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Autore: ghostmaker    19/11/2018    2 recensioni
In un futuro non troppo lontano la tecnologia passa dall’applicazione militare a quella del consumismo di massa ed è in questo periodo che James Donovan, ex militare combattente, dopo averne beneficiato per guarire dalle ferite della guerra, decide di sperimentare un nuovo costrutto tecnologico da poco dato in concessione dai governi alle grandi multinazionali. La sua scelta gli cambierà la vita già dopo il primo giorno.
[Quarto classificato al contest “Bionica mente” indetto da molang sul forum di Efp]
Genere: Azione, Science-fiction, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IL DESIDERIO DI UN ANDROIDE





5° capitolo – La verità di un androide



Akemi mi libera dalle corde che mi tenevano legato alla sedia, poi pigia dei tasti numerici di una console e, quando finisce, sento uno strano rumore provenire dalla stanza adiacente a questa. Devo sapere ma lei è concentrata e non mi fa neanche parlare.
«Usciamo e appena troveremo un posto sicuro ti spiegherò tutto il resto».
Contrariamente al mio carattere, la seguo senza dire una parola obbedendo ai suoi ordini come se fossi tornato in guerra, attraversiamo il corridoio ed entriamo in un'altra stanza dove, appoggiato sul tavolo, c’è il mio braccio.
«Il mio occhio non c’è qui» dico quasi sbuffando.
«Lo hanno loro di sicuro perché è fabbricato con una tecnologia militare su cui stanno studiando da anni. James, siamo ancora in pericolo ma questa zona è la migliore che posso trovare in questo momento per raccontarti tutto».
Muovo il capo per confermare che sono pronto ad ascoltare e lei inizia facendomi una domanda. «Che cosa sai davvero di un androide?»
«Una macchina dalle sembianze umane con un hardware evoluto per fare in modo che abbia reazioni simili e uguali a un essere umano» rispondo compiacendomi delle mie conoscenze sulla tecnologia post guerra.
«E se ti dicessi che le mie compagne ed io in realtà siamo dei cyborg?»
L’affermazione mi turba perché proprio i cyborg erano stati la causa delle guerre di colonizzazione e con la firma dei trattati, fu dichiarata illegale la pratica di potenziare un essere umano e, di fatto, si aprì la strada all’androide evoluto.
«Noi siamo ancora delle macchine ma non in modo completo perché le parti del nostro corpo sono prettamente robotiche ma molti dei nostri organi sono dell’essere umano a cui sono stati strappati. E sono proprio il cervello e il cuore la base della tecnologia che ha sviluppato il nostro modello “comportamentale”».
La sensazione a questa verità è quella di un treno che ti colpisce in piena corsa e fatico anche a parlare perché penso anche alle parole di Baxter sul discorso dello smembramento del mio corpo. Lui stava dicendo che avrebbero usato le mie parti essenziali per creare un automa potenziato da mettere in vendita.
«Ora capisco a cosa si riferiva dicendo che aveva in pugno un tuo oggetto prezioso».
«Esatto; lui non ha paura del mio cervello poiché è già sotto controllo dal Mainframe, ma teme la reazione del mio cuore che è subordinata alle sensazioni e che, liberato dal controllo mentale, agisce in modo indipendente».
Ora comprendo perché Akemi aveva provato un sentimento d’amore nei miei confronti, però ancora una cosa non era chiara. «Di chi sono in realtà cuore e cervello?» chiesi cercando di usare del tatto ponendo la domanda.
«Non so risponderti attribuendo un nome preciso ma so che nessuna persona ha mai dato la sua autorizzazione all’espianto e che si tratta di uomini e donne rapite e mutilate ancora nel pieno delle loro facoltà mentali».

Dalle parole di Akemi il mio pensiero è diretto immediatamente verso Omar perché l’ho conosciuto quando era in forte depressione per la scomparsa, e mai ritrovata, della sorella maggiore sulla quale esprimeva sempre il dubbio atroce che fosse stata rapita per il mercato nero dei trapianti di organi. Le squadre speciali, probabilmente lo avranno avvicinato con la scusa dei suoi trascorsi punitivi a causa delle droghe proponendogli, come soluzione, di lavorare per loro proprio sulla pista che già lui immaginava fosse giusta.

