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Autore: NPC_Stories    29/11/2018    1 recensioni
Seguito di Lezioni di sopravvivenza - Primo Livello, L'alba del Solstizio d'Inverno e Cursed with Awesome.
Dee Dee continua il suo percorso di crescita scendendo sempre più nelle viscere del dungeon, ma qui l'aspettano sfide ancora peggiori. Il suo compagno di viaggio drow è più dannoso che utile, anche se a volte le due cose coincidono.
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Spoiler: niente romance. La differenza di età la renderebbe una cosa creepy.
Nota: come al solito i personaggi principali sono tutti originali, ma potrebbero comparire a spot alcuni personaggi famosi dei Forgotten Realms
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1364 DR: Scendere è una strada in salita (Parte 7)


Portare i due prigionieri giù per le scale non era la cosa più difficile che avevano in programma di fare. La strada che presero il giorno dopo, scoprì Dee Dee, era ancora più ostica.
Il terzo livello era molto diverso dai primi due. Il drow le aveva indicato una zona che secondo lui era il nord (lei doveva crederci per fede) e le aveva detto “Di là è abbastanza simile al dungeon che già conosci, ci sono corridoi e sale artificiali… ma noi ora andremo verso caverne più naturali, quindi ci saranno meno trappole e più schifezze.”
La dhampir aveva scrollato le spalle: non le dispiaceva l’idea di incontrare meno trappole.
Presto però si rese conto che le caverne naturali non erano in alcun modo più rassicuranti. Anzi, per quanto un dungeon artificiale potesse essere ansiogeno e a tratti claustrofobico, quantomeno trasmetteva un senso di civiltà. Rimasero nella parte settentrionale del terzo livello soltanto per mezza giornata: prima dovettero percorrere un corridoio largo quanto una stanza e abbastanza lungo per organizzarci una gara di corsa, ma che purtroppo era pieno di trabocchetti; poi si ritrovarono in un altro corridoio ben più stretto e arzigogolato, incantato con illusioni uditive che le fecero credere che dietro ogni svolta ci fosse un pericolo. Alla fine si ritrovarono in una stanza vuota con diverse aperture.
“Da qui, se vai da quella parte” Daren le indicò i due corridoi che sboccavano sulla parete alla loro destra “ti addentri in un piccolo labirinto infestato… l’ultima volta che ho controllato, da un minotauro molto stupido che era convinto di trovarsi in un labirinto enorme. Invece ti assicuro che è tutt'altro che enorme. Forse gli altri minotauri l’hanno scaricato qui perché era lo scemo del villaggio. Noi invece andremo a sinistra” decise, dando uno strattone alla corda dei due prigionieri.
I cultisti erano ancora imbavagliati. Si guardavano in cagnesco, ma sapevano anche che c’era una direzione precisa dietro le azioni dei loro catturatori, c’erano dei piani per loro all'orizzonte, e la cosa li preoccupava. Il seguace di Juiblex piagnucolava dietro il bavaglio, ancora tormentato dal dolore alle dita spezzate, ma tutti lo ignoravano. I rimasugli di Melma Grigia che aveva ancora sulla tunica si erano seccati e adesso l’umano cominciava davvero a puzzare. Anche i vestiti di Dee Dee si erano imbrattati di Melma Grigia quando aveva stretto l’uomo per succhiargli il sangue, ma per una volta Daren non la stava rimproverando.
Questa cosa avrebbe dovuto farle suonare un campanello d'allarme nella testa, ma se ne rese conto solo quando arrivarono ad un fiume.
“Benissimo, e adesso prendiamo la via dell’acqua.” Annunciò il drow con aria allegra.
“Non abbiamo una barca…” protestò Dee Dee.
“Lungo la riva il fondale è basso. I mostri sono relativamente rari nel fiume, anche se ne potremmo incontrare molti nei cunicoli che hanno sbocco sull'acqua.”
“Ah, già. L’acqua è rara nel Buio Profondo.” Borbottò Dee Dee, ricordando una delle prime lezioni.
“Cammineremo vicino alla riva. In alcuni punti la riva scompare, rimane solo la parete verticale del tunnel e l’acqua diventa più profonda. In ogni punto si riesce a toccare il fondo con i piedi, ma è scivoloso, quindi fate attenzione.” Ordinò a voce più alta, a beneficio di tutto il gruppo. “Procediamo lentamente, non c’è fretta.”
Il gruppetto si rimise in marcia. I due cultisti erano ancora legati e per loro era più difficile che mai, anche perché entrambi odiavano l’idea di dover collaborare con un acerrimo nemico. Il pericolo di affogare però impedì loro di cercare di uccidersi a vicenda, e scivolarono solo una mezza dozzina di volte. Ogni volta Dee Dee e Daren si dovevano fermare e tirare la loro corda per farli riemergere, e c’era sempre il rischio che il peso dei due corpi trascinati dalla corrente facesse perdere l’equilibrio anche ai due elfi.
Impiegarono quasi due ore a percorrere un tratto che, se fossero stati sulla terraferma, avrebbe richiesto una decina di minuti, poi finalmente videro un cunicolo alla loro sinistra che sbucava proprio sul fiume. Nel frattempo il fiume davanti a loro si apriva in un piccolo slargo che prometteva di creare pericolosi mulinelli.
“Poffiamo tornare fulla terraferma adeffo?” Domandò la ragazza, in tono esasperato. Erano tutti inzaccherati e infreddoliti, e lei stava tremando nonostante il pugnale del fuoco che riscaldava l’aria (e l'acqua) intorno a lei.
“Sì, ma fate attenzione. Questi territori sono infestati da mostri e da cose ancora peggiori, cose che nemmeno io voglio affrontare con voi al seguito. C’è un motivo se finora non abbiamo preso i cunicoli che aggiravano il fiume.”

