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Autore: Shade Owl    11/11/2018    1 recensioni
Il Whitebark Pyne, il più grande, il più vecchio e il più famoso pub di Orenthal, sta chiudendo. Albert Spencer, il proprietario, è ormai troppo vecchio per continuare a gestirlo, e non può fare a meno di venderlo. L'unica offerta plausibile, tuttavia, arriva da una catena di locali in franchising.
A Nadine, che è cresciuta con il Pyne come un dato di fatto, la cosa non va a genio...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Il Whitebark Pyne non era un semplice pub quanto un’istituzione di Orenthal. Era uno dei più vecchi locali della città, famoso per le sue serate karaoke (a cui Timmi, disgraziatamente, cercava di non mancare mai), l’atmosfera accogliente e l’ampia scelta in fatto di bevande, alcoliche e non. Tante persone e tante generazioni erano passate di là, inclusa lei.
Ricordava come se fosse successo solo il giorno prima di quando, durante una giornata di inizio Novembre stranamente simile a quella, era entrata con un ragazzo venuto da fuori per prendere una cioccolata calda, quasi costringendolo a bere qualcosa con lei, ringraziandolo per il suo intervento del giorno prima in difesa sua e dei suoi amici contro un gruppo di bulli.
Quella era stata la prima volta in cui lei e Timmi erano usciti e, anche se non si era trattato di un vero appuntamento, aveva dato inizio al loro rapporto. Lei stessa ci aveva festeggiato compleanni e occasioni varie, o ci si era rifugiata durante i giorni di neve più intensi degli inverni più freddi.
C’erano molti ricordi, suoi e del resto della città, racchiusi tra quelle quattro pareti rivestite di legno e di carta da parati consumata. Certo, non era un posto elegante, non era moderno, non c’era il wifi e ogni tanto i più giovani dei fratelli Sykes e Timmi davano spettacolo, ma era comunque il ritrovo preferito dell’intera città. Timmi e Jo ci avevano anche portato Xander per il suo addio al celibato, lo avevano fatto ubriacare di brutto e lo avevano riportato a casa in condizioni pietose… no, forse quello non era un bel ricordo. Però era comunque un ricordo.
- Tesoro? Ehi? C’è nessuno?-
Sentendo la voce di Timmi che la chiamava, Nadine si riscosse con un piccolo sussulto. All’improvviso la sua mente tornò al presente, ricordandole che era in cucina e stava per buttare la pasta.
Si voltò confusamente, ancora un po’ frastornata, e trovò il marito che la guardava dalla porta, gli occhi fissi su di lei per la preoccupazione. Era ancora in divisa, la giacca sfilata solo per metà.
- Va tutto bene?- le chiese - C’è qualche problema?-
Nadine scosse lentamente la testa, tornando alla pentola dell’acqua.
- No, io… scusa, ero sovrappensiero.-
- Ah, questo si vede…- rispose lui, entrando in cucina e appoggiando la giacca alla prima sedia che raggiunse - Ariel?-
- Boh… non la vedo da stamattina. Pensavo che l’avessi arrestata di nuovo.-
- Non ancora. Forse si è persa nelle fogne un’altra volta.-
Nadine non rispose, prendendo i piatti dalla credenza. La sua mente stava già tornando al Pyne.
- Se torna di nuovo con la melma che cola dai capelli giuro che stavolta la faccio dormire sotto la macchina.-
- Sembra grandioso.- rispose distrattamente lei.
