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Autore: Milandra    29/11/2018    6 recensioni
La nascita dell’amore tra Lily e James, i Malandrini, gli ultimi anni tra le mura accoglienti di Hogwarts prima della Guerra.
L’ultimo bacio, l’ultimo abbraccio, l’ultimo sorriso prima della fine.
E per qualcuno, l'ultima occasione di fare la scelta giusta prima di sprofondare in un baratro senza via d'uscita.
Perché quando la guerra arriva a sconvolgere ogni cosa, l’amore e l’amicizia non bastano più per sopravvivere.
O forse sì?
Perchè forse è solo allora che si conosce davvero l’amore, quello vero. Quello per cui si è disposti a sacrificare ogni cosa...anche la vita...
Prima di Harry Potter, prima della guerra, prima dell’Ordine della Fenice e dei Mangiamorte.
Prima che le scelte li dividessero, portando compagni di infanzia sui fronti opposti di una guerra.
Prima di tutto ciò però, ci furono solo dei semplici ragazzi...
E la storia di un amore che sconfisse la morte...
Solo ragazzi.
Molti di loro, oggi non ci sono più.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Dodicesimo capitolo: Maschere e verità.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“E per coloro che non lo sanno, il Distillato di Morte Vivente è una delle pozioni più complesse da preparare. Estremamente potente, è in grado di ridurre chi lo beve in uno stato di sonno simile alla morte, come se la vita della persona stessa fosse appesa a un filo.”
Lily Evans stava maledicendo se stessa in tutte le lingue del mondo.
Tutta colpa di quella stupidissima finestra. O meglio dire, di Marlene McKinnon, che la sera prima aveva deciso che dormire con la finestra aperta in piena bufera fosse la cosa piú normale del mondo... e Lily, sì, quella mattina non ne aveva proprio voluto sapere di abbandonare il caldo riparo delle coperte per il gelo polare artico della camerata.
Stringendosi nelle spalle sospirò.
Morale della favola: Mary e Alice si erano svegliate presto, desiderose di rifugiarsi in climi più miti, Marlene quel giorno era strana e con la testa da un’altra parte, e così, l’ingrato compito di buttarla giù dal letto era toccato a Emmeline Vance.
In pratica l’equivalente di un disastro annunciato.
Tuttavia, anche la Vipera quel giorno doveva avere qualcosa che non andava, forse un’indigestione di veleno perchè, dopo averci provato due o tre volte, se ne era fregata e aveva lasciato Lily a dormire beata sotto la trapunta rossa.
Fino a cinque minuti fa, quando la rossa aveva adocchiato l’ora e si era vestita e lavata in tempo da record.
Ma non abbastanza da record...
Con la coda dell’occhio vide James Potter, nel banco accanto al suo, fissare la ricetta del Distillato come a volerla incenerire.
“...riduce le funzioni vitali per un arco di tempo limitato. Dopo circa diciotto ore infatti l’effetto si esaurisce e...”
Aveva un vago accenno di occhiaie, notò, e i capelli neri come il carbone, più scarmagliati del solito, gli incorniciavano quei lineamenti tanto belli quanto fastidiosi. Decisamente non doveva essere stata l’unica ad aver avuto problemi nello svegliarsi quella mattina. Di sicuro doveva essere rimasto sveglio fino a tardi a combinarne una delle sue. O magari, il Grifondoro aveva trascorso la serata con la Benson e... come diavolo le era venuto in mente un pensiero del genere?
“No Signor Black, non si preoccupi. Vista l’eccezionale difficoltà di questa pozione, la prova non sarà soggetta ad alcuna valutazione...”
Lily scosse la testa, contrariata.
Le piaceva Lumacorno. Le piaceva Pozioni. Ma dire a Sirius Black che quella lezione non avrebbe avuto alcun giudizio significava scavarsi la fossa da soli. Anche Severus Piton, dall’altra parte dell’aula, doveva pensarla come lei, vista l’espressione crucciata disegnata in viso.
Black invece, più che giulivo, si sporse dalla fila accanto alla loro per battere il cinque a un Potter piuttosto reticente.
Un Potter che comunque rimaneva incazzato nero con l’amico, visto che Sirius non solo non gli aveva tenuto il posto, ma anzi, l’aveva fatto apposta a farlo sedere vicino alla Evans.
L’avrebbe ammazzato.
Parola sua, Sirius Black era un uomo morto.
“... e qui, per incentivarvi, una fialetta di Felix Felicis, comunemente nota come fortuna liquida.”
Incredibile, Lily vide James animarsi e guardare la pozione interessato.
Merlino, non voleva neanche sapere per cosa il Grifondoro l’avrebbe usata se fosse riuscito a metterci la mani sopra.
“...difficilissima da preparare, disastrosa se uno si sbaglia. Un sorso e scoprirete che tutte le vostre imprese avranno successo... almeno, finchè l’effetto della pozione non si esaurisce. Dunque, questo è quello che offro a voi oggi: una piccola fiala di fortuna liquida allo studente che riuscirà a fabbricare un accettabile Distillato di Morte Vivente. La ricetta la troverete a pagina dieci del vostro libro.”
Lily prese il libro di pozioni e lo sfogliò a pagina dieci, litigando silenziosamente con James la parte del bancone in comune.
Qualche occhiata inceneritrice, e alla fine fu abbastanza ‘equamente’ divisa.
“Devo avvertirvi tuttavia, che finora nessuno studente è riuscito a fabbricare una pozione di qualità sufficiente per avere questo premio. Ciò nonostante, buona fortuna a tutti. Che la preparazione abbia inizio!”
Lily sorrise leggermente, cominciando a disporre gli strumenti necessari sul bancone.
Amava Pozioni, fin da piccola. Era come risolvere un piccolo rebus, perchè nelle pozioni nulla era come appariva a primo impatto. Bisognava scavare, bisognava ragionare.
Ignorando i libri di Potter nella sua metà del bancone, la presenza di Potter, i capelli di Potter, Potter stesso... diede un occhio alla ricetta, mentre con una mano apriva il barattolo di fagioli sopoforosi.
Ok, doveva sminuzzarli e...
Merlino, ma Potter non poteva restarsene nella sua parte del bancone senza invaderlo con la sua presenza irritante e i suoi maledetti libri?
“Hai intenzioni di contare i fagioli uno per uno, Evans?” ironizzò sarcasticamente il moro, parlandole per la prima volta dopo giorni di guerra fredda, gli occhi nocciola puntati sul barattolo tra le mani della rossa.
Lily si irrigidì, innervosita.
Un fagiolo sopoforoso di un compagno le schizzò davanti agli occhi con la velocità di un siluro e la potenza di un missile terra aria, ma lei non ci fese caso, lo sguardo fisso sul compagno di casa, che la inchiodava spazientito.
Lui.
Spazientito.
Il colmo.
“Proprio tu che stai monopolizzando l’intero bancone osi dirmi una cosa del genere?” gli disse in tono trattenuto, occhieggiando i libri di Potter, il braccio di Potter, i capelli di Potter.. non potendo evitarsi di artigliare con più forza i fagioli.
Il Grifondoro schioccò la lingua, ignorandola completamente. “Muoviti!”
Per un attimo pregò che il fagiolo in dirittura di lancio di Avery centrasse in pieno Potter. Sì, per un attimo tifò sfegatatamente per il Serpeverde.
