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Autore: queenjane    02/11/2018    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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You’ll be in my heart.
Tempi e frammenti, di nuovo ed ancora, quando ero in trincea, bara e spia, maschio mancato, carne da cannone da sacrificare agli dei della guerra.
Da un rapporto di Cassiopeia 130, il mio nome in codice, oltre che lupo, tempesta e puttana,  a Sua Eccellenza, il principe Rostov-Raulov, il mio “capo”, oltre che mio zio, parente di sangue, cacciando i reprobi”..  Il villaggio non l’ha seguito nelle sue scorribande, hanno impiccato i monaci alle corde delle campane,capovolto il crocifisso, chiuso i sopravissuti nelle case, dando poi fuoco, dopo il saccheggio e lo stupro.  Buttando poi il sale nei campi, affinché non cresca poi l’erba per decenni. Due vedette sono state mandate in avanscoperta, tranne che è stata presa una decisione unanime, ovvero seppellire i morti, non rientrava tra gli ordini, ma era dovuto, Eccellenza, come atto di misericordia, noi siamo soldati dello ZAR, non mercenari, poi è giunta la soffiata decisiva


Ci eravamo dispersi e frammentati, giusta la soffiata
Gettai via la giacca, per avere agio nei movimenti,saltando in avanti, mentre le pallottole esplodevano, poi mi accorsi che Andres non era più al mio fianco.
Fronteggiava uno dei disertori, che era rimasto indietro, combattevano corpo a corpo, da dove era spuntato non so dirlo nemmeno oggi.
Urlai il suo nome a squarciagola, oltre  il rimbombo.
“ANDRES!!”

“ANDRES!!”

“Muoviti, prendilo, non è nulla, ti copro con la pistola!!”  Lo aveva ucciso ma non si reggeva in piedi, la caviglia era uscita dall’articolazione.. Momenti concitati, e non mi sarei tirata indietro, ero oltre la paura, che situazione.
“FUENTES!!Ahora y por siempre” Il grido di battaglia di Felipe il bastardo mi sgorgò dalle labbra,  che era quello della famiglia di suo padre, eco di altre battaglie, infiniti giorni trascorsi nei secoli  e ora, nel presente, vibrava.
E la mia voce si disperdeva come il rombo di un tuono in primavera, l’urlo di guerra dei Fuentes contro gli arabi e i nemici, parole potenti come un incantesimo.
“FUENTES!!Ahora y por siempre"
“FUENTES!!Ahora y por siempre..Vamos, LOBO !!!” la voce di Andres faceva eco alla mia, scandendo il mio nome di battaglia.
Sono il  Dragone, il lupo e la tempesta.
Questa è la tua battaglia.
Non mi importa di morire.
VAI DRAGONE.
E’ LA TUA BATTAGLIA.
Mi hanno poi raccontato che parevo una Furia, una Erinni, combattendo nel corpo a corpo, via, via, una collera fredda e lucida, oltre il limite ed il dolore.
Erano quattro, io quasi da sola, i rinforzi erano solo gli spari di copertura di Andres.
CAOS.
Come ho fatto e cosa ho fatto.
Non ho buttato via la mia giovinezza per far trionfare questo disertore, ogni battaglia vinta è un passo per la salvezza.
Non ho lasciato i miei fratelli per far perdere lo ZAR.
Non ho lasciato mia sorella per un capriccio, una chimera.
Non volevo che Alessio mi aspettasse a vuoto, sarei tornata, mai gli avevo promesso nulla invano e tanto potevo morire, la morte mi avrebbe risparmiato il suo strazio e il suo dolore.


Poi sono arrivati i soldati.
Ho girato la testa, un lieve ed impercettibile movimenti, ho visto che stavano soccorrendo Andres, aveva finito le pallottole, io le avevo terminate da un pezzo, avevo solo la spada ed un pugnale nello stivale destro, ma sono scattata in avanti.
“Aspetta sei SOLA!
Io sono il dragone. 
Questa è la mia battaglia.
Non mi importa di morire.
Se succederà sarà per qualcosa in cui credo, per chi amo.