La rabbia si sta facendo di nuovo largo nel mio cuore, m’inserisco il braccio cibernetico e noto che hanno lasciato sul tavolo anche le mie due pistole che prendo senza pensarci un attimo. Adesso basta, devo agire.
«Akemi, come possiamo distruggere tutto?»
«Dobbiamo raggiungere la sala dove sono contenuti i computer che gestiscono l’intero mainframe e distruggerli. Tolto il collegamento neurale, la parte fisica rimasta smetterà la sua funzione».
Lei mi ha risposto in modo freddo e distaccato ma io ho notato la contrazione del suo viso perché, di fatto, mi stava spiegando cosa dovevo fare per ucciderla ed io sento di me la tenerezza che avevo conosciuto solo prima delle guerre così, senza dirle del mio sentimento, riformulo la mia domanda. «Che cosa dobbiamo fare per stanare Baxter e toglierlo di mezzo?»
Lei fa un sorriso, ha capito benissimo che non voglio che muoia e che farò il possibile che questo suo desiderio possa avverarsi così mi risponde: «Ci dirigiamo nella sala del mainframe e da lì riattiverò il mio bottone rosso di collegamento e da quel momento Ivy saprà che stiamo per distruggere tutto. Lui la seguirà perché non può perdere tutti i soldi che hanno investito nella Redmington House».
Siamo d’accordo, apro la porta lentamente per sbirciare fuori quindi le faccio segno di seguire me questa volta perché adesso so dove andare e ho le armi per difenderci. Lei, prima di muoverci, mi bacia appassionatamente ed io ricambio il suo gesto come non avevo fatto prima di questo giorno. Corriamo verso la meta ma sento chiamarmi da una voce conosciuta.
«Finalmente l’ho trovata signor Donovan!» esclama il tenente Stewart.
Sorrido. «Non ho mai provato tanto piacere nell’incontrare un poliziotto».
«James no, lui sta con loro!» dice Akemi mentre mi strattona il braccio.
Smetto di sorridere. Sono davvero uno stupido, dovevo collegare Baxter a Stewart e al fatto che il tenente avesse interrogato Akemi e poi lasciato me libero grazie alla testimonianza del Grigio. Se avessi messo prima in moto il cervello sentendo la voce del poliziotto avrei sparato subito e invece ora mi ritrovo con la sua pistola puntata verso il mio volto e pronta a fare fuoco al minimo accenno di fuga.
«Guardi cosa sta combinando, ha messo in agitazione tutti con le sue mosse impreviste. Eravamo convinti che non sapesse niente dopo averla interrogata e invece la ritrovo qui mentre cerca di arrecarci un danno enorme».
«Dovevo continuare a disprezzare la polizia corrotta di questa città così le avrei piantato un bel proiettile nel cervello senza pentimento» rispondo beffardamente in modo di provocarlo a fare un gesto istintivo.
Invece, una reazione istintiva la fa Akemi mettendosi davanti a me.
«James, fidati di me. Spara!»
Guardo Stewart, lui è bloccato perché, probabilmente, non si può permettere di distruggere un cyborg così prezioso senza essere autorizzato dal suo capo, alzo entrambe le mie pistole e sparo a raffica crivellando il poliziotto che crolla a terra. Penso che possiamo procedere nel nostro piano ma Ivy, armata di fucile, ci sbarra la strada che porta ai computer e non credo che tema di eliminare Akemi com’è successo a Stewart in precedenza.
«Lei signor Donovan mi crea davvero troppi grattacapi» dice Baxter appena giunto nel corridoio. «Se vuole far vivere il suo cuore ancora per molti anni posso aiutarla ma se intende distruggere tutto il mio lavoro Ivy, a questo punto, cancellerà la minaccia anche se dovesse arrecarmi un piccolo dispiacere dato che adoro il viso che lei ha scelto per la nostra Akemi».
Akemi non teme niente. «Fidati di me e distruggi tutto senza pensarci».
Mi spiace, non riesco a smettere di pensarti e anzi in questo momento sto studiando una via di fuga per entrambi ma Baxter ha una soluzione propria per risolvere la questione. Dalla tasca estrae un cellulare e me lo mostra con il ghigno di chi ha vinto.
«Vede, il disturbo cerebrale della povera Akemi ha continuato a progredire peggiorandone la stabilità e quindi mi basta premere questo pulsante per azzerare il suo software e metterla a dormire fino a quando un nuovo padrone sceglierà di assemblarle un nuovo corpo.
Ora non ho nessuna carta da giocare, siamo nelle loro mani qualsiasi cosa decido di fare, guardo Akemi per capire se ha qualche idea ma anche lei è senza parole e scuote la testa. Posso soltanto vendere la mia pellaccia a caro prezzo così punto una pistola verso Baxter e l’altra contro Ivy.
«Chissà chi dei due farà per primo la propria mossa se lei schiacciando il pulsante o io premendo il grilletto» dico per metterlo in una condizione di svantaggio ma lui ha anche un'altra carta che fa saltare il banco e la gioca subito.
Ivy si sposta dalla porta della sala dei computer, consegna il fucile a Baxter e si piazza davanti a lui per proteggerlo.
«Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con un fucile, l’uomo con la pistola è un uomo morto» dice ridendo Baxter mentre cita una frase di un famoso film.
«Lei sa anche come va a finire» rispondo io che conosco molti film del passato.