Non trovarono mostri più avanti, almeno per un paio di svolte nei cunicoli. Trovarono però un cartello, scritto in diverse lingue. Affermava, con lettere incise nel legno di fungo, che da quel punto in poi cominciava il neo-conquistato territorio kuo-toa.
“Kuo-toa… ho già fentito quefta parola.” Mormorò Dee Dee.
“Un popolo di malvagi uomini-pesce, che vivono nel lago del livello inferiore. Adesso sembra che si siano spinti fin qui… ma nelle caverne? Non camminano molto bene sulla terraferma.”
“Allora è meglio non tornare al fiume…”
Il drow scrollò le spalle. L’avrebbero scoperto presto.

Passarono oltre il cartello e nel giro di qualche minuto furono raggiunti e circondati da una piccola pattuglia kuo-toa. Le loro pinne non erano esattamente adeguate per camminare sulla terraferma, ma evidentemente avevano una certa pratica.
A Daren non piacevano i kuo-toa, ma tutto sommato erano un popolo semplice da capire: avevano appena conquistato un nuovo territorio e non volevano che il loro dominio venisse messo in discussione prima di poterlo consolidare. Fu sufficiente mostrare rispetto e pagare un tributo per spegnere l’ira di quelle creature dall'aspetto buffo.
Chiarirsi subito in termini amichevoli diede i suoi frutti: i kuo-toa spiegarono che il piccolo laghetto che avevano evitato ospitava l’insediamento principale di quei pionieri, e che per una cifra tutt’altro che modica avrebbero potuto noleggiare una zattera.
Il drow non era molto attaccato ai soldi, ma gli dava comunque fastidio dover pagare per attraversare un territorio che fino a poco tempo prima era selvaggio e senza padrone. Però nell'Undermountain funzionava così: ogni poco, un nuovo gruppo prendeva possesso di una qualche zona… e solo i migliori resistevano.
La scelta è passare nel territorio kuo-toa, o attraverso i cunicoli rivendicati dagli Agenti dell’Occhio. Questo è il male minore… e non mi stanno dando nessuna scusa per combatterli.
Daren ripensò con una punta di ansia al suo dovere verso Skullport.
A meno che non lo ordini la città.