“Non dirmi di muovermi o non mi muovo!” gli scandì perentoria, mentre il fagiolo, ahimè, aveva spiccato il volo in direzione diametralmente opposta rispetto al Grifondoro. Pure fortunato..
“E saresti disposta a fallire la pozione e dare un tale dispiacere a Lumacorno?” rise senza alcuna gioia il ragazzo, sporgendosi verso di lei e portando teatralmente la mano al cuore.
Un respiro, due.
Qualche fagiolo sopoforoso che volava ed evitava Potter, e quel barattolo che avrebbe volentieri svuotato in testa al Grifondoro.
Omicidio. Non sapeva come, ma quel ragazzo sapeva scatenare i suoi più bassi istinti, e lei era sempre stata una persona pacifica.
“Potter, sapresti far perdere la pazienza a Merlino in persona.”
“I fagioli” le frecciò il Grifondoro di rimando, e Lily glieli sbattè con tanta forza sul bancone – magari immaginando che tra quest’ultimo e il barattolo ci fosse la testa di Potter- da far girare parecchie persone verso di loro... o quanto meno, quelle non impegnate in una lotta a fondo classe a colpi di fagioli sopoforosi. Due nomi a caso: Sirius Black e Adrian Avery... e molti disgraziati presi in mezzo al fuoco incrociato.
Potter tuttavia, assolutamente incurante del suo migliore amico che stava per rimetterci un occhio, e soprattutto di Lily che pregava in un fulmine, prese a sminuzzarli ignorandola completamente, un lieve sorriso irriverente sulle labbra.
Lo odiava, Merlino quanto lo odiava.
Come poteva essere così irritante, arrogante, pieno di sè e...
Bello.
Fastidiosamente bello.
Chino sul calderone, i capelli ribelli, le maniche di camicia arrotolate e la cravatta leggermente slacciata per via dei fumi della pozione. O molto più probabilmente, perchè non ne aveva voluto sapere di allacciarsela come si deve quella mattina, cosa molto più plausibile. Il maglione del Grifondoro poi ovviamente invadeva il suo banco, lui invadeva il suo banco, mentre quei suoi dannatissimi capelli calamitavano lo sguardo di Lily ogni due per tre.
Ingestibili, come il suo proprietario.
Sì, James Potter era bello, convenne. Odiava ammetterlo, tuttavia era un dato oggettivo.
Così com’era vero che gradevolezza d’animo e bellezza non andavano di pari passo.
Sbuffando risentita, voltò stizzita la pagina del libro di pozioni avanzate, rischiando la vita quando la pozione di Alice prese vita, sotto forma di un qualcosa di melmoso e abbastanza inquietante.
Non potevano continuare a ignorarsi come avevano fatto in quei giorni?
Prese cinque once di sale marino africano e le mescolò forse troppo energicamente con dell’acqua, per poi buttare il composto nel calderone.
James Potter era un caso perso, punto e fine della storia.
Aveva provato a dargli il beneficio del dubbio, ci aveva provato, davvero, e come al solito lui aveva superato ogni sua più catastrofica previsione, prendendosela addirittura con uno come Nate. Nate!! Che non aveva mai fatto del male a una mosca!
Fece vagare lo sguardo sugli ingredienti cercando l’assenzio, e quando lo vide fece per prenderlo, ma le sue dita si scontrarono con quelle del compagno di casa.
Pelle ambrata contro pelle chiara.
Caldo e freddo.
E quella scossa.
Fu strano. Inatteso.
Del tutto inspiegabile.
Una scossa che ti attraversa da capo a piedi, e quella strana sensazione, alla bocca dello stomaco.
Tuttavia Lily non si sognò neanche per un istante di lasciare la presa.
“Vuoi monopolizzare anche l’assenzio ora?”
Irritante, dannatamente irritante.
“Tranquillo Potter, non te lo finisco” sibilò contrariata.
E per un po’ continuarono così, finchè non raggiunsero una specie di tacito accordo nell’ignorarsi, ristabilendo il clima da guerra fredda di quei giorni.
Lily prese a triturare la valeriana, ignorando il casino piantato su da Black e Avery, arrivati a metter mano alle scorte di fagioli dei vicini di banco. Una vera questione d’onore insomma.
Lily continuò ad armeggiare per un pò nel caos più totale della classe, finchè la pozione virò a una tonalità chiara di lilla.
E forse fu proprio lì il suo errore.
Perchè le mancavano pochi passaggi ormai, perchè miracolosamente nessun fagiolo sopoforoso aveva attentato alla sua vita.
Sì, il suo errore fu quello.
Quando per pura curiosità gettò un occhiata al ragazzo al suo fianco...e rimase basita.
James Potter, seduto sullo sgabello con espressione annoiata, stava giocando a fare canestro nel calderone con dei fagioli sopoforosi.
“Potter” lo chiamò timorosa, “Che stai facendo?”
Il ragazzo la guardò alzando le spalle, incurante.
“Tanto non mi è venuta” ribattè, facendo volare l’ennesimo fagiolo nella pozione e facendola diventare sempre più viola e sempre più scura.
“Potevi provare a correggerla” alitò sconcertata.
“Odio correggere le cose” occhi contratti, tono da bambino capriccioso. “O vengono, o non vengono.”
“Ma che ragionamento è?”
“Tanto Lumacorno non dà voto”
Lily sospirò, delusa. E non sapeva cosa aspettarsi da lui, solo... non questo.
“Non riesci proprio a prendere qualcosa seriamente nella tua vita, Potter?”
“Forse non abbiamo la stessa concezione sulle cose da prendere seriamente” James si volse fissandola intensamente, facendole scoccare qualcosa dentro che molto probabilmente altro non era se non la sua pazienza.
“Tu non prendi mai niente seriamente” lo accusò gelida, “Fai le cose solo perchè ti vanno, senza considerare le altre persone. Riempi campi di schiuma, voli in scopa in mezzo ai babbani, te ne freghi delle regole e ti rifai su gente che non centra nulla!”
James rise, amaro. “Fammi indovinare. Piton o Argenter? No, direi Argenter, vero? Dimenticavo che sono io il cattivo della storia Evans” e dicendolo rise senza ironia, le iridi, solitamente calde, ora fredde e taglienti.
“Sei un immaturo” lo riprese la rossa, e per un attimo si sentì quasi in colpa vedendo un’ombra strana oscurare gli occhi del moro, ma poi considerò che in fondo gli aveva solo detto la pura e semplice verità.
Tuttavia Lily non aveva considerato una cosa.
James Potter era capriccioso.
Era sempre stato capriccioso.
E lo fu anche quando, con la massima tranquillità, prese un radice di valeriana e la lanciò noncurante nel calderone della Evans.
E poi la guardò.
Oh, James si divertì.
“Tu... tu hai... non puoi averlo fatto...”
Lily guardò incredula la sua pozione passare da lilla ad amaranto, infine riportò le iridi vacue sul Grifondoro, sentendo la rabbia riversarsi come fiele in lei.
“T-tu...TU...CHE DIAVOLO HAI FATTO?”
Tutto inutile, il danno ormai era fatto, e Lumacorno, anima pia, scelse proprio quel momento per andare a controllare la pozione della sua allieva prediletta. Tuttavia, quando si sporse giulivo verso il calderone, il professore aprì la bocca un paio di volte senza riuscire ad articolare alcun suono, mentre con occhi increduli faceva su e giù tra lei e il Distillato.
“Si-signorina Evans, mia cara... c-cosa è successo? Non è possibile... lei...”
Lily si strinse nelle spalle desiderando solo scomparire.
James, d’altro canto, schioccò la lingua, del tutto incurante.
“Sono immaturo, Evans.”

