Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: AkashaTheKitty    15/07/2009    6 recensioni
A volte si è una megera in un corpo di ninfa. Ed a volte si è solo una strega che tenta di nascondere la ninfa che è in sé.
Fanfiction vincitrice dei Dramione Awards nella categoria Best Short Story e runner up nella categoria Best Draco.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buon mercoledì :p

Ecco a voi il terzo capitolo di questa short story. Grazie mille alla Moglia (resisterai a un altro capitolo? :p), a Manu (stavolta provo a fischiare meglio XD :p), a VaniaLoVe (Figurati se devi chiedere perdono ^^ Piuttosto sono felice se ti sono piaciute, e se sono piaciute anche a tua sorella :p Come reagirà Hermione? XD Beh, direi che in questo capitolo avremo la risposta ^^), semplicementeme (quattro giorni per Hermione, nove per voi, ma intanto oggi iniziano a scoprirsi le carte :P E su John caro... beh, non mosso mica spoilerare troppo, no? XD ^^ Grazie ancora a te ;) ).

Buona lettura ^^

Kit 05


Titolo: The Nymph Hunt
Titolo del capitolo: Capitolo 3
Autore: AkashaTheKitty
Link alla versione originale: Link
Rating: PG13
Personaggi: Draco, Hermione
Genere: Romantico, Commedia
Note: EWE!


Una mano si intromise ai bordi del suo campo visivo. Hermione alzò gli occhi sul suo proprietario e sospirò. “Cosa vuoi?”

“Il rapporto,” rispose altezzosamente Malfoy.

“Avevi detto che non era necessario che te lo consegnassi prima di martedì!”

“Sì, ma so che l’hai già preparato.”

Hermione fece una smorfia ma gli passò il documento.

Lui scosse il capo. “Sempre così prevedibile, Granger… Non riesci proprio a esimerti, eh?”

“Non vedo mai che ti lamenti per questo.”

“Certo che no. Il tuo essere nevrotica per qualunque cosa riguardi il lavoro – tanto da non poter procrastinare neppure un minuto – rende la mia vita immensamente più facile.”

“Io non sono nevrotica per il lavoro!”

“Certo che lo sei. Eri uguale, anche a scuola. Sempre a stressarti perché non potevi fare tutto contemporaneamente, a credere che il mondo sarebbe finito se non avessi saputo ogni singolo dettaglio insignificante. È già un mistero come tu sia riuscita ad alzare abbastanza il capo per notare e fidanzarti con quella tua Donnola.”

“Il suo nome è Ron,” sibilò lei a denti stretti.

“E come sta? Cos’è che fa per vivere? Produce scherzi?” Sbuffò, deridente. “Perché non si trova un vero lavoro? O aspira davvero a rimanere un povero in canna, come i suoi genitori?”

Hermione incrociò le braccia, con atteggiamento difensivo. “Sta piuttosto bene, in effetti. Lui e George apriranno il loro terzo negozio il prossimo mese e al momento sta guadagnando più del doppio di quanto non avrebbe preso come Auror.”

Malfoy inarcò un sopracciglio. “Davvero? Quindi è solo spilorcio? Non può nemmeno spendere qualche galeone per regalare alla sua promessa qualcosa di carino da mettersi, così che lei non debba andare in giro con indosso…” fece un gesto disgustato, “… questo.”

Hermione arrossì, più per la rabbia che per l’imbarazzo. Non c’era nulla che non andasse nei suoi vestiti. Erano neri e comodi, e comunque non erano molte le persone che si facevano vedere lì attorno. “Gli ho detto di mettere da parte i suoi soldi,” bofonchiò. “Renderanno molto più in investimenti oculati a lungo termine che non le spese in frivolezze.”

Malfoy sogghignò. “Ti prego, dimmi che gliel’hai detto dopo che lui t’ha portato un regalo.”

Il rossore di Hermione si acuì. Come era riuscito a capirlo?

Il suo ghigno si allargò. “E gliel’hai fatto portare indietro? Mi sento quasi in pena per quel povero ragazzo.”

