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Autore: MaryFangirl    16/12/2018    4 recensioni
A seguito di un affare difficile che si è concluso bene, una cliente propone alla nostra coppia di sweeper di ringraziarli con un soggiorno con tutte le spese pagate in uno dei suoi numerosi hotel. Tutti i nostri amici vi si ritrovano e Ryo decide finalmente di far avanzare le cose, ma un evento interromperà tutti i suoi progetti insieme alle parole della sua bella che gli daranno da pensare.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ryo fissava un punto immaginario sul soffitto della sua stanza, ripetendosi instancabilmente le parole di Kaori, così come gli ultimi eventi accaduti. Ogni volta che cercava di chiudere gli occhi per dormire, quelle parole così dolorose al suo cuore riemergevano in modo risonante nel profondo del suo essere.
Come aveva potuto non vedere nulla, non sospettare nulla? Lui, il super sweeper numero 1 del Giappone, il professionista tra i professionisti! Era così cieco? Quando poteva essere successo? Era successo davvero solo una volta, come gli aveva detto Kaori? E in quali circostanze? Mick l'aveva amata, il suo amico, il suo cosiddetto migliore amico? Lui era stato la sua prima volta, quella che non avrebbe mai dimenticato! A triturarsi così la mente, sarebbe diventato pazzo. Ciò che lo faceva soffrire era che lei avesse scelto lui, l'altro, Mick.
Perché lui? Sì, perché lui?
Il suo migliore amico, suo fratello d'armi, suo fratello di cuore? Un altro gli avrebbe fatto sicuramente meno male.
No, perché volersi nascondere e mentire, lui o un altro non avrebbe fatto differenza, il risultato sarebbe stato lo stesso: doloroso e straziante.
Eppure lei non gli apparteneva! Non erano nemmeno una coppia, quindi perché reagiva così? Lui frequentava altre donne, quindi perché era così insopportabile che Kaori potesse frequentare qualcun altro? Semplicemente perché la considerava scontata, lei apparteneva a lui e a nessun altro, ed era stato così fin da quando aveva saputo che lei si era innamorata di lui, dall'istante in cui aveva messo gli occhi su di lei.
Chi l'aveva decretato? Lui, ovviamente!
Una rabbia insidiosa cominciò a scorrere nelle sue vene facendogli scuotere furiosamente i pugni contro le lenzuola che stava accartocciando. I suoi occhi neri traspiravano collera e odio contro il suo amico. Un debole raggio di luce riuscì ad attraversare le tapparelle e accarezzò il suo viso teso e il suo sguardo nero, rendendolo ancora più duro.
Quando aveva finalmente deciso di confessare i suoi sentimenti e il suo amore a Kaori, la vita e il destino si mettevano a burlarsi di lui? Quel viaggio avrebbe dovuto essere idilliaco, quello della loro unione, e si era trasformato in quello della loro separazione. Come affrontarli, come guardare lei soprattutto dopo tali rivelazioni? Come guardarla negli occhi senza provare rabbia, ma soprattutto animosità e risentimento.
Come guardare lui senza provare la rabbia e l'odio che sentiva verso di lui?
Ucciderlo era ciò che voleva fare, ucciderlo per far fuori il dolore e la sofferenza che stava provando, che gli aveva inflitto, che gli infliggeva e che l'avrebbe sempre inflitto fino alla fine della sua vita. Non voleva nemmeno sapere come era iniziato tutto, non voleva, voleva solo mettergli le mani attorno al collo e aumentare la pressione. Voleva ucciderlo. Ma la verità era che moriva dalla voglia di sapere, di sapere ciò che non era stato in grado di rilevare e riconoscere: il tradimento nella sua piena forma.
Ucciderlo avrebbe risolto il problema?
Ucciderlo avrebbe fatto sparire il dolore?