 
 
 
 
 
 


 
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Quel venerdì mattina di fine settembre era iniziato nel peggiore del modi per James.
La notte prima infatti c’era stata la luna piena, perciò, con Remus relegato in infermeria, lui e Sirius si erano svegliati solo grazie a Peter, che per puro caso aveva deciso di non ignorare la sveglia quando era suonata e faticando non poco li aveva buttati giù dal letto dopo solo due ore di sonno.
Remus infatti, non si era accontentato di scorrazzare solo un po’ nel bosco la notte prima, ma aveva deciso di fare una vera e propria escursione, col risultato che quando era finita la luna piena si erano trovati a dover macinare chilometri su chilometri per riuscire a tornare al castello.
James era quindi arrivato in ritardo a lezione, con ancora i postumi della notte insonne appena trascorsa e una voglia matta di buttarsi giù dalla torre di astronomia quando, Sirius-sono un sadico-Black aveva deciso di migliorargli la giornata piazzandosi nel bancone vuoto insieme a Peter, e lasciandogli l’unico posto vuoto vicino alla Evans.
Che figlio di un Black. L’aveva fatto apposta.
Ah, ma l’avrebbe ammazzato presto. Il fatto che il suo ben presto defunto migliore amico se la fosse data a gambe appena finita Pozioni non l’avrebbe salvato in eterno: prima o poi l’avrebbe beccato, e la gambizzazione non gliel’avrebbe tolta nessuno.
Fu con passo rigido, occhiaie ed espressione stizzita che varcò la soglia dell’infermeria, marciando dritto verso l’unico letto occupato e ignorando Madama Chips che tentava inutilmente di buttarlo fuori.
“Ho l’ora buca” sibilò in risposta ai tentativi della donna di spedirlo a lezione.
Infine prese una sedia e, senza far caso al casino che stava facendo strusciandola sul pavimento da letto a letto, la piazzò vicino a dove stava l’amico, amico che tra l’altro aveva svegliato con quel bel frastuono.
“Ho dormito due ore io stanotte” inviperito, James fermò sul nascere l’imprecazione indignata di Remus per quel risveglio.
“Mi dispiace” soffiò in colpa Lupin, stringendosi nelle spalle e mettendosi piano a sedere, con una mano a sfregarsi gli occhi pesanti.
“Non dire cavolate” lo rimbeccò James, “Sete?”
“Sì, grazie. Berrei l’intero Lago Nero se servisse.”
James gli versò un po’ d’acqua dalla brocca sul comodino e gliela porse, per poi risedersi sulla sedia di fianco all’amico e accendersi una sigaretta.
“Ancora con quella roba?” Remus inarcò un sopracciglio guardandolo male.
James rise facendo spallucce. “Sto prendendo il vizio.”
“Appunto, dovresti smetterla.”
In tutta risposta James diede un tiro.
“Bones non si accorge che gli rubi i pacchetti?” chiese Lupin finendo di bere a piccoli sorsi.
“Non ne ho idea, ma o questa” e mosse la sigaretta facendola penzolare davanti all’amico, “o uccido Sirius.”
Remus sospirò. “Che ha fatto?”
“Mi ha incastrato!” sibilò inviperito il Grifondoro, gli occhi stretti in due fessure e la voglia di uccidere il suo migliore amico, “Ho dovuto sorbirmi due ore di Pozioni con la Evans come compagna di banco.”
“Lily?” chiese Remus, “È brava a pozioni. Di che ti lamenti?”
“Può essere anche Merlino in persona, ma direi che dopo anni ormai è comprovato che io e lei siamo incompatibili.”
“Stupidaggini” fece Remus assolutamente convinto, “Siete solo entrambi troppo ostinati per vedere al di là del vostro naso.”
“Di che diavolo stai parlando?” allibì James.
“Del fatto che, per quanto possa sembrare assurdo, a volte anche Sirius ci azzecca.”
“Non sarai d’accordo anche tu con quel mentecatto?” masticò stizzito il Grifondoro, “Io e la Evans... insomma, non c’è niente, è solo fastidiosa.”
Lupin arcuò un sopracciglio, il sorriso di chi ha appena visto la sua trappola scattare alla perfezione. “Chi diceva che tra te e la Evans ci fosse qualcosa? Magari intendevo che siete solo molto simili in quanto a testardaggine...”
“Io... Oh, ti prego, non metterti a fare come Sirius” disse frustrato il Capitano dei Grifondoro “E poi, dopo oggi vorrà la mia testa su un vassoio.”
Remus lo guardò sconsolato. “Che le hai fatto?”
“Ero arrabbiato. E potrei averle rovinato la Pozione” ammise angelico, piazzandosi su un’incredibile faccia da schiaffi.
“James” il prefetto dei Grifondoro si spiaccicò una mano in faccia, disperato. “Che diavolo è successo?”
“Tanto Lumacorno non dava voto, ci ha fatto fare il Distillato di Morte Vivente” si difese James, per poi scurirsi pensando a quella pozione infernale. “Che schifo di pozione Moony, dovrebbero bandirla, ho rischiato la vita con tutti i fagioli che volavano per aria e credo che Avery abbia fatto qualcosa al calderone di Sirius visto che è esploso.”
“Potrebbe benissimo essere stato Sirius” lo corresse Remus, consapevole della totale incapacità dell’amico in quella materia.
“Effettivamente. Comunque, tornando alla Evans, mi ha fatto l’ennesima ramanzina, ha difeso a spada tratta Piton e Argenter per un pò e... bhè” James tentennò, sorridendo angelico, “Io... non mi ero svegliato bene.”
“James!” Remus scosse il capo tra il depresso e il rassegnato, “Che le hai fatto?”
James sbattè gli occhi, finta faccia innocente. “Potrei averle buttato una radice di valeriana nel calderone e, sempre ipoteticamente parlando, potrei averle compromesso leggermente la pozione.”
“Non ci credo.”
“Almeno non dava voto” si difese l’altro, finendo la sigaretta e buttandola con la massima disinvoltura nella brocca dell’acqua, in mancanza di portacenere.
“Anche se in realtà c’era in palio una fiala di Felix Felicis” continuò, assumendo poi una faccia schifata, “L’ha vinta Piton, ti rendi conto?”
“Avessi lasciato stare Lily, a quest’ora non avremmo un Serpeverde con della fortuna liquida a spasso” gli frecciò dietro Lupin.
“Penso che Sirius sia già all’opera per rubargliela. L’ho visto uscire addocchiando Mocciosus come un falco.”
“Merlino ce ne scampi. Ci manca solo lui.”
“Anche nel caso, la Evans incolperebbe me” soffiò James amaro, “E stasera devo pure affiancarla nelle punizioni agli studenti. Dio, voglio morire.”
Remus lo scrutò. “Ma le hai detto che con Argenter non centravi nulla?”
James alzò le spalle. “Tanto non mi crederebbe mai.”
“È per te è importante il suo parere?” chiese a bruciapelo il prefetto, ricevendosi un’occhiata fulminante da James.
La verità era che gli aveva dato dannatamente fastidio. L’opinione di lei su di lui, la sua delusione per qualcosa che per una volta James non aveva commesso. James sapeva che lei in realtà aveva tutte le ragioni per aspettarsi il peggio da lui, con amarezza considerò che non le aveva mai fornito un valido motivo per pensarla diversamente. Però gli dava fastidio. E gli dava ancora più fastidio il fatto che gli importasse.
“Comunque sono preoccupato” cambiò argomento James Potter, lasciando trasparire una lieve inquietudine nelle iridi nocciola.
“Sirius” chiarì quindi, quando Remus non capendo gli fece cenno di spiegarsi.
“Non sono l’unico allora” fece Lupin annuendo.
“Non ne parla” soffiò piano James “Sta continuando a rifiutare la cosa”
“Penso che sia difficile parlarne per lui. Non oso immaginare come sia avere Orion e Walburga Black come genitori.”
“Fatto sta che quella lettera è li sulla scrivania da due fottute settimane. E lui ancora niente, non la apre” sospirò James accendendosi un’altra sigaretta, “Pensavo che l’avrebbe aperta quando fosse stato pronto, però penso voglia proprio evitare la cosa.”
“Aspetta ancora un po’, James” gli consigliò Remus, conoscendolo bene.
Il moro scosse il capo contrariato. Odiava aspettare, attendere, che senso aveva? “Prima o poi bisognerà parlargli, questo ‘lasciamolo nella bambagia che magari mette un pò di sale in zucca’ non mi piace per niente. Non è da Sirius farsi ridurre così dai suoi genitori. Lui li insulta, gliene combina di tutti i colori, ma di certo non li ignora facendo come se non esistessero.”
“Il bue che dà del cornuto all’asino” rise Moony senza calore, “Abbiamo capito tutti che c’è qualcosa che non vuoi dirci James. Sei di umore nero un giorno si e l’altro anche. Anche tu stai ignorando.
James si strinse nelle spalle, sconfitto.
Diede un tiro alla sigaretta e per un attimo tutto gli ricadde addosso.
Un macigno pronto a schiacciarlo.
“Lo so” sussurrò “È proprio perchè so che sto sbagliando che mi da fastidio vedere Sirius commettere il mio stesso errore.”
L’altro annuì ma non disse più nulla.
James fissò lo sguardo su quella sigaretta tra le sue dita.
Tutto si consumava, come fumo impossibile da afferrare.
Infine, con noncuranza, le fece fare la fine della precedente, buttandola a mollo nella brocca.
Con quella era a due sigarette nel giro di dieci minuti.
Doveva darsi una regolata.