La zattera non era malaccio. Stava a galla, ma per quanto i kuo-toa ci avessero provato, creature che di norma nuotano perfettamente nell'acqua non hanno bisogno di saper costruire imbarcazioni. Il drow non sapeva da che parte cominciare per guidare quella cosa, non aveva mai passato molto tempo sull'acqua in vita sua, ma a Dee Dee era già successo di dover pilotare una zattera. Non in mezzo a una corrente così forte, ma almeno aveva un pochino di esperienza.
“Magnifico, hai una competenza che io non ho!” Il tono di Daren era sarcastico come sempre, ma Dee Dee riconobbe un vero complimento dietro quella facciata antipatica. “Dove hai imparato?”
“Con… con Valaghar. In una palude, l’Acquitrino di Chelimber. C’erano voci di una prefenza di non-morti… ma non voglio annoiarti.”
Daren capì che il reale significato di quelle parole era non voglio parlarne, quindi non insistette. Nemmeno lui voleva essere annoiato.

Se il fiume fosse stato in secca e avessero potuto andare a piedi, o anche solo se avessero avuto una buona zattera, percorrere quel tratto di fiume avrebbe richiesto al massimo una mezz'ora, invece quando finalmente sbarcarono al limitare del territorio kuo-toa era passata un’altra mezza giornata ed erano tutti stanchi e di cattivo umore. La manovra più difficile era stata dover infilare la zattera in un braccio laterale del fiume attraverso una strettoia dalla corrente molto forte, che poi si apriva rivelando un lago circolare con un’isola nel mezzo. La corrente li spinse dentro la caverna laterale, ma poi per sua natura l’acqua cercava di fare il giro intorno all'isola e di tornare nell'unico sbocco possibile, la strettoia. Quindi, appena sbucati all'ingresso della caverna, la zattera venne presa da un mulinello e cominciò a girare, e solo puntando i remi contro le pareti riuscirono ad andare oltre. Ignorarono l’isola in centro alla caverna e proseguirono oltre, tenendosi il più possibile vicino alla parete: la loro destinazione era un approdo sul fondo della grotta.
Non era semplice fermarsi lì, era necessario lanciare una fune e prendere al volo una delle stalagmiti che sorgevano dall'acqua e che fungevano da molo, e poi usare la corda per tirare la zattera a braccia verso l’approdo; se ci si lasciava sfuggire il momento giusto, si finiva per dover trascinare la zattera controcorrente. Per fortuna sia Dee Dee che Daren erano abituati agli sforzi fisici.
Il tiefling era ancora imbavagliato, ma all'umano avevano temporaneamente liberato la bocca quando, presi dal mulinello, aveva vomitato e si era quasi soffocato. Dee Dee lo teneva sempre d'occhio, perché aveva paura che potesse recitare qualche incantesimo, ma quel rammollito non sembrava in grado di parlare; era impegnato a prendere profondi respiri per non vomitare di nuovo.
La dhampir non aveva idea che un seguace delle melme, che di per sé sono schifose, potesse avere uno stomaco così debole.
Forse è anche per la mancanza di sangue. L’ho ridotto troppo male? Si domandò, sentendosi un pochino in colpa. Ma poi si ricordò che lui l’avrebbe tranquillamente uccisa, e si scrollò via quel senso di colpa in un attimo.
La ragazza si guardò intorno perplessa, mentre Daren finiva di assicurare la zattera all'approdo naturale. In quel punto la caverna allagata non sembrava avere sbocchi su altre gallerie.
“Adesso dobbiamo arrivare lassù.” Accennò il drow, indicando la piccola scogliera che avevano davanti a loro.
Dee Dee guardò verso l’alto, perplessa, perché in un primo momento non riuscì a vedere niente. Poi si accorse che in effetti davanti a lei non c’era una parete liscia fino al soffitto della grotta, ad un certo punto c’era come una rientranza.
“Lì? C’è qualcofa, fei ficuro?”
“Ragazza di poca fede. So che da questa posizione non sembra, per via della prospettiva, ma questa è una caverna a due strati. Scalando questa parete si arriva ad una specie di terrazzo naturale. Qualcuno si è anche dato la pena di scavare dei gradini nella roccia.” Così dicendo, indicò un punto della parete vicino a loro e poi fece oscillare la mano verso l’alto, in una immaginaria linea verticale.
“Oh. Fì, ora li vedo.” Dee Dee si sporse dalla barca stando attenta a non farla oscillare troppo, e toccò con le dita il più vicino di quei gradini. Non erano altro che scanalature orizzontali nella roccia, ciascuna era alta un paio di dita e profonda a sufficienza per potercisi aggrappare con la prima falange. La roccia era resa umida e scivolosa dalla vicinanza con l’acqua, e in certi punti anche dalla presenza di muschio pallido. Non sarebbe stata una scalata facile, ma la ragazza non batté ciglio. “Immagino che noi due potremo falire, ma quefti due?”
Daren sorrise fra sé e sé, soddisfatto di come Dee Dee non si lasciasse abbattere da ostacoli così banali. Durante il periodo passato con i desmodu la dhampir era diventata molto brava nell'arrampicata libera.
“Pensavo di separarli, legarli singolarmente a due corde diverse, e poi tirarli su uno alla volta. Forse quello che parla troppo sarebbe in grado di arrampicarsi, ma quello che piagnucola non può usare la mano destra.” Ricordò, riferendosi rispettivamente al tiefling e all'umano a cui aveva rotto le dita.