Hermione fece una smorfia, non gradendo affatto dove la discussione stava andando a parare. “Non poteva permetterselo. Era troppo. Ovvio che gliel’abbia fatto portare indietro.”

“Quindi, a un certo punto, il tuo fidanzato ha deciso di farti un gran regalo per mostrarti che teneva a te, prendendo qualcosa che non si poteva veramente permettere e che avrebbe significato il suo dover rinunciare ad alcune cose, e tu l’hai rifiutato mettendoti a parlare di denaro e investimenti, invece che apprezzare il gesto come qualsiasi altra persona normale? Ora mi sento davvero in pena per lui. Ti prego, riferiscigli le mie condoglianze.”

E con questo andò a bighellonare fuori dall’ufficio, lasciando Hermione in uno stato di shock. Quel fatto era accaduto tempo addietro, prima che le cose iniziassero ad andare seriamente male. Aveva sempre creduto che Ron non avesse mai tentato veramente di colpirla, ma magari si era sbagliata. Magari era sempre stata solo colpa sua. Forse lui aveva tentato davvero di mostrarle che ancora teneva a lei, e lei aveva disdegnato ogni suo tentativo.

Quando le lacrime giunsero, fu incapace di fermarle, e per una volta fu grata che Malfoy evitasse il lavoro come la peste.

******


Che cosa era peggio? Essere un fallimento in amore o essere un fallimento sul lavoro? Hermione trascorse una buona parte del suo martedì mattina ponderando le due opzioni. Se avesse potuto esserlo solo in un campo, cosa avrebbe scelto? Il bene più grande o la sua felicità? E poteva separare le due cose? Lei voleva fare del bene. Ne aveva bisogno. Aveva bisogno di sapere che il mondo sarebbe stato anche solo un poco migliore grazie al suo operato.

Ma fare bene sul lavoro doveva veramente significare il sacrificio della sua vita privata? Aveva mandato a rotoli le cose con Ron, ma ora sapeva che cosa aveva sbagliato. Non avrebbe rifatto due volte lo stesso errore.

Avrebbe potuto avere una relazione felice.

Non si sarebbe solo fatta del male da sola, e per nessuna ragione, se l’indomani non fosse andata a incontrare quel John, finto Babbano? Era vero, magari non sarebbe nato nulla tra loro, ma avrebbero comunque potuto essere amici. Sarebbe stato davvero un comportamento codardo stargli lontano solo perché avrebbe potuto non funzionare. Magari era veramente una persona dolce, qualcuno che avrebbe reso la sua vita un po’ più sopportabile.

Sarebbe andata. Doveva riconsegnare il suo costume, in ogni caso.

“Sogni a occhi aperti durante le ore d’ufficio. Attenta, qualcuno potrebbe notare che non stai salvando il mondo tra un memorandum e l’altro.”

Hermione guardò torva la persona che meno preferiva in questo lato dell’esistenza. Stava interiorizzando delle rivelazioni profonde e significanti, come osava interromperla?

Lui ignorò bellamente la sua smorfia. “Mi stavo chiedendo, esattamente quante arpie c’erano alla festa?”

“Come posso saperlo?”

“Beh, con chi altri avresti potuto socializzare?” Parve rifletterci su. “Non possono essercene state molte. Voglio dire, ne ho viste alcune, ma sono pronto a scommettere che metà di quelle fossero vere arpie… Le persone normali desiderano apparire meglio del solito. Non che voglia sottintendere che il tuo aspetto sia migliore di quello di una megera, non vorrei mai offendere così la tua sensibilità.”

Hermione emise un sonoro sospiro. Quando Malfoy iniziava, non c’era modo di fermarlo. “Hai ragione, dovrei smetterla di sognare a occhi aperti e tornare al lavoro. È stato un piacere parlarti.”

Fu, nuovamente, completamente ignorata. “Prendi Brunhilde, del Dipartimento dei Trasporti Magici. La conosci, giusto? Oscenamente obesa. Ottime doti in cucina, però.”

