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Autore: Evola Who    14/12/2018    1 recensioni
Una vacanza ad Asbury Park. Sette giorni in una piccola località di mare della provincia Americana. Per lei era un posto che nascondeva un luogo pieno di storia del rock, grazie al passaggio del mitico boss...
In quel momento provava una profonda tristezza e solitudine. E non era solo all'idea di tornare a casa, piuttosto per quello che si stava lasciando alle spalle...
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando uscirono dall’aeroporto, presero un autobus per Asbury Park, seduti vicini e abbracciati con aria serena.

“Eva?”.

“Sì?”.

“Ti ho già detto perché mia madre mi ha chiamato proprio Bobby Jean?”.

“Perché è la canzone preferita di tua madre. Giusto?”.

“Non solo. Era anche il nome del suo migliore amico”.

Eva lo guardò sorpresa e Jean iniziò a raccontare l’origine del suo nome: a dodici anni, sua madre conobbe il suo nuovo vicino, un ragazzino dai capelli rossicci, della sua stessa età, che frequentava la sua stessa classe. Diventarono amici inseparabili nel corso degli anni. Avevano gli stessi interessi: la musica, i film, i vestiti e i libri.
Fu lui a convincerla a fondare una band punk rock femminile e fu lui a presentarle quello che sarebbe diventato il suo futuro marito.Ma dopo il liceo se andò dallo stato, senza farsi più sentire, lasciando un vuoto enorme nella sua più grande e unica amica.

“Mi ricordo quando ha raccontato questa storia per la prima volta. Avevo sei anni, ero dentro al suo piccolo studio, stavamo ascoltando ‘Bobby Jean’ dall’album ‘Born In The Usa’ e mia madre ha iniziato a piangere verso alla fine del brano. Più di preciso quando ha sentito l’ultima strofa: ‘But just to say "I miss you baby. Good luck. Goodbye, Bobby Jean”. Rimasi terribilmente confuso, sia perché mia madre stava piangendo sia perché quella canzone aveva il mio nome. Così lei mi raccontò tutta la storia. Aveva deciso di chiamarmi come lui, per rendergli omaggio in un modo dolce. Per ricordarlo. Anche se –come dice lei – sono l’opposto di lui” e rise. “Sono fiero di aver il suo nome.”

Jean sorrideva, guardando fuori dal finestrino. Eva rimase sorpresa da quel racconto e si sentì un po’ più legata con lui. Gli domandò se sua madre non l’avesse mia cercato, soprattutto da quando i social network erano portata di tutti. Jean rispose che glielo aveva chiesto, ma lei non voleva cercarlo.

“Voleva ricordalo come l’ultima volta che lo aveva visto, ovvero un giovane ragazzo di appena vent’anni, alla ricerca della sua strada. Non voleva sapere se ci fosse riuscito o no. Voleva solo ricordarlo così. Insieme ai suoi ricordi giovanili di quella canzone. E del mio nome” concluse Jean.

Eva rimase affascina dalla sua storia e lo strinse ancora di più forte.

“E invece il tuo nome?” chiese lui. “Qual è la tua storia del nome? Del tuo vero nome” entrambi risero.

“La stessa storia”.

Così spiegò: sua madre guardava una telenovela Argentina di nome “Perla nera” quando era incinta. Una delle protagoniste si chiamava Eva.

“Visto? Niente di speciale.”

“Però preferisco il tuo vero nome”.

Eva lo guardò con aria perplessa.

“Perché è più originale”.

Si scambiarono un sorriso e si baciarono, godendosi il viaggio. Fu l’inizio del loro amore unico.

Ma prima avrebbero vissuto l’esperienza imperdibile di vedere il boss dal vivo.


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Note:
Ecco! Questo è la fine della una delle prime storie originali!
Spero che vi sia piacuta questa storia romantica con sottofondo
la musica del Boss.
So che non sarà una delle mie storie originali o ben
realizate.
Ma, ho cercato di essere corete con i miei presonaggi
e almeno, "vivere" io in quella vacanza.
E rigrazio ad tutti ad tutto quello che hanno letto
e recesito!
Probamimente, la prossima storia la pubblicerò
del 2019.
Qundi, questo sarà l'utima storia del 2018!
Allora, vi auguro un buon natale e buon anno!
Evola     

 
   
 
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