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Autore: criceto killer    05/12/2018    0 recensioni
Al principe Death non piaceva essere in balia di altre persone, odiava sentirsi debole e vulnerabile, odiava la presenza di suo padre, odiava il suo nome e persino sè stesso.
Sono più di 10 anni che non mette piede fuori dal castello.
Nelle favole, le principesse vengono rinchiuse per proteggerle da qualcosa di oscuro o semplicemente dal mondo esterno, ma per Death è diverso.
È il mondo esterno che deve essere protetto da lui.
Nessuno gli ha mai insegnato ad amare o a sorridere.
Il suo mondo è costruito con odio e rabbia.
Genere: Fantasy, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Storico, Sovrannaturale
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Connor ci pensò su, non aveva idea delle intenzioni che l'altro ragazzo potesse avere, Death lo aveva visto combattere e perdere il controllo, non aveva motivo per rischiare tanto a meno che non lo ritenesse proprio per quello un degno avversario.

-Va bene, ma dove?-

Il Principe alzò le spalle.

-A questo punto una palestra vale l'altra-

Si avviò poi verso l'ala Nord.

Entrarono in una palestra traboccante di gente, ovunque c'erano ragazzi della loro età, anno più anno meno, che si bloccarono nel bel mezzo delle proprie attività nel vederli entrare.

In mezzo secondo ad interrompere il silenzio c'erano solo i loro respiri affannati.

-Principe Death quale lieto evento! Volete allenarvi con i miei ragazzi?-

Death non degnò neppure di uno sguardo l'ufficiale che gli si era avvicinato.

-Voglio che vi levate di torno entro 20 secondi-

Connor poté vedere l'uomo deglutire mentre, senza lasciar trasparire il nervoso, annunciava la fine degli allenamenti.

Tutti avevano paura di Death e in effetti il suo sguardo era capace di farti pensare ti avrebbe ucciso, tutti lo trattavano come un mostro, come una bestia feroce contro cui non si può vincere e forse anche lui ormai pensava di esserlo.

Quando la porta si chiuse alle spalle dell'ufficiale, l'ultimo ad abbandonare la stanza, il Principe si concentrò su di lui.

-Non attacco mai per primo- disse mettendosi in posizione di difesa.

Connor lo guardò perplesso, nella sua mente Death attaccava e basta, di certo la mobilia che arredava la sua stanza non gli aveva teso un agguato nel sonno.

-Va bene- sospirò, non era il caso di farglielo notare.

Connor tirò un pugno ad una distanza tale da creare una forte folata di vento per fargli perdere l'equilibrio e scagliarsi su di lui, le loro stazze erano troppo diverse perché riuscisse ad atterrarlo senza prima apportare degli accorgimenti.

Nonostante questo Death si mosse così velocemente che il ragazzino si ritrovò bloccato faccia al muro prima ancora di poter reagire.

-L'unico che può battermi, sono io- gli bisbigliò all'orecchio.

Connor doveva ammetterlo, Death era forte, probabilmente anche dopo quell'incontro non avrebbe potuto immaginare la sua vera potenza eppure l'idea che lo sottovalutasse non gli andava a genio.

All'improvviso si slanciò all'indietro colpendolo con una testata sul naso, la presa del Principe si allentò appena ma Connor era deciso a sfruttare a pieno quella manciata di millisecondi.

Si divincolò con decisione liberandosi e afferrò un suo braccio, gli avrebbe fatto lo sgambetto, Death sarebbe caduto e lui gli avrebbe contorto il polso fino a portarlo al punto di rottura.

Questo quanto meno era il suo piano.

Non appena la sua mano toccò la pelle del braccio dell'altro, il suo corpo fu attraversato da una scarica elettrica che gli strappò un gemito di dolore, il ragazzo lo strattonò colpendolo allo stomaco con una ginocchiata.

Connor si sentì svuotare i polmoni da tutta l'aria ma poi Death lo colpì anche con una gomitata dietro il collo che lo fece crollare in ginocchio.

La sua vista si appannò per qualche secondo mentre con qualche doloroso colpo di tosse cercava di tornare a respirare. 

Al braccio aveva una sensazione di bruciore e fastidio, i suoi muscoli si contraevano e rilassavano presi da degli spasmi.

La gomitata era stata altrettanto decisa quanto precisa, aveva colpito appositamente il nervo che si trova in quella zona, se ci avesse messo solo un altro po' di forza sarebbe probabilmente svenuto, ma forse Death aveva pianificato anche quello, forse stava testando quanto potesse resistere.

In quanto combattimento corpo a corpo doveva riconoscere fosse più competente di lui. 

-Siete la prima persona che mi tiene testa-

Death alzò le spalle non curante e bevve un sorso d'acqua.