Io sono il dragone.
Questa è la mia battaglia.
Non mi importa di morire  
Da capo, non ho buttato via la mia giovinezza per far trionfare un miserabile.
Non ho lasciato i miei fratelli per far perdere lo ZAR.
Non ho lasciato mia sorella per un capriccio, una chimera.
Se succederà sarà per qualcosa in cui credo, per chi amo.
Perdonami, Alessio,  ti ho promesso che sarei tornata, potrebbe non succedere. 
I seguaci erano stati uccisi, ma se lui andava via iniziamo da capo con nuovi saccheggi
“Ammazzami, su”
“…..”

“FUENTES!!Ahora y por siempre” gridando a squarciagola- le parole di battaglia dei Fuentes, la mia liberazione urlata sotto quel plumbeo cielo di marzo. 

( Io non sono giudice, giuria e boia, io sono il dragone, il lupo, la tempesta dello ZAR. E non valico il limite).
“Ti dichiaro in arresto in nome della ZAR, Nicola II”Scandendo in russo.
Continuò con le oscenità, 
demonio,  puttana, bastarda, una donna che usa le armi, le più gentili, ma intanto gli avevo puntato lo stiletto contro la gola ed un gioioso calcio all’inguine, un vizio, oltre che una brutta ferita alla gamba, ben venga, io ho vinto, lui ha perso.
Sangue, ferro e polvere da sparo.
Poi realizzai che la manica destra, dalla parte dell’avambraccio era  impregnata del MIO sangue, le gambe molli.
Cicatrici gemelle.
Ne sorrisi, quale simmetria, ora potevo essere stanca, il viso impiastrato di sudore e sudiciume, l’arto sollevato per far defluire il sangue.
Avevo ucciso per difesa, poi ferito per giustizia.
Nei secoli, il dono di Felipe de Moguer, il fiero bastardo, che si era reinventato vita e titoli, vivendo mille vita in una.
Discendevo da guerrieri e conquistatori, dai signori delle montagne millenarie, ero una Fuentes, ora e per sempre, una fenice.
Ero la bastarda dello Zar. E quella parola non mi recava più alcun dolore. Olga, Tanik, Marie, Anastasia, Alexei e Sasha, mi mancate, che il vento vi rechi un mio bacio.

“FUENTES!!Ahora y por siempre”  Sussurrai ad Andres, le labbra vicine, che si sfiorarono, sale e fumo, due sopravissuti.
Poi mi accorsi di essere  mezza sorda, non sentivo da sinistra per i rimbombi degli spari a poca distanza dalla mia testa, avevo rischiato di prendere una pallottola nel cranio, e mi ero lanciata senza nessuna cautela.
Guardando poi meglio la ferita, inorridii, la stoccata aveva mancato di pochi centimetri l’arteria radiale, se la prendeva ero morta, le lesioni sulle gambe, tagli e ematomi poco contavano.
“Oggi ti sei battuta come una vera Fuentes”Osservò quella sera, accanto al fuoco, le fiamme danzavano sul suo viso, era remoto e bellissimo. “Hai il coraggio di un leone”
“Sono stata un’incosciente” mi ero buttata sulla linea di fuoco senza riflettere.
“Come no”
“Discendo da Felipe, lui era un Fuentes di sangue, non di nome”
“Non importa il nome, importa chi sei TU. Sei una Fuentes, Catherine, ahora y por siempre”E un giorno sarei stata la sua principessa, la sua rompiscatole, unica e preferita, se avessi voluto un figlio lui sarebbe stato il padre ideale.. Anche più di uno.
Eravamo di guardia a sorvegliare il prigioniero, il nostro turno, mi ero buttata una coperta sulle spalle, cercavo di ignorare i borbottii continui, poi Andres sentì demonio e puttana, bliad in russo, al mio indirizzo, e gli mollò un gancio, così iniziò a lamentarsi con ragione, mi  misi vicino a lui.
“La caviglia?”
“Il braccio”Indicando una fasciatura di fortuna, che aveva rappezzato lui. “Sono stata meglio, diciamo che agogno un bel bagno caldo”
“E un bel letto” Lo fissai e rise.
“Ti amo, Andres”
“Ti amo, Catherine” Era la prima volta che ce lo dicevamo.
In modo esplicito.
E le stelle brillavano su di noi.
 