Fecero così; arrampicarsi non fu così difficile come Dee Dee aveva creduto, perché il terrazzamento di cui aveva parlato il drow era solo dieci piedi sopra le loro teste. Tirare su a braccia prima un cultista e poi l’altro invece fu una discreta fatica, specialmente perché le loro braccia erano già stanche; aver governato la zattera per ore era stata una vera prova di forza e resistenza. Adesso, dalla loro nuova posizione, potevano abbracciare con lo sguardo la vera ampiezza di quella caverna, ed era davvero impressionante: sarà stata lunga più di duecento piedi, e larga altrettanto, anche se la sua forma era tutto fuorché regolare.
“Oggi abbiamo fatto molta strada ed è stato più faticoso del dovuto.” Ammise Daren, battendo le mani una singola volta. “Ci accamperemo qui. Siamo al confine fra il territorio kuo-toa e… quella che spero sia ancora una zona semi-selvaggia.”
Dee Dee annuì in silenzio. Sperava di poter semplicemente spegnere il cervello e sistemare il campo dove lui le avrebbe indicato, invece Daren aveva altri piani: la condusse in giro per la caverna in cerca del punto più difendibile dove accamparsi. Voleva che fosse lei a scegliere, per testare ciò che aveva imparato.
Questa volta lei scelse bene. Si accamparono fra tre enormi stalagmiti, un luogo abbastanza appartato e non troppo di passaggio. Prima di montare il campo dovettero solo debellare una colonia di Mante Oscure.

Il giorno dopo, o comunque dopo che si furono riposati, legarono di nuovo i due prigionieri e ripresero il cammino. Attraversarono uno stretto cunicolo naturale in cui il pericolo più grande era scivolare sul guano di pipistrello, che dopo qualche decina di passi si aprì in una caverna un po’ più larga e agibile. Com'era tipico delle grotte naturali, quella caverna poi si divideva di nuovo in altri cunicoli più piccoli, larghi quel tanto che bastava perché i due cultisti potessero camminare affiancati. Dee Dee cominciava a sentire di nuovo il rumore di acqua corrente, e rabbrividì fra sé e sé. Stavano per arrivare ad un altro fiume?
Sì. Stavano proprio camminando verso un corso d’acqua, che ad un certo punto sbarrò loro il passo in modo improvviso. Dee Dee guaì come un cane a cui hanno pestato la coda.
“Ma non avevi detto che i fiumi fono rari nel fottofuolo?”
Il drow la guardò con compassione, ma anche un po’ con sufficienza.
“Guarda che è lo stesso fiume di prima. Abbiamo solo tagliato una larga curva.”
L’espressione della dhampir non si rilassò nemmeno un po’. Saperlo non l’aiutava.
Si immersero di nuovo nel fiume come avevano fatto il giorno prima, camminando lungo la sponda ed esponendosi al freddo e ai pericoli dell’acqua. Ora Dee Dee sentiva di avere più esperienza in quel compito ingrato e faticoso, ma aveva sperato di non doverlo fare mai più.
Solo ora stava cominciando a realizzare che, se volevano tornare poi al secondo livello, avrebbero dovuto ripercorrere quella strada a ritroso… camminando controcorrente. Era già terribile doverlo fare con l’acqua che li spingeva nella direzione giusta, fare il contrario sarebbe stato impossibile.
Sepolta in questi pensieri cupi, la dhampir non si accorse che erano finalmente giunti allo sbocco di un altro cunicolo. Daren l’afferrò per un braccio e la tirò fuori dall'acqua, poi insieme trassero a riva i due prigionieri.

