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Autore: Karyon    24/12/2018    3 recensioni
Sirius Black è un mago distrutto. Continuano a dire che è rimasto incastrato, anima e corpo, all'età di quindici anni - quando poteva ancora sorridere e c'era qualcosa di bello nel mondo. E forse è davvero così.
Hermione Granger è un'adolescente precoce. Continuano a dire che è una strega brillante, che è una donna adulta limitata nel corpo di una quindicenne. E forse è davvero così.
Possono due animi affini incontrarsi, nonostante tutto?
Una profezia da compiere e un'altra ancora da svelare, il mistero di due fratelli, un segreto da mantenere a ogni costo, una ricerca senza fine, antiche sette da conoscere... Su tutto, una guerra da combattere e la Morte - agognata, sfuggita, amata, odiata - che muove i suoi fili. Schiavi, tutti, del suo disegno.
[Più generi: guerra, mistero, romantico, angst, introspettivo, malinconico]
[Più pairing: SiriusxHermione, RemusxTonks, HarryxGinny, DracoxNuovo personaggio, RonxNuovo personaggio]
[Storia corale, molti personaggi]
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Hermione Granger/ Sirius Black, Remus/Ninfadora
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
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Dolores Umbridge e Blaise Zabini

La mattina seguente Hermione si vesti e uscì prima ancora che le altre, soprattutto Lavanda e Calì, avessero finito di alzarsi dai letti. Aveline la guardò sfrecciare fuori attraverso i lunghi capelli biondi che stava pettinando a testa in giù.
«Dove corri?» Le urlò dietro e Hermione si limitò a un freddo «Ho da fare!»
Tra Sirius e la discussione su Harry non aveva chiuso occhio ed era decisamente nervosa. Tuttavia, quando notò Harry e Ron in Sala Comune, si fermò un attimo e inspirò, cercando di calmarsi e non fargli notare nulla.
Peccato che anche Harry non sembrava aver dormito granché.
*«Che cosa succede? Sembri assolutamente... oh, per l'amor del cielo...» fece, notando un annuncio sulla bacheca.

 
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Contattate Fred e George Weasley, sala comune di Grifondoro,
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(purtroppo il lavoro è a rischio e pencolo dei candidati.)
 
«Hanno passato il limite» commentò Hermione in tono cupo, staccando il cartello che Fred e George avevano appeso sopra la comunicazione del primo finesettimana a Hogsmeade, che sarebbe stato in ottobre. Ron fece una faccia decisamente preoccupata «Perché?»
«Perché siamo Prefetti!» Esclamò Hermione, attraversando il buco del ritratto. «Sta a noi stroncare questo genere di cose!»
Ron non rispose; Harry capì dalla sua espressione accigliata che la prospettiva di impedire a Fred e George di fare esattamente quello che volevano non gli sembrava allettante.
«Ma insomma, che cosa c'è, Harry?» Continuò Hermione mentre scendevano una rampa di scale fiancheggiate da ritratti di vecchi maghi e streghe che, immersi in una loro conversazione, li ignorarono. «Sembri proprio arrabbiato».
«Seamus crede che Harry stia mentendo su Tu-Sai-Chi» spiegò Ron succinto, quando Harry non rispose. Hermione, da cui Harry si aspettava una reazione stizzita, sospirò.
«Sì, anche Lavanda la pensa così».
«Avete fatto una bella chiacchieratina, avete discusso se sono un idiota bugiardo che cerca di attirare l'attenzione?» scattò Harry.
«No» rispose Hermione tranquilla. «Le ho detto di chiudere quella boccaccia, veramente. E sarebbe carino se la smettessi di aggredirci, Harry, perché, nel caso non te ne sia accorto, io e Ron siamo dalla tua parte». Ci fu una breve pausa.
«Scusa» mormorò Harry.
«Figurati» disse Hermione con grande sussiego.
Poi scosse il capo,* ricordandosi tutto il discorso fatto da Silente alla fine dell’anno precedente, discorso che si accordava perfettamente con i consigli dati dal Cappello con la nuova canzone.
Uno dei più grandi poteri di Voldemort era collegato alla capacità di saper dividere le persone ed era precisamente il modo in cui riusciva a isolare quelli che combattevano contro di lui.
Per un attimo ricordò un discorso tra Remus e Sirius legato all’Ordine della Fenice e a quanto fossero in svantaggio numerico: la politica dello stare uniti non aveva funzionato quella volta ed ecco com’erano finiti. Hermione fu presa da un’improvvisa voglia di trovare qualche libro interessante sulla Prima Guerra Magica – il periodo che stavano vivendo era stato già ribattezzato da quelli dell’Ordine come “Seconda Guerra Magica” – e vedere se riusciva a trovare anche qualcosa sul primo Ordine.
Si scoprì curiosa di seguire le vicende dei primi combattenti, dei Marauders… continuarono a parlare di Silente e del Cappello fino alla Sala Grande, dove Angelina Johnson si avvicinò a Harry nello stesso istante in cui Blaise Zabini si avvicinò a lei.
«Buongiorno, Granger» fece spicciò, con l’umore che a quanto pare rifletteva il cielo magico della Sala: grigio e pesante.
«Buongiorno, anche tu di buon umore vedo…» fece Hermione con un sospiro.
Zabini scosse la testa «Diciamo che per una Casa i cui punti forti sarebbero astuzia e intraprendenza, ne ho sentite di sciocchezze codarde ieri!»
