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Autore: Stephaniee    10/12/2018    1 recensioni
Seguito di Primo ed Ultimo.
"Siamo stati qualcosa.
Siamo stati tante cose, a dire il vero. Siamo stati qualcosa quando non parlavamo ma ci guadavamo e capivamo comunque.
Siamo stati qualcosa quando ancora non sapevamo che stavamo per cambiarci le vite, almeno un po’. Siamo stati qualcosa di misterioso quando noi per primi non sapevamo cosa fossimo, chi fossimo. Siamo stati la sicurezza quando invece eravamo certi che nonostante tutto, come ci brillavano gli occhi quando eravamo insieme, non avrebbero brillato con nessun’altra.
Siamo stati un amore mancato"
(grazie #caratempesta per la citazione.)
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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- Questa storia fa parte della serie 'Primo ed ultimo la Trilogia'
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Chapter fourteen
Last week in my happy place

 

Quella sarebbe stata la mia ultima settimana ad Utrecht. Ero già nostalgica prima ancora di terminarla, mi sembrava di non aver finito ancora il mio tempo, di dover fare ancora delle cose prima di andare via, come se i mesi trascorsi fossero in realtà duranti a malapena due settimane. Ma troppe cose mi aspettavano a casa, la mia famiglia, le mie amiche… e Luke.
Durante il nostro ultimo scambio di messaggi, aveva insistito per vedermi subito il giorno seguente del mio arrivo, ed io ancora una volta non ero stata in grado di negarglielo. Tuttavia, potevo sentire il mio dolore più attenuato, ed anche il sentimento lo era.

Ma dovevo capire se questa sensazione era dovuta alla lontananza oppure no.

Mi trovavo da Bagels and Beans, come molte mattine facevo, per lavorare ai miei ultimi articoli, volevo scrivere una piccola “guida”, in chiava ironica sulla città, volevo lasciare una piccola traccia di Kat Spencer in questo posto, visto che ormai era diventato parte di me.

Da quando quella giornata era iniziata, una nuova sensazione mi aveva travolto: non mi era mai successo di percepire come casa, luogo sicuro, due posti contemporaneamente.

 

 

Pedalavo veloce su per il “ponte rosso” un ponte levatoio che attraversava uno dei numerosi canali della città, Utrecht stava fiorendo, la primavera stava arrivando anche se le temperature continuavano ad essere miti ed il vento tagliente come lame.
Arrivai sotto casa, legai la bicicletta, aprì il portone e chiamai l’ascensore.

Una volta giunta al piano, casa nostra era facilmente riconoscibile dall’odore costante di cibo asiatico di An, odore che obbligava me ed il mio coinquilino a chiudere sempre le poste delle nostre stanze per evitare di sentire odore di ravioli al vapore anche mentre dormivamo. C’era da ammettere però che An, era una cuoca straordinaria.

 

Sono in casa”
Ciao Kat” mi salutò An dirigendosi verso il salotto.

Ciao An, Ciao Bansey” risposi io.

Un Bansey appena sveglio si palesò in cucina e tirò fuori il mio oggetto preferito di tutta l’abitazione: la macchina Nespresso con il monta-latte per cappuccio. Ormai lui sapeva che quando si faceva un caffè macchiato per lui doveva prepararne sempre due. Mentre lo aiutavo in cucina a preparare due ottimi caffè (il meglio che potevo aspirare considerando dove mi trovavo) sentimmo un rumore, una specie di fruscio: avevo notato, entrando, che in cucina c’era una busta di plastica bianca abbastanza spessa, ma non ci avevo fatto caso distratta dal caffè.

 

Bansey” sussurrai.
What? Cosa?”

Quella busta...” provai a dire io
Cosa? Sarà di An lo sai che è disordinata”
Quella busta si muove” terminai spaventata.

 

Bansey da vero eroe tentò di acchiappare la busta “arrabbiata” che intanto si muoveva per la cucina, quando riuscì a sollevare la plastica vidi finalmente il contenuto: un grosso, arancione ed incazzato granchio a chele aperte correva, per quanto fosse possibile correre per la cucina.
Cominciammo ad urlare entrambi increduli dalla scoperta e Bansey cominciò ad urlare “An vieni qui!”

La nostra asiatica preferita, con una nochalance degna di nota afferrò il povero animale e lo gettò nella pentola piena di acqua bollente che si trovava sul fuoco, per poi tornare in soggiorno lasciandoci lì, come due idioti.

 

Ragazzi era soltanto un granchio”

 

Io e Bansey eravamo allibiti, cominciammo a ridere fino a non sentir più gli addominali e tornammo ai nostri caffè.

Mi sarebbero mancati anche loro, veramente tanto.

 

Terminato il panico e le risate scatenate dal granchio, mi chiusi nella mia stanza a finire di lavorare agli articoli e per riposarmi un po’ davanti ad un buon film.

Nel pomeriggio sarei uscita nuovamente per comprare gli ultimi souvenir e regali da lasciare alle mie amiche al ritorno.

 

 

Avevo comprato per tutte le mie amiche dei piccoli pensieri, un ricordo dall’Olanda. Ero anche abbastanza soddisfatta del risultato, non avevo speso più di quanto avevo previsto. Avevo scelto una delle mie strade preferite per fare spese, pieno centro storico, la piazza del mercato del sabato, dove nei mesi in cui ero stata lì, avevo visto realizzare un incredibile e mastodontico centro commerciale, meraviglioso e molto ricco a livello di negozi. Le vetrate erano composte da mosaici moderni e colorati, che davano una percezione multicolore dell’esterno.

Nonostante non avessi speso molto, avevo però impiegato molto tempo per prenderli tutti e avevo perso la cognizione del tempo: quella sera avevo una cena con Robert e gli altri stagisti prima della mia partenza, una fantastica pizza italiana ci aspettava ed io ero anche piuttosto affamata.

 

In tempo record pedalai gli otto chilometri che mi separavano dal centro e lasciai i regali. Una volta cambiata e sistemata ne feci altri cinque per arrivare alla pizzeria. Ero puntuale, come sempre del resto.

Una delle mie più grandi qualità.

 

Salutai con un cenno della mano due delle ragazze che lavoravano con me e legai la mia bici, dopodiché iniziammo ad entrare visto il freddo pungente, nonostante fosse fine aprile.

 

Sei triste Kat?” mi domandò la mia dolce biondina tedesca, Hariett era laureata ed era venuta ad Utrecht come Erasmus post-laurea, era quella che conoscevo meno tra tutte le ragazze, era arrivata da sole due settimane ma a pelle mi era sembrata una ragazza molto dolce.

Ad essere onesta un po’ si. Sono abbastanza triste, sia di lasciare Utrecht, sia di lasciare questo piccolo lavoro” ammisi abbassando lo sguardo “Ma prometto che tornerò presto e noi non ci perderemo di vista.”

 

Assolutamente no!” Ci vedremo, in Italia, o in altri posti del mondo!” esclamò Claude, una vecchia stagista della radio, tornata da qualche settimana in visita e per cercare lavoro in Olanda. Le sorrisi, ed in quel momento arrivano Robert e l’ultima stagista mancante, ed in un battibaleno stavamo divorando cinque pizze che sapevano di casa.

 

   
 
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