci le mani!
La bocca del padre era una linea serrata mentre le sue mani raccoglievano con astio gli oggetti dal lussuoso pavimento di legno.
- Adesso vai giù a giocare, svelta. E non permetterti mai più di entrare in questa stanza!




Un fastidioso formicolìo alle gambe la distolse dai suoi ricordi.
Era stato quello il giorno in cui suo padre aveva cominciato a chiudere a chiave il suo studio? Si sforzò di ricordare quanti anni potesse avere. Meno o più di sei? Era importante saperlo. Se ne aveva più di sei, André era già arrivato a casa sua, e allora sarebbe stato giusto che lei se ne fosse stata a giocare con un suo coetaneo piuttosto che ficcanasare nelle cose di suo padre. Ma se ne aveva meno ed era solo una bambina che voleva giocare con le cose del padre, non fosse altro che per sentirselo vicino?
Nel letto ci fu un movimento improvviso; lei si alzò di scatto e prese la mano del padre.
- Sono qui -, lo rassicurò.
Gli occhi del vecchio si aprirono tremolando, e d’un tratto la fissarono mentre dalla sua mano arrivò una lieve pressione.
- Tienile -, bisbigliò, muovendo a fatica il lato sano della bocca.
Françoise si sentì assalire dall’angoscia. Suo padre stava delirando e forse la fine era più vicina di quanto lei non si fosse aspettata.
- Non preoccuparti -, lo rassicurò ancora con dolcezza, - Rimango qui.
- Tienile -, bisbigliò ancora l’uomo. E questa volta lei scorse nei suoi occhi la vecchia fermezza, un guizzo di energia che di colpo gli illuminò il viso.
- Ma certo, lo farò -, gli rispose abbozzando un sorriso. Era certa di aver usato un tono convincente, e sapeva che il padre lo avrebbe colto.
Così come era iniziato, lo stato di coscienza dell’anziano si spense all’improvviso; ma se non altro, pensò Françoise, avevano stabilito un contatto. Suo padre si era lasciato rassicurare da lei, si era abbandonato al suo conforto. All’improvviso si sentì felice per quel pensiero, consapevole di dover portare a termine quello che le era stato richiesto: perché non era stato il vaneggiare di un uomo in fin di vita, no. Lo sguardo di lui era stato chiaro e diretto, le sue parole precise, la pressione della sua mano inequivocabile seppur leggera. Forse c’era una traccia nella stanza, e forse non sarebbe stato difficile trovarla: il problema era capire cosa fossero quelle “le” che lei doveva tenere.
Di nuovo Françoise si guardò intorno, ispezionando ogni singolo dettaglio della stanza. Era sicura che ci fosse una relazione tra quelle famose “le” e l’antina chiusa a chiave. Quale poteva essere, là dentro, il nascondiglio più sicuro per una chiave? Dove avrebbe potuto nasconderla lei?
Il suo sguardo si posò su un vecchio portaoggetti in mogano che si trovava sul cassettone; suo padre l’aveva acquistato molti anni fa da un antiquario perché aveva pressappoco la stessa età della villa. Sollevò il coperchio munito di cerniere e con estrema calma tirò fuori l’elegante ripiano rivestito di velluto rosso: sotto vi trovò un groviglio di spille da giacca, monete, perle di vetro cadute da chissà quale collana. Rovistò per qualche istante, poi, con un lieve brivido, riconobbe la forma di una piccola chiave. La infilò nella serratura e l’antina cedette immediatamente. Con una vaga sensazione di colpevolezza vi gettò dentro la mano, e le sue dita toccarono un oggetto grande e legnoso. Lo tirò fuori, esaminandolo alla luce dell’abat-jour. Una scatola portasigari, quella che lei e André gli avevano regalato per il suo settantesimo compleanno. Prima di sollevare il coperchio dette un’occhiata al letto dove la sagoma di suo padre giaceva immobile.
- È questa? -, domandò.
Al posto dei sigari ai quali era destinata, la scatola rivelò contenere due pacchi di buste bianche, legati con nastri di raso. Molto cautamente Françoise ne tirò fuori uno. Nella calligrafia elegante del padre c’era scritta la parola André con grossi tratti di inchiostro nero. Afferrò poi l’altro pacchetto, e, scritto nella stessa grafia, le balzò agli occhi il suo nome, Françoise .
Lo sapeva. Sapeva che la loro conversazione era cominciata nel momento in cui lei aveva appoggiato la mano sulla fronte del vecchio.
- Lo si fa con le persone care, Françoise, quando non stanno bene. È un modo per dire che noi ci siamo....
Ecco cosa le aveva voluto dire con quel Tienile: le lettere. Parlava delle lettere.
Ripose con cura il pacchetto di André nella scatola e la rimise al suo posto nel comodino, girò la chiave nella serratura e la risistemò nel portaoggetti. Poi si sedette e accarezzò con dolcezza la mano del padre.
- Le ho trovate -, sussurrò, - Le tengo.
L’anziano non si mosse. Françoise si chinò su di lui, desiderando con tutta sé stessa di poter vedere il suo prossimo respiro e trattenendo il proprio per la paura. Poi la vestaglia bordeaux si sollevò e si abbassò, lievemente come in un soffio.
Françoise si appoggiò allo schienale, pervasa dal senso del dovere. Sfilò la prima busta da sotto il nastro, stando ben attenta a non modificare l’ordine con cui erano state riposte le lettere, poi si avvicinò all’abat-jour.
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Anja Smith