Hermione lo guardò, truce.

“Già, vedo che la conosci.” Era rimasto completamente imperturbato. “Non ho dubbi che tu abbia lasciato le danze prima del ‘giù le maschere’, perché se non vai a letto per le dieci Babbo Natale non ti porterà quelle verruche, ma Brunhilde, ahimè, è rimasta.”

Hermione si chiese dove volesse andare a parare.

“Bene! Ci contavo sul fatto che non l’avessi saputo!” Si mise seduto. Un segno pessimo. Significava che aveva intenzione di rimanere per più di un minuto. “Vedi, Brunhilde non è una persona triste, ma è comunque vanitosa come chiunque altra strega – tranne te, ovviamente – e non voleva presentarsi vestita da Erumpent, quindi ha imbrogliato. Con il piccolo aiuto di un simpatico ragazzo, giù a Knockturn Alley, ha affittato un costume che era più che un semplice travestimento: inglobava una variante a base di Polisucco.”

“Vuoi arrivare da qualche parte?”

“Lo so che non vedi l’ora che arrivi alla mia brillante conclusione, ma dovrai pazientare, per ora. Quindi, la variante Polisucco ha funzionato esattamente come avrebbe dovuto, e lei stava trascorrendo la più bella serata della sua vita nelle vesti di una splendida Veela, un qualcosa che non assomigliava probabilmente a nulla di quanto vissuto da Brunhilde fino ad allora. Tuttavia, non aveva fatto i conti con una cosa.”

Si fermò, guardando con aspettativa Hermione fino a quando quest’ultima non roteò gli occhi e chiese: “Quale?”

“Lo smascheramento,” rispose lui con un ghigno soddisfatto. “Ha fatto immediatamente svanire gli effetti della Polisucco e, essendo circa sei volte la taglia dei vestiti che aveva addosso, il costume e tutto il resto non hanno retto. Si sono lacerati e distrutti, lasciandola nuda come mamma l’ha fatta, a cercare di nascondersi dietro a quel suo marito, magro come un fusto di canna e che – ovviamente – non apprezza le sue doti culinarie.”

“Povera donna”, commentò seccamente Hermione. “Sebbene sia pronta a scommettere che tu ti sia divertito da matti.”

“E’ stato divertente,” concesse lui. “Ma Brunhilde non è mai stata tipa da lasciarsi deprimere. Inoltre, sia lei che i suoi fantastici dolci piacciono troppo alla gran parte delle persone perché qualcuno le ricordi la disavventura a lungo. Sopravvivrà.”

“Ma non sei ancora arrivato alla tua conclusione.”

Il sorriso di Malfoy fu lento e calcolato, e le fece capire che stava solo aspettando la sua domanda. “Credi che, a posteriori, Brunhilde avrebbe preferito mascherarsi da Erumpent e non dover sottostare ad alcun momento di imbarazzo, o pensi che – datale la possibilità – si sarebbe comunque presentata come Veela?”

“Continuo a non vedere dove tu voglia arrivare,” insisté Hermione, mentendo.

“Nascosta con le arpie mentre gli altri si stavano divertendo, Granger? Di cosa hai paura?”

“Oh, non lo so,” rispose Hermione con un sospiro. “Magari temo le persone che mi annoiano a morte con i loro stupidi racconti e la loro psicologia da quattro zellini.”

Malfoy si limitò a sorridere. Sembrava immune a qualsiasi offesa. Era irritante. “O magari hai paura tanto del successo quando del fallimento. Non sarebbe divertente, questo?”

Lei gli rivolse la sua migliore occhiata assassina.

“Non farmi quegli occhi dolci che poi chissà cosa penserebbe Weasley. Su, al lavoro!” E finalmente si alzò e se ne andò.

Hermione sospirò e ricordò a se stessa che doveva resistere pochi mesi ancora e poi non avrebbe dovuto mai più vedere Malfoy. Mai. E se l’avesse rivisto, avrebbe potuto affatturarlo senza rischiare il licenziamento.