“FUENTES!!Ahora y por siempre
¡Estaremos con usted en esta lucha hasta el final!
Saremo uniti fino alla fine del combattimento!
hacia el fin del mundo
..fino alla fine del mondo.
“FUENTES!!Ahora y por siempre.
Il grido di battaglia nei secoli dei Fuentes, intero.
 
Volevo Andres come non ho mai voluto nessuno, dopo o prima, rievocavo il miele della sua pelle, il gusto salato del sudore nell’incavo del collo, quella sera facemmo l’amore due volte, in rapida successione sulla nuda terra, le sue labbra, ciliegia e melagrana, che sfioravano le mie, io ricambiavo, le nostre mani, impudiche, in ogni dove, era AMORE.
Quando era dentro di me, mi sentivo al sicuro, la guerra non ci toccava, era mio e solo mio.
La terza fu tenera, quieta. 

Sei sempre nel mio cuore.
E tu nel mio, senti come batte forte.
 “Se esistesse una pozione per l’oblio, il suo inventore farebbe soldi a palate” Andres scolò il bicchiere di vino, l’ennesimo, annotai, senza correggerlo,  e lo posò sul tavolo, sporco e lurido, altri cerchi e segni di bicchieri, di allegrie e trascuratezze. Eravamo a P., in una misera taverna, liberi che avevamo finito a quel giro.
“Confermo, hai le tue ragioni”
“ E tu le tue” Volevo chiedergli cosa avesse, tuttavia ero diventata abbastanza saggia da attendere. Mi sfiorai l’avambraccio destro, poi sorrise, le iridi appuntate poi in un punto lontano, indefinito, sfiorando un medaglione che portava al collo, sempre.
“Ti spiace se vado a fare una passeggiata?”dove sarebbe arrivato con tutto l’alcool ingurgitato era un mistero. Ed era per dimenticare, la rabbia, le assenze, la gioia di essere sempre vivi.
“Vai, tranquillo” Mi versai un bicchiere di vino, che aveva?  Presto o tardi me lo avrebbe detto, previdi, e di sicuro
 non mi sarebbe piaciuto.
“Scusami, è che .. Oggi è il 26 marzo, per me è un anniversario difficile”
“Non devi dirmi nulla, se non vuoi. Non vi è nessun obbligo, non abbiamo alcun obbligo”
“Tu non mi obblighi a nulla.. Vedi, Cat, sono stato solo così a lungo che .. Mi pare un dono essere tornato a amare, o una cosa che  non merito” e mi chiamava Cat, il privato, amato nomignolo con cui mi appellava Olga e  poi i suoi, Cat, una sillaba, per Catherine, ma voleva anche dire “gatto”in inglese, Olga poi amava i gatti, mai saputo sul serio se era per tenerezza o ironia. E baro, sapendo di barare, Olga diceva Cat quando iniziava  a parlare, il nome alla russa era troppo lungo per una minuscola e solenne bambina, di preferenza mi chiamavano Catherine alla francese, daccapo era sempre molto lungo. Ma i gatti le piacevano, quindi? Per Alessio sarei stata sempre Cat, lo rievocai per un momento, il mio monello, poi tornai a noi.
“Racconta” Eravamo in due a spartire quelle sensazioni, Luois era morto da appena 18 mesi e lo amavo, Dio se lo amavo, a dispetto di tutti, me compresa, Andres l’insopportabile. E mi baciò, le sue labbra sapevano di vino e fumo, poco prima aveva preso una sigaretta, io stessa avevo tirato due boccate.
Mi porse il medaglione, in silenzio, sganciai il pendaglio. Conteneva una ciocca di capelli neri, che cadde morbida sul palmo, poi una foto. Riconobbi un Andres di non più di 18 anni, con la barba, come spesso portano i giovani per parere più maturi, come accade in quell’età, accanto al lui una ragazza splendida, armoniosa, dai chiari capelli, che si appoggiava al suo braccio. Erano giovani, radiosi, innamorati.
“Chi è?”indiscreta o forse no, se me lo mostrava potevo chiedere.
“Mia moglie. Isabel”

