Tamburellò le dita contro l’avambraccio.
Gli occhi chiusi con testardaggine e la mente programmata per ignorarla.
L’attenzione alta e il ringhio pronto ad esplodere a chiunque avesse osato attraversare il corridoio a gettare, casualmente o non, un occhio nello studio della cartografa.
Dannazione, ma perché lo faceva? Perché?
Non poteva fregarsene e approfittarne per dormicchiare da qualche parte?
Non poteva semplicemente ignorarla!?
Già… come se fosse facile!
Nonostante si fosse ritagliato la sua postazione ai margini della porta dello studio, riusciva comunque a vederla sgambettare tra la scrivania e la libreria, disegnando e consultando alcuni volumi.
Sempre quelli sui ripiani più alti, ovviamente, recuperandoli dopo essersi messa in punta di piedi e aver allungato, in tutta la loro attraente figura, le affusolate gambe.
Distolse nuovamente lo sguardo, ringhiando.
-Dannata ragazzin…-
-Zoro mi reggi questo?-
Si ritrovò davanti al naso un foglio gocciolante e la rabbia toccò livelli mai visti.
-Sono forse il tuo schiavo?-
-Era giusto per farti far qualcosa- si strinse nelle spalle Nami, occhiali sulla punta del naso, capelli legati in un’alta coda di cavallo e solo una camicia a quadrettoni a vestirla.
Solo una camicia!
–Sei lì a non far nulla-
A far nulla?! Lui?!?
-Perché invece che girovagare per il tuo studio non ti vesti?!- sbottò afferrando la cartina e reggendola con due sole dita.
-Ma io sono vestita- ridacchiò la rossa, ruotando in una piccola giravolta, che sollevò appena i lembi dalla camicia che la vestita.
Zoro distolse lo sguardo, imbarazzato.
-Nemmeno porti l’intimo, scema!- ringhiò.
-E tu come fai a dirlo?- lo rimbeccò –Hai sbirciato?-
-Cos…. NAMI!- urlò voltandosi a fulminarla mentre rientrava ridacchiante nel suo studio.
-Donaldkacsázás- ringhiò, braccio teso e cartina gocciolante davanti a lui.
Ma chi glielo faceva fare di fare da guardia a quella? Chi?!
(Ungherese)