No, avrebbe solo fatto da velo sul momento, il dolore era troppo inciso in lui, nel suo cuore come un tatuaggio sulla pelle. Lo avevano marchiato per sempre. Non sarebbe mai stato in grado di liberarsi da quella sensazione di tradimento. Mai più, e il tempo non avrebbe fatto nulla, senza parlare della gelosia che lo rendeva facile preda della follia. Sì, stava diventando pazzo, era già folle di gelosia. Quella sensazione lo faceva sentire sminuito, inferiore rispetto al normale, ed era una cosa che detestava. Prendeva coscienza che era come gli altri, era umano nonostante il freddo e l'oscurità che in quel momento sentiva nel cuore. Per non parlare della fiducia, che concedeva a pochissime persone, e si vedeva un'altra volta catturato dal destino. Il mondo si restringeva un po' di più intorno a lui, murandolo nella sua oscurità.
Odiava lei per quello che aveva fatto, per quello che aveva osato fare per quanto lui non se ne fosse privato in quei sei lunghi anni.
Odiava lui per aver ceduto, per averla distolta da lui.
Perché era così brutto quando una cosa toccava personalmente? Kaori sentiva lo stesso dolore quando lui passava la notte fuori? Certo che sì, e anche di più.
Era stato tradito dalle due persone che più amava al mondo. La sua prude, timida e riservata Kaori non era in effetti diversa da tutte le altre donne frivole che lui incontrava, gli aveva appena mostrato un aspetto della sua persona che lui non conosceva. Era infida, bugiarda e arrivista, approfittando dello stress della sua amica Kazue per andare a scopare con il suo ex partner. Lei che lui riteneva così onesta, così innocente e così vera, così...
E Mick non era migliore, sapeva che in fondo sentiva ancora dei sentimenti per la sua partner, ma non avrebbe mai creduto che fosse capace di passare all'azione, di approfittare della situazione sapendo che Kazue se n'era andata, anche se lei lo aveva lasciato, non avrebbe mai dovuto mettere gli occhi sul suo angelo, lei era sua e di nessun altro. Lui e Mick lo sapevano meglio di chiunque altro. Eppure ciò non gli aveva impedito di...
Il tradimento era un veleno pericoloso perché richiamava vendetta, ogni parte del suo corpo chiedeva vendetta. Lui non avrebbe dovuto sentire nulla, lui e Kaori non erano una coppia, solo partner di lavoro come a lui piaceva dire, e allora perché faceva tanto male? Sebbene continuasse a ripetersi di non avere una relazione con Kaori, il dolore non diminuiva.
Perché non poteva impedire quell'insidiosa crepa nel suo cuore che lentamente guadagnava terreno su tutto il suo corpo? Sì, perché?
Semplicemente perché l'amava da morire, e anche se lo sapeva già, ne fu consapevole solo in quel momento, e non capiva come lei avesse potuto, amando lui, desiderare un altro. Sì, ora sapeva cosa significava amare, amare fino a morire per il dolore, amare fino a consumarsi sul posto tanto faceva male, amare una donna che aveva amato un altro.
Il dolore del cuore, quello non poteva essere guarito. Il dolore del cuore, quello che faceva sentire vivi ma, oh, così infelici perché deboli. Era debole contro quel sentimento, al di là della debolezza fisica, ciò che prevaleva era la sua debolezza mentale perché non sapeva come reagire alla situazione, non avendola mai sperimentata. Kaori era la sua prima debolezza, il suo primo tradimento ma soprattutto il suo primo squarcio. Quello che spingeva a vedere le cose in modo diverso, in un modo ristretto per poter calmare la rabbia, la vendetta che si risvegliava e reclamava la vittoria.
