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Autore: elelunare    24/11/2018    1 recensioni
Storia Zorobin, seguito della storia "Questa volta lo farò io" da me edita.
L'avventura all'isola dei selvaggi è passata e i due amanti cercano di tornare alla loro vita normale con la ciurma. Ce la faranno a dimenticarsi e a resistere all'attrazione che l'uno ha per l'altra? Oppure cederanno con il rischio di essere scoperti?.. Come se non bastasse la ciurma approda in una nuova isola dove i pirati vengono considerati veri e propri idoli. Sì, ma qualcosa andrà storto e le cose si complicheranno, non solo per Zoro e Robin.. ma anche per un altra coppia. Consiglio di leggere, per chi non l'avesse fatto, prima "Questa volta lo farò io" perchè ci sono moolti riferimenti. Buona lettura! :)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Roronoa Zoro, Z
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zoro si stiracchiò facendo pure un verso strano e poi si girò di lato, cercandola, ancora ad occhi serrati dal sonno. Voltandosi, si scoprì quasi del tutto dalle coperte viola. Trovò la mora e se la appiccicò addosso tirandola verso di sé senza tanta delicatezza, così come aveva iniziato a fare anche quando avevano avuto l'opportunità di dormire insieme nell'isola dei selvaggi. Era un gesto che gli veniva in automatico, spontaneo, non se rendeva del tutto conto essendo ancora intontito dal sonno, come a dire “eccoti qua, sei mia!”.

Lei, che era mezza sveglia, si accocolò su di lui, sentendo il dorso e il fondoschiena a pieno contatto con l'uomo. Com'era caldo..le piaceva da morire quella posizione! Sorrise serena, quello era davvero un bel risveglio. Da quanto lo desiderava..!

“Ah! Demone..che sogno strano che ho fatto!” biascicò lui tra i suoi capelli ora asciutti “Mi saltavi addosso e avevi pure le ali!...Eppure, sono io la pantera, dovrei farlo io!”

“Mfu! Fuh! Dimentica quello che ho fatto ieri sera..ok?” gli sussurrò lei.

“Dimenticarlo?! Ma neanche per scherzo! Voglio un bis! Assolutamente... Anche adesso se vuoi”. Quell'ultima frase gliela aveva spifferata direttamente sull'orecchio e lei sentiva già che lì sotto era già quasi pronto sul serio.

Poi Robin, girando la testa verso di lui per dargli un primo bacio, si accorse con la coda dell'occhio del particolare, della parete mancante, e di quello che c'era oltre alla parete mancante.

Fece davvero un colpo! Ma spalancò solo gli occhi.

Sanji li fissava attonito e dopo un attimo di smarrimento, vedendo che anche l'archeologa si era accorta della cosa, pronunciò un impacciato “B-buongiorno” distogliendo lo sguardo e fissando la parete opposta con la stessa aria interdetta, nel frattempo anche Nami si stava svegliando da quel sonno ristoratore.

“Ah, buongiorno..” rispose la mora e Zoro, si destò da tutti i suoi peccaminosi pensieri. Spalancò l'occhio e si tirò su, su un gomito, coprendosi il sedere quasi scoperto con uno scatto fulmineo e controllando com'era messa lei, che però era coperta fino al mento. Lo spadaccino si guardò attorno con un aria talmente stupita che Robin, nel vederlo, si mise a ridere coprendosi la bocca con la coperta.

“Porcaccia la miseria! Ancora quella ragazzina e i suoi scherzi!” imprecò, cambiando umore drasticamente. Aveva pure capito che quel degenere di un cuoco e la navigatrice avevano probabilmente dormito insieme, però tutti e due parevano vestiti, quindi...

“Ah...questo è Zoro...allora siamo tutti nella stessa stanza ora..” commentò la rossa tirandosi su a fatica e sbadigliando, aveva i capelli gonfi e spettinati. La prima cosa che vide lei fu il cuoco che seccato e a braccia incrociate guardava fisso la cucina e poi girò lo sguardo sull'altra metà di stanza che non era accessibile la sera prima e li vide. Quei due erano ancora a letto e di sicuro lì sotto erano....!!