Hermione lanciò un’occhiata nervosa a Harry «Intendi su Vol-Tu-Sai-Chi?» Fece, cercando di limitarsi per non creare il panico ogni volta che lo nominava. Ormai aveva perso la paura atavica che le veniva ogni volta che si pronunciava quel nome e, ancora una volta, probabilmente lo doveva a Sirius: veder la tranquillità e lo sprezzo con cui pronunciava il suo nome quell’estate l’aveva convinta più di quando lo faceva Harry.
Zabini fece un sorriso sgradevole «Certo, perché pensano che Cedric Diggory si sia ucciso da solo o, magari, sia stato proprio Harry Potter per accaparrarsi la Coppa Tremaghi!»
Hermione sentì una piccola speranza nascere dentro di lei «Tu quindi gli credi?»
L’altro prese un’espressione quasi offesa per l’insinuazione «Ehi, io mi fregio di essere intelligente! Certo che gli credo… e credo al nostro preside più di chiunque altro. Silente non è uno sprovveduto».
Hermione sorrise, più felice di quanto lo fosse stata al risveglio, ma Zabini continuò «Però resto un Serpeverde, quindi sono in leggero svantaggio numerico.».
Hermione sospirò di nuovo «Mi spiace».
«Oggi sei ad Aritmanzia e Antiche Rune?»
Hermione annuì «Come al solito direi!» Del suo anno solo lei aveva scelto di seguire Aritmanzia che era una delle materie più difficili e, di conseguenza, una delle meno scelte dagli studenti.
Probabilmente era l’unica classe formata da tutte le Case, tra cui spiccavano ben quattro Corvonero, seguiti da tre Tassorosso e due Serpeverde. Antiche Rune, invece, era stata scelta solo da lei e Brienne tra i Grifondoro mentre era una delle materie più amate dai Corvonero con i quali quindi seguivano le lezioni, e da Zabini, che poteva tirare un sospiro di sollievo per la lontananza dalla sua Casata.
Si salutarono con un ultimo sorriso, poi Hermione tornò dai ragazzi, che stavano parlando della ricerca del nuovo portiere per la squadra di Quidditch.
Si sedettero al tavolo Grifondoro per fare colazione, poi un frullio di ali annunciò l’arrivo della posta; per un attimo Hermione sperò in una lettera da parte di Sirius, ma poi si diede della completa idiota due secondi dopo. In realtà, non aveva davvero nemmeno capito com’erano rimasti: insomma, sulla banchina di King’s Cross gli aveva detto che gli avrebbe scritto, quindi magari stava aspettando una sua reazione prima di fare qualunque cosa, giusto? Poi c’era una piccola parte di sé che pensava invece che probabilmente se ne fosse già dimenticato, archiviando quella situazione come un momento piacevole ma temporaneo e passato.
Era certo che se avesse continuato a pensarci, sarebbe impazzita presto.
Si riprese giusto in tempo per sentire Ron dire ad Harry «Niente?»
Harry scrollò le spalle «Lo sai chi è il mio unico corrispondente e dubito che abbia qualcosa da dirmi in meno di ventiquattr’ore» borbottò, alludendo a Sirius.
Hermione annuì anche a se stessa: ecco, forse le cose stavano proprio così, si disse speranzosa mentre La Gazzetta del Profeta planava verso di lei. Rispose a tono alle accuse di Harry e poi sparì nel giornale, senza fortunatamente trovare nulla su sospetti cani Animagi.  
«Niente su di te o Silente o nient’altro» annunciò sollevata, mentre la McGranitt distribuiva l’orario a tutti gli studenti.
Ron cominciò a lamentarsi del suo orario a voce molto alta, ma Hermione trovava che potesse essere una buona occasione per “testare” la nuova professoressa proveniente dal Ministero. Harry diceva che era terribile, ma lei voleva prove di prima mano.
La prima mattina di lezioni si dimostrò, come predetto, piuttosto distruttiva: l’ora di Storia della Magia fu noiosa come al solito, ma a Hermione irritò più il menefreghismo dimostrato un po’ troppo apertamente da Harry e Ron; Pozioni invece fu terribile come previsto, il compito di preparare la Bevanda della Pace fu davvero difficile e come al solito ci andò di mezzo Harry. Avrebbe voluto consolarlo ma era già in ritardo per la sua lezione di Aritmanzia, così li salutò frettolosamente sulle scale di marmo e corse al terzo piano, finendo quasi addosso a un impalato Draco Malfoy.
«Guarda dove metti le tue sudice mani, Granger» sbottò quello, scostandosi con l’aria di aver toccato qualcosa di orrendo.
Hermione non ci penso nemmeno per un istante a scusarsi, anche se purtroppo non poteva evitare di sentire uno strappo allo stomaco ogni volta che alludevano alle sue origini.
«Potrei dire la stessa cosa, Malfoy» sbottò, riproducendo la stessa smorfia disgustata.
Draco fece un ghigno «Andiamo, non ci crede nessuno».
«Oh, eccoti qui!» Esclamò Zabini, arrivando dietro di loro e mettendo un braccio sulle spalle di Hermione. «Ti ho cercato dappertutto!» Fece, zittendo automaticamente l’altro. Draco Malfoy continuava ad avere problemi con l’idea che ci fossero Purosangue così amici di Nati Babbani, soprattutto se appartenevano a famiglie influenti come i Zabini.
Anche se perseguiva la sua strada pensando semplicemente che fossero dei traditori del sangue come i Weasley, doveva ammettere che la cosa lo confondeva comunque. Non che avrebbe dato la soddisfazione agli altri di accorgersene, pensò, mentre con un’ultima occhiataccia dava loro le spalle ed entrava in classe.
Zabini si scostò da Hermione e sospirò «Devo sempre salvarti incredibile».