 
 
 
 
 
 
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Sirius Black si richiuse i pantaloni sbrigativamente, accompagnato da una risatina femminile di sottofondo che ignorò.
Bottoni della camicia, maglione, cravatta a penzoloni, ok aveva recuperato praticamente tutto, doveva solo liberarsi di...come si chiamava già?, Sally, Silvy... insomma, della tizia che pareva assolutamente non intenzionata a lasciarlo andar via da quello sgabuzzino.
Le mani della suddetta tizia si agganciarono infatti a mò di ventosa alle sue spalle, aspettandosi forse qualcosa che lui sicuramente non le avrebbe dato.
Cosa voleva? Il bacio dell’addio?
“Te ne vai già?” civettò la ragazza dai capelli castani, coda alta e fiocco rosso, sfarfallandogli gli occhi rivestiti da chili e chili di mascara, tipico marchio made in Briscott.
Per un attimo, Sirius temette che fosse davvero una delle accolite di Bernice Briscott. Tuttavia era troppo grande per essere una bernicetta, doveva essere dell’ultimo o del penultimo anno, e Bernice Briscott accoglieva tra le sue fila solo ragazzine più piccole di lei, o al massimo della sua età, in modo da poterle condizionare più facilmente.
“Non sono tipo da svenevolezze post-sesso” scandì secco, sganciandosi dalle spalle quei due arpioni.
La ragazza dovette considerare la sua frase non particolarmente offensiva visto che rise.
“Oh, ma neanche io” trillò maliziosa, “per quello ho già il mio ragazzo.”
Se voleva ingelosirlo cascava male, pensò Sirius, perciò decise di tagliare la testa al drago e di levarsela di dosso con un bel “Salutamelo!”, accompagnato da tanto di sorriso.
Non aveva considerato tuttavia che il drago era in realtà una fottuta idra, qualcosa che purtroppo a distanza di un mese avrebbe poi scoperto. Era già a parecchi metri di distanza quando sentì qualche impropero per niente femminile, ma non ci fece caso, tirando dritto per la sua strada.
Prima di uscire in cortile scrutò attentamente volti e facce peggio di un falco, in cerca di una in particolare.
Ottimo, James non era nei paraggi. Per ora era salvo.
Camminò velocemente sotto il cielo plumbeo e l’aria pungente di fine settembre, cercando un posto abbastanza riparato per potersi rilassare tranquillo.
Tornare al dormitoio era fuori questione. Già si immaginava James aspettarlo al varco, pronto a buttarlo giù dalla torre di Astronomia.
Si maledì per non essersi portato dietro la mappa del Malandrino, almeno sarebbe stato più facile seminarlo.
Un momento. Sirius si fermò di botto nel bel mezzo del cortile, colto da un’agghiacciante rivelazione.
Se James aveva la Mappa l’avrebbe trovato.
Orrore.
Era morto. Merlino e Morgana, quella storia della Evans l’avrebbe portato alla tomba prima del previsto; conoscendolo, James gli avrebbe dato il tormento, ne era certo.
In quei giorni l’amico si stava già trattenendo per l’altra faccenda, quella che sostava sulla sua scrivania bisfrattata peggio di un avviso di pagamento da parte degli strozzini.
Oh, James friggeva, lo vedeva tutte le volte che ignorava la maledetta lettera in dormitoio. James Potter era sempre stato uno che prendeva i problemi di petto, a parte ultimamente che sembrava aver perso il suo smalto, ma doveva essere qualcosa di particolarmente grosso se uno come James decideva di ficcare allegramente la testa sotto la sabbia.
Sirius invece i problemi li ignorava da quando era nato, e per tutti i suoi primi dieci anni di vita aveva mantenuto quella linea, semplice ed esaustiva. Poi aveva incontrato James Potter, e da allora ci aveva pensato il maledetto a sbatterglieli sotto al naso senza un minimo di ritegno.
Strano che non gli avesse ancora detto niente, probabilmente si stava mangiando il fegato per resisitere.
Finalmente aveva addocchiato il posto giusto per non farsi rompere i coglioni da nessuno, parzialmente nascosto e riparato da un salice, quando vide con sommo disappunto che era già occupato.
Una figura femminile gli dava le spalle, seduta sul muricciolo, resa inconfondibile con quei capelli riccissimi e biondissimi lunghi fino a metà schiena.
Imprecò leggermente per essersi fatto soffiare il posto e questo dovette distogliere la ragazza dai suoi pensieri, perchè si girò con uno sguardo quasi spaesato.
“Sirius” Marlene McKinnon quasi sbiancò vedendolo, portandosi le mani agli occhi per controllare che fossero asciutti.
Sirius tentennò per un attimo, non sapendo cosa dire.
“Stai bene?” azzardò alla fine, ripescando in sè un minimo di cavalleresca gentilezza.
“Oh, è il vento” ribattè la McKinnon, voltandosi verso di lui e tentando di stamparsi in faccia la sua solita aria giuliva.
“Ovviamente” Sirius le scoccò uno sguardo ironico ma non commentò.
“Che vuoi?” Marlene inarcò un sopracciglio guardandolo prendere posto al suo fianco sul muricciolo, rubandole la maggior parte dello spazio.
“Nascondermi da James” sogghignò il moro “Ne ho commessa una di troppo” poi vedendola guardarlo senza capire scosse la mano. “Lascia stare, piuttosto hai visto Mocciosus?”
