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Autore: Lory221B    11/11/2018    4 recensioni
Jim e Oswald hanno iniziato una relazione virtuale..solo che nessuno dei due sa chi è l'altro
(gobblepot)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harvey Bullock, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il porto gli lasciava addosso sempre uno strano profumo; non era soltanto il fumo delle fabbriche vicine o l’odore stantio dei magazzini. Non era l’umidità che impregnava l’aria o il legno bagnato nell’acqua, era tutt’altro. Era come se il fiume rappresentasse l’inizio e il limite di Gotham e ogni odore finisse lì e poi ovunque e alla fine sul suo cappotto.

Ma quella sera non era soltanto quello, gli sembrava di sentire ancora l’odore dell’acqua di colonia di Oswald, l’aveva inspirato quando si era avvicinato per baciarlo e il profumo era rimasto lì con lui per tutto il viaggio fino alla GCPD.

Gordon rientrò alla centrale, ancora indeciso su cosa avrebbe detto a Ed, ma di una cosa era certo, non poteva “tradire” Oswald.

Aveva già la mano sulla maniglia della porta dove aveva lasciato Nygma, quando Harvey attirò la sua attenzione.

« Emh, Jim, direi che è davvero una strana giornata »

Gordon sentì che gli sarebbe venuto un tremendo mal di testa « Cos’è successo adesso? »

« Nygma, è fuggito. Aveva dei complici qui, sotto i nostri occhi »

Jim aveva capito subito che c’era qualcosa che non andava, che Ed era troppo tranquillo ma non credeva il suo piano fosse così contorto, farsi catturare solo per poter deridere ancora la GCPD.

« Ha lasciato una busta per te. Fox ha controllato, è sicura, puoi aprirla» aggiunse Bullock, passandogli una busta verde.

Jim gliela strappò di mano, infastidito. Essere ridicolizzato da Ed era una sconfitta, ma almeno non avrebbe dovuto lasciarlo andare per proteggere Oswald. In un certo senso, gli aveva fatto un favore.

Aprì la busta, temendo però che Ed avesse ancora una carta da giocare, ma quando finì di leggere gli sfuggì quasi un sorriso.

Caro Jim,

immagino due scenari. Nel primo hai confessato tutto a Oswald, nel secondo, come spero, non lo hai fatto perché hai capito quello che provi per lui.

Non sono sicuro che io gli stia facendo un favore, potrebbe trovare di meglio, ma l’idea del Boss della città e il capitano della polizia che escono assieme mi fa talmente ridere che non ho potuto esimermi dall’intervenire.

Ho deciso di lasciarti questo indovinello, caro Jimbo, sperando ti dia una svegliata:

“Non sono mai stato ma sono destinato ad essere. Tutti guardano verso di me”.

Sarò magnanimo, ti darò anche la risposta è: il futuro. Quello a cui dovreste cominciare a guardare tu e Ozzy.

I soldi me li tengo, ho grandi piani per il mio di futuro.

Alla prossima,

L’Enigmista”

Jim si prese un attimo solo per se stesso, non gli importava che Harvey lo stava fissando o che attorno a lui gli agenti continuavano la loro normale attività. Era passato attraverso l’innamoramento per un uomo che aveva conosciuto online e la presa di coscienza che provava qualcosa per Oswald, forse da molto tempo, senza che se ne fosse mai reso conto. Persino Ed se ne era accorto, forse anche Harvey, eppure lui era ancora in bilico, indeciso su quale fosse la cosa giusta da fare.

C’era Oswald che si era sempre fidato di lui, che non lo aveva mai tradito, che non avrebbe mai preteso che fosse diverso da com’era. Al contrario di tutte le sue precedenti fidanzate, Oswald lo accettava in ogni suo lato, anche quando erano in conflitto.

« Harvey, mi prendo l’intera giornata » annunciò.

« Fai bene. Aspetta, non hai la cena da Pinguino sta sera? »

« Sì, per cui devo farmi una dormita e prepararmi » rispose sorridendo.

Harvey si morse la lingua, mentre se la rideva sotto i baffi « Beh, non divertirti troppo »

***** * *****

Oswald tornò a casa tutto infreddolito. L’umidità del porto gli era penetrata fino sotto il cappotto ma non se ne era reso subito, travolto da quegli strani sentimenti che il bacio di Jim avevano suscitato.

Martin, che stava rivelando un’insolita propensione a non addormentarsi presto, soprattutto quando Oswald era fuori casa, gli corse timidamente incontro. Aveva già preparato una semplice domanda sul blocchetto e Oswald si sentì tremendamente in colpa per averlo fatto preoccupare.

Tutto bene?

« Sì, Martin » gli rispose, accarezzandoli i capelli.

Martin lo abbracciò e Oswald si sentì incredibilmente coccolato, come non capitava da tempo.

Baci, abbracci… era una strana nottata e avrebbe dovuto riposare almeno qualche ora per essere pronto per la sua festa. Dopo aver messo a dormire Martin, si distese a letto ma non c’era verso di prendere sonno. Continuava a ripensare alla giornata appena trascorsa, stava cominciando a diventare vecchio per una tale altalena emotiva.