«Ero in gran pericolo, infatti. Mi chiedevo disperatamente chi mai mi avrebbe salvato dalle terribili parole taglienti di Malfoy?» Ironizzò lei, avviandosi verso il solito primo banco.
Zabini rise, ma continuò a seguirla fino a ritrovarsi entrambi allo stesso posto. «Ah no. Questo è il mio posto da almeno due anni!»
«Beh, è anche il mio!» Ribatté Zabini, ma lei si accigliò «Ma non è vero, tu ti siedi sempre in fondo a destra!»
«Oh che dolce, ti ricordi persino dove mi siedo sempre… Sono oltremodo lusingato, ma ho deciso di cambiare posto» replicò lui, sedendosi.
Hermione sospirò, invocando la sacra pazienza, e si sedette accanto a lui «Incredibile… e comunque non sto mica a guardare quello che fai» sibilò, mentre lui ghignava.
«Buongiorno a tutti» fece una voce severa, mentre tutti si placavano. La professoressa Vector ricordava in qualche modo la McGranitt, specialmente per le caratteristiche d’insegnamento: era molto preparata, ma severa e rigorosa. Fisicamente, invece, era più giovane e con lunghi capelli di un rosso malva molto scuro; indossava sempre un vestito nero chiuso fino al collo e il cappello da strega.
«Allora, come ormai tutti saprete questo è l’anno dei G.U.F.O. Sono sicura che i miei colleghi vi abbiano già dato un’infarinatura» cominciò la donna, mentre vari gemiti si alzavano tra gli studenti.
«Sì, come no… Vitious ha passato tutta la prima ora a stressarci» borbottò Zabini e Hermione ridacchiò.
«I G.U.F.O. testano il vostro livello come maghi ordinari, ognuno di voi dovrà superare una prova teorica e una pratica in ogni materia. Oltre a testare le vostre capacità, questi test vi serviranno per decidere le vostre classi per i M.A.G.O. alle quali potrete accedere solo se riuscirete a raggiungere il livello di ingresso deciso dall’insegnante» continuò a spiegare, appoggiandosi con i palmi aperti sulla scrivania. «Personalmente, nella mia classe M.A.G.O. non accetto nessuno che non superi o perlomeno raggiunga Oltre Ogni Previsione. Per il momento direi che la classe, in generale, ha una media che si attesta sull’Accettabile, quindi vi suggerisco di impegnarvi di più se vi interessa Aritmanzia nella vostra carriera futura».
Hermione si drizzò, ostentando una maggiore attenzione.
«Prendete il nuovo volume di Artimanzia Avanzata ed apritelo a pagina sei. Avete circa una mezz’ora per leggere il primo capitolo, poi ci dedicheremo allo studio dei numeri primi» assegnò, mentre con un colpo di bacchetta faceva comparire sulla lavagna una vecchia pergamena con una complicata rete di numeri.
Hermione aprì il libro e cominciò a leggere, ma poi notò il suo compagno di banco che se ne stava a fare disegni distratti su un angolo di una pergamena vuota.
«Leggere è troppo indegno per te?» Ironizzò a mezza voce e Zabini sorrise «Ho già letto quel capitolo e anche i due successivi, mia cara».
Hermione scosse la testa e tornò al suo libro «Già, io infatti sto leggendo il capitolo dieci. Non vorrei mai trovarmi indietro tra dieci settimane» frecciò, stupendolo.
Zabini lanciò un’occhiata al suo profilo «Sei sempre un passo davanti a tutti, eh?»
«È un modo come un altro per non perdere terreno, nonostante tutto» mormorò Hermione, mentre un pezzo di pergamena appallottolato atterrava sul suo banco; lesse velocemente quello che c’era scritto poi lo mise al centro del tavolo.
«Appunto» borbottò e, nonostante il tono, non riuscì a non farsi tremare la voce.
Zabini si allungò per leggere il foglio dove, tra i vari epiteti, campeggiava una sorta di filastrocca intitolata “Sanguesporco” e si accigliò.
«Cos’ha, due anni?» Sbottò, girandosi subito per guardarsi intorno: ovviamente dal fatto che Malfoy lo salutasse dal fondo della sala era chiaro che c’entrasse qualcosa.
«Mi dispiace…»
Hermione scosse le spalle «Ormai sono cinque anni che accade, ci sono abituata. È appunto per questo che la mia intelligenza è importante, mi difende» spiegò, continuando a leggere. Zabini sorrise perché cominciò a pensare che Hermione Granger era decisamente una persona interessante da avere attorno, poi tolse di mezzo la pergamena scarabocchiata e aprì il libro «Scommettiamo che arrivo alla fine prima di te?»
«Sì, sogna pure» replicò lei, facendolo ridere.
Fortunatamente per il resto della lezione furono tutti così occupati a capirci qualcosa che nessuno ebbe il tempo di fare altri scherzi, neanche Draco Malfoy. Tuttavia sia Hermione che Zabini sentivano il suo sguardo maligno su di loro e, quando la campanella suonò per segnare la fine delle classi mattutine, Zabini ormai ne aveva abbastanza.
Hermione si alzò di scatto e si preparò «Devo trovare Harry e Ron, Harry non era proprio di buon’umore…» gli spiegò, mettendosi la tracolla sulla spalla.
«Ci vediamo dopo a Antiche Rune?»
Zabini annuì, ma in realtà continuava a tenere d’occhio Malfoy per evitare che gli sfuggisse come il serpente che era. Hermione, ignara di tutto, gli sorrise e uscì dalla classe.
Draco, intanto, aveva sgomberato il tavolo ed aveva appena alzato la testa, rendendosi conto solo in quell’istante che erano rimasti solo lui ed Zabini; lo guardò per un attimo, poi abbassò la testa con un ghigno «Che c’hai da fissare, Zabini?»