Sei sempre nel mio cuore.
E tu nel mio, senti come batte forte.
Allora era solo una immensa, macroscopica balla?
Avevo sbagliato valutazione.
No.. no.

Fu come se mi avesse tirato un pugno allo stomaco, mi ricordai che mio zio aveva accennato che Andres aveva vissuto una tragedia privata, non lo aveva esplicitato e mai io avevo chiesto.
“Sembrate molto innamorati”
“Già. “Un altro metaforico pugno,stavolta  al plesso solare, ma sapevo che mi amava, o quantomeno che era attratto da me e viceversa, una potente alchimia, nessuna parola, parlavano i corpi.
E non era lussuria, il cieco cozzare di due bacini che si saldavano, unita a lui mi sentivo invincibile, a casa,estasi e tormento. Eppure mi aveva detto che non aveva moglie o figli,  lui aveva tanti difetti, ma amava i bambini, lo avevo visto interagire con Alessio, che avrebbe fatto ammattire un santo, senza sbuffare, gli piaceva, aveva sempre un sorriso od una caramella se capitava di incontrare qualche fanciullo.. E non avrebbe mai lasciato la sua donna, lui era fedele, se dava la sua parola, il suo amore non si tirava indietro. Una moglie.

Mi ero sbagliata, era solo una lunga notte di inganni? Il mio cuore batteva vicino al suo.. solo una illusione.
Oh..
 E lei era bionda, dalla foto indovinavo i suoi riccioli dorati come un campo di grano della Castiglia in estate, e la ciocca nel medaglione era scura, come la chioma di Andres, che avevo accarezzato tante volte.
Poteva mentire su mille cose e non su quello.
Dopo Luois e prima di lui, avevo avuto  brevi  avventure, strette per sentirsi meno soli, il calore di un corpo, giusto uno sfogo, sapevo declinare le differenze, per quanto giovane, tra mera attrazione e un quid in più. Forse. E non mi raccontavo storie per farmi contenta. E, in fondo, gli oblii che stordivano, il passare da una stretta all’altra, le ubriacature, colmavano il vuoto? Mi sentivo sola comunque, e tanto..  A mio dispetto, ero sempre viva. E amata, anche quando ero orribile, superba come Lucifero, sapevo che mia madre, mio fratello e Olga mi amavano.. E Alessio, come Tata, Marie o Anastasia.. Mi volevano bene. Respinsi il ricordo dello zarevic, ancora,  anche se non avessi avuto figli, lui sarebbe rimasto sempre il mio bambino.
“Dimmi, Andres, io ti ascolto. Fuentes, ahora y por siempre” da un pezzo ero io la tua unica, cercavi me e una sigaretta e i nostri momenti  nelle albe sospese.
“Il  26 marzo 1899 mi sono sposato, io e Isabel ci conoscevamo fin dall’infanzia, una amica di mia sorella Marianna, aveva due anni più di me” la mia gola era murata a secco. “Bionda, bellissima, delicata, il mio primo amore”Un sorriso distante, remoto, obliquo. E mentre la rievocava, mi sentivo gelosa, misera, intuivo quindi che fosse morta, lui non si sarebbe mai accompagnato a prostitute o concubine o intrattenuto relazioni,più o meno appaganti,  da ultimo con me, come aveva fatto in quelle stagioni, se avesse avuto una moglie ad attenderlo in Spagna o dove diavolo fosse.
No, aveva tante magagne, era un furfante, un rompiscatole, e non avrebbe mai abbandonato Isabel, o chi per lei. Lui era fedele, la sua parola d’onore era sempre una, non mutava, se la dava.
Era andato via dalla Spagna nel 1901, tornato solo due volte, un motivo vi era e si apprestava a narrarlo, il suo dono, mi amava e condivideva tutto, fino alla ultima goccia di cenere e assenzio
E io lo amavo, a mia volta, avrei ascoltato i suoi sussurri
Era partito che era un ragazzo, poco più grande di Alessio, ora descriveva un ragazzo innamorato, che non osava chiedere altro alla vita, se non di stare con sua moglie, come me quando avevo sposato Luois, alla fine.
