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Autore: Sognatrice Realista    19/11/2018    4 recensioni
Archìa, Plasma, Empatia.
Gli Archi guidano gli Elementi, ma c'è chi con loro si fonde – sarà solo leggenda?
«Come ti è saltato in mente?» percepì distintamente il sibilo del ragazzo, ora vicinissimo. Fece per ritrarsi, ma lui riuscì ad afferrarle il polso.
Con la mano avvolta dalle fiamme.
Lo stupore la paralizzò, mentre un’assurda sensazione di serenità l’invadeva. Non provò dolore al contatto, il fuoco non la bruciò.
Durò solo un secondo.

IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fisis'
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Capitolo 1

Odrik sorrise stanco; convincere gli anziani a seguire le indicazioni di Aidra non era stato semplice, ma – complice la mancanza di altre vere opzioni – avevano infine acconsentito: assistere al successo di quel piano azzardato gli tolse un peso non indifferente dalla coscienza. Si fidava di Aidra, o non l’avrebbe appoggiata, ma ciò che aveva preteso di fare era seriamente complesso, sfidava l’immaginazione, e l’ombra di un dubbio gli aveva dato il tormento finché non aveva visto la cupola materializzarsi di fronte ai suoi occhi. C’era riuscita realmente, e questo l’aveva riempito di gioia e soddisfazione; tuttavia, aveva anche percepito – mista allo stupore – una vaga sensazione di disagio.

Aveva sempre saputo che Aidra era potente, ma non aveva mai neanche sospettato che lo fosse fino a quel punto. A fargli male fu la consapevolezza di non conoscerla bene come aveva pensato e dato per scontato.

Se non altro, constatò studiando le espressioni stupite degli abitanti intorno a lui, non era l’unico rimasto sconcertato da quella scoperta, anzi: paragonandosi agli altri poteva dire di aver assimilato con tranquillità l’informazione.

«Folle, completamente folle» sentì bisbigliare dietro di sé. Controllò voltandosi rapidamente, e scorse un ragazzo biondo che non aveva mai visto prima. Gli dava le spalle, dirigendosi con una bambina verso il centro del villaggio. Strano.

Non gli piacque, ma non aveva davvero il tempo di preoccuparsene: doveva restare in posizione con gli altri Archi di Terra per assicurarsi che il canale improvvisato reggesse e, se possibile, dare una mano agli Archi d’Acqua nel respingere i banditi.

Erano loro infatti a gestire l’offensiva, sfruttando il fiume dirottato per colpire chi ardiva avvicinarsi. Questi ultimi in realtà non erano molti: la cupola di per sé era uno spettacolo magnifico e temibile, un deterrente valido già di suo.

In un primo momento i banditi avevano cercato di penetrarla dall’alto con lance e frecce, ma l’acqua corrente aveva vanificato ogni tentativo.

Scacciò l’immagine dello sconosciuto dalla mente e si concentrò. Non poteva permettersi errori: sapeva che Aidra non l’avrebbe fatto, e non voleva essere da meno.

~

Aidra sussultò nell’avvertire una lieve scossa nel terreno accanto a lei. Era il segnale concordato con Odrik; non se l’aspettava così presto.

Mantenendo la concentrazione, rallentò il mulinare della mano e iniziò a far rientrare gradualmente il fiume, interrompendo il ciclo. Si rilassò solo dopo che l’ultima goccia fu tornata nel letto del fiume, e con lo sguardo rivolto al Tar alzò le braccia, stirandole.

«Hai scelto un modo originale per gridare a tutti chi sei».

Aidra sobbalzò. Aveva sentito avvicinarsi qualcuno, ma non si era girata, certa che si trattasse di Odrik.

La voce che l’aveva appena raggiunta, però, non era quella profonda dell’amico, che conosceva così bene. Non l’aveva mai sentita prima; a preoccuparla era soprattutto la domanda che l’estraneo aveva formulato, tuttavia. Mirel non ne sarebbe stata felice.

«Chi sono?» ripeté, cercando di mantenere un tono neutro. «Non so di che parli» aggiunse poco dopo. Non si voltò, non ancora, incerta sul da farsi.

«Sai cosa intendo» fu la replica secca dello sconosciuto. «Un normale Arche non potrebbe mai metter su uno spettacolo del genere».

Stavolta Aidra non resistette e si voltò. Non trovò subito l’oggetto del suo interesse: la voce apparteneva a un ragazzo che la fissava tenendosi a distanza, la schiena poggiata al tronco di un albero a qualche passo dal sentiero che portava al villaggio. Per questo le ci era voluto un po’ a notarlo: la penombra offerta dai rami lo nascondeva a uno sguardo superficiale.

Non riuscì a distinguerne bene il volto, ma le sembrò pallido. Gli andò incontro; avvicinandosi le saltò agli occhi il biondo acceso dei suoi capelli, insolito in quella zona. Era più una caratteristica diffusa a est di Fisis, se ben ricordava i racconti.

