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Autore: Ram92    10/11/2018    0 recensioni
Sono passati circa quattordici anni dall'inizio della Grande Era della Pirateria. Tra pirati e Marina lo scontro è aperto. Nel frattempo, su una remota isola del Mare Occidentale, una bambina dai capelli rossi cresce con un piccolo, grande sogno.
-> Continuo della storia 'La leggenda del fantasma rosso - I parte', ma se volete partire da qui per un po' può anche funzionare
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Orso Bartholomew
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda del fantasma rosso'
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Capitolo due.
 
- E’ così da tre giorni.
Midori osservò di nuovo la bambina rivoltarsi sotto alle pesanti coperte, tremante di febbre.
- Il normale decorso della malattia prevede febbre e un progressivo ispessimento della pelle accompagnato da rigidità che comportano difficoltà prima di movimento e poi respiratorie. – stava spiegando il medico del piccolo paese con voce stanca. – Muoiono dopo circa un paio di mesi. – aggiunse senza articolare enfasi.
La donna sbirciò brevemente il suo interlocutore.
Colorito pallido, profonde occhiaie. L’aspetto di un uomo che non dormiva da giorni.
Ricoprì la piccola paziente e rimboccò la coperta in modo che i movimenti della bambina non la facessero scoprire.
- Quanti altri malati ci sono?
- Altri due, tutti all’incirca della stessa età. Nika è stata l’ultima ad ammalarsi, gli altri sono ad uno stadio più avanzato.
Midori strinse le labbra.
- Qualche altro elemento in comune?
Il medico le rivolse uno sguardo interdetto.
- Credevo che l’avessero informata. – disse poi con voce greve studiando le sue reazioni con diffidenza.
Midori non si scompose e attese una risposta in silenzio.
- L’altro elemento in comune è che sono gli ultimi bambini di quell’età nati in questo villaggio rimasti in vita.
 
Un altro piccolo tonfo sordo. Un istante, e di nuovo il leggero grattare del metallo sul legno.
Riku strinse i denti e cercò di sopportare in silenzio.
Accanto a lui, anziché fare i pochi compiti assegnatele, Aki giocherellava distrattamente con il vecchio medaglione di Shanks facendolo girare come una sorta di pesante trottola sul tavolo.
- Riku. – lo chiamò con voce lamentosa. – Possiamo andare ad allenarci adesso?
- Dopo aver finito i compiti. – ribatté lui meccanicamente.
La bambina sospirò delusa e fissò sconsolata il foglio pieno di segni da copiare e imparare a memoria.
- Non possiamo farli dopo?
- Dopo si mangia.
Gli occhi di Aki brillarono per un istante.
- Ma solo – la interruppe Riku prima che potesse aprir bocca. – dopo aver finito i compiti ed essersi allenati.
La bambina tornò ad appoggiare la testa sul tavolo guardando con astio il pezzo di carta davanti a lei e riprendendo a giocherellare col medaglione.
 