Zabini scosse la testa, mentre si allontanava dal banco «Cercavo di capire quale fosse la tua età mentale, perché evidentemente cozza con quella anagrafica» frecciò, ma Draco rise «Mi pare di capire che le mie doti poetiche non siano state apprezzate».
Zabini lo fissò diritto negli occhi «Sei un vero idiota».
«Beh, tu e la tua amichetta non eravate troppo elevati rispetto a noi altri per dare conto a inezie del genere?» Chiese l’altro e dal suo silenzio fu chiaro che avesse colto nel punto. Draco fece qualche passo verso di lui «Se sei qui a parlarmene immagino che la cosa, per quanto idiota, abbia colpito comunque. La cosa non può farmi che piacere» sibilò.
«Sei coraggioso solo quando hai i tuoi scagnozzi dietro, Malfoy. Dove sono Tiger e Goyle?»
Draco rise piano «Beh, adesso non ci sono. Vuoi fare a botte?» Ironizzò poi, alla sua immobilità, si avviò verso la porta.
«Dimenticavo… come mai tanto interesse a fare il Cavalier servente della Sanguesporco? Abbiamo una cotta?» Chiese malignamente, mollandolo lì.
Hermione, nonostante la buon’ora di lezione in più rispetto a Harry e Ron, riuscì comunque a trovarli in Sala Grande, mentre mangiavano. Si costrinse a eliminare tutto l’accaduto con Malfoy, dopo Piton ci mancava la rabbia verso di lui e i suoi “scherzi” deficienti, e si sedette accanto ad Harry.
«Ehi, pensavo aveste già smesso di pranzare!» Esclamò.
Ron, dall’altro lato di Harry, scosse le spalle «Abbiamo pensato di aspettarti…»
Hermione gli sorrise, ma poi si concentrò su Harry *«È stato davvero ingiusto, Piton dico» disse per consolarlo. «La tua pozione non era nemmeno lontanamente orrida come quella di Goyle; quando l'ha versata, la fiaschetta è andata in frantumi e gli si è incendiato il vestito».
«Già» mormorò Harry, guardando minaccioso il piatto. «Quando mai Piton è stato giusto con me?» Nessuno dei due rispose; tutti e tre sapevano che l'ostilità reciproca tra Piton e Harry era totale dal momento in cui Harry aveva messo piede a Hogwarts.
«Ero convinta che sarebbe andata un po' meglio quest'anno» disse Hermione in tono deluso. «Voglio dire, insomma...» Si guardò intorno, cauta: c'erano una mezza dozzina di posti vuoti da entrambi i lati e nessuno stava passando. «Adesso che fa parte dell'Ordine».
«Il lupo perde il pelo...» disse Ron saggiamente. «Comunque, io ho sempre pensato che Silente fosse pazzo a fidarsi di Piton. Dove sono le prove che ha davvero smesso di lavorare per Voi-Sapete-Chi?»
«Io credo che Silente abbia un sacco di prove, anche se non le racconta a te, Ron» ribatté Hermione.
«Oh, smettetela, voi due» sbottò Harry con veemenza, mentre Ron apriva la bocca per rispondere a tono. Sia lui che Hermione rimasero lì immobili, arrabbiati e offesi.
«Non potete darci un taglio?» Continuò Harry. «Non fate altro che beccarvi, è una cosa che mi fa impazzire». E, abbandonando il suo arrosto, si gettò di nuovo la borsa in spalla e li piantò lì seduti*.
Hermione e Ron continuarono a mangiare in un silenzio scocciato, poi Hermione si alzò per andare alla sua lezione di Antiche Rune.
Lei voleva bene sia a Ron che a Harry, ma a volte pensava fosse una fortuna che avessero qualche lezione separati, così potevano evitare di farsi fuori; salutò un Ron ancora seccato e scappò verso l’aula dodici a piano terra. Quando entrò la professoressa non c’era ancora, ma scorse Brienne salutarla dal secondo banco: era l’unica Grifondoro ad aver scelto quella materia al secondo mentre tutti gli altri avevano scelto Divinazione; insieme a Aritmanzia, che comunque seguiva solo lei, restava l’unica lezione che seguivano insieme a Corvonero.
«Ciao» la salutò la compagna di dormitorio, mentre faceva un incantesimo per tenere su le punte dei cortissimi capelli scuri; secondo Hermione quello, insieme ai vivaci occhi nocciola e mento appuntito, la rendevano una delle ragazze più particolari del Castello.
«Ciao… funziona?» Provò a chiedere, sedendosi al suo fianco.
Brienne sbuffò «In realtà non molto, però non conosco altri metodi per tenerli su, sono intrattabili».
Hermione sorrise «Posso portarti un po’ di gel da casa, la prossima volta» propose, non conoscendo altri incantesimi più efficaci per acconciare i capelli; la Tricopozione per i ricci era l’unico prodotto magico che conoscesse.
Brienne batté le palpebre e la fissò «Gel?» Domandò perplessa.
Al contrario Aveline che era una fiera Nata Babbana come Hermione, lei era una Mezzosangue che sapeva poco o nulla del mondo non magico, a causa della volontà di sua madre di immergersi totalmente nella magia, ignorando le sue origini.
«Un prodotto che ti sistemerà i capelli così bene da resistere persino agli sbuffi di Zabini» promise Hermione con un sorriso, proprio mentre il nominato entrava in aula con l’aria da assassino seriale; si sedette davanti a loro con il predetto sbuffo, senza neanche salutarle.  
Hermione e Brienne si scambiarono un’occhiata perplessa.