Si fermarono un po’ per riposare e per cercare di asciugare i loro vestiti che grondavano acqua. Ad un certo punto l’elfo scuro prese da parte Dee Dee e le parlò sottovoce.
“Nel prossimo tratto dovremo fare attenzione. L’ultima volta che sono stato qui, il territorio in cui ci inoltreremo era infestato da orog e goblinoidi che si contendevano la zona.”
“Ah, e me lo dici folo adeffo?”
La sua protesta fu accolta solo da una risatina irritante.
“Meglio gli stupidi orchi e goblinoidi che le macchinazioni di…” Daren gettò uno sguardo veloce in una direzione che per Dee Dee non significava niente. “Non importa. Pensiamo a che cosa fare adesso. Cosa proponi?”
La dhampir fu presa in contropiede da questa domanda.
“Lo ftai chiedendo a me?” Il drow si limitò a socchiudere gli occhi in un’espressione sarcastica. Ovvio che lo stava chiedendo a lei. “Allora… uh… non poffo fare piani fenza fapere com’è la fituazione.”
Il suo compagno si strinse nelle spalle. “Buona risposta. Che ne dici di andare in avanscoperta, allora?”

Dee Dee andò in avanscoperta. Tornò un’ora più tardi, sfoggiando un’espressione tetra.
“Fta fuccedendo qualcofa di ftrano. A te fembra poffibile che… cioè… quanto conofhi i coftumi degli orchi e degli hobgoblin?”
Daren la guardò con espressione incuriosita. “Perché? Che hai visto?”
“Non c'è neffuno nel cunicolo principale, ma c’è una galleria laterale molto larga che porta ad una ftanza, e poi oltre, credo che ci fiano altre ftanze. Lì ci fono… una moltitudine di orchi del fottofuolo e hobgoblin. Ma non erano in guerra. Fembrava una fpecie di fefteggiamento.” Esitò un momento, incerta. “Avranno fatto pace?”
“Senza che uno dei due schieramenti sia stato annientato? Questo è strano.” Convenne il drow. “Vorrei avere più tempo per indagare la cosa, ma se ora sono impegnati ci conviene approfittare di questa fortuna e passare oltre.”

I due elfi e i prigionieri camminarono attraverso quel lunghissimo cunicolo cercando di fare meno rumore possibile e fermandosi ad ogni minimo rumore. Man mano che si avvicinavano alla svolta di cui aveva parlato Dee Dee, cominciarono a sentire schiamazzi e molte voci che parlavano in modo concitato.
Considerando la situazione un po’ troppo pericolosa, Daren slegò la corda che costringeva i due cultisti a camminare affiancati, anche se ciascuno dei due aveva ancora i polsi legati.
“Ora voi due dovrete muovervi nel modo più silenzioso e furtivo possibile” sibilò in lingua comune “gli hobgoblin giocano con le loro prede, in un modo che vi farebbe rimpiangere noialtri.”
L’umano e il tiefling si scambiarono un rapido sguardo, loro malgrado. Entrambi capirono che erano disposti a crederci, o almeno non erano disposti a rischiare.
Passarono indenni a pochi passi da un luogo infestato da orog e hobgoblin che facevano un rumore del diavolo, davvero non si capiva se stessero combattendo o festeggiando qualcosa. In entrambi i casi non c’era da stare allegri. Dopo qualche minuto di cammino arrivarono a quello che ormai era diventato il loro incubo peggiore: il fiume.
Ancora?” Dee Dee aveva un tono a metà fra l’esasperato e il disperato. “Odio camminare nell'acqua! Perché per il futuro non compri una barca magica o qualcofa del genere?” Domandò con astio.
“Ora comincia il tratto più lungo che dovremo percorrere a mollo.” Annunciò Daren, ignorando gli sguardi stanchi e arrabbiati di tutti e tre i suoi compagni di viaggio. “Ma è anche l’ultimo, perché poi saremo arrivati.”
“Di quefto paffo ci crefheranno le pinne.” Borbottò Dee Dee, ma si predispose comunque ad affrontare quell’ultima parte del viaggio.
Per fortuna la dhampir scoprì con piacere che nella zona meridionale del dungeon il fiume aveva scavato una specie di camminamento nella roccia, un sentiero che si trovava appena una spanna sotto la superficie dell’acqua. Anche se era largo solo quanto la lunghezza del suo braccio e non era perfettamente orizzontale, era comunque meglio di niente. La pietra sotto i suoi stivali era liscia e viscida ed era molto facile scivolare, ma ad un certo punto qualcuno aveva piantato una serie di chiodi nella roccia accanto a loro, ed una catena fredda e umida correva lungo la parete fungendo da appiglio. Penzolava bassa, all'altezza della coscia di Dee Dee, e lei sospettò che fosse stato uno gnomo o qualche altro piccoletto a prendersi il disturbo di creare quel sistema.
Procedere così non era facilissimo ma era infinitamente meglio che avere l’acqua fino alla vita o fino alle spalle.
“Questo sentiero viene usato per pescare” sussurrò il drow. Dee Dee si chiese da chi, ma non lo interruppe. “State attenti ai pesci, potrebbero essere del genere mangiami, o io mangio te.