Marlene lo guardò aggrottando la fronte. “Perchè stai cercando Piton?”
“Voglio la sua Felix Felicis” ghignò Sirius.
“E io che pensavo che lo volessi morto” tubò la giovane, “Invece vuoi solo la sua pozione, mi deludi Black”
“Oh, ma io lo voglio morto” asserì giulivo il Grifondoro, “però è difficile farsi sganciare informazioni su dove si trova la Felix da un cadavere.”
“Prima rapinalo e poi uccidilo” annuì la bionda cacciatrice concorde.
“Indubbiamente, e se becco anche quell’idiota di Avery faccio festa grossa.”
“Suvvia, tanto il calderone ti sarebbe esploso in faccia comunque Sirius” celiò la bionda, candida come la neve.
“Donna di poca fede” il moro la occhieggiò oltraggiato.
“Sei anni di disastri in pozioni insegnano Black” tubò la McKinnon, del tutto incurante dello sguardo offeso del ragazzo.
“Non esagerare. Sono cinque, il sesto è appena iniziato” le fece notare.
La bionda sorrise ironica. “Con un’esplosione”
“Col botto” la corresse sghignazzante.
E per un pò rimasero così, abbarbicati sul muretto sghignazzando, finchè Marlene non parlò ripensando a quell’inizio anno: “Tra la rissa e il lavaggio del campo, quest’anno l’abbiamo iniziato proprio bene. Penso che entro la fine del Settimo tu e James riuscirete a spedire la McGranitt al San Mugo.”
Sirius si piazzò su una finta espressione dispiaciuta. “Povera Minnie, è pur sempre la direttrice dei Grifondoro. Il cameratismo lo sento anche io.”
“Hai un cuore?” chiese scettica, inarcando un sopracciglio.
“Oh, McKinnon” le rise dietro Black, sporgendosi leggermente, “Se volevi toccare dovevi solo dirlo.”
“Stammi lontano, Black” gli disse divertita, liberandosi dalla morsa del ragazzo.
“Che ci fai qui comunque?” borbottò stranito il Grifondoro, sistemandosi meglio contro la parete di pietra dietro di lui.
“Pensavo.”
Black la puntò con gli occhi grigi ironici. “Tu pensi?”
“Ti prego non metterti a fare Vipera-2-la vendetta” lo implorò alzando gli occhi al cielo, “Deve essere particolarmente di cattivo umore negli ultimi tempi perchè il suo veleno si è raddoppiato.”
“Quale gioia” sibilò il moro “E col Numero uno di settembre?” si informò, anche se in realtà non gli fregava più di tanto.
“Ti ci metti pure tu con questi nomignoli?” si indignò la bionda, guardandolo con gli occhi azzurri fulminanti.
“È troppo lunga la lista da ricordare.”
“Ringrazia che non abbia voglia di sporcarmi le mani col tuo sangue” gli ringhiò dietro “È il nostro portiere Black, come fai a non ricordartelo?”
Sirius scosse la mano come a voler scacciare una mosca molesta. “È più divertente chiamarlo numero uno di Settembre, e lui si incazza di più. Merlino, ma siamo a fine settembre e c’è stato solo il numero uno” si allarmò guardandola come se avesse stampato ‘suora di clausura’ in faccia. “Chi sei tu e che ne hai fatto di Marlene McKinnon?”
Si strinse nelle spalle rammaricata. “Perchè, non posso essere monogama?”
“Tu sei me al femminile McKinnon” chiarì il moro sempre più indignato “Ti pare forse che io sia monogamo?”
“Le persone possono cambiare. Anche James prima era come noi, poi si è innamorato della Benson e ora sono felicissimi insieme” sostenne Marlene con un sospiro.
“Ti prego, dimmi che non credi anche nella cicogna” sibilò il Grifondoro schifato “James è un idiota” aggiunse poi, pensando alla faccenda Benson-Evans. Anche James evitava gli argomenti quando gli faceva comodo, che deprecabile bastardo.
“Ah lascia stare” aggiunse davanti alla faccia interrogativa della bionda, “Piuttosto, Harold?”
“Lui...”
Marlene tentennò, distogliendo gli occhi azzurri dal compagno di casa e riportandoli davanti a sè, vagando con lo sguardo su tutto e niente.
“Va meravigliosamente bene con Mattew” bofonchiò, per poi prendere più slancio e proferire entusiastica: “Penso che sarà anche il numero uno di Ottobre”
Sirius rabbrividì. “Che schifo, sfarfallami ancora così le ciglia, come una smielata bernicetta, e non rispondo di me”
Marlene boccheggiò. “Non paragonarmi alle Giulive del Campidoglio.”
“Giulive del Campidoglio?” le fece eco Sirius, piegando un angolo della bocca divertito.
“Emmeline docet” chiarì la bionda allusiva.
“Ovviamente. Chi altri poteva essere altrimenti. A James questa piacerà.”
“Stiamo bene insieme, davvero” sostenne la bionda giocando con una ciocca di capelli chiari, evitando il suo sguardo. “Siamo felici”
Sirius inarcò un sopracciglio ma non disse niente.
“Anzi non potrei essere più felice!” Marlene lasciò andare la ciocca rivolgendogli un ampio sorriso.
“Non ti dirò che ti sei fumata il cervello” le disse Sirius scrutandola stranito, “ma, contenta tu McKinnon...”
Fece per alzarsi e andarsene – era rimasto fin per troppo tempo su quel muricciolo, se James aveva davvero la Mappa se lo sarebbe ritrovato alle calcagna a breve - quando si sentì tirare per il maglione della divisa.
Una mano bianca, piccola.
Un singhiozzo.
Due occhi azzurri.
“Mattew.. Mattew mi ha lasciato...”
Vedendo quegli occhi azzurri come il cielo pieni di lacrime, Sirius pensò che Marlene Mckinnon non avrebbe mai dovuto piangere.
 