*****


“Quindi vi siete goduta il vostro costume?”

Hermione rivolse al compiaciuto negoziante un sorriso tirato. Non le piaceva davvero quando le persone pensavano di saperla lunga e la costringevano a fare di testa loro – specialmente quando poi si rivelava che avevano avuto ragione. Le rendeva sempre intollerabili. “Sono sopravvissuta,” disse con voce neutra.

Lui la guardò a sopracciglia inarcate e le rivolse un’occhiata scettica. “Non vi siete divertita? Vi ho dato tutti gli strumenti, tutto quello che dovevate -”

“Fortunatamente, non era responsabilità vostra,” mormorò Hermione, ignorando lo sguardo offeso che lui le scoccò.

Abbandonando il suo succinto costume nelle mani capaci di quel fastidioso negoziante, Hermione si accorse di avere ancora del tempo a propria disposizione prima di accingersi a raggiungere il café. Non sapendo cosa fare, decise, già che si trovava in quel negozio, poteva dare un’occhiata ai vestiti. Infatti, oltre che costumi, in quel negozio era possibile noleggiare anche abiti formali. Un servizio a cui la stessa Hermione si era appellata, di tanto in tanto, quando non aveva potuto permettersi di comprare un completo nuovo. Con il suo stipendio attuale, si poteva a mala pena permettere l’affitto. Avrebbe davvero avuto bisogno di trovarsi un appartamento nuovo, adesso che Ron s’era trasferito, ma… In ogni caso, voleva vedere se sarebbe stato conveniente usufruire ancora di quel negozio per l’evento ministeriale successivo, a dispetto dell’irritante negoziante.

Non avrebbe dovuto lasciare l’ufficio così presto. Ma quando Malfoy se n’era andato per pranzo, aveva deciso di andarsene prima che lui ritornasse, in modo da evitare i suoi interrogatori. O, beh, nel caso in cui fosse tornato indietro. Non lo faceva sempre. Con la fortuna che aveva, quel giorno sarebbe tornato, e inoltre lei si sentiva troppo agitata per portare a termine qualsiasi cosa.

Si addentrò nel negozio e stava tentando di identificare un indumento molto strano che sembrava essere solo una serie di pezze di tessuto unite senza alcun ordine e con fin troppi buchi per poter adattarsi a un corpo umano, quando sentì entrare un altro cliente. All’inizio non vi pose alcuna attenzione, ma poi credette di riconoscere la voce, e gelò.

No, non poteva essere! Sbirciò oltre lo scaffale, e poi scattò indietro. Perfetto, proprio quello di cui aveva bisogno – che Malfoy la scoprisse lì. Non che stesse facendo qualcosa di proibito – era pur sempre ancora la sua pausa pranzo, dopotutto – ma lui aveva una tale abitudine a intromettersi e curiosare in affari che non avrebbero dovuto interessargli affatto, e sarebbe senza dubbio riuscito a trovare un modo per ridicolizzarla, se l’avesse scoperta.

“Vi siete divertito con il vostro costume, signore?” chiese il negoziante con un tono piuttosto piatto. Hermione dedusse che Malfoy dovesse avergli fatto perdere le staffe, in un qualche momento passato. Era un asso nel riuscirci.

“Immensamente,” rispose Malfoy con un trillo allegro chiaramente finalizzato a irritare ancor più.

“Felice di sentirlo,” fu la secca risposta. “Quindi, esattamente che cosa avete trovato divertente? Il mimetizzarsi con lo sfondo? O solo la totale mancanza di immaginazione che avete esibito?”

“Vorrei che sapesse che sono stato il solo a indossare un costume del genere. Ero unico.”

“Sì, siete un fiocco di neve.”

Hermione dovette soffocare una risata davanti a quell’atteggiamento offeso da parte del negoziante, mentre si chiedeva per la prima volta che cosa Malfoy avesse indossato.