«Beh, ma buongiorno» ironizzò Brienne e Zabini sospirò «Ho avuto una brutta mattinata» mormorò, lanciando una significativa occhiata a Hermione, che fece finta di nulla.
«Oggi abbiamo Difesa, vedremo com’è la Umbridge!» Continuò Brienne, dando un’occhiata al suo orario. Il nuovo sbuffo di Zabini attirò l’attenzione di entrambe.
«Cosa?»
«Abbiamo già avuto la Umbridge questa mattina, prima di Incantesimi. Fortunatamente era una sola ora, ma mi basterebbe per tutta la settimana!» Spiegò con un tono così amaro che Hermione prevedeva il peggio: conosceva Zabini abbastanza bene da sapere che aveva sempre una buona parola per qualsiasi insegnate potesse fargli conoscere qualcosa in più; persino di Piton, Rüf e la Cooman riusciva a dire qualcosa di buono. Se per la Umbridge non trovava proprio nulla, allora era una cosa grossa.
«Cosa vuol dire?» Chiese, infatti, accigliandosi.
Zabini prese un’aria misteriosa, ma per niente allegra «Vedrete…»
«Buon pomeriggio, ragazzi» la professoressa, Bathsheda Babbling, entrò in aula con la solita aria frettolosa e le braccia cariche di alfabeti astrusi e libri polverosi. Rispetto alla più rigorosa Vector di Artimanzia, la professoressa di Antiche Rune era una maga scarmigliata, eccentrica e acuta.
«Buongiorno, ragazzi!» Esclamò, con un grande sorriso che abbracciò tutti. «Ho appena scovato due manuali che sono sicura vi interesseranno un mondo! Uno è un manoscritto datato 1500 in cui si raccontano gli esperimenti portati avanti da un grande mago che tentò di analizzare gli effetti della magia runica sull’alchimia… chi mi sa suggerire un probabile nome per questo mago?» Domandò con una luce maliziosa negli occhi.
Zabini alzò pigramente la mano «Merlino?»
La professoressa annuì entusiasta «Esatto! E perché hai pensato proprio a lui?»
«Merlino era, tra le varie cose, un abile alchimista…» continuò ancora Zabini. La mano di Hermione scattò in aria «Il Sillabario di Spellman, se non sbaglio, cita delle traduzioni effettuate sulle lettere runiche presenti sulle vesti di Merlino. A meno che non fossero opera di qualche sarto particolarmente dotato, probabile che sapesse usarle».
Zabini la fissò con l’ombra di un ghigno sulla faccia, poi alzò nuovamente la mano «Sul Manuale Avanzato di traduzione di Bethenbom, viene citato come esempio gli studi sui legami tra l’alchimia e il numero 7, portati avanti proprio da Merlino».
La professoressa rise nel notare che neanche con il nuovo anno i suoi due studenti migliori si facevano sfuggire l’occasione di un duello verbale «Ottimo, come al solito. Cinque punti a entrambe le Case» fece, girandosi verso la lavagna. «Allora, qui di seguito il programma per questo nuovo anno…» cominciò, mentre tutti tiravano fuori penne e calamai.
Zabini si sollevò sulle due gambe inferiori della sedia per avvicinarsi a Hermione «Il Sillabario, davvero? Pensavo avessi smesso di leggerlo almeno un anno fa» la stuzzicò, ma Hermione non fece una piega, mentre continuava a scrivere «Il Manuale Avanzato, davvero? Io ho finito di leggerlo a metà quarto anno» rimbeccò sullo sesso tono, facendolo sogghignare. Brienne, accanto a loro, continuava a pensare che fossero due pazzi. 
Quello era il motivo principale per cui le lezioni con i Corvonero la stimolavano tanto: non si limitavano a una conoscenza superficiale delle materie, ma approfondivano sempre e il più possibile gli argomenti. Zabini era particolarmente brillante e indisponente, ma quasi tutti i Corvonero erano fatti di pasta simile. Inoltre, anche i professori che appartenevano a quella Casa tendevano sempre a dare qualcosa di più, come Vitious che cercava di farli appassionare alla materia in sé, piuttosto che esaurire il programma.
Anche senza ascoltare le lodi svenevoli dei suoi studenti, Hermione avrebbe capito che la Babbling era stata una Corvonero: oltre alle lezioni canoniche, arrivava sempre con nuove letture e manufatti, cercava di stimolarli con scoperte e nuove interpretazioni; soprattutto non si accontentava di risposte superficiali e persino una così dettagliata come quella di Zabini gli valeva solo cinque punti e non di più.
La lezione andò avanti interessante come sempre, il nuovo programma di studio era proprio come piaceva a lei: corposo, consistente e approfondito. Tuttavia c’era una vocina fastidiosa che continuava a ricordarle le insinuazioni di Zabini sulla nuova professoressa di Difesa e, quando suonò la campanella, era ormai talmente convinta della sua negatività che odiava la Umbridge ancora prima di averla conosciuta davvero.
Brienne al suo fianco si risistemò la tracolla come se dovesse andare in guerra «Ci siamo» fece con tono battagliero, mentre Zabini le salutava con un grosso ghigno «Divertitevi» ironizzò, lasciando Hermione decisamente scazzata.
 «Dai, alla fine non può essere così male, no?» Provò a dire, mentre si avviavano alla classe di Difesa Contro le Arti Oscure. «Santo cielo, abbiamo avuto Raptor al primo anno!»
Brienne annuì con un sorrisino «E Allock al secondo» le ricordò, mentre Hermione ripercorreva quei momenti imbarazzanti. Nonostante tutto però, quando arrivarono davanti all’aula con gli altri avevano tutti un certo timore. La Umbridge era già seduta alla cattedra, con il solito cardigan rosa e un fiocco nero sulla testa. 