Non furono attaccati dai pesci, ma ad un certo punto una pallida alga riuscì ad avvolgersi intorno alla caviglia dell’umano seguace di Juiblex, e cercò di tirarlo sott'acqua. L’uomo scivolò e cadde, ma Daren impugnò il suo arco e scagliò un paio di frecce luminose contro quel viticcio acquatico, recidendolo di netto. Il resto dell’alga si ritrasse sul fondo del fiume e non si fece più vedere. Recuperato il prigioniero, continuarono a camminare fino ad incontrare un cunicolo alla loro sinistra che si addentrava nella parete di pietra. L’ingresso di quella galleria era abbastanza largo, ma ostacolato da una stalagmite che lo costringeva ad una biforcazione, tanto che a prima vista dal fiume sembrava essere due cunicoli anziché uno solo.
“A questa colonna si possono legare le barche.” Spiegò Daren, a beneficio di Dee Dee. “Ma come hai notato con grande acume, non ne abbiamo una.”
“Vaffanculo” borbottò lei.
“Ci fermiamo qui. Siamo circa a metà strada del tratto di fiume che dobbiamo percorrere, e siamo tutti troppo stanchi per non commettere errori.”
Dee Dee sospirò, sollevata per quella decisione. Sospettava che il drow si stesse comportando così perché avevano due prigionieri che non erano al massimo della forma fisica. Forse se fossero stati soli, lui e lei, l’avrebbe costretta a continuare sforzando i suoi limiti fisici. O forse no. Era vero che erano troppo stanchi per non fare errori, e lui sapeva anche essere pragmatico, oltre che stronzo e inflessibile.
Il drow andò in esplorazione nel cunicolo, mentre Dee Dee legava nuovamente insieme i due cultisti, con loro grande fastidio. Poco dopo Daren tornò.
“Per fortuna alcune cose non cambiano. C’è un punto di ristoro, più avanti. Non mi azzardo a chiamarlo locanda, anche se la proprietaria lo farebbe.”
La locanda era soltanto una caverna vuota, più larga che lunga. La proprietaria era una vecchissima femmina di derro, una creatura simile ad un nano deforme dalla pelle tanto pallida da sembrare bluastra. Le mancava una mano e i suoi occhi sembravano velati dalla cecità, ma quando i quattro avventori arrivarono fu lesta a tendere l’unica altra mano in una muta richiesta di pagamento.
Daren le mise in mano quattro monete d’argento e lei senza parlare gli indicò di prendere una scala a pioli di metallo che aveva alle sue spalle, poi indicò un punto verso l’alto. Dee Dee cercò con gli occhi il punto indicato da quel dito scheletrico, ma non vide nulla. La caverna era abbastanza alta, difficile stabilire quanto.
Il guerriero appoggiò la scala contro un punto della parete e rivelò alla dhampir che c’era una rientranza lassù, grande abbastanza perché una mezza dozzina di persone potessero starci comodamente. Le indicò di salire per prima, mentre lui allentava le corde dei loro riluttanti compagni di viaggio.
La scalata per Dee Dee fu semplicissima, non avrebbe avuto nemmeno bisogno della scala. Per Arzo Jessan e le sue dita rotte fu un po’ più difficile, ma riuscì a salire comunque, spronato dagli insulti che il tiefling gli lanciava contro da dietro la benda che gli chiudeva la bocca. L'elfa li aiutò ad entrare nella piccola grotta e li sospinse sul fondo, per evitare che facessero scherzi come allontanare la scala mentre il drow saliva. Quando furono tutti lassù, la locandiera si riprese la scala a pioli, sotto lo sguardo nervoso di Dee Dee.
“È normale che faccia cofì?” Domandò con voce tremula.
“Sì, rimetterà a posto la scala domattina. Io di sicuro non voglio che altri eventuali avventori possano salire quassù mentre ci riposiamo.”
Mentre ci riposiamo… ripeté Dee Dee nella sua mente, guardandosi intorno. La piccola caverna aveva un pavimento quasi liscio, e alcuni giacigli di pelli erano stati predisposti per gli ospiti. C’era anche spazio per un piccolo braciere, già fornito di carbone minerale e legno di fungo, e sopra al braciere un cunicolo verticale largo quanto la testa di un bambino fungeva da canna fumaria. Non era certamente una vera locanda, per gli standard della Superficie faceva schifo, ma era una sistemazione più comoda e più sicura che accamparsi in mezzo al nulla.
Per la prima volta da molto tempo si azzardarono ad accendere un fuoco per cucinare, e Dee Dee si sentì assurdamente grata per quel poco calore. Ne avrebbero avuto bisogno anche per asciugare i loro vestiti.