-Sono stato addestrato fin da piccolo-

-Volete continuare?-

Connor era infervorato avrebbe tanto voluto dimostrargli quanto anche lui fosse forte e allo stesso tempo avrebbe potuto constatare la vera forza del futuro Re di Sodrét.

-Che poteri hai?- odiava quando Death rispondeva alle sue domande con altre domande su argomenti diversi ma il semplice fatto che si stesse interessando di lui gli faceva battere il cuore un po' più forte.

-Ho poteri curativi e anche poteri di combattimento molto forti, ma avete potuto già vedere che perdo il controllo a volte-

-Quello non è un problema che mi riguarda-

-Certo, con voi farò di tutto per non perdere il controllo, oggi sono andato bene- Connor gli sorrise e notò che il Principe si soffermò un po' di più a guardargli le labbra, forse sua madre non aveva tutti i torti, forse se avesse continuato a sorridergli un giorno avrebbe imparato.

-Ok- rispose passandogli dell'acqua ma poi notando che Connor si limitava a tenerla in mano si trattenne dal mettersi una mano in faccia.

-Bevi se hai sete-

-Posso? Ma ci avete bevuto voi da qua-

-Fai anche lo schizzinoso?- Death alzò un sopracciglio. 

-No no! Pensavo desse fastidio a voi- Connor bevve avidamente qualche sorso anche se più all'acqua era interessato a scoprire il sapore del ragazzo.

Death non distolse lo sguardo neppure un secondo da lui, non poteva riuscire a credere che qualcuno con quel potenziale fosse così povero come Connor aveva sostenuto.

Aveva poteri curativi più potenti del Dottor Van De Meer eppure non aveva preso il brevetto del dottore, con quelle abilità sarebbe entrato nell'accademia senza battere ciglio e gli avrebbero consegnato da subito il brevetto per l'utilizzo dei poteri, senza contare che con il resto delle abilità combattive sarebbe potuto essere una risorsa importante per l'esercito, dunque perché non arruolarsi?

-Vi serve qualcosa?- 

Connor era arrossito sotto quello sguardo indagatore e dall'altro canto Death non poté che sentirsi un subdolo calcolatore alla stregua del padre.

Connor era Connor.

Era la prima persona gentile con lui. 

-No-

Così gentile che a volte era terrorizzato da lui.

Cercò di occupare i propri pensieri con qualche esercizio di potenziamento, fece piegamenti, flessioni, addominali.

Connor rimase pazientemente ad osservarlo, infondo non gli dispiaceva stare con Death, quando era calmo non era così male.

-Mio signore, si è fatta ora di cena, perché non andate a lavarvi? Vi porterò la cena non appena sarà pronta-

Death scosse la testa.

-No, va' pure da tua madre, oggi ceno in sala da pranzo, lì ormai è pieno di guardie quindi hai il resto della giornata libera-

Era da tempo che Jake gironzolava nel suo ufficio, Historia stava cominciando ad innervosirsi, aveva ancora qualche pratica burocratica che necessitava la sua firma da leggere e nonostante l'uomo avesse anch'esso del lavoro piuttosto complicato da fare sembrava amasse procrastinare.

-Ho del tempo libero se vuoi- disse non appena anche l'ultima pratica fu firmata.

-Che vorresti fare?- Jake le si avvicinò sorridendole ammiccando.

Historia sbuffò.

-Smettila con queste cose-

-Ma se ti piacciono- rise guadagnandosi un'occhiataccia.

-Non guardarmi così- l'uomo gli si avvicinò ma Historia non perse tempo, si alzò e andò verso la porta lasciandolo a bocca asciutta.

-Dove vai?-

-Lontano da te- disse lei, aprendo la porta.

-Ma non ti ho fatto nulla- la donna alzò gli occhi al cielo, odiava ripetersi.

-Ti ho detto di smetterla con i tuoi atteggiamenti anticonvenzionali-

-Va bene, scusa- Jake tenne lo sguardo basso mentre lasciava la stanza.

Di solito le donne cadevano ai suoi piedi complice il bell'aspetto e i suoi modi sicuri di approcciarsi, ma Historia pareva diversa. 

Aveva incontrato poche donne come lei, era più grande di lui di una decina di anni eppure il tempo pareva essere stato piuttosto clemente con lei. 

I capelli sempre ben legati e tenuti in ordine non erano ancora stati del tutto segnati dal bianco della vecchiaia, qualche ciocca bionda ricordava le sue nobili origini, così come quei occhi di un azzurro glaciale che si scioglievano non appena faceva una battuta stupida per farla ridere. 

Jake sospirò beatamente al ricordo del sorriso di lei, le rughe attorno ai suoi occhi si facevano più marcate e delle piccole fossette le segnavano le guance.