Come aveva fatto il biondo precedentemente, girò di scatto la testa e disse un buffo “Ciao!” alla parete, saltò fuori dal letto e poi si diresse in fretta al bagno. Fece comparire una porta (questa volta apparve senza problemi) e la richiuse avendo così un momentaneo “rifugio” e un po di privacy.

Zoro, guardandola in cagnesco, la vide sparire sbattendo la porta del bagno, non aveva intenzione di salutare nessuno lui, non dopo quel seccante risvolto!

Sembrava che l'unica che si stesse divertendo in quel momento fosse Robin. Non la finiva di sghignazzare sotto le coperte, le era tornata la risata facile come sull'isola. Forse era solamente felice. Zoro guardò male anche lei per un attimo e poi le fece mezzo ghigno, dissentendo e sbuffando.

“E' meglio che ti metti qualcosa addosso..” le sussurrò pianissimo e lei gli rispose con un “Pensa per te” altrettanto bisbigliato ma divertito.

 

 

Mentre Zoro e Robin si sistemavano come potevano, Nami uscì dal bagno e fece un sorriso a Sanji, che preso alla sprovvista da quel cambio repentino d'umore, ricambiò meccanicamente. La rossa si avvicinò al tavolo e il cuoco spiegò subito che quella non era opera sua, così Nami gli chiese a bassa voce se c'era ancora della torta al mandarino, versandosi distrattamente del tè nella sua tazza e balenandogli uno sguardo apparentemente indifferente. Il cuoco sorrise e annuì e si diresse verso il frigo.

La rossa era ancora nella sua tuta scura e aveva addocchiato il biondo un attimo: aveva quella camicia azzurrina della sera prima tutta stropicciata, ma anche così, un poco trasandato, quell'uomo faceva lo stesso la sua figura. Si accorse di fare di nuovo questi pensieri e prese la tazza di tè bevendone un sorso. Che ci doveva fare? Ormai lo sapeva, lo sapeva che le piaceva quel diamine di cuoco, non poteva che berci sopra.

Si poteva guarire dall'amore? Forse sì, forse no...se era amore, ovviamente! Di certo quel suo sorriso di poco prima le aveva fatto un certo effetto ed era innegabile.

Quindi prese il sakè e ne aggiunse un po al suo tè, ne aveva di certo bisogno.

Arrivarono poi gli altri due al tavolo imbandito per la colazione. Nami squadrò pure loro. Robin aveva le gote un po' rosse, chissà cosa avevano combinato la sera prima, pensò la navigatrice (non che ci volesse un genio per arrivarci!). L'archeologa era avvolta in una vestaglia nera, di seta pareva, e lui, Zoro, non si spiegava come mai, era come fasciato in una coperta viola, pareva un involtino, a Nami ricordò gli involtini d'alga fritti che faceva Sanji ogni tanto..e com'erano buoni!

Ancora, lei si accorse di pensare a quel biondo in modo esageratamente positivo..lo stava riempiendo di complimenti nella sua testa e questo non andava affatto bene, o forse sì? Si sentiva un po strana, confusa. Ritornò ai due appena arrivati, non sapeva il perché ma le veniva da ridere, era stranamente anche di buon umore.

“Dormito bene?” fece ridacchiando a Zoro e Robin e poi le apparve un piatto davanti agli occhi, era quella torta.

Nami non sentì il “sì” un po' imbarazzato della mora, né vide la faccia buffa dello spadaccino che in quel momento pensava di farle la stessa domanda. La rossa era troppo intenta a rivivere quella magica sensazione di quella torta, era già al terzo boccone quando Sanji finalmente si unì al quartetto sedendosi a tavola.

“Ma come sei messo?” esordì verso Zoro, snobbandolo.