“Che cof’è la locandiera?” Domandò la ragazza ad un certo punto, rompendo il silenzio.
Daren la guardò con curiosità, poi capì il motivo della domanda.
“Ah, già, tu non hai mai visto un derro. Be’, è un derro.” Si lanciò in una colorita spiegazione sulla spietata e folle razza a cui la vecchietta apparteneva, ma alla fine concluse: “lei sembra quasi sana di mente per gli standard del suo popolo. Qualcuno dice che da giovane avesse stabilito un contatto mistico con le forze della natura, e che ancora oggi sia in grado di comandare la roccia. Per questo nessuno cerca di tirare sul prezzo; nessuno vuole finire schiacciato come un ragno mentre sta dormendo in una stanza scavata nella roccia.”
“E tu ci credi?” Dee Dee storse il naso, pensando alla figura fragile e debole della vecchia derro.
Daren sorrise, uno dei suoi sorrisi lievi e amari di quando non era davvero divertito.
“Non so se ci credo, ma non voglio mettermi contro una locandiera. Ricordatelo: mai dare fastidio a qualcuno che gestisce un servizio pubblico.”
Dee Dee si chiese se ci fosse un qualche segreto Ordine Mondiale dei Locandieri, Osti e Tavernieri, ma scartò subito quell'idea ridicola. Era solo un consiglio di buonsenso. Non aveva voglia di fare la figura della sciocca chiedendo come mai fosse così importante, quindi rimase zitta e se ne andò a dormire.
Si addormentò velocemente, esausta per le fatiche del viaggio. Arzo Jessan fece per stendersi nel giaciglio accanto al suo, ma il drow richiamò la sua attenzione con un fischio leggero e poi agitò nell'aria la mano sinistra, muovendo le dita in modo sinuoso.
L’uomo comprese l’implicita minaccia e andò a sistemarsi in un cantuccio il più lontano possibile da entrambi. Una mano rotta gli bastava.
Nephlyre Kilchar sorrise con superiorità e pensò che l’umano era proprio un goffo idiota. Non era certo in quel modo che ci si assicurava la benevolenza di qualcuno.
Lui ci sarebbe riuscito, se solo gli avessero tolto la benda dalla bocca.

           

   
 
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