Isabel, piena di misericordia e grazia, amazzone eccelsa e provetta, amata.  Amatissima.
“Enrique, il primogenito di mio padre, il mio cosiddetto fratello maggiore, è sempre stato uno scavezzacollo. La sua sola morale il piacere, il suo volere un dogma, andava a puttane e voleva l’amore, che ne so. Lui, il primo, l’erede di nostro padre, che erediterà tutto, e poi .. invidiava me.” E ancora lo amava, era suo fratello, e certo doveva averlo odiato. E avrei saputo, volente o nolente.
“Alcune persone nascono così, Andres, votate alla infelicità propria ed altrui. “ Omisi di toccarlo, pensai a Olga, che mi aveva amato e perdonato, nonostante tutto.
“Molestava le figlie dei contadini, dava il meglio di sé alle feste del paese. Al diavolo fossero o meno consenzienti, si ubriacava e attaccava scaramucce, millantava che un Fuentes doveva fare quello, giocava d’azzardo e perdeva, faceva finta di fare il servizio nell’esercito a Madrid e invece ..Era entrato in brutti giri”
NO.
I Fuentes proteggono la loro gente, sono come i Pirenei, accoglienti, indelebili.
“Era il mese di aprile 1901 quando Enrique giunse a casa, raccontò di avere contratto debiti di gioco che non poteva ripagare, che quella gente era pericolosa. Nostro padre non volle sentire ragioni, suo il debito, suo il disonore, lo aveva avvisato, e lui aveva continuato, certo che lo avrebbe protetto. Aveva ragione a avere timore, quei soggetti vennero a riscuotere il loro e passarono alle vie di fatto, appurato che nulla avrebbero avuto, venne incendiata una parte del castello.A scopo dimostrativo.  Il tempo era caldo e secco, le fiamme si propagarono e io accorsi. Te la dico come una cronaca, una notizia su un giornale, ma vi è da credere che non è così, fidati.  Misi in salvo non so quanti, domammo le fiamme. E così  Isabel, fece la spola per salvare le persone, inalò non so quanto fumo, nelle sue condizioni un  dramma, che era incinta di più di sei mesi, ma lei era così. Buona, generosa. Mio padre era ed è il principe Fuentes Cat, quella era la mia gente, cercai di non farli ardere vivi e..HO PENSATO A TUTTI TRANNE CHE A MIA MOGLIE... INCINTA” Una lacrima danzò nei suoi occhi, la scostò con fastidio”Un parto in anticipo, ma a rischio, scelse di dare una possibilità al bambino. Era un maschio. Vi fu un inchiesta, un esame autoptico, il medico aveva avuto ragione, se salvava Isabel, il bambino era andato, viceversa  era morta lei, che era già messa male. E mia moglie scelse nostro figlio. XAVIER. XAVIER FUENTES. Nato e morto nel giro di una settimana, mio figlio.”Strinse le mani, poi le allungò verso la ciocca, compresi che era del suo perduto bambino.
Aveva messo tutti al sicuro, non aveva salvato sua moglie e suo figlio, rabbia e senso di colpa lo avrebbero tormentato per sempre, fino alla fine dei suoi giorni.
“Era minuscolo e perfetto, Catherine, il mio piccolino. XAVIER FUENTES; come mio Padre, che ora riposa accanto a Isabel e mia madre, da allora fino alla fine del mondo. Fosse nato anche solo di due settimane in più, avrebbe avuto la possibilità di salvarsi, lottò per una settimana, ma era troppo presto, era un Fuentes, un principe combattente che voleva vivere.  Ed Enrique era sopravissuto, millantava che  era solo una tragedia. E l’ho odiato per non odiare me stesso, quando venni via gli avevo rotto un braccio e fatto saltare i denti, chiedeva il mio perdono.  Come no, io, cadetto, avevo protetto la mia gente, non protessi l’erede dalla mia furia, tacendo che avevo perduto mia moglie e mio figlio per .. Me ne sono andato per il mondo per non uccidere, Enrique e me stesso, quei due li trovai poi. E la Spagna è  di sicuro un posto migliore senza di loro.  “