“Sta zitto, damerino! Non ti sei accorto che non appaiono più vestiti qua dentro!?” gli rispose acidamente lui e l'archeologa aggiunse un “Sì, chissà come mai..” e con questo il cuoco si accorse che la mora era in vestaglia. La sua mente volò veloce a quello che lì sotto poteva esserci e il suo lato pervertito minacciò di uscire. Si morsicò un labbro violentemente, sentendo un male cane. No, non poteva permetterselo! Se aveva recuperato in qualche modo qualche punto con Nami, adesso non poteva rischiare di perderlo! Guardò la tazza e decise che non avrebbe alzato oltre il suo sguardo.

“Questa colazione abbondante è opera di Shade..” iniziò a dire il biondo cercando di indirizzare il suo cervello ad altro e con un “Beh, buon appetito!” Zoro si fiondò su una fetta di torta al limone recuperando pure un bicchiere di sakè. Robin prese qualche biscotto alla vaniglia e iniziò a mangiare lentamente, pensava a quella corta vestaglia e non era proprio a suo agio.

Mentre il cuoco dava del maleducato sottovoce allo spadaccino, Nami era tornata nel mondo dei mortali (aveva finito la sua fetta di torta) e se non avesse avuto le maniere di una ragazza per bene avrebbe leccato perfino il piatto. Guardò la portata vuota tristemente, ci pensò su e poi cedette, doveva farlo, doveva chiederne ancora, anche se c'erano lì anche gli altri due.

“Potrei un altra fetta.. Sanji-kun?”

Robin e Zoro, nello stesso attimo, saettarono su di lei un occhiata fermando pure le masticanti mascelle e il cuoco roteò gli occhi lentamente verso di lei, incredulo.

SANJI-KUN?? Non pensava affatto di sentire ancora quell'espressione dalla sua bocca, quel modo di chiamarlo così confidenziale e.. come lo stava guardando poi! Cos'era quell'aria quasi implorante? Con quella meravigliosa e incerta espressione? Nami battè le palpebre e gli sorrise di nuovo e gli occhi del cuoco diventarono due grossi cuori, sparati dalle sue orbite e, con un “Sì” patetico e smielato, partì alla volta del frigo quasi danzando e lei ridacchiò perfino felice della cosa.

Nami non si accorse degli sguardi stupiti che l'archeologa e lo spadaccino si scambiarono e nemmeno dell'aria schifata del verde e della risata soffocata della mora subito dopo.

Sanji, quindi, portò a tavola la torta al mandarino rimasta e ne porse una seconda fetta alla rossa che ringraziò il biondo con un ennesimo sorriso e un occhiata sinceramente troppo dolce, non da lei.

Ma poi il cuoco fece un errore. Chiese a Robin se ne desiderava una fetta, così, perché era abituato a servire le due donne insieme e a non far differenze, ma Nami non gradì e se ne accorsero tutti. Tirò al biondo una pedata sotto il tavolo e lui con un “Ouch!” strozzato si sedette lanciandole un occhiata impaurita.

Nami era incavolata nera. Quella torta era sua e solamente sua, lui l'aveva fatta per lei e nessun'altro..non l'avrebbe divisa con nessuno e poi non ne rimaneva molta! Se la sarebbe spazzolata tutta lei e stop!

Sanji, vedendo quegli occhi iniettati di sangue, restò basito di nuovo e si chiese se lei fosse in qualche modo...gelosa di lui. Ma non era davvero probabile! No, non era possibile per il biondo, quindi scacciò quella folle idea e le avvicinò solamente l'alzata con aria timorosa; era comunque molto contento della cosa, Nami sembrava avere apprezzato davvero molto quel dolce.

Infatti, ricominciando a mangiare, la rossa ritrovò il sorriso e Robin non fece altro che imitarla, ormai aveva capito tutto. Si versò una tazza di caffè e poi, prima di berne il primo sorso, commentò a voce alta.

“Sembra che vi siate un po chiariti, eh?”