«Ciao» fece Hermione, mentre salutava Brienne e si sedeva con Harry e Ron, tirando fuori Teoria della Magia Difensiva.
*«Beh, buon pomeriggio!» disse la professoressa quando finalmente tutti si furono seduti. Alcuni borbottarono in risposta, ma la professoressa scosse la testa «Mmm, mmm. Così non va, no? Vorrei per favore che rispondeste 'Buon pomeriggio, professoressa Umbridge'. Un'altra volta, prego. Buon pomeriggio, ragazzi!»
«Buon pomeriggio, professoressa Umbridge» le risposero in coro.
«Bene» disse la professoressa Umbridge in tono amabile. «Non era troppo difficile, vero? Via le bacchette e fuori le piume, prego».
Molti ragazzi si scambiarono sguardi cupi; l'ordine 'Via le bacchette' non era mai stato seguito da una lezione interessante. Harry ripose la sua ed estrasse piuma, inchiostro e pergamena. La professoressa Umbridge aprì la borsa, sfilò la bacchetta, che era insolitamente corta, e batté forte la lavagna; subito apparvero le parole:
Difesa contro le Arti Oscure
Ritorno ai principi base
«Allora, l'insegnamento di questa materia è stato piuttosto discontinuo e frammentario, non è così?» esordì, voltandosi verso la classe con le mani intrecciate davanti a sé. «Il continuo cambio d'insegnanti, molti dei quali pare non abbiano seguito alcun programma approvato dal Ministero, ha purtroppo sortito l'effetto di porvi assai sotto la media d'istruzione che ci aspetteremmo di vedere nell'anno dei G.U.F.O.
«Vi farà piacere sapere, tuttavia, che questi problemi saranno finalmente risolti. Quest'anno seguiremo un corso di magia difensiva strutturato con cura, fondato sulla teoria, approvato dal Ministero. Copiate le frasi seguenti, prego».
Colpì di nuovo la lavagna; il primo messaggio sparì e fu sostituito dagli 'Obiettivi del Corso':

1. Comprendere i principi base della magia difensiva.
2. Imparare a riconoscere le situazioni nelle quali la magia difensiva può
essere usata legalmente.
3. Porre la magia difensiva in un contesto per l'uso pratico.
 
Per un paio di minuti l'aula fu invasa dal fruscio delle piume sulla pergamena. Quando tutti ebbero ricopiato i tre obiettivi del corso, la professoressa Umbridge chiese: «Avete tutti Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?»
La classe fu percorsa da un cupo mormorio di assenso.
«Credo che dobbiamo riprovarci» disse la professoressa Umbridge. «Quando vi faccio una domanda, vorrei che rispondeste 'Sì, professoressa Umbridge', o 'No, professoressa Umbridge'. Allora: avete tutti Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?»
«Sì, professoressa Umbridge» risuonò nell'aula.
«Bene» disse la professoressa Umbridge. «Vorrei che apriste il libro a pagina cinque e leggeste 'Capitolo Uno, Fondamenti per principianti'. Non ci sarà bisogno di parlare».
Si allontanò dalla lavagna e si sedette dietro la cattedra, osservandoli con quegli occhi gonfi da rospo.*
Hermione non aprì neanche il libro di teoria e continuò a fissare i tre punti scritti alla lavagna con un certo sgomento, sperando di aver letto male: se quella era Difesa Contro le Arti Oscure, lì non c’era nulla che ricordasse anche solo minimamente l’atto pratico del difendersi.
Rilesse i tre punti almeno dieci volte, tanto per essere sicura di quello che stava per fare, poi alzò la mano. Dopo circa cinque minuti le fu dolorosamente chiaro che la professoressa la stesse ignorando, tuttavia continuò a tenere la mano per aria, certa che i suoi compagni si sarebbero stancati presto di leggere quel noioso capitolo.
Infatti, uno a uno, cominciarono tutti a osservare i suoi muti tentativi di richiamare la professoressa, piuttosto che leggere.
*Quando ormai più di metà della classe fissava Hermione al posto dei propri libri, la professoressa Umbridge parve decidere che non poteva più ignorare la situazione «Voleva chiedere qualcosa a proposito del capitolo, cara?» Le domandò, come se si fosse appena accorta di lei.
«Non a proposito del capitolo, no» rispose Hermione.
«Be', adesso stiamo leggendo» disse la professoressa Umbridge, mostrando i dentini affilati. «Se ha altre domande, possiamo affrontarle alla fine della lezione».
«Ho una domanda sugli obiettivi del suo corso» ribatté Hermione.
La professoressa Umbridge alzò le sopracciglia «Il suo nome è?»
«Hermione Granger» rispose Hermione.
«Be', signorina Granger, credo che gli obiettivi del corso siano perfettamente chiari se li legge attentamente» disse la professoressa Umbridge con deliberata dolcezza.
«Veramente non mi pare» obiettò Hermione brusca. «Là non c'è scritto niente sul fatto di usare incantesimi di Difesa».
Ci fu un breve silenzio durante il quale molti ragazzi si voltarono a guardare corrucciati i tre obiettivi del corso ancora scritti sulla lavagna.
«Usare incantesimi di Difesa?» ripeté la professoressa Umbridge con una risatina. «Beh, non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa, signorina Granger. Lei non si aspetta di venire aggredita durante le lezioni, no?»
«Non useremo la magia?» domandò Ron ad alta voce.
«Gli studenti alzano la mano quando desiderano parlare durante le mie lezioni, signor...?»
«Weasley» disse Ron, scagliando la mano in aria.