Poi “Avrò sempre nostalgia di Isabel e mi mancherà, come il ragazzo che sono stato,  mi chiederò sempre che padre sarei stato con Xavier. Che vita avremmo avuto. E il tempo è passato, e torno ad amare, completamente ...Solo una volta ci sono andato vicino, lei .. fosse stata libera, saremmo stati insieme e tanto.. lasciamo stare. AMO TE. E non solo ora, ma per sempre. Unica e rara, non la sostituirai.. Scusa la confusione.. E so solo che ti amo, con tutto  me stesso. Io ti amo e ti amerò per sempre Catherine”
“E così io. Per sempre, io ti amerò per sempre,  Andres, sposami”
La sua risata fu un ululato nella notte. “Sì.. Il tempo di trovare un sacerdote e .. gli anelli, magari un vestito .. E farci un bagno”
“Aspetta. Io ..” Quel desiderio, che era un imperativo, una conquista. Glielo dissi, degli aborti, lui ribatté che ben difficilmente avremmo concepito, usando lui preservativi, io un diaframma di cera, per sicurezza spargeva fuori il seme, e che non gli importava, voleva me e non ipotetici figli, ma consci che l’argomento era di importanza basilare, stabilimmo di riparlarne. E intanto facevamo l’amore come se non vi fosse un domani, sopravissuti, da allora in poi
Quando mi chiese mi sposarlo, poche settimane dopo, e accettai, l’anello di fidanzamento scivolò, lento e preciso, nella mia  nocca
Lo sguardo che mi rivolse Andres fu di pura meraviglia e adorazione.
“Sei bellissima, una ninfa .. Una dea” Un fresco abito di un fumoso color azzurro chiaro, di chiffon, dalle linee fluide, portato senza busto, al collo una collanina d’oro sottile, pendente una perla che mi avevano regalato Olga e i suoi fratelli per un Natale, alle orecchie dei minuscoli diamanti. Ero snella, abbronzata, in forma, quando mi ero guardata allo specchio avevo visto una radiosa, giovane donna. Sia io che Ella avevamo la stessa altezza, ma, ahimè le curve erano diverse, lei era molto più formosa di me.. Andava bene uguale, mi ero consolata, quindi mi ero raccolta i capelli, usando delle forcine d’argento, fissandoli con cura.