“Sì, è tutto ok” fece la rossa tranquillamente, stupendo tutti (anche sé stessa) e gustandosi la torta, confermando così i pensieri della mora. Nami pareva essere in un altro mondo, Robin pensò se non fosse in qualche modo drogato quel dolce, doveva essere dannatamente buono, ebbe la curiosità di assaggiarne un pezzo ma decretò che non fosse proprio il caso di chiederne. Immaginava già le sua testa volare in quella stanza e il pavimento macchiarsi di sangue al suo schianto..

L'archeologa dichiarò solamente che era contenta di quella riappacificazione mentre lo spadaccino rimaneva con l'espressione di chi non ci stava capendo più niente e neppure voleva capirle certe cose. Era passato dalla torta al limone al latte sfumato col sakè, poi al caffè e di nuovo all'alcol per distrarsi da quel quadretto da brividi.

“Benone!” dichiarò allora fintamente “Ora possiamo passare alle cose serie! Shadi si è fatta sentire ancora a voi? Vorrei capire perché non ci permette di coprirci...”

“Oh, no, Shade non l'abbiamo più sentita..” rispose la rossa, correggendolo “E comunque prima dovreste dedicarci un momento per essere..beh, sinceri, mi pare più che lecito che vogliamo delle risposte, no?” sparò lei. Dannazione, aveva finito la torta, tutta la torta, si sentiva scoppiare!

“Sinceri di che?” strabuzzò l'occhio Zoro “Se ti riferisci a noi..quello che c'era da nascondere è stato scoperto, non dirò altro quindi vedi di non rompere oltre

“Tu vedi di scusarti immediatamente, invece” fece subito il cuoco, fissandolo con sguardo assassino “Non è così che ci si rivolge ad una donna”

Zoro ricambiò truce. “Sta zitto, fatti gli affari tuoi”

“Scu. Sa. Ti!”

“Enne. O..”

Robin, che era seduta davanti a Sanji, vide che la rossa appoggiava una mano sopra quella del cuoco facendogli capire di star buono. Sollevò le sopracciglia stupita e compiaciuta della cosa. Sanji fissò quella mano sulla sua e si zittì incredibilmente, incapace di far assolutamente nulla, nemmeno di sparar cuori dagli occhi, gli si era fermato il fiato. Era come congelato.

“Beh, se non parlerete a noi dovrete farlo.. all'intera ciurma. Forse sarà peggio, non credete?” disse con fare ingenuo la navigatrice, come se stesse facendo un opera buona.

“Cos'è? Una minaccia?” fece ancora lo spadaccino, ora era davvero seccato.

“No, assolutamente. Anzi! Io e Sanji staremo zitti..non diremo proprio nulla, se voi ci racconterete come realmente sono andate le cose..”

“Io la chiamo 'minaccia' e...” iniziò torvo Zoro ma Robin lo interruppe.

“Cosa vuoi sapere?” disse l'archeologa calmissima e lo spadaccino pensò di essere fottuto, anche lei gli andava contro? Perchè?! Non lo capiva!

“Tutto! Ovvio!” fece lei sorridendole e la mora annuì per poi guardare quell'uomo avvolto grossolanamente dalla coperta.

“Direi che siamo con le spalle al muro, Zoro” gli fece fissandolo e accennando un sorriso, e lui sbuffò di nuovo. “Io non aprirò bocca!” disse, mettendo poi il muso.

“Ah! Ah! Ok, mi fido di Robin! Allora, avanti! Racconta!” fece su di giri lei con occhi sbarluccicanti e mollando la presa sul cuoco, si rese finalmente conto di non aver tolto ancora la mano da lì.

“Mah, non so da cosa iniziare” disse l'archeologa versandosi altro caffè “Diciamo che il nostro racconto è stato abbastanza veritiero..”

“Maa..?? Non del tutto scommetto..!” la incalzò la rossa “Su su daai!! E non mi frega nulla di quei selvaggi, sia chiaro! Voglio sapere di VOI!” Nami non vedeva l'ora, scattava sulla sedia, mentre Sanji fissava catatonico ancora la sua mano ora libera, lui era rimasto cinque minuti indietro nel tempo.

  
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