La professoressa Umbridge, con un sorriso ancora più ampio, gli voltò le spalle. Anche Harry e Hermione alzarono subito la mano. Gli occhi gonfi della professoressa Umbridge indugiarono su Harry un istante prima di rivolgersi a Hermione.
«Sì, signorina Granger? Voleva chiedere qualcos'altro?»
«Sì» rispose Hermione. «Senza dubbio lo scopo di Difesa contro le Arti Oscure è esercitarsi negli incantesimi di Difesa, no?»
«Lei è per caso un'esperta di istruzione del Ministero, signorina Granger?» chiese la professoressa Umbridge con la sua voce falsamente dolce.
«No, ma...»
«Be', allora temo che non sia qualificata per decidere qual è lo 'scopo' di un corso. Maghi molto più anziani e capaci di lei hanno ideato il nostro nuovo programma di studi. Apprenderete gli incantesimi di Difesa in un modo sicuro, privo di rischi...»
«A che cosa serve?» chiese Harry ad alta voce. «Se verremo attaccati, non sarà in un...»
«La mano, signor Potter» cantilenò la professoressa Umbridge.
Harry scagliò il pugno in aria. Di nuovo, la professoressa Umbridge gli voltò rapida le spalle, ma ormai parecchi ragazzi avevano la mano alzata.
«Il suo nome è?» chiese la professoressa Umbridge a Dean.
«Dean Thomas».
«Allora, signor Thomas?»
«Be', è come dice Harry, no?» disse Dean. «Se verremo attaccati, non sarà privo di rischi».
«Ripeto» rispose la professoressa Umbridge, sorridendo a Dean in modo assai irritante, «si aspetta di venire aggredito durante le mie lezioni?»
«No, ma...»
La professoressa Umbridge lo interruppe. «Non ho intenzione di criticare il modo in cui le cose sono state condotte in questa scuola» disse, con un sorriso nient'affatto convincente che le stirava la bocca larga, «ma in questo corso siete stati esposti all'influenza di maghi assai irresponsabili, davvero assai irresponsabili. Per non parlare…» e diede in una risatina maligna «… di ibridi estremamente pericolosi».
 «Se intende il professor Lupin, è stato il migliore che abbiamo mai...» cominciò Dean, arrabbiato.
«La mano, signor Thomas! Come stavo dicendo, siete stati introdotti a incantesimi complessi, inadatti alla vostra età e potenzialmente letali. Siete stati indotti con la paura a credere che sia probabile imbattersi in Attacchi Oscuri un giorno sì e uno no...»
«Non è così» disse Hermione. «Abbiamo solo...»
«La sua mano non è alzata, signorina Granger!»
Hermione alzò la mano. La professoressa Umbridge si voltò dall'altra parte.
«Mi pare di aver capito che il mio predecessore non solo ha praticato maledizioni illegali davanti a voi, ma addirittura su di voi».
«Beh, è saltato fuori che era un pazzo, no?» disse Dean accalorandosi. «Ma comunque abbiamo imparato un sacco di cose».
«La sua mano non è alzata, signor Thomas!» Trillò la professoressa Umbridge. «Ora, è opinione del Ministero che una conoscenza teorica sarà più che sufficiente a farvi superare gli esami, e dopotutto è questo lo scopo della scuola. Il suo nome?» aggiunse, fissando Calì che aveva appena fatto scattare in aria la mano.
«Calì Patil, e al G.U.F.O. non c'è anche una prova pratica di Difesa contro le Arti Oscure? Non dobbiamo dimostrare di saper concretamente eseguire le contro-maledizioni, eccetera?»
«Se avrete studiato abbastanza a fondo la teoria, non c'è ragione per cui non dovreste essere in grado di eseguire gli incantesimi durante gli esami, in circostanze di massima sicurezza» rispose la professoressa Umbridge categorica.
«Senza mai averli provati prima?» chiese Calì incredula. «Ci sta dicendo che la prima volta che potremo fare gli incantesimi sarà agli esami?»
«Ripeto, se avrete studiato a fondo la teoria...»
«E a che cosa servirà la teoria nel mondo reale?» Intervenne Harry ad alta voce, la mano di nuovo levata. La professoressa Umbridge alzò lo sguardo «Qui siamo a scuola, signor Potter, non nel mondo reale».
«Allora non dobbiamo prepararci a ciò che ci aspetta là fuori?»
«Non c'è niente che ci aspetta là fuori, signor Potter».
«Oh, davvero?» ribatté Harry. La rabbia che gli borbottava dentro sommessa da tutto il giorno stava raggiungendo la temperatura di ebollizione.
«Chi immagina possa desiderare di aggredire ragazzini come voi?» Indagò la professoressa Umbridge con voce tremendamente mielosa.
«Mmm, mi lasci pensare...» rispose Harry in tono falsamente meditabondo. «Forse... Lord Voldemort?»
Ron trattenne il fiato, Lavanda Brown emise un gridolino, Neville scivolò giù dallo sgabello, mentre Hermione sospirò perché era sicura sarebbe successo.
La professoressa Umbridge non batté ciglio e fissava Harry con aria di cupa soddisfazione «Dieci punti in meno per Grifondoro, signor Potter». La classe era immobile e silenziosa; tutti fissavano la Umbridge o Harry. «Ora, permettete che chiarisca un paio di cose».
La professoressa Umbridge si alzò e si sporse verso di loro, le mani dalle dita tozze allargate sul piano della cattedra «Vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è tornato dal mondo dei morti...»
«Non era morto» disse Harry con rabbia, interrompendolo. «Ed è tornato!»