E avevo trovato una mantilla nera, con stupendi ricami, e la peineta relativa,  la parte davanti mi copriva le mani, dietro mi cadeva circa 3 centimetri sotto i fianchi.
Un incongruo omaggio, mi ero vestita come una Princesa, come una Fuentes, ridevo tra me, mi ero fatta un bagno e mi ero annegata metaforicamente nelle essenze di arancia amara e olio di rose.
“Che meraviglia, Andres”
La tavola apparecchiata con cura, le candele, rose fresche, la nostra umile cucina era trasformata, il giorno finiva. Sottofondo sonoro le musiche di Vivaldi, riprese dal grammofono.
“Scusa se ti ho tenuto fuori, ma volevo organizzare tutto..”
“Mi sono fatta il bagno e preparata con cura. Che hai cucinato?” Mi scostò la sedia e fece un inchino, mi versò il vino e brindammo insieme. Aveva dei pantaloni scuri e una camicia bianca, la barba appena fatta, era alto, imponente e splendido, i suoi occhi splendevano liquidi, smeraldi incastonati nel suo viso ambrato dal sole.
Le parole fluivano, leggere, come una danza, farfalle, la dolce sera di giugno era solo per noi
Eravamo noi due, per una sera almeno, ci amavamo e brindavamo alla nostra, eravamo sempre vivi, le stelle brillanti.
“Tutto ottimo.. e..” una macedonia di pesche, mai mangiate di così buone, era l’estate, l’amore, ero  giovane ed innamorata, tutta la dolcezza del mondo era con me, con noi.
“Andres…”Venne vicino a me, rapido e si inginocchiò, come un cavaliere davanti alla sua dama, come se fossi una regina.
“ Catherine, mi vuoi sposare? Voglio che sia ora e per sempre, sst, se avremo figli sarà una gioia, se non verranno andrà bene lo stesso, non te lo rinfaccerò. Fidati di me”
Tacqui.
“Ahora y por siempre, hacia el fin del mundo” Sussurrai, il motto dei Fuentes, a caso.
“Ti amo, Andres.”
“E io amo te, princesa..” Sorrisi e sillabai un “SI’ “ poderoso.
Tirò fuori una scatola e il diamante baluginò al mio dito, come una stella, come una lacrima.
E lo baciavo, e mi baciava, gli presi il viso tra le mani, le lingue si sfioravano, giocando, allusive. Mi sollevò tra le braccia e mi portò nella stanza, un anticipo della cerimonia.
I vestiti finirono presto mescolati per terra, poi scivolai sopra di lui, le sue dita mi toccavano i seni, il ventre, lo ricambiavo con pari ardore.
Per tacito accordo, non misi il diaframma né lui il preservativo, si rovesciò dentro di me come un uragano, il gemito dell’orgasmo si spense contro la mia spalla nuda.
Dopo riposammo, le mani allacciate, la mia gamba che sfiorava la sua, sussurrando di tutto e nulla, ritorno ed andata verso e per il piacere più sfrenato.
Prima che venisse l’alba, avevamo fatto l’amore altre tre volte.
E, in  ogni occasione, mi era venuto dentro, quello era il suo regalo, cercare un figlio.
Raddoppiammo nel giro di due anni scarsi, almeno non concepii una sfilza di gemelli.
 
“Ciao, Catherine, come va?” La voce di mia madre piovve dalla cornetta del telefono come se fosse lì con me, il mattino successivo,mio zio mi fece cenno di parlare.
C’est moi, je sais..” Un piccolo silenzio.
Alors.. Mi fa piacere che tuo zio ti veda più di me, capisco che la Crimea non rientri tra le tue passioni, qui stiamo bene, comunque veniamo presto a trovare R-R…” Pausa “Cat, che devi dire a tua madre? Avanti, spara, sono seduta”
“ Ho ritrovato Andres Fuentes e .. “Lo conosceva eccome, R-R stava scoppiando a ridere, io ero in affanno “Mamma, ci sposiamo ..Io e Andres” Sfinita dallo sforzo elocutorio, passai la cornetta a mio zio, le orecchie perforate dal superbo ed altisonante “COSA” di Ella, uscii dalla stanza mentre loro parlavano fitto fitto, colloquio che mi risparmiò dovute indagini e ulteriori stratagemmi.