Come aveva osato quello squallido americano da quattro soldi, quella piccola feccia, quel bastardo, con che coraggio gli aveva fatto quello? Come aveva osato mettere le mani su Kaori? Fuori di sé, Ryo gettò via le lenzuola e si raddrizzò con difficoltà. Nell'acqua non aveva potuto sfogarsi per paura di aggravare la situazione, ma ora era diverso. Nell'intimità di quella stanza, poteva dare libero sfogo alla sua rabbia, al suo furore, al risentimento verso Mick Angel. Voleva rompere tutto. L'immagine di una Kaori nuda intrecciata tra le braccia di quel traditore del suo migliore amico non lo mollava, qualsiasi cosa facesse. Avrebbe dovuto essere lui quell'uomo, avrebbe dovuto essere lui a farle scoprire l'amore, i piaceri carnali, e invece a lui toccavano solo rimpianti, risentimento, amarezza e sofferenza. Si sentiva diviso tra il suo amore appassionato e passionale per Kaori e la sua amicizia per Mick, trasformata nel giro di pochi secondi in un'animosità mal repressa. Non aveva avuto l'audacia e il coraggio di seguire gli impulsi del suo cuore e quello era il risultato, un altro lo aveva preceduto. Pensandoci, allargò gli occhi, serrò i pugni e sentì il suo cuore battere selvaggiamente. Lo stupore lo mise a tappeto.
Come reagire ora? Far finta di niente? Mai. Aveva riposto così tanta speranza in quel viaggio, aveva sperato di poter far nascere la loro coppia, potendola abbracciare, sussurrandole nell'orecchio quanto l'amasse e invece...stava diventando pazzo e l'impotenza lo rendeva ancora più collerico.
Ecco come un banco di squali aveva deciso il loro destino. Doveva ringraziare la provvidenza di averli messi sul loro cammino o al contrario ridere della fatalità che gli era caduta addosso?
Con uno sguardo infuocato e determinato, Ryo riuscì ad alzarsi appoggiandosi al letto e, zoppicando, riuscì a fare qualche passo per la stanza in barba agli ordini del Doc, quando la porta della sua stanza si aprì su un Mick dal superbo sorriso sulle labbra, felice di rivedere il suo amico cosciente e soprattutto in piedi. Aveva temuto il peggio per la sua gamba.
"Salve, vecchio fratello" disse gioviale, andandogli incontro, "era ora che ti svegliassi" fece facendo due passi nella stanza. "Come ti senti? Dovresti stare a letto e non sforzarti. Aspettavi una bella infermiera che ti svegliasse con un dolce bacio, non devi aspettare, sono qui" disse, allungando le labbra.
La porta della stanza rimase socchiusa mentre Mick andava dal suo amico per aiutarlo a tornare a letto. Lui era al culmine.
Ryo teneva la testa bassa, guardando il pavimento con interesse per controllarsi. Il suo respiro alla voce del suo amico divenne pesante mentre tutto il suo corpo si irrigidiva. Vedendo che la sua mano gli si avvicinava, disse:
"Non toccarmi" suonò la sua voce profonda. Strinse la mascella mentre tutto il suo corpo si contrasse quando la mano di Mick si posò sulla sua spalla. Ryo si allontanò rapidamente, lasciando Mick nella totale incomprensione. La voce d Ryo era asettica. Al contatto, Ryo non riuscì a controllarsi, fu più forte di lui, strinse il pugno e colpì Mick in faccia. Non aspettandosi tale accoglienza, Mick vacillò all'impatto e fece due passi indietro, con la mano sulla mascella.
"Ma sei malato!" gli urlò, completamente scosso dalla reazione del suo amico che non si spiegava e che trovava eccessiva. "Il sole ti ha colpito troppo forte! Perché l'hai fatto?"
Il viso di Ryo era deformato dalla rabbia. Come osava presentarsi davanti a lui dopo quello che aveva fatto, col sorriso sulle labbra come se non fosse successo niente, come se non lo avesse tradito? Eppure la rivelazione era uscita proprio dalla bocca della sua partner.
Come osava comportarsi così?
Come osava presentargli quel viso amichevole quando lo aveva pugnalato alla schiena?
Ryo gli puntò il dito e lo sguardo scuro che gli lanciava lo bloccò. Mick poteva vedere così tanto odio nei suoi occhi neri, mescolato a rabbia, rimanendone destabilizzato. Ryo non riusciva a contenere il flusso di odio che aveva solo bisogno di essere esteriorizzato, di esprimersi con virulenza tramite i pugni, in mancanza della sua Python.