“Ascolti,” disse all’improvviso Malfoy con voce molto più seria. “Nessuna possibilità che mi dica chi ha noleggiato un altro costume? Una ninfa con capelli scuri e occhi verdi. Un vestito argenteo.”

Ci fu una breve pausa, enfatizzata ancor più dall’immobilità in cui anche il cuore di Hermione era sprofondato e in cui il respiro le si era mozzato in gola, mentre respingeva l’impossibile.

“Sapete che abbiamo una politica di completa discrezione,” rispose l’altro uomo, il tono leggermente incredulo. “Scusate.”

“Andiamo, farebbe un favore a tutti. Potrei persino rendervi gradito lo sforzo, se lo vorrete.”

“Sono sicuro che se la vostra ninfa volesse farsi trovare, lo farebbe,” disse il negoziante, la voce indignata. “Senza contare che ne abbiamo noleggiati così tanti, che non potrei dirvi con sicurezza un nome.”

“Sa esattamente chi era!” Malfoy sembrava irritato, ora.

“Se la vedessi di nuovo, potrei dirle che la state cercando,” offrì l’uomo, la sua voce che non lasciava spazio a discussioni, ma conoscendo Malfoy, avrebbe dovuto discutere comunque.

Hermione smise di ascoltare. Non avrebbe dovuto nemmeno iniziare. Era sinonimo di cattive maniere. Davvero, a cosa stava pensando? Fece un paio di attenti passi indietro. C’erano state così tante donne mascherate da esseri bellissimi alla festa. Probabilmente era solo una coincidenza che lui avesse incontrato una ninfa, quella sera. Una coincidenza che lui avesse indossato un costume che il negoziante trovava stupido.

Un centinaio di altre coincidenze si riversarono sulla mente di Hermione, facendole venire un capogiro. Si strinse lo stomaco, temendo di essere sul punto di rimettere.

Non lui. Chiunque, ma non lui.

Le aveva mentito. Doveva averle mentito. Per esempio, aveva parlato di lavoro. Hah. C’era da ridere. E… e…

Hermione sentì gli occhi colmarsi di lacrime.

L’aveva ingannata. Le aveva fatto credere che fosse qualcuno che valeva la pensa conoscere, qualcuno con cui avrebbe potuto formare un legame. Non lo era. Lo conosceva abbastanza da sapere che non era la persona che aveva fatto finta di essere. Se avesse scoperto che lei era stata Lethe, l’avrebbe solamente presa in giro. Certo, se fosse riuscito a sopravvivere alla nozione di averla baciata. E si sarebbe arrabbiato pensando che lei avesse ingannato lui, e avrebbe reso la sua vita un inferno fino al momento in cui non se ne fosse andato. Non poteva permetterlo.

Il più silenziosamente possibile, tentò di dirigersi alle porte del negozio, in modo da poter sgattaiolare fuori, non vista. Sarebbe stato probabilmente più sicuro aspettare, ma si stava sentendo soffocare. Aveva bisogno di aria fresca.

Aveva quasi raggiunto la porta, quando all’improvviso Malfoy si arrese e smise di discutere, per poi girarsi di colpo e avviarsi all’uscita. Hermione si immobilizzò, sperando contro ogni logica che lui fosse uno di quei predatori capaci di vedere la propria preda solo se questa si muoveva.

“Granger?” disse, un sottofondo di rabbia ancora presente nella sua voce. “Stiamo riportando il costume da megera, eh? Sai, la maggior parte delle persone prima se lo sarebbero tolto.”

Lo stomaco di Hermione si strinse pericolosamente, e lei dovette imporsi di non stringere le braccia attorno a sé. “Parla il pavone.”

Malfoy si mise le mani in tasca e oscillò sui tacchi delle proprie scarpe. “Era un party dove presentarsi come non si è di solito, ricordi? Perché sarei dovuto venire come me stesso?”

“Eppure continui a fare battute sulle megere. O non lo sono, o non sono venuta al ballo vestita come tale. Deciditi.” I suoi occhi si posarono fugacemente sul negoziante, che non tentò nemmeno di nascondere il suo interesse per quello scambio di battute.