“Mi dovete una bevuta, te e Fuentes, malefici che siete. Tua madre non piomberà alla Stavka.. Zitta, che in fondo ci speravamo tutti e due che vi innamoraste. “
“Spiegami ..” Ormai le parole gli erano sfuggite di bocca.
“ Tu e Andres siete fatti l’uno per l’altra, tua madre pensava che.. Avevi perso Luois”Una fitta di dolore, siamo noi che restiamo.. Peccatori e fragili, nessuno me lo avrebbe ridato, tanto valeva vivere” E avevi perso tutto, in un dato senso, come Andres. A cui sono affezionato come un figlio. Tu .. lui .. per stare bene hai bisogno di una persona come lui, lui di una come te, difetti compresi. Non volevamo manipolarvi, credimi, solo che avendo vissuto molto più di voi ..” Frenai quel discorso confuso, avevo capito.
“Anche tre bevute, Eccellenza, Zione. Sul momento teniamo nel massimo riserbo il fidanzamento”
“…Già.”E non saltare addosso a Fuentes ogni momento, pareva avvisarmi, tuttavia glissò. “Allo zar va detto” Enunciò “ E tanto lo dirai a Olga Nicolevana.. Alla zarina verrà una sincope”
“Zio, detta sinceramente, non me ne può importare di meno”
“Alessio, ciao” Gli piombai tra i piedi all’ora del riposino “Come va?”Mi sorrise “VA..Sto meglio.. Guarda” flettendo il braccio “Ottimo.. “ “Giochiamo? “ “ A cosa..?Morra cinese..” annuì, la volta precedente fu la solo che ho barato, a imperitura memoria, glielo raccontai l’anno dopo e ne rise, a quel giro non glielo dissi.  Quattro partite, poi gli chiesi di sdraiarsi e dormire. La stanchezza della notte di sesso con Andres mi piovve addosso, mi appisolai io e Alessio no, a quel giro fu lui a vegliare, tenendomi stretta, una soddisfazione e una gioia che bramava da un pezzo.
Ma il primo giorno di luglio tornai alla cornetta, mi passarono gli appartamenti delle granduchesse, per una volta era una notizia allegra e glielo dovevo, di informarla.
“Parlate con  sua Altezza Imperiale.. bla bla.. “ La litania scorse, mentre Andres mi baciava, avido, goloso, passandomi il telefono.
“Salve, chi è?”i beneficiari dei suoi comitati usavano chiamarla, in un certo giorno a settimana, per esporre richieste e grazie, ricorrevo a quello, sperando che Alix non ascoltasse di contrabbando.
“Salve, altezza imperiale” Riconobbe la mia voce, amata e amatissima.
“Salve.. che mi dite?
“ A settembre vi sarà un matrimonio, mi auguro che veniate, deciso giusto due sere fa, spero che come avviso vada bene.”
“Certo, figuratevi se lo perdo, intanto vaglierò la posizione, vi vengo a trovare”
“Tutto a posto, Altezza Imperiale”
“LO SO” La sua voce, come una abbraccio.  Scoppiò a ridere e io dietro.
Dissoluzione e compimento, fino alla disperazione.
Io e Andres, e..
Altri, Cat, pur variando la situazione.
Era lo sbando, l’incertezza e un compimento, diventavo Xavier, il mio nuovo nome,in spagnolo, un’altra sorte, una nuova vita, o ci provavo, che ero sempre io.
Certo che eri tu, a prescindere dal nome Alessio.
Quel primo giorno, quando alla sera ti avevo chiesto se potevo lavarti non avevi risposto, ti eri rannicchiato, immobile, contro le mie braccia.
Due naufraghi che dipendevano da una disgraziata, pensavo allora, questo, e intanto ti lavavo con una spugna di fortuna, le dita, improvvisavo un pannolone sbilenco con una camicia, rimediando le spille già usate, davvero Alexei .. non potevamo aspettarci tutto ma con te ogni previsione era inutile e vana.
   
 
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