- E poi la lavo col tubo dell’acqua, ma quella fredda, così muore assiderata.-
- Ah, ma certo…-
- E pensavo di cenare coi suoi intestini e dare il resto a Dran.-
- Ottimo.-
- Okay, svegliati, per favore!- esclamò Timmi, scocciato - Non c’è gusto a lamentarmi della sirena se tu non mi fermi!-
- Cosa? Oh…- fece lei, passandosi una mano sugli occhi, abbandonando i piatti sul tavolo - Io… scusa, è che… hai saputo del Pyne?-
- Che Al vuole vendere? No, la città è troppo grande, la voce non s’è sparsa.- rispose sarcasticamente Timmi - E RadioTeddy non lo sta ripetendo a tutti da questa mattina. Non è neanche venuto in ufficio a supplicarmi di trovargli un altro lavoro perché è sicuro che non potrà continuare a fare il barista se Al vende a questi tizi di Billings.-
- Lo sapevi?- esclamò Nadine - E non mi hai detto niente?-
- Sono tornato ora!- protestò lui, allargando le braccia - Quindi è questo? Sei in pensiero per Teddy? Anche se lo dimentica sempre, ha più di trecento anni, è adulto, saprà trovarsi un fottuto lavo…-
- No, non c’entra niente Teddy… anche se tu sei il suo referente, dovresti preoccuparti per lui.- gli ricordò, scoccandogli uno sguardo di disapprovazione.
Timmi reagì roteando gli occhi e incrociando le braccia, facendo per allontanarsi, salvo poi ripensarci all’ultimo e, con un sospiro, compì un giro completo tornando a guardarla.
- Allora?- chiese.
- È… è questa storia della vendita.- spiegò Nadine - Il Pyne che chiude… insomma, se lo comprasse qualcuno di qui sarebbe diverso, ma… un franchising…-
- Beh, l’ultima parola spetta ad Albert.- replicò Timmi, scrollando le spalle e recuperando la giacca - E poi c’è ancora tempo, magari gli arriverà un’altra offerta da qualcuno. Ora vado a farmi una doccia rapida, arrivo subito… forse non sembra, ma la Olson mi ha fatto impazzire, il suo stramaledetto gatto è scappato di nuovo… non sono un fottuto pompiere!-
E, mentre ricominciava con la sua attività preferita, si avviò verso il piano superiore, lasciando di nuovo Nadine da sola.

La cena trascorse in relativo silenzio (o meglio, nel relativo silenzio di Nadine, dato che Timmi seguitò a brontolare contro la signora Olson, Kyle, Jo, la sirena, i Sykes, Cliff, Melanie, il postino, Donald Trump, Sciascia, Elisabetta II di Windsor…), e quando venne il momento di andare a dormire lei rimase comunque sveglia, gli occhi fissi sul soffitto, ben spalancati, la mente tutt’altro che addormentata. E il mal di stomaco che ancora una volta l’aveva colta non aiutava.
Mentre Timmi russava piano al suo fianco, lei continuò a pensare al Pyne, alla sua imminente chiusura e a cosa avrebbe significato per lei e per il resto della città. Anche Timmi, che pure aveva liquidato piuttosto sbrigativamente la cosa, ci sarebbe rimasto male se le serate di karaoke fossero finite all’improvviso. Certo, il resto della città sarebbe stata più che contenta di non sentirlo mai più cantare: per quanto fosse un bravo Sceriffo, un ottimo padre e marito, un passabile giocatore di scacchi dilettante (che tuttavia perdeva regolarmente col giudice Rosemberg) e un eccezionale combattente e comandante durante il suo sovrannaturale secondo lavoro, era un tremendo cantante. L’unico motivo per cui continuava a prendere in mano un microfono era perché, malgrado la sua voce da gatto in calore, nessuno aveva mai avuto il cuore di dirgli quanto male cantasse. Si divertiva così tanto che tutti avevano avuto paura di dargli un dispiacere nel confessargli la verità.
Ad ogni modo, il problema non era tanto la sensibilità di suo marito quanto il destino del pub.
Forse possiamo fare qualcosa. Pensò. Possiamo trovare qualcuno che lo compri. Qualcuno a cui importi… come ha fatto Timmi con Kyle, quando serviva un buon candidato sindaco per le elezioni.
In fondo, rifletté, lei e Timmi conoscevano praticamente l’intera città. Sapevano bene chi aveva quali attitudini e quanto le persone sapessero impegnarsi. Magari avrebbero trovato qualcuno a cui importasse del pub e che avesse tempo, energie e capacità per…
Un momento!