“Tu vorresti essere una megera,” rispose allora Malfoy. “Ti stavo meramente prendendo in giro. Ma cos’ha provato Weasley a tornare a casa con una megera?”

Lo stomaco di Hermione si contorse di nuovo e lei dovette soffocare un gemito. Si stava per sentire male, sul serio. “Perché… perché non lo chiedi a lui?” si sforzò di dire.

Malfoy la guardò accigliato e fece un passo indietro, anche se c’era già spazio a sufficienza tra loro. “Stai per star male?”

Hermione rise, a dispetto di se stessa. “Forse.”

Il cipiglio di Draco si acuì e una veloce espressione confusa si fece largo sui suoi tratti. Hermione suppose che il suo atteggiamento potesse apparire un poco strano. “Bene, stammi lontano allora,” disse. “Vai a casa e fa’ ammalare, invece, quel tuo miserabile uomo.”

Hermione si limitò ad annuire debolmente, mentre lui la aggirava e usciva dalla porta. Andare a casa le sembrava davvero un ottimo piano.

Alzò gli occhi e incrociò lo sguardo del negoziante, che inarcò un sopracciglio. “Pare che qualcuno si sia divertito, dopotutto.”

*****


Hermione avanzò lentamente lungo Diagon Alley, incapace di tranquillizzarsi abbastanza per Smaterialiazzarsi – anche se la destinazione era semplicemente casa. Magari esisteva la possibilità che si fosse sbagliata. Non poteva essere lui. Semplicemente, non poteva essere lui. Non contavano i racconti di solitudine – lui l’aveva baciata e toccata e loro avevano quasi… lei aveva quasi…

Non riusciva nemmeno a pensarci.

Cosa sarebbe successo se fosse andata al café e lui l’avesse vista e si fosse reso conto di chi fosse? Poteva solo immaginare l’espressione che avrebbe colorato il suo volto, e il pensiero la fece stare ancor più male.

Desiderò non aver mai voluto andare lì in primo luogo. Se fosse rimasta al lavoro, scartando quella cosa come un’innocente pazzia di una notte – come avrebbe dovuto –, non sarebbe stata affossata con quella consapevolezza estremamente spiacevole, adesso.

Come sarebbe mai riuscita a guardarlo di nuovo negli occhi?

Alzò lo sguardo e scoprì di essere vicino alla Gringotts. E se fosse stata tutta un’incomprensione da parte sua e lui non fosse, in realtà, John? E se fosse stato un altro il mago che la stava aspettando all’interno di quel café?

Doveva esserne certa.

Sentendosi alla stregua di una stalker, si avvicinò di soppiatto al locale a cui lui doveva essersi riferito. Con grandi contorcimenti per non essere scorta dall’interno, sbirciò in una delle grandi vetrate. Era l’ora di pranzo e quindi la gente seduta ai tavoli era numerosa. Ma lei sapeva cosa cercare, e non ci vollero molti secondi prima che scovasse nella massa la testa bionda. Era da solo, e apparentemente stava lavorando – ci mise diversi secondi prima che riuscisse ad interiorizzare quella realtà – ma peggio ancora, continuava ad alzare lo sguardo ogni volta che qualcuno entrava. Come se stesse aspettando qualcuno da un momento all’altro.

Magari doveva incontrare un amico, o aveva un incontro di lavoro con qualcuno, o… Hermione si diede uno scrollone mentale. Basta con le scuse. Non c’era nessun altro che corrispondeva alla descrizione che John aveva dato di se stesso.

Tremando leggermente, fece alcuni passi indietro e poi si Smaterializzò nel proprio appartamento.