"Tu...tu che ti dicevi mio amico" ruggì Ryo con tono di rimprovero, puntandogli sempre il dito mentre stringeva i denti.
"Perché usi il passato? Io sono tuo amico" insistette Mick sull'ultima parte della frase, accarezzandosi la mascella.
"No, tu eri mio amico" fece Ryo. "Ieri eri mio amico..." si zittì marcando un lungo silenzio prima di aggiungere, senza distogliere lo sguardo, "Oggi non sei niente, nient'altro che un traditore. Mi fidavo di te" Ryo abbassò il dito accusatore con cui lo indicava e chiuse il pugno con rabbia. Era il simbolo della rottura che stava avendo luogo. A un amico avrebbe teso la mano, ma a un nemico avrebbe presentato il pugno, e così spazzava ogni dubbio. Ryo stava abusando e attingendo alle sue ultime forze, ma nonostante ciò, in quel momento voleva essere giudice, giuria e soprattutto il boia.
"Ryo, non capisco niente" mormorò Mick continuando a massaggiarsi una mascella. Fece un passo nella sua direzione ma Ryo lo fermò immediatamente, sorprendendolo completamente.
Non l'aveva mai visto così furioso, faticando a controllare le sue emozioni e la sua respirazione. Mick aveva l'impressione che fosse una bomba a orologeria pronta a esplodere in ogni momento.
"È meglio che tu stia lontano da me, per il tuo bene" disse la voce carica di odio dello sweeper mentre il suo sguardo lo murava nell'incomprensione.
"Dannazione, vuoi dirmi cosa sta succedendo e di cosa mi stai accusando?" gridò l'altro a sua volta, stava seriamente iniziando a stancarsi della situazione e dell'aura nera e devastante che circondava il suo amico. Sentì tutta la tensione che emanava dal suo amico e dalla sua aura che gradualmente diventava più oscura. Stava per esplodere, le sue spalle ne erano testimoni, continuando a tremare. L'atmosfera della stanza era pesante ed elettrica.
"Hai il coraggio di presentarti di fronte a me e di chiedermi come sto dopo quello che hai osato farmi?" Ryo fece allora un passo nella sua direzione, zoppicando e vacillando, gli occhi neri iniettati di sangue, sporgenti e minacciosi. Mick non l'aveva mai visto così, nemmeno negli anni più bui del loro passato, mai.
"Ma io non ti ho fatto niente Ryo" rispose Mick con calma, continuando a massaggiarsi il mento e abbassando lo sguardo. "Se è perché abbiamo ritardato con i soccorsi, mi dispiace, ma abbiamo fatto il più velocemente che potevamo vista la distesa d'acqua che dovevamo coprire"
Ryo non l'aveva risparmiato e non aveva usato mano leggera. Stava cercando di fare appello ai suoi ricordi per sapere cos'aveva potuto fare per metterlo in un tale stato e in una tale rabbia, ma non trovò niente.
"Smettila di prendermi per il culo e guardami quando ti parlo"
Nonostante l'autoritarismo che Ryo mostrava nella voce, Mick rimase sprofondato nei suoi pensieri, avendo la capacità di esasperare Ryo al massimo, pensando che stesse cercando di trovare una menzogna, una via di fuga dalla situazione. Guadagnando tempo per costruire una verità che lo coprisse.
"Non capisco davvero niente di questa situazione e ancora meno so quello che stai dicendo e di cui mi accusi"
Di fronte a quella risposta, l'intero corpo di Ryo si contrasse di nuovo. Lo fece uscire di senno. Voleva dunque inoltrarsi nel ruolo dell'ignaro, interpretando l'innocente, da bravo alleato, negando tutto, non assumendosi le responsabilità delle sue azioni. Giocava a fare quello che non sapeva. Se c'era una cosa di cui Ryo aveva orrore era scappare via dalle proprie azioni, non assumerne le conseguenze, e Mick lo deluse al massimo livello. Non l'avrebbe mai pensato capace di una cosa del genere. Aveva sempre pensato che fosse un uomo d'onore come lui, ma apparentemente aveva torto, l'inganno con Kaori ne era una prova.