 
 
 
 
 
-o-o-o-
 
 
 
 
 




 
Circa otto ore più tardi...
18,30 p.m.
Sala dei Trofei
 
Una giornata iniziata male finisce male.
Questo Lily Evans lo aveva capito piuttosto bene ormai da tempo, quello che avrebbe appreso quel giorno invece, era che una giornata iniziata male, con James Potter finiva pure peggio.
Costretta per colpa della McGranitt in quella che, se per Potter era una punzione per lei era l’equivalente di una piaga d’Egitto, stava cercando di svolgere dignitosamente il suo ruolo di prefetto senza uccidere nessuno, affiancata da colui che aveva il potere di rovinarle ogni sua giornata, James Charlus Potter appunto.
Preso in mezzo in tutta quella faccenda, un povero primino di Grifondoro, che aveva avuto la sfortuna di perdersi nei corridoi la sera prima ed essere sgamato in pieno da Gazza. Risultato: pulire i trofei, e gli era andata ancora bene visto che la punizione sottoposta all’attenzione del Preside per quella povera anima di undici anni, era la stessa che il custode cercava di rifilare a tutti gli studenti da quando aveva preso servizio: espulsione.
Ovviamente c’erano delle eccezioni: James Potter e Sirius Black, tra tutti, sembravano godere di un posto particolare nel cuore avvizzito del vecchio custode, che per loro proponeva sempre la fustigazione, seguita da crocifissione per i pollici nelle segrete e per finire la classica espulsione, magari dentro una bara se solo fosse stato possibile.
Un effetto simile glielo faceva anche un ben noto Serpeverde, troppo biondo e troppo stronzo, anche conosciuto con l’odiato nome di Evan Rosier, che il custode avrebbe volentieri fatto penzolare sulla guglia più alta di tutta Hogwarts, come monito a Silente di non nominargli più Caposcuola individui simili.
Speranza vana, visto che l’anno dopo il Preside gli avrebbe ricommesso lo stesso enorme e tragico sgarbo di quell’anno.
Il primino in questione comunque, non poteva ancora vantare un tale affetto da parte del caro, vecchio e buon Argus Gazza, perciò si sarebbe accontentato di rifarsi le mucose nasali tra gli acari che avevano preso domicilio nella Sala Trofei, in pieno clima da Polo Nord.
Tirava un gelo impressionante in quella stanza infatti, cosa che anche un ingenuo undicenne intento a spolverare se ne accorgeva.
Il prefetto Evans se ne stava seduta per terra alla sua estrema destra, ticchettando nervosamente con le unghie su una vetrinetta e lanciando occhiate fulminanti verso il lato opposto della stanza, dove il Capitano dei Grifondoro James Potter se ne stava seduto sul davanzale con espressione annoiata.
Nulla era andato per il verso giusto a James. Non aveva trovato Sirius, aveva rivangato alla mente pensieri che non voleva rivangare e si era sfondato i polmoni di fumo.
E ora quella dannata punizione con la Evans, che con quelle unghie sul vetro gli stava massacrando i timpani.
Si prese l’ennesima sigaretta alla menta della giornata e se l’accese stizzito sotto lo sguardo infuriato della rossa.
“Non si fuma nei corridoi” gli sibilò dietro Lily, allibita da tanta sfacciataggine, “Anzi non si fuma proprio Potter” scandì gelida, tentando di avvicinarsi e strappargli via quel diffusore di cancro ambulante.
“Evans, stai lontano dalla mia sigaretta” l’avvisò inviperito, “Ti pare che ci sia scritto ‘vietato fumare’?” la provocò, maledicendosi per riuscire solo a farla arrabbiare ma non riuscendo in alcun modo a frenarsi. Inquadrò velocemente la povera anima intenta a spolverare e gli chiese: “Dimmi, chiunque tu sia, vedi forse un cartello che dice di non fumare?”
Il primino arrossì, poi farfugliò un: “Bhè, no, ma...” che venne subito interrotto da James più che soddisfatto.
“Ecco, visto Evans?” celiò ironico, “E ora piantala di fare l’isterica.”
“L’isterica?” boccheggiò Lily allibita.
Si girò verso il bambino che li guardava con tanto d’occhi e gli abbozzò un sorriso.“Dimmi, com’è che ti chiami?”
“Jared Ford, del Primo Anno di...”
Lily lo interruppe.
“Jared, dimmi, è una cosa normale fumare a scuola?”
“N-no, ma...”
“Visto Potter” esclamò voltandosi verso di lui, ogni traccia di sorriso completamente evaporata “Ora dammi la sigaretta e non farmelo ripetere” scandì imperiosa “che per oggi mi hai già esaurito!”
In tutta risposta lui sorrise divertito, soffiandole il fumo in faccia e facendola tossire convulsamente.
“Non sapevo che volessi iniziare a fumare anche tu Evans” la provocò “Lo sai che non si fuma a scuola?”
“Tu.. Io...”
“Giusto” James si rivolse al bambino, “Justin, che dici? Evans può fumare a scuola?”
“Jared” lo corresse timido il ragazzino “Bhe, no...”
A James bastò. “Visto?” le si rivolse con perfetta faccia da schiaffi, “Sei un pessimo prefetto, Evans.”
“Ti ho detto di darmi la sigaretta!”
“Merlino, quanto sei intrattabile.”
“Intrattabile?” rieccheggiò allibita, “Dimmi Justin...”
“Jared”
“...è normale che qualcuno solo perchè gli fai notare che è un immaturo, cosa per altro vera, ti butti ingredienti a casaccio nella pozione rovinandotela irreparabilmente?”
“N-no, direi di no...”
James sbuffò esasperato. Anche il bambino stinco di santo ci mancava.
“Ancora con quella Pozione” si lamentò, “Piuttosto, Justin, è normale prendersela con qualcuno a priori per partito preso senza aver appurato chi ha effettivamente ragione?”
“Non capisco bene, però mi sembra di no...”
Lily scosse il capo, in assoluto disaccordo. “Ma quel qualcuno ha torto, Justin. Lo stesso qualcuno che mi ha costretto a fargli da balia, ha rischiato di farmi arrestare, ha riempito il campo di schiuma, fa rissa coi serpeverde ogni due per tre, prendendosela anche con poveri disgraziati che non centrano niente, e che mi ha rovinato la pozione, il tutto solo nel primo mese di scuola!”