*****


Il giorno dopo, mandare un gufo al lavoro, dichiarando di essere malata, fu un’idea estremamente tentatrice, ed Hermione fu quasi sul punto di farlo. Si ricompose all’ultimo minuto, però, sgridandosi per essere una tale codarda. L’avrebbe dovuto comunque incontrare nuovamente, un giorno o l’altro. Rimanere a casa avrebbe solo posticipato l’inevitabile e reso ancor più duro il confronto quando questo fosse avvenuto.

Così, andò al lavoro.

Quando Malfoy arrivò – in ritardo, naturalmente – Hermione si agitò a tal punto da rovesciare, quasi, il proprio inchiostro. E quando riuscì a salvare l’inchiostro, all’ultimo istante, spedì goffamente sul pavimento un’intera pila di documenti. Lui la guardò con un cipiglio di disapprovazione, e lei fece del proprio meglio per nascondere l’evidente rossore che sentì spandersi sulle sue gote, mentre scattava a raccogliere le pergamene. Naturalmente, l’operazione richiese molto più tempo del necessario, visto il tremore delle sue mani.

Malfoy si limitò a guardare senza proferire parola. Era sconcertante. Malfoy aveva sempre da commentare qualcosa. Non stava bene? Quella era la spiegazione preferibile che riuscì a trovare, non volendo prendere in considerazione la possibilità che lui sapesse.

Infine, rimise le proprie cose in ordine e si sedette nuovamente, facendo del proprio meglio per ignorare il suo silenzioso sguardo. Funzionò per un gran totale di cinque minuti.

“Che c’è?” scattò infine, alzando gli occhi su di lui. Era davvero, davvero felice che il suo aspetto non avesse nulla di simile all’uomo con cui era stata quella notte. Se non fosse stato così, avrebbe potuto dover pensare al modo in cui le sue mani l’avevano carezzata e in cui le sue labbra… Oh, Dio. Era messa male.

“Perché sei qui?” le chiese lui.

“Perché… lavoro qui?” provò a rispondere lei.

“Sei malata. Va’ a casa prima di infettare chiunque ti stia attorno.”

“Non c’è nessuno qui attorno a parte te, e immagino che tra pochi secondi tu te ne andrai nel tuo ufficio, a far finta di lavorare per un paio d’ore, e poi te ne andrai e non ti vedrò più per il resto della giornata. Non credo proprio che ti prenderai qualcosa.”

“E che mi dici del nostro capo? E di tutti gli altri?” insisté lui.

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Il capo non è qui, oggi. È fuori per degli incontri, ovvero starà vendendo la sua anima a chiunque abbia un minimo di influenza sociale a spese dei non-umani. E per quanto riguarda tutti gli altri, beh, ci sono sempre così tante persone che vengono in questo ufficio, vero?”

Nessuno andava lì, se poteva evitarlo, e lo sapevano entrambi.

Malfoy sospirò. “Va’ a casa, Granger. Non importa nulla se oggi tu sia qui o meno. Non farà la minima differenza. C’è più nella vita che il lavoro, non c’è motivo per cui tu debba ammazzarti per questo.”

Mentre si voltava per andarsene, Hermione notò come il suo volto sembrasse segnato e come lui avesse un’espressione sfibrata. Non l’aveva ancora nemmeno offesa.

Sbriciolò con determinazione il senso di colpa. Probabilmente quell’atteggiamento non aveva nulla a che fare con ‘Lethe’.

*****


Nei giorni successivi, la preoccupazione e il senso di colpa di Hermione crebbero. Malfoy non sembrava più se stesso. Non cercava di rendere la sua vita miserabile, il che era – in realtà – un bel miglioramento, ma il punto era il modo in cui non faceva nulla. Sembrava solo perso nei suoi pensieri, e per lo più si barricava da solo in ufficio.

Poteva davvero essere che si fosse preso una cotta così forte per una ragazza sconosciuta incontrata una sola volta? Lei non era nemmeno stata reale! Nulla lo era stato. Non il parlare, né il baciare. Era stato l’anonimato che aveva dato loro alla testa, facendo far loro cose che altrimenti non avrebbero fatto. Tutto qui.

Magari non c’entrava nulla, quello. Magari… il suo basilisco domestico era appena morto.