Prima o poi anche Historia sarebbe caduta ai suoi piedi, era questione di tempo, Jake, infondo, otteneva sempre ciò che voleva.

Quando Death entrò in sala da pranzo la trovò quasi del tutto vuota, c'era solo qualche servo che si affrettava a concludere i preparativi, le guardie erano al loro posto di fronte ad ogni entrata, alcuni ospiti chiacchieravano in disparte tra di loro ignorando la sua presenza.

Il ragazzo si sedette a tavola, non veniva spesso in sala a mangiare, odiava il casino e quelle persone ipocrite e noiose, molto spesso nessuno gli rivolgeva la parola un po' come se lui non esistesse, come se fosse invisibile.

Aveva appena addentato una coscia di pollo quando un uomo mai visto prima si sedette nel posto libero di fianco al suo.

-Buonasera-

Death lo osservò per qualche secondo stranito, come se non fosse del tutto sicuro ce l'avesse con lui.

-Ciao..- mormorò infine riprendendo a mangiare.

-Sono Jake, piacere- l'uomo si passò una mano tra i folti capelli rossi facendogli un occhiolino.

Il ragazzino sentì le proprie guance pizzicare e distolse lo sguardo limitandosi ad annuire, ogni presentazione per il Principe di Sodrét sarebbe risultata superflua.

-Certo che non deve essere facile vivere qui, sono tutti così antipatici- Jake diede un morso alla coscia di pollo sospirando ma poi spostò di nuovo la propria attenzione su di lui, guardandolo con la coda dell'occhio. -Non mi stupisce che tu voglia scappare-

Death sgranò gli occhi e per poco non si strozzò, voltò la testa di scattò alla sua destra, ma il posto a capo tavola ancora era vuoto, suo padre non c'era, si guardò con circospezione tutto attorno, in effetti nessuno dei pochi presenti sembrava fare caso a loro.

-Non la pensi come me?-

-Insomma- Death decise di stare sul vago, poteva essere una spia del padre o qualcosa del genere.

Consumò la propria cena e chiese del latte caldo con miele.

-Tuo padre è molto severo- commentò.

Jake bevve un sorso di vino, conversare con quel moccioso era più difficile del previsto aveva l'impressione di star facendo un monologo, come se Death non fosse in grado di intrattenere una normale conversazione alla pari con uno sconosciuto.

Jake lo vide di nuovo guardarsi attorno e innervosirsi.

-Di cosa hai paura? Ti vedo nervoso-

Il ragazzo gli rivolse un'occhiata gelida sembrava una bestia pronta ad attaccare.

-Io non ho paura di niente- sibilò a denti stretti per poi alzarsi e avviarsi verso l'uscita portandosi con sé il barattolo di miele.

-Aspetta! Posso raggiungerti nella tua stanza?-

Death lo osservò per un po' pensando, se le idee che aveva circa quel posto e il Re fossero state vere sarebbe stato interessante parlare con lui.

Annuì per poi precederlo.

Jake guardò disgustato il ragazzino portarsi alle labbra un cucchiaio carico di miele, quello era già il terzo che mangiava e ancora si chiedeva come riuscisse a non vomitare.

Distolse lo sguardo affacciandosi alla finestra per togliersi quella sensazione di nausea.

-Qui puoi parlare liberamente-

Sospirò non ricevendo risposta, sentiva il suo sguardo puntato su di lui, Historia l'aveva già avvisato che con lui sarebbe stato più difficile instaurare un rapporto di fiducia.

-Hai mai visto com'è bella la città di notte? Soprattutto adesso che c'è il festival-

Death si morse un labbro.

-Tu vieni dalla città?- si sentiva stupido a porre sempre la stessa domanda a tutti quanti, ma proprio non poteva farne a meno.

-Sono un viaggiatore, ma mi sono fermato qui per un po'-

Death si cacciò in bocca l'ennesimo cucchiaio di miele eppure Jake l'aveva notata quella piccola reazione, come se per pochi secondi al ragazzino fossero brillati gli occhi.

Aveva fatto centro.

-Ti va di andarci stasera? Al festival intendo, non lo saprà nessuno- gli sorrise facendogli un occhiolino ma Death scosse la testa con una strana smorfia.

-Non posso uscire dal castello-

-E se il tuo servo ti coprisse per un paio d'ore? So che ti fidi particolarmente di lui-

Death rimase a fissarlo per un po' in silenzio tormentandosi il labbro inferiore.

Jake sorrise, ancora una spintarella e avrebbe accettato.

-Bhe, di certo non voglio obbligarti, se non vuoi non importa-

-Voglio!- rispose prontamente.

Le labbra dell'uomo si distesero in un ghigno.
  
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