“Bhè non ha tutti i torni” abbozzò il ragazzino, incenerito dal Grifondoro del Sesto.
“Ah sta zitto Justin, non capisci niente” diede un tiro isterico alla sigaretta, “Come al solito la colpa è sempre mia, vero Evans? Non nego che ho fatto molte delle cose che hai detto, e non negherò neanche di essermi divertito a farle, ma non le ho fatte tutte.”
Lily rise senza alcun divertimento. “Ti riferisci di nuovo a Nate? Davvero pensi che qualcuno possa credere alla scusa che ha iniziato lui? Nate, lo stesso Nate che non ha mai alzato un dito su nessuno a differenza tua” e gli puntò il dito addosso incurante di vederlo guardarla come a trapassarla.
“Già perchè io guarda mi diverto ad alzare le mani sulla gente vero? Come quando Piton ti ha chiamato Sanguesporco...”
“Nessuno ti aveva chiesto di intervenire” s’infuriò “senza contare che avevi iniziato tu!” ma lui non l’ascoltava.
“...o quando hanno appeso Peter al soffitto...”
“Questo non ti dà comunque il diritto di comportarti nel modo in cui ti comporti” gli rinfacciò Lily esasperata. Possibile che lui non capisse?
“Perchè non è quello che fanno anche loro? Dov’eri Evans in questi anni quando la faida tra noi e i Serpeverde si è allargata a macchia d’olio? Cosa vuoi che faccia? Che aspetti che mi attacchino Peter al soffitto per la seconda volta?” soffiò irato, buttando a terra la sigaretta ormai finita.
Lily lo guardò furibonda, facendo evanescere il filtro ancora incandescente. Infine alzò gli occhi verdi su di lui, gelidi.
Era bravo con le parole, ma non gli avrebbe permesso di rigirare la frittata ancora una volta e di far passare quell’unica scorrettezza nei confronti di Minus come se i Serpeverde se la prendessero sempre con lui. Era diverso, mentre James Potter con Severus Piton se la prendeva abitualmente.
“È successo solo una volta e al primo anno. Ora non oserebbero più farlo e Minus, per quanto non sia un attaccabrighe come te e Black, non mi sembra che sia più così indifeso.”
“Però questo è giustificabile?” la incalzò James.
“Non ho detto che è giustificabile” s’impuntò Lily, scuotendo il capo, frustrata che lui non capisse, “ma come puoi tu parlare di scorrettezze dopo tutti gli scherzi idioti che hai fatto a Severus solo perchè ti andava? E quello che gli hai fatto l’anno scorso dopo i G.U.F.O., Santo Cielo. Ti comporti esattamente come gli stessi Avery e Mulciber avevano fatto con Peter.”
“Stai scherzando vero? Davvero pensi che io sia come Avery e Mulciber? Lo sai che sono stati loro a mandare in infermeria due amiche di Charlotte l’anno scorso? Loro si divertono a torturare gli studenti, e non dirmi da santa protettrice delle Serpi che non posso saperlo, perchè io lo so!” rispose calcando il tono e avvicinandosi a lei “Ho visto la paura negli occhi di quelle due ragazze quando si sono rifiutate di denunciare i colpevoli. Posso dire di odiare cordialmente Mocciosus e di non essere il più corretto dei Grifondoro, ma almeno sai perchè l’ho davvero appeso a quel fottuto albero quel giorno dell’anno scorso?”
Fu tentato di dirglielo, che lui l’aveva visto Piton sulla Mappa insieme ad Avery e Mulciber lo stesso giorno che era avvenuto l’incidente. Perchè era stato catalogato così quello che era successo alle amiche di Charlotte. Un piccolo e mero incidente.
Moriva dalla voglia di dirglielo.
Ma non lo fece.
Guardala James.
É tutto inutile, lei lo difenderebbe comunque.
Scosse il capo, distanziandosi. “Anzi lascia stare, tanto non mi crederesti lo stesso” rise amaro, evitando gli occhi di lei.
Perchè qualcosa si stava allargando a macchia d’olio dentro di lui.
E faceva male dannazione.
Artigliava il cuore in una morsa, gridava, scalciava.
“Puoi dirmi quello che vuoi Evans” le disse atono “dimmi che mi odi, che sono uno sconsiderato che fa cazzate su cazzate, ma non osare mai più dirmi che sono come loro” e la guardò, e anche se lo vedeva il dispiacere negli occhi di lei, continuò, imperterrito, come quella macchia dentro di lui. “Morirei pur di non essere come loro.”
Lily scosse la testa, esitante. “Non è quello che ho intendevo” disse piano ma lui la interruppe, gli occhi nocciola taglienti.
E lei si sentì sprofondare.
Freddo, freddo dentro.
“No, lascia stare Evans so benissimo cosa intendevi” la gelò, muovendo i primi passi fuori da quella stanza che lo soffocava. Doveva uscire, doveva andarsene.
“Potter! Aspetta, dove vai?”
Colpa.
Lei si sentiva in colpa, assurdo.
James rise, alla fine dei conti davvero lui non era come Avery e Mulciber, no quello no o si sarebbe fatto schifo, ma con Piton... non poteva ritenersi proprio innocente...
La maggior parte delle volte James prima agiva e poi pensava, e dannazione sapeva che era uno sconsiderato e un immaturo, però no, non riusciva a cambiare, lui era così.
“L’ora in mia compagnia è finita prima del previsto Evans, ne sarai contenta.”
“Cosa, ma Justin non ha finito di spolverare.. dove diavolo vai?” avrebbe voluto fermarlo, trattenerlo e forse sì, chiedergli scusa, ma lui non glielo permise, allontanandosi svelto e lasciandola indietro.
“Si chiama Jared” la riprese sarcastico senza neanche voltarsi. Non voleva vederla, gli faceva male, anche se sapeva che metà delle cose che lei gli aveva detto erano vere. “E per quanto mi riguarda, me ne vado Evans. Se vuoi dirlo alla McGranitt liberissima di farlo. Tolgo il disturbo... e magari andrò ad alzare le mani su qualcuno, chissà magari che questo non mi faccia diventare culo e camicia con Avery e Mulciber.”
“Potter aspetta, io non intendevo...”
Ma ormai era inutile, James se ne era andato.
E Lily avrebbe tanto voluto rincorrerlo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
 