Aveva bisogno di lavorare meglio sulle sue teorie, ultimamente facevano acqua da tutte le parti.

Il segreto la stava soffocando.

Ma cosa poteva fare? Non poteva dirgli che Lethe era stata lei. Non sarebbe servito a nessuno. Lui si sarebbe persino arrabbiato e intristito ancor più, e lei non avrebbe più avuto un lavoro al Ministero. No, ci doveva essere un’altra soluzione.

Fu ridestata dai suoi pensieri da un fascicolo di documenti che veniva sbattuto sulla sua scrivania. Sorpresa, alzò lo sguardo su un Malfoy dall’espressione determinata. Perfetto. Eccolo di ritorno a subissarla di lavoro.

“Quanto conosci delle persone che lavorano qui, Granger?” chiese.

Lei strabuzzò gli occhi. “Uh, quanto basta, credo… Perché?”

Lui srotolò una pergamena. “Questo è l’elenco completo degli ospiti presenti alla festa del Ministero. Ho bisogno di trovare ogni strega sotto… diciamo i quarant’anni… che lavori al Ministero. Se sei in dubbio, estrai anche quei nomi.” Spinse la pila verso di lei e si sedette all’altro capo della scrivania, poi iniziò a controllare un foglio.

Hermione lo fissò a bocca aperta. “Dove diavolo sei riuscito a ottenerlo?”

“Contatti. A quanto pare è più facile ottenere una lista di partecipanti a una festa internazionale del Ministero da un diplomatico che ha fatto voto di segretezza, che non ottenere un singolo nome da un tizio con un negozio di costumi, giù a Diagon Alley. Ti fa davvero interrogare su come vada il mondo.”

Era alquanto sconvolgente, in effetti. “Non lo farò,” proclamò Hermione. “Non fa parte del mio lavoro e, sai, ho del vero lavoro da fare.”

Lui le scoccò un’occhiata irritata. “Il tuo lavoro può aspettare. Non stai facendo nulla di importante, in ogni caso. Questo è importante. Questo potrebbe cambiare qualcosa.”

“Cosa? Stai cercando qualcuno per un appuntamento?” Hermione stava prendendo tempo. Anche sapendo che le probabilità che lui trovasse qualcosa di utile erano quasi nulle, non le piaceva vedere quanto determinato fosse nel tentare.

E se l’avesse scoperto?

“Potresti dire così,” rispose lui, la mente chiaramente concentrata su altro. Aveva già estratto i nomi di dodici donne.

“Non sarebbe più facile, sai, andare a chiedere a qualcuno?”

L’occhiataccia che le rivolse avrebbe arso qualunque materiale meno tosto. “Sto cercando una strega in particolare, Granger. Di cui non conosco il nome. O il volto. Se stringo la lista, magari riuscirò comunque a trovarla, e tu mi aiuterai perché sai che ti ho in pugno, almeno finché il tuo lavoro non sarà valutato.”

Aveva ragione. A Hermione non piaceva essere in pugno di chicchessia, e di sicuro non le piaceva dover aiutare Malfoy nella sua ricerca. Magari avrebbe potuto… imbrogliare un pochino.

Sì, ecco quello che doveva fare. Imbrogliare. Convincerlo in qualche modo che ‘Lethe’ non fosse una persona che valesse la pena conoscere. Ma per il momento, suppose, doveva piegarsi al suo volere.

Sospirò. “Quindi… credi che Brunhilde abbia passato già i quaranta?”

Il suo basilisco domestico non era di certo morto, concluse Hermione, perché con uno sguardo come quello che le stava rivolgendo, chi avrebbe mai avuto bisogno di un basilisco? Gli rivolse il sorriso più zuccherino che riuscì a trovare, felice che, per una volta, fosse lui quello ad essere irritato.

*continua*



Grazie per aver letto e al prossimo capitolo ^^ Come sempre qualunque commento sarà più che apprezzato :p

Kit 05
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: AkashaTheKitty