"Piantala con la tua facciata, Kaori mi ha detto tutto" rivelò Ryo senza distogliere lo sguardo mentre con le labbra disegnava un piccolo sorriso, che risultava falso rispetto al suo atteggiamento. "Non ci sono più segreti, quindi smettila di fingere o di fare quello che non capisce"
Era un sorriso pieno di amarezza, un sorriso beffardo, Ryo lo prendeva in giro a causa della propria cecità e stupidità. Non aveva previsto niente, lui il migliore dei professionisti, il migliore tra i migliori. Quel triste fatto lo fece sorridere, sì. Da un punto di vista professionale non gli sfuggiva niente, passava ancora e ancora la lente d'ingrandimento per essere sicuro di non perdere nulla, non lasciando nulla al caso, ma dal punto di vista personale tutto andava a rotoli per quanto era cieco, e neanche, un cieco avrebbe saputo vedere quello che lui non aveva visto, che non aveva saputo, o che non aveva voluto vedere. Non lo sapeva più.
"Che ti ha detto Kaori? Avanti, parla, ti ascolto. Vuoi parlare, insomma!" si fece trasportare Mick dal nuovo silenzio che si era appena messo tra loro, "Spiegami chiaramente di cosa mi accusi perché non lo capisco proprio" fece di fronte all'improvviso silenzio del suo amico che lo accusava di qualcosa, che lo aveva colpito e da cui sentiva tutto l'odio fluttuare verso di lui. Mick guardò di nuovo Ryo, nei suoi accecanti, impetuosi occhi neri che riflettevano la veridicità delle sue parole. Ryo era sicuro di quello che aveva detto. Sì, Mick scoprì che Ryo non stava scherzando, urlava per la sincerità e il suo malessere trasudava da ogni poro della sua pelle, dal suono della sua voce, dai suoi sguardi assassini e specialmente dai pugni che serrava convulsamente, graffiandosi quasi la pelle.
"Mi ha raccontato tutto" finì per dire a Ryo in un sussurro di rassegnazione, voltandosi da lui tanto la fatalità cadeva sulle sue spalle. Non poteva farci più niente, quello che era successo era successo e poteva dire o fare qualsiasi cosa, nulla sarebbe cambiato. Si era svegliato troppo tardi. Quasi rassegnato, abbassò le spalle e piegò leggermente la schiena, il viso nascosto dai capelli. Si sentiva stanco.
"Che ti ha detto Kaori per metterti in questo stato, sputa il rospo! Avete litigato mentre eravate in mare?"
"Pugnalato dalle due persone che più amavo al mondo" fu il quasi sussurro di Ryo, più per se stesso che per Mick, come un'evidenza, una triste fatalità, prima di scoppiare a ridere per la propria stupidità.
"Ryo, vuoi parlare, non ne posso più, tutto questo mistero inizia davvero a seccarmi" non riuscendo più a far fronte alla situazione, Mick riempì la distanza fino a Ryo e si piantò di fronte a lui, a circa un metro. "Cos'ho fatto per meritare il tuo odio e la tua rabbia?"