Scusate l’ennesimo ritardo.
Ho riscontrato davvero difficoltà nel pubblicare questa volta, e sono stata indecisa fino all’ultimo se aggiornare comunque o riscrivere da capo. Alla fine come vedete ho pubblicato, ma ammetto che non sono per niente soddisfatta. Non so se sia venuto almeno discretamente decente, quanto meno lo spero perchè ho molti dubbi.
È un capitolo di passaggio, dove comincio a introdurre i POV di Sirius. E a questo proposito.. che ne pensate?
Inoltre, ricordatevi della tizia col fiocco rosso, perchè prima o poi ricomparirà, ma soprattutto ricordatevi della Felix Felicis in mano a Piton. Sarà fondamentale.
 
Non so, ditemi qualcosa su questo capitolo, perchè ho davvero molti dubbi.
 
Ah, ho fatto una ricerca sulla distillato e tutti gli ingredienti che trovate citati sono quelli veri della ricetta originale.
 
Infine, stamapatevi una data in mente: Halloween!! Sarà fondamentale.
 
Vi lascio il titolo di quello che sarà il prossimo capitolo intanto: Prequel to Halloween. (e già qui ci sarà un grande interrogativo che troverà risposta)Per il resto... ci siamo quasi.
 
Vi prego fatemi sapere. Ho davvero innumerevoli dubbi su questo capitolo.
Un bacio
Mila.
   
 
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