Balzò a sedere di scatto, colta da un’improvvisa illuminazione. Afferrò subito la spalla di Timmi e lo scosse con energia; il marito si svegliò subito, imprecando in modo indistinto, gesticolando come a voler afferrare qualcosa, forse il collo di qualcuno. Subito dopo gli comparve in mano la famigerata Fiaccola, che sciabolò con un baluginio fiammeggiante nell’aria a pochi centimetri dalle lenzuola.
- Ehi!- esclamò Nadine, afferrandogli il polso - Quante volte devo dirti di non usare la magia vicino alle cose fragili?-
Lui sbatté le palpebre un paio di volte con aria stolida, ancora immobilizzato con un braccio teso davanti a sé, la mano che artigliava un collo inesistente e un’altra bloccata in alto, il polso serrato tra le sue dita e la Fiaccola incandescente che illuminava appena la stanza. Dopo qualche istante parve riconnettersi e, fatta sparire l’arma, si lasciò ricadere sul cuscino, grugnendo come un Troll.
- ‘osasuscede?- biascicò a occhi chiusi - ‘asiren’ornata?-
- Più o meno quattro ore fa, credo.- rispose Nadine, ripensando fugacemente al suono di passi leggeri che aveva sentito in corridoio tempo prima - Ma non c’entra niente tua sorella… è per il Pyne.-
Timmi aprì di nuovo un occhio, mentre portava la sveglia davanti al naso e sbirciava l’ora. Emise un altro grugnito e poi la gettò via, rompendola contro la parete. Era la sesta in tre giorni… un nuovo record personale.
- Se non sta andando a fuoco non mi interessa. Non per le prossime cinque ore.- brontolò.
- Guarda che è importante.-
- Amore mio, vita mia, tesoro mio, anima mia…- cantilenò in tono esasperato - … io senza di te non vivo, non mangio e non dormo… okay, non dormo nemmeno insieme a te…- aggiunse, passandosi una mano sulla faccia - … ti amo da impazzire e se tu non ci fossi sappiamo bene cosa succederebbe, ma a quest’ora ci sono solo tre cose importanti: l’Apocalisse, Skadi che sta male e Sid Bryant che per qualche motivo irrompe qui con Avart e inizia a fare a pezzi la città.-
- Non posso lasciare che chiuda per sempre.- disse in tono deciso, incrociando le braccia - Quel posto è troppo importante per troppe persone, inclusi noi due.-
- La cosa che amo nel nostro matrimonio è la comunicazione reciproca…- grugnì stancamente Timmi, ancora sdraiato in posizione cadaverica.
- Skadi ci ha festeggiato la metà dei suoi compleanni, e lo stesso io. Anche tu ne hai festeggiati alcuni lì, senza contare tutte le altre festività in cui all’ultimo non sapevamo organizzarci… ci abbiamo anche festeggiato la nascita dei gemelli quattro anni fa!-
- E dire che tuo padre era preoccupato che fossi io a incasinarti la vita…-
- Quindi ho preso una decisione, ma voglio che tu mi appoggi.-
- Se la decisione è di tornare a dormire, sono disposto anche a farti da brandina…-
- Voglio comprare io il Pyne.-

Timmi ci mise qualche secondo per registrare le sue parole, e per un attimo temette che si fosse addormentato di nuovo. Poi però tornò a sedersi, strofinandosi gli occhi con le dita, e la guardò confusamente da sotto le palpebre pesanti.
- Cosa?- chiese.
- Voglio comprare il Pyne.- ripeté lei, decisa - Lo rimetterò in sesto, farò qualche ristrutturazione, ma lo manterrò uguale a com’è ora, a parte le dovute modifiche. Così resterà il pub di sempre ed eviteremo che qualche speculatore lo trasformi in uno di quei locali da due soldi che si vedono nei telefilm che piacciono ad Alexis.-
Timmi sospirò, sfregandosi la faccia con energia.