Ryo non sopportava il viso di Mick davanti al proprio, e stava per voltarsi completamente quando Mick lo costrinse a guardarlo per non farlo scappare né dai suoi occhi, né dalla discussione. Era troppo per Ryo. Sì, era troppo per Ryo, non poteva sopportare che lo prendesse per il culo apertamente e soprattutto che lo toccasse. Lo afferrò per il colletto della camicia e lo spinse violentemente contro il muro, dimenticando completamente la gamba ferita e le condizioni del suo ginocchio su cui non doveva appoggiare. Mick lo lasciò fare, non fece il minimo gesto. Se era così che avrebbe ottenuto risposte alle sue domande, alla situazione e al comportamento brusco e violento del suo amico, avrebbe sopportato. Non era la prima volta che Ryo lo colpiva, che si batteva con lui, e sicuramente non era l'ultima, ma, nelle sue condizioni, non poteva restituirgli i colpi. Doveva impegnarsi per svelare tutta la faccenda. Quello che i due uomini non videro, troppo assorti nella loro discussione, era che sulla soglia della porta c'era un'infermiera, e non una qualunque. Kazue era in piedi, di fronte alla porta aperta, con lo stetoscopio tra le mani. Stava facendo il giro delle visite ed era il turno di Ryo. Vedendoli litigare in quel modo, si dissuase dall'entrare nella stanza. Era una lite tra uomini ed entrambi dovevano regolarsi da soli. Inoltre la tensione che regnava la spaventava. Quelli che aveva di fronte non erano due uomini ordinari, ma due sweeper, due predatori pronti a combattere e ugualmente formidabili.
Con una calma quasi olimpica, Mick guardò l'amico e parlò tranquillamente.
"Cosa ti ho fatto, Ryo, per meritare questa rabbia, questo odio e questi colpi? Cos'ha potuto dirti Kaori per metterti in questo stato, perché questa rabbia e questo atteggiamento verso di me?"
Ryo sospirò quasi con rassegnazione e frustrazione mentre stringeva le dita sul colletto della camicia dell'amico. Frustrato, avvicinò il viso al suo finché non gli toccò la guancia. E lì, con voce strangolata, disse senza guardarlo negli occhi, non riuscendoci:
"Come hai potuto andare a letto con Kaori? Come hai potuto andare a letto con Kaori?" disse Ryo con voce carica di odio mentre il suo viso si deformava per la rabbia.
Lo disse due volte, il suo respiro caldo scese sulla guancia di Mick come una campana funebre che cadeva su un uomo condannato a morte, mentre l'altro spalancava gli occhi per lo stupore e le sue mani si rilassarono, mentre Ryo si allontanava da lui e piantava il suo sguardo insondabile in quello dell'altro, per vedere la sua reazione, o piuttosto la sua mancanza di reazione. Gli occhi di Ryo brillavano di quel particolare bagliore che annunciava l'oscurità della morte. Mick rimase immobilizzato, insicuro di aver sentito le parole del suo amico. Gli occhi sporgenti, le mani su quelle del suo amico intorno al suo collo per fargli allentare la presa, lo guardò senza capire. Fu solo quando Ryo strinse la pressione intorno al suo collo e la sua trachea fu compressa che Mick uscì dal suo torpore e mutismo. Mick stava soffocando, Ryo stava stringendo le mani attorno al suo collo, guidato dalla rabbia e soprattutto dalla gelosia, mentre la realtà lo colpiva.
Kazue, che era sulla soglia della porta, sentendolo lasciò cadere lo stetoscopio sul pavimento. Il rumore assordante avrebbe dovuto attirare l'attenzione di entrambi, ma non servì a niente. Erano nella loro bolla, una bolla, una bolla urlante di verità che entrambi facevano fatica ad assimilare per ragioni diverse.
La donna sentì il cuore battere a un ritmo sfrenato e la respirazione divenne subito più difficoltosa. Si sentiva come svuotata dalla vita e dall'energia, mentre un freddo profondo la invadeva. Il suo sguardo si offuscò di fronte alla realtà delle parole dette da Ryo. Sentì il pavimento aprirsi sotto i suoi piedi e un ronzio nelle orecchie. Stava sprofondando in un abisso senza fondo. Le parole continuavano a risuonare nella sua testa, martellandole il cranio, aveva l'impressione che sarebbe esploso tanto l'urto era violento, mentre la sua cassa toracica si sollevava con difficoltà, dandole l'impressione di soffocare. Sentendosi vacillare, si appoggiò allo stipite della porta senza distogliere lo sguardo dai due uomini, lo sguardo appannato e che esprimeva tristezza e dolore nel dover apprendere la notizia in quel modo.
  
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