Jim Gordon rimaneva un affascinante mistero, anche se Oswald avrebbe tanto voluto riuscire a capirlo. Era più complicato di un rebus, un giorno gli urlava contro, un altro sembrava preoccupato per lui, un terzo lo baciava sul molo.

Era solo un bacio sulla guancia, Oswald. Non immaginare già la festa nuziale” commentò dentro di sé una voce, molto simile a quella di Ed. Di solito sentiva la voce incoraggiante della madre che lo invitava ad andare avanti, a rischiare, che tutto sarebbe andato bene, ma questo commento acido della sua testa, prese forma con la voce dell’Enigmista.

Sbuffò a se stesso, non capiva perché sentiva la voce di Ed che lo derideva, forse stava impazzendo anche lui?

Fissò impotente lo spazio vuoto sulla sua scrivania, dove prima c’era il PC che aveva gettato nel fiume. Odiava le cose lasciate a metà e JW_Gotham rischiava di essere una di queste. Voleva chiudere il capitolo e non pensarci più ma rimanere con il dubbio di chi fosse JW_Gotham, avrebbe potuto logorarlo; si conosceva abbastanza da sapere che, sbollita la rabbia, non avrebbe lasciato perdere.

Doveva sapere chi era, solo per guardarlo in faccia e dirgli addio.

Aveva letto le mail tante di quelle volte da saperle a memoria. JW_Gotham si era definito più volte un piantagrane, un ribelle, eppure Oswald era certo che non facesse parte della criminalità. Sembrava un uomo di saldi principi. Una volta aveva accennato che da giovane amava correre in sella alla motocicletta e da quel momento Oswald aveva iniziato a immaginare che andasse in giro in giacca di pelle.

Proprio come Gordon quando faceva il cacciatore di taglie” commentò un’altra voce nella sua testa, più sognante, sembrava la sua voce ma più insicura, come quando era soltanto un ragazzo ombrello.

« Cosa c’entra adesso Gordon?! » sbraitò e fortunatamente non c’era nessun altro nella stanza, altrimenti avrebbero iniziato a pensare che il capo avesse definitivamente perso la testa.

***** * *****

L’Iceberg Lounge era stato allestito per la cena del candidato Sindaco. Ogni dettaglio era stato curato alla perfezione e Oswald avrebbe dovuto esserne fiero. Eppure si sentiva infelice. Jim aveva detto che doveva parlargli, sembrava qualcosa di serio, ma che prima doveva sistemare una faccenda. E ovviamente non lo aveva più visto né sentito. Non sapeva se essere preoccupato che gli fosse successo qualcosa o essere adirato per i messaggi contraddittori che gli aveva lanciato.

Sfoggiò il suo miglior sorriso finto quando iniziarono ad arrivare gli ospiti, voleva godersi la serata e ingraziarsi più persone possibili.

Aveva già stretto diverse mani e si era addentrato in diversi aneddoti, quando con la coda dell’occhio vide James Gordon entrare all’Iceberg Lounge. Non riuscì a nascondere uno sguardo emozionato quando i loro occhi si incontrarono, non si rese nemmeno conto di abbandonare una conversazione a metà, lasciando i suoi ospiti sconcertati e si diresse verso Jim.

« Bella festa » esordì Jim.

« Non mi aspettavo di vederti, onestamente » rispose « Cioè, in realtà non sapevo cosa aspettarmi »

« Beh, ti avevo promesso che sarei venuto » fece Gordon, lanciandogli uno sguardo che fece arrossire Oswald fino alla punta delle orecchie.

« Ok, beh. Certo, io… »

« Oswald, dopo la cena dovrei parlarti » lo interruppe Jim.

« O-ok, quindi hai risolto quella faccenda? »

« Sì direi di sì, anche se Ed è di nuovo libero »

« L’ho sentito » rispose, con una punta di divertimento che non sfuggì a Jim. Non era il fastidio perché si era lasciato scappare un pericoloso criminale, era proprio geloso. Non voleva che Ed suscitasse ancora dei sentimenti di ammirazione, simpatia o qualunque cosa fosse, in Oswald.

Stava quasi per accarezzargli una mano quando Oswald fu distratto dall’arrivo di altri ospiti e Jim, con uno sbuffo di frustrazione, si allontanò per andare a cercare il suo tavolo.

La cena non fu interrotta da esplosioni o altri problemi, come alla cena dell’altro candidato. Tutto filò liscio, forse fin troppo. Gordon non poté fare a meno di notare che la maggior parte delle persone era fintamente cordiale e probabilmente erano lì più per un dovere nei confronti del boss della città che perché lo volessero davvero come Sindaco.

In realtà Oswald era stato il miglior sindaco degli ultimi anni, Jim ne era abbastanza sicuro, ma era abbastanza difficile che riuscisse a vincere questa volta.

Dopo aver stretto diverse mani e intrattenuto gli ospiti più facoltosi, Oswald collassò sulla sedia accanto a Jim, allargandosi nervosamente il colletto della camicia.