- Non ci sto capendo niente.- ammise - Ma forse è per il sonno… insomma, cosa ne sai tu di imprenditoria?- le chiese - O di ristorazione? Cioè… stiamo parlando di un impegno enorme, di un investimento gigantesco…-
- Tesoro, negli ultimi vent’anni ho cucinato, pulito e rassettato questa casa. Inoltre ne ho gestito le finanze, faccio sempre io la dichiarazione dei redditi e preparo i soldi per bollette, conti e tasse varie. Certo, non da sola, tu mi hai sempre dato una mano come potevi, e sì, faccio abbondantemente uso della magia tra le mura domestiche… ma qualcosina la so di come si gestisce l’economia di uno spazio limitato.- gli ricordò - E nessuno mi obbliga a fare tutto da sola nemmeno lì. Posso trovare un direttore più esperto di me, se serve, che stia tutto il giorno a occuparsi del servizio mentre io mi preoccupo dei conti.-
Timmi si passò una mano tra i capelli, ancora inebetito, mentre uno sbadiglio a stento trattenuto gli usciva dalle labbra.
- Non puoi parlarmi di cose tanto serie nel cuore della notte.- protestò fiaccamente - Ma se proprio vuoi affrontare l’argomento ora… insomma… tutto quello che hai detto è vero, certo… ma è comunque un grosso rischio. Un’attività propria richiede molta attenzione, e poi… non ti offendere, ma tu non hai mai lavorato, non hai mai avuto un vero impiego. Sì, ti fai in quattro per questa casa, aiuti anche Alis e Kyle con la dichiarazione dei redditi, scommetto che senza di te sarebbero persi… però non hai mai avuto un vero lavoro, Skadi è nata troppo presto, lo sai. Anche la laurea in economia te la sei dovuta prendere online.-
- Non mi fustigherò perché nostra figlia è venuta al mondo quando ero appena maggiorenne.- s’impuntò lei - E sono convinta della mia decisione. Non ti sto chiedendo il permesso, solo il tuo appoggio.-
- Ce l’hai.- sbuffò scocciato Timmi, ricadendo di nuovo sul cuscino - Stupida biondona pazza, hai sempre il mio appoggio… lo dimostra il fatto che non ti ho ancora strozzata per avermi quasi ucciso svegliandomi in quel modo. Ho una certa età, sai?-
- Quindi sei d’accordo?-
- Sono d’accordo a non contestarti. Se sei veramente convinta, domani parla con Al e vedi se riesci a trovare un punto d’incontro. Prometto che eviterò di fare casino coi Sykes fino a quando non venderà, così magari ti fa pure lo sconto.-
Nadine sorrise: quella promessa equivaleva a uno dei massimi sforzi per lui.
- Grazie.- disse, tornando a stendersi - Scusa se ti ho svegliato… torna pure a dormire.-
Lui fece una smorfia beffarda, rotolandosi verso di lei.
- Ah, ora ti stai scusando?- ridacchiò - Eh no, sai? Ora ti fai perdonare…-
Nadine sorrise ancora e si sporse abbastanza da sfiorargli la punta del naso con le labbra.
- Dovrai aspettare.- rispose - Mi dispiace, ma non me la sento… credo di stare covando l’influenza.-
- Ancora?- sbuffò Timmi, deluso, mentre tornava al proprio posto - Okay, stavolta ti salvi, ma giuro che domani vado da Nightmare e gli chiedo di trovare un sistema per passarti la mia immunità alle malattie. Ha sconfitto una piaga zombie, riuscirà a fare anche questo!-
- Oh, certo, vai a piangere dal tuo amico cyborg perché io non me la sento di darti il via libera.-
- Tesoro, dormi!- sbottò Timmi.

Nadine ha preso la sua decisione, sembra. Vediamo come la svilupperà.
Ringrazio Ely79 e John Spangler, che già stanno seguendo questa breve storia. A domani!

 

   
 
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