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Autore: Elena Des    24/11/2018    0 recensioni
Amsterdam, 1942. Rah'el Amì è una ragazza ebrea 15enne trasferitesi nella città all'età di 7 anni. Le leggi razziali entrano in vigore anche in Olanda e Rah'el è costretta a seguire tali leggi, andare in una scuola ebrea ed essere discriminata da coloro non ebrei. Stringe amicizia con Yaacov Mazloun ma i tedeschi bussano a tutte le porte di ebrei per portarli ai campi di concentramento. Per Rah'el inizierà l'inferno ma qualcuno riuscirà a renderlo più piacevole.
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Dal capitolo 11:
-Cosa abbiamo fatto di male? Cosa ho fatto di male?
-Sei ebrea
-Non l'ho scelto io
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Olocausto
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Mi chiamo Rah'el Amì, sono una ragazza ebrea di 15 anni e vivo ad Amsterdam dal 1934, quindi mi sono trasferita qui all'età di 7 anni. La mia famiglia è composta dai miei genitori di origine ebrea, Immanouel ed Elisheva, e mia sorella di 6 anni Dvora. Siamo una famiglia felice, davvero. Mia madre lavora alla scuola ebraica, insegna letteratura, e mio padre invece insegna privatamente matematica. Io faccio la donna di casa quando mia madre non c'è e mi occupo spesso di mia sorella, che è calma per fortuna e per questo non mi dà tanto fastidio. 
Sono a casa ora e sto suonando il bel pianoforte ereditato da mia nonna, è antico, marrone... ma è bello proprio per questo. Io fino all'anno scorso andavo alla scuola insieme a studenti di razza mista- ebrei, tedeschi e olandesi- ma ora bisogna seguire le leggi di Hitler e perciò frequento la scuola ebraica, dove lavora mia madre.
Finisco di suonare il pianoforte quando suona il campanello. Il nostro cane abbaia ed io corro alla porta aprendola.

-Ciao mamma!- saluto mia madre abbracciandola e facendola entrare mentre chiudo la porta

.-Hai preparato il pranzo, tesoro?

-Sì, è in cucina

-Grazie, cara. E dov'è Dvora?

-E' in...- non riesco a concludere la frase che la mia sorellina corre ad abbracciare mia madre, seguita da mio padre. Dopo essersi salutati ci incamminiamo verso la sala da pranzo dove io e mamma portiamo il pranzo a tavola

-E' davvero squisito- si complimenta mio padre ed io gli sorrido

-Ti è passato il mal di testa, Rah'el?

-Sì mamma, domani vado a scuola

-Bene...

-Mamma, andiamo al cinema?- chiede la mia sorellina. E' innocente, ingenua, e non è a conoscenza delle leggi emanate

Non possiamo fare quasi niente: non possiamo prendere il tram, l'autobus, non andare ai posti di divertimento di ogni tipo, non possiamo andare in macchina, non possiamo uscire dopo un certo orario, non possiamo comprare cose da negozi che non siano ebrei, non possiamo andare a casa dei vicini, ecc...

-No, non possiamo. Abbiamo tanto da fare. Ci dispiace...- le dice mia madre

Siamo costretti a vivere così, di bugie, ma non possiamo farci nulla. Chissà quando finirà

 
   
 
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