Era impressionante persino per lei.
Per lei, che era stata medico di bordo sulle navi pirata per tanti anni. Per lei, abituata a ferite di battaglia, avvelenamenti e malattie mortali.
A riscuoterla dai suoi pensieri fu lo sguardo insistente del dottore. Si affrettò a posare delicatamente il braccio gelido del bambino sotto alle coperte e si allontanò insieme al collega cercando di evitare qualsiasi contatto visivo con i familiari riuniti attorno al letto. Un desolante silenzio riempiva la stanza. Nessun singhiozzo, nessuno strepito. Solo una snervante e dolorosa attesa.
- Questa situazione va avanti da ormai un anno. – continuò ad esporre con la sua voce stanca e inespressiva il medico. – I bambini hanno cominciato ad ammalarsi uno dopo l’altro. Abbiamo pensato ad un contagio, abbiamo provato ad isolarli, alcune famiglie hanno persino provato ad abbandonare il villaggio prima che fosse troppo tardi. La famiglia di Nika era una di queste.
- Nessun adulto ha sviluppato gli stessi sintomi?
Il dottore scosse la testa.
- Nessun adulto, nessun vecchio, nessun adolescente. Si ammalano soltanto i bambini tra i tre e i cinque anni circa. Prima i più grandi, poi i più piccoli.– fu forse solo un’impressione di Midori, ma la voce del collega sembrò incrinarsi impercettibilmente. – E i tempi sembrano stringersi.
La donna tacque. In quel momento aveva soprattutto bisogno di raccogliere quanti più dati le fosse possibile.
Al lumacofono, Dragon aveva insistito affinché studiasse il caso di persona, senza intermediari esterni. E aveva insistito perché andasse lei.
- I primi malati sono durati più a lungo. Il decorso della malattia era più lento. Al primo caso ci è voluto un mese e mezzo prima che la pelle cominciasse a irrigidirsi, altri due prima che morisse.
Lo sguardo del medico era altrove, le mani strette a pugno, con le unghie piantate nei palmi.
- Quando anche il secondo bambino ha cominciato a presentare gli stessi sintomi ho deciso di mettermi in viaggio verso la città più vicina in cerca di grandi ospedali e biblioteche specializzate. Non ho trovato nulla, e nessuno che sapesse aiutarmi. Un giovane medico cominciò ad interessarsi al caso e tornò insieme a me al villaggio per raccogliere campioni da analizzare poi nel suo laboratorio. – la voce del dottore tradiva ormai tutta l’esasperazione accumulata in un anno di lavoro e sofferenza. – Non è più tornato. – aggiunse sollevando lo sguardo su Midori.
La donna non reagì.
- Questo villaggio non ha bisogno di curiosi. – proseguì l’altro con freddezza. – Quindi se è venuta sin qui per analizzare dati e poi rinchiudersi in un laboratorio le devo chiedere di andarsene. E’ mia responsabilità non dare a questa gente false speranze.
- Hikari Yuri. – disse una voce alle loro spalle. – Era questo il nome del giovane medico, giusto?
Il gigantesco Bartholomew Kuma comparve stringendo tra le mani la solita Bibbia.
Il dottore annuì e Midori poté percepire il celato rancore che traspariva appena dalla tensione della mascella.
- Risulta disperso da otto mesi, è stato dichiarato ufficialmente morto da sei. – annunciò il Rivoluzionario senza la benché minima enfasi. – E’ come sparito nel nulla pochi giorni dopo il suo rientro in città. Così come tutto il materiale a cui stava lavorando. E’ stato questo a insospettire l’Armata Rivoluzionaria.
Midori continuava a fissare il collega. Lo vide impallidire e abbassare lo sguardo. Vide i pugni aprirsi, le spalle sciogliersi e un leggero tremito impossessarsi di lui.
- Voi potete aiutarci? – disse infine, volgendo sui suoi due ospiti gli occhi stanchi.
Midori sostenne quello sguardo con aria impassibile.
- Faremo il possibile.
 
Aki guardò Riku mettere da parte i libri di scuola e prenderne un altro dalla piccola biblioteca di casa.
- Non hai ancora finito? – si lamentò accasciandosi di nuovo sul suo foglio imbrattato e pieno di scarabocchi.
- Nemmeno tu.
La bambina si morse una guancia e lanciò uno sguardo carico d’odio all’ultima parte della pagina, ancora colpevolmente bianca, davanti a lei.
Riku sfogliò velocemente le pagine fino a dove era rimasto. ‘Assenza di calcio’ recitava l’intestazione del capitolo.
- Io ho fame. – borbottò Aki, afflitta.
La ignorò e si immerse nella lettura.
 
- Perché Dragon ha assegnato a me questo caso? – chiese quando finalmente si trovarono soli.
Kuma si voltò a dedicarle tutta la propria attenzione.
- Mi ritieni troppo importante se pensi che mi siano rivelate le ragioni di simili scelte.
L’indice di Midori scattò leggermente mentre tamburellava sulla manica del pesante giaccone che si era procurata.
- C’è qualche problema che devo riferire? – si offrì il giovane Rivoluzionario.
La donna sbuffò e si appoggiò alla parete alle sue spalle, lasciando correre lo sguardo lontano, oltre la finestra su quel mondo grigio di metà pomeriggio.
- Mi ricorda in qualche modo Fleavance. – mormorò quasi a sé stessa.
Kuma rimase immobile apparentemente in attesa di una risposta o di un ordine.
Midori sospirò stancamente.
- Devo mettermi a lavoro.





Ram's corner

Piccola nota linguistica: Kuma = Orso. E' la versione giapponese sia del nome dell'animale che del personaggio. Io sono abituata a sentirlo e leggerlo così (lingua anime giappo con sottotitoli inglesi, lingua manga inglese), per cui non mi viene da scrivere 'Orso'. Comunque è lui.

Al prossimo capitolo,
Ram.
  
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