« Mi spiace averti trascurato »

« Tranquillo » rispose Gordon che aveva appena finito il dessert.

« Per parlare con degli idioti, oltretutto. Idioti che odiano essere chiamati idioti » aggiunse, agitando le mani per aria.

« Tutti gli idioti odiano quando li chiami idiota »

Oswald lo fissò stupito « È una battuta de “Il Giovane Holden” »

« Lo so » rispose Jim d’istinto « Mi è stato consigliato di recente »

Oswald sbatté gli occhi più volte, non poteva essere davvero una coincidenza. Jim si agitò nervosamente sulla sedia, non era sua intenzione rivelarsi in quel momento ma gli era sfuggito senza che se ne rendesse conto.

Notò la mente di Oswald freneticamente al lavoro. Lo fissava senza guardarlo, probabilmente stava silenziosamente ripensando a tutte le mail con JW_Gotham e Jim trattenne il fiato. Non sapeva cosa aspettarsi ma l’espressione di Oswald non sembrava per niente felice.

« Jim, forse ti sembrerà una domanda folle ma… qual è il tuo secondo nome? »

Jim aprì più volte la bocca per rispondere « Oswald… io… »

« No, quello è il mio nome. Rispondi, per cortesia »

« Worthington »

« J. W. Gordon? » Jim annuì, sperando che l’espressione ferita di Oswald si trasformasse in un sorriso ma non accadde; non disse niente, si alzò e senza preoccuparsi che era la sua festa, che avrebbe dovuto trattenere avanti gli ospiti, che magari avrebbe dovuto tenere un discorso, sparì dal salone per spostarsi al piano di sopra.

Un’ora dopo Oswald non era ancora tornato. Jim sperava si sarebbe rifatto vivo quantomeno per cortesia verso gli ospiti, non per lui, ma cominciava a perdere ogni speranza.

Decise di seguirlo al piano di sopra, ormai era in ballo e anche se non sapeva esattamente come gestire la situazione, doveva almeno provare a spiegarsi con Oswald.

Salì le scale aspettandosi di essere fermato da qualcuna delle guardie e, infatti, Victor gli venne incontro con il suo solito ghigno.

« Cosa hai combinato adesso?»

« Dov’è Cobblepot? »

« Nella sua camera, che urla contro il mondo. Perché ho la sensazione che sia colpa tua? »

Gordon gli lanciò uno sguardo di sbieco e lo superò senza aggiungere altro.

Si diresse verso quella che riteneva essere la stanza di Oswald, l’unica da dove filtrava una luce sotto la porta; aprì piano la maniglia e rimase in silenzio sull’uscio. Oswald era di spalle e stava guardando fuori dalla finestra; tutta la postura era tesa, immobile, non sembrava avesse notato la presenza dell’uomo nella camera.

« Oswald, lascia che ti spieghi » mormorò Gordon.

Oswald si voltò di scatto, era tremante di rabbia e dallo stato dei suoi occhi sembrava avesse pianto a lungo « Sapevi che ero io Gotham_152! Avevo ragione, mi hai visto al ristorante e hai cambiato idea. Chi ti aspettavi? Un belloccio stile Harvey Dent? »

« No, senti… » provò, ma venne subito interrotto.

« Basta, Jim! Mi hai mollato lì, da solo. Non ti è importato! Sei anche entrato a deridermi, come se fosse una cosa normale »

« Non era mia intenzione » riprovò, ma Oswald non lo stava ascoltando. Aveva preso a camminare faticosamente per la stanza, ignorandolo.

« Perché è questo quello che pensano tutti, no? Che i miei sentimenti non siano importati! Potete spararmi sul molo, buttarmi ad Arkham, portarmi via tutto e non vi tocca minimamente. Tanto Pinguino è un mostro, merita di peggio! »

Jim scuoteva il capo, ma riuscire a dire qualcosa nel mezzo del discorso di Oswald era impossibile.« Non mi hai più scritto. Non ti andava bene fossi io, non è vero? Immagino quanto avrete riso tu e Bullock. Oswald Cobblepot che cerca una relazione online, ma quanto è sfigato. Poi, cosa? Ti ho fatto pena e hai deciso di riprendere a scrivermi? »

« Os… » Jim provò ad avvicinarsi, nel tentativo di calmarlo.

« È per questo che sei qui? Ti facevo pena, Jim? Non voglio la tua pietà! » urlò, ma non era rabbia, era sconforto, dolore, qualcosa che era evidente dal suo sguardo ferito.

« Se tu mi lasciassi spiegare… »

« Non mi interessa. Mi hai deluso sia come Jim Gordon che come JW_Gotham. Vattene, ora! »

Jim si mosse ancora più vicino a lui ma Pinguino arretrò spostandosi verso la porta d’ingresso « Oswald, ascoltami per favore » provò con un tono più fermo nella convinzione che avrebbe funzionato ma in tutta risposta Oswald uscì dalla stanza per chiamare Victor.

« Butta fuori il capitano Gordon »

E in un attimo Jim Gordon era sul marciapiedi di fronte all’Icerberg Lounge.

   
 
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