La tensione è alta, ma rimango calmo e lucido in situazioni del genere che ho dovuto affrontare durante la guerra, ma so anche che le mie possibilità di uscirne vivo sono pochissime. All’improvviso, dalle bocche di areazione, scende un fumo denso che mi ricorda altri fatti della guerra, così metto subito la mano alla bocca per proteggermi, almeno per poco, dall’odore acre del fumogeno che sta riempiendo totalmente il corridoio, ma nello steso istante avanzo verso Baxter per anticipare le sue mosse sapendo bene che Ivy non avrà problemi a riprendersi il fucile per colpirmi. Akemi corre verso di loro, anche lei non soffre il fumogeno, sento le grida delle due ragazze ma c’è troppo fumo perché possa percepire dove si trova il Grigio, così mi accorgo soltanto all’ultimo momento che mi è così vicino da potermi sparare.
«Siamo ai titoli di coda del film signor Donovan».
Pessimo errore quello di parlare prima di sparare; mi volto di scatto e premo a ripetizione il grilletto della mia pistola sicuro di averlo colpito quando il fumo che ci stava circondando inizia a diradarsi per l’intervento di qualcuno che urla. «Buttate le armi e sdraiatevi a terra, siamo delle squadre speciali!»
Obbedisco immediatamente all’ordine lanciando la pistola più possibile lontano da me, non ho motivo di dubitare che si tratti davvero di uomini della polizia nazionale e mentre mi sdraio incrocio gli occhi di Baxter e dal sangue che gli cola dalla bocca aperta, sono certo che quell’uomo non farà più del male a nessuno.



Epilogo – Il desiderio dell’androide



«Signor Donovan lei è stato imprudente a entrare nella Redmington House da solo senza informare le autorità. Comprendo la sua decisione ma non posso giustificarla perché è comunque un’azione illegale, capisco che la fiducia nella polizia locale sia ai minimi storici avendo anche avuto la prova della corruzione di Stewart, ma non posso chiudere un occhio, mi scusi l’espressione, sul fatto che lei avesse delle armi in mano per colpire un cittadino, però…»
Il capitano della squadra speciale mi stava facendo una bella ramanzina ma smise di parlare ad alta voce e si avvicinò all’orecchio per terminare la frase. «Però, non le contesteremo nessuna azione perché il signor Yadder era davvero un brav’uomo e stava lavorando per me in modo impeccabile».
Guardai il viso del capitano ed ebbi subito la sensazione di averlo già visto da qualche parte e chiesi: «Era lei a guidare la macchina che ho visto molte volte?»
«Chissà» mi rispose mentre si allontanava.
Finito di parlare con il capitano andai da Akemi, la strinsi tra le braccia e le dissi sorridendo: «Finalmente è tutto finito, posso esaudire il nostro desiderio», ma sentii subito che qualcosa non andava come sperato.
«Mi dispiace James di averti coinvolto in questa faccenda e mi dispiace che il nostro desiderio non potrà avverarsi. Voglio però ringraziarti per avere dato al cuore di un essere umano la felicità di cui era stato privato, e di conseguenza, di avermi amato in tutti gli istanti in cui abbiamo vissuto insieme».
Akemi fu messa su un lettino accanto a Ivy e solo in quel momento ricordai che la donna che avevo davanti era un cyborg e quindi una macchina progettata illegalmente e che sarebbe stata disattivata secondo i protocolli previsti dall’armistizio firmato alla fine delle guerre e a nulla valsero le mie proteste che furono ricompensate solo con dei soldi dei quali non sapevo più che farmene.


Mi sono fermato in un locale molto tranquillo durante il mio viaggio in moto per raggiungere la fattoria dei miei nonni che non vedo da parecchi anni e mentre sorseggio uno strano intruglio, che i gestori chiamano “la bomba della casa” ho ripensato di nuovo ad Akemi e ai suoi ultimi momenti di vita. Sì, di vita, perché quella donna con il corpo di un robot, con un cervello formato più da circuiti elettronici che di carne, aveva un cuore che batteva forte. Se non fosse stato strappato con la forza a un'altra persona ma donato spontaneamente penso che avremmo gioito per la perfetta operazione di un trapianto di cuore dimenticando che a riceverlo fosse stato un robot. Lei aveva solo il desiderio di vivere perché stava cercando di conoscere il sentimento che tutti noi cerchiamo stando insieme con altre persone…
La felicità.





Citazione
Questa citazione completa - Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con un fucile, l’uomo con la pistola è un uomo morto – è una frase integrale tratta dal bellissimo film di Sergio Leone “Per un pugno di dollari”.



N.d.A
- Così giunge al termine questa storia a capitoli che ho adorato scrivere perché mi ha dato l’opportunità di provare a fare un thriller dove non si cerca l’assassino, ma è più interessante scoprire le motivazioni che spingono i personaggi a fare delle scelte.
- La filmografia su questo tipo di argomento è aumentata di pari passo con le migliore tecnologie applicate alla realizzazione dei film e molti di questi possono ispirare a scrivere ma, nel mio caso, soprattutto due mi hanno indirizzato verso la trama di questa storia: Il sempre bellissimo “Blade Runner” di Ridley Scott (il mio epilogo sotto certi versi ricorda il finale del film) e una serie televisiva che non ha avuto molto successo “Almost Human” (in particolare una puntata in cui alle donne androidi, create per essere delle prostitute, veniva applicata la pelle di donne reali).
- Ringrazio tutte le persone che hanno letto la storia e in speciale modo chi l’ha anche commentata.
- Ringrazio Molang che mi ha dato l’opportunità di sistemare, a livello grammaticale, questa storia.

  
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