«Chi sei?» domandò, sinceramente curiosa.

Il ragazzo assunse un’espressione confusa. «Davvero? Non hai altro da chiedermi?»

Aidra percepì il suo sguardo inquisitore; la studiava come se fosse chissà quale strana, incomprensibile creatura. Gli sorrise, decidendo che negare oltre sarebbe stato inutile.

«Sembri sapere chi sono io, pareggiamo la situazione» propose candidamente.

Il biondo sbuffò. «Non ha importanza», mormorò scuotendo la testa. Rialzò lo sguardo e lo puntò dritto nei suoi occhi: «Avevo ragione, sei un’incosciente. Prima ti metti in mostra in quel modo, poi ti dico che so chi sei e non te ne preoccupi minimamente».

Aidra sostenne il suo sguardo, incrociando le braccia davanti a sé. «Non starai esagerando?» ribatté. «Mi stupisce che tu ci sia arrivato, ma la gente di Lytho non crede all’esistenza di quelli come me: non basterà così poco per convincerli del contrario. Saranno stupiti, certo, ma niente di più. Mi sono anche contenuta», dichiarò senza mai interrompere il contatto visivo.

Riprese dopo qualche secondo: «Se ne dimenticheranno presto. E comunque» – gli diede le spalle – «non penso che sarebbe così tragico, essere “scoperta”». Pronunciò le ultime parole in poco più di un sussurro.

Immaginò lo sguardo intenso del ragazzo puntato sulla sua schiena; infine lo avvertì sospirare. Se lo figurò con lo sguardo al cielo e la cosa la divertì, per qualche ragione. Lo sentì avvicinarsi.

«Incosciente» soffiò lui, stavolta al suo fianco. La precedette, sedendosi sulla riva del Tar. Non la guardò negli occhi. «Isryl» disse poi.

«Isryl?» ripeté Aidra, confusa, accomodandosi a sua volta. Lo squadrò con curiosità, attendendo paziente la spiegazione di quel vocabolo melodioso. Le piaceva come suonava.

«Il mio nome» aggiunse piatto lui, lo sguardo rivolto alle acque tumultuose del fiume. «Volevi sapere chi sono, no? Isryl».

Soppresse un’esclamazione di stupore. Che sciocca, avrebbe dovuto arrivarci. Solo, non se l’era aspettato: istintivamente si era convinta che farsi rivelare il nome dal biondo sarebbe stato più complicato. Il suo sorriso si ampliò.

«Bene, Isryl,» iniziò solenne, «congratulazioni: sei il primo estraneo che abbia mai svelato la mia identità».

Finalmente si voltò verso di lei, esaminandola scettico. Aidra volle provocarlo e aggiunse: «Ammesso che tu non ti sia sbagliato».

«Difficile credere di essere il primo. Hanno tutti gli occhi tappati, in quel villaggio?»

La mora scoppiò genuinamente a ridere, sentendosi leggera come le capitava solo con Mirel. «Me lo sono chiesta anch’io. Aidra, comunque – se volessi sapere anche il mio nome».

«Sì, l’ho sentito dire» commentò Isryl con un’alzata di spalle. «Nell’ultima ora l’hanno ripetuto spesso, al villaggio».

Aidra annuì: poteva immaginarlo. Poco prima aveva minimizzato, affermando che l’avrebbero tutti dimenticato presto, ma si rendeva conto che prima di quel momento avrebbe dovuto rispondere a un po’ di domande. Inutile preoccuparsene adesso.

«Non ti ho mai visto a Lytho, prima» disse, sperando che l’altro cogliesse l’implicita domanda e la graziasse con una risposta.

«Siamo arrivati pochi giorni fa» tagliò corto Isryl – qualcosa nel suo tono fece desistere Aidra dall’indagare oltre. Si concesse un’altra domanda, tuttavia:

«Vi fermerete a lungo?»

«Forse».

«Non sei di molte parole, tu».

«Aidra!»

Si voltò rapida; stavolta la voce le era ben nota. Odrik. Non aveva sentito nulla del loro discorso, giusto?

Fece un cenno all’amico con il braccio e spiò verso il biondo, che si era rialzato, con la coda dell’occhio. C’erano molte altre cose che avrebbe voluto chiedergli, praticamente sapeva solo il suo nome. E che, diversamente da molti, credeva nelle antiche leggende.

Vide l’amico d’infanzia squadrare Isryl con sospetto, venendo ricambiato con indifferenza. Fissò la sua nuova conoscenza allontanarsi rapida senza salutarla, stupendosene troppo sul momento per tentare di fermarlo.

In più, le bastò un’occhiata all’espressione di Odrik per capire che avrebbe richiesto tutta la sua attenzione per un po’.

Batté sul terreno accanto a sé, invitandolo a sedersi, e per il momento soppresse la sua curiosità per soddisfare – entro determinati limiti – quella dell’amico.

«Chi è, cosa voleva?»

Aidra prese un bel respiro e iniziò a parare i colpi.
   
 
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