«Signor Potter, lei ha già fatto perdere dieci punti alla sua Casa non peggiori la situazione» disse la professoressa Umbridge tutto d'un fiato, senza guardarlo. «Come stavo dicendo, vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è di nuovo in circolazione. Questa è una bugia».
«Non è una bugia!» Esclamò Harry. «Io l'ho visto, io ho combattuto contro di lui!»
«Punizione, signor Potter!» La professoressa Umbridge era trionfante. «Domani sera. Alle cinque. Nel mio ufficio. Ripeto, questa è una bugia. Il Ministero della Magia garantisce che non correte alcun pericolo da parte di alcun Mago Oscuro. Se siete ancora preoccupati, venite assolutamente da me dopo le ore di lezione. Se qualcuno vi mette in agitazione diffondendo frottole su Maghi Oscuri rinati, vorrei esserne informata. Sono qui per aiutarvi. Sono vostra amica. E ora, volete per favore continuare la lettura? Pagina cinque, 'Fondamenti per principianti'».
La professoressa Umbridge sedette dietro la cattedra, invece Harry si alzò; lo guardavano tutti e Seamus era mezzo spaventato, mezzo ammaliato.
«Harry, no!» Sussurrò Hermione allarmata tirandolo per una manica, ma lui allontanò il braccio con uno strattone.
«Quindi secondo lei Cedric Diggory è morto così, da solo, vero?» Chiese con voce tremante. Trattennero tutti il respiro perché nessuno di loro, tranne Ron e Hermione, aveva mai sentito Harry parlare di ciò che era successo la notte della morte di Cedric. Spostarono gli sguardi curiosi da Harry alla professoressa Umbridge, che aveva alzato gli occhi e lo guardava senza alcuna traccia del suo sorriso posticcio.
«La morte di Cedric Diggory è stata un tragico incidente» rispose in tono gelido.
«È stato un assassinio» disse Harry, avvertendo la propria voce tremante.
Non aveva parlato quasi con nessuno della cosa, men che meno davanti a trenta compagni di classe avidi di sapere. «Voldemort l'ha ucciso, e lei lo sa».
Il volto della Umbridge era privo di espressione. Per un attimo Harry pensò che gli avrebbe urlato contro, invece con la voce più morbida e più dolcemente infantile che riuscì a trovare gli disse «Venga qui, signor Potter, caro».
Lui calciò via la sedia, oltrepassò Ron e Hermione e raggiunse la cattedra.
Sentì il resto della classe trattenere il respiro, ma lui era così arrabbiato che non gli importava di quello che sarebbe successo. La professoressa Umbridge estrasse un piccolo rotolo di pergamena rosa dalla borsetta, lo srotolò sulla cattedra, intinse la piuma in una boccetta di inchiostro e prese a scrivere in fretta, chinandosi in modo che Harry non potesse vedere quello che scriveva.
Dopo un minuto la Umbridge arrotolò la pergamena e la colpì con la bacchetta; il rotolo si sigillò completamente, in modo che lui non potesse aprirlo.
«Lo porti alla professoressa McGranitt, caro» disse la professoressa Umbridge e gli porse il messaggio. Lui lo prese e uscì dall'aula senza fiatare, senza nemmeno voltarsi a guardare Ron e Hermione, e si sbatté la porta alle proprie spalle*.
Un disastro. Un vero e proprio disastro.
La classe uscì dall’aula come uno sciame di api imbizzarrite, bisbigliando a più non posso su quanto fosse accaduto; c’erano gli indignati contro la Umbridge e il suo nuovo programma inutile, c’erano gli sconvolti da quanto detto da Harry, c’erano i complottisti e i maligni. Hermione e Ron aspettarono che uscissero tutti per evitare di essere messi in mezzo, poi si avviarono lentamente verso cena, sicuri che le voci si sarebbero sparse come al solito alla velocità della luce. Nonostante fosse dispiaciuta per Harry, però, Hermione continua a pensare al programma di quella donna orribile: come avrebbero potuto superare gli esami senza praticare un solo incantesimo di difesa? Come avrebbero potuto combattere contro i Mangiamorte e Voldemort senza fare progressi nelle contro-magie oscure? Era furiosa per il fatto che, pur di andare contro Silente, il Ministero preferisse creare una grossa lacuna in un’intera generazione di maghi inglesi.
Presa da quell’idea si bloccò di colpo e pestò un piede a terra «Ma come diavolo è possibile? A che gioco sta giocando Silente?» Sbottò, facendo addirittura sussultare Ron.
«Non lo so… vuoi andare a cena?» Replicò lui, nervoso.
«Sì, cerchiamo Harry» ribatté cupa, ma col senno di poi non fu proprio una buona idea.
Erano tutti talmente presi dalla novità e dalla volontà di strappare qualche verità a Harry, che nessuno si preoccupava di abbassare la voce o usare un minimo di tatto nei suoi confronti.
All’ennesima battuta di cattivo gusto, le mani tremavano così forte ad entrambi che decisero di andarsene, seguiti dopo poco da Ron. Fortunatamente la Sala Comune era vuota, così trascinarono le loro poltrone preferite davanti al camino e vi si gettarono con sollievo. Hermione si sedette a gambe incrociate sulla sua, mentre Grattastinchi si acciambellava su di lei come un grosso cuscino rosso.
Per un breve secondo ripensò a quando il suo gatto si acciambellava su Sirius a Grimmauld Place. Sirius… chissà cosa stava facendo… lasciò per un attimo che la mente vagasse ai vari momenti che avevano passato insieme quell’estate, sentendo persino la nostalgia dei lavori in casa, ma la faccia della brutta rospa ritornò alla sua mente.
*«Com'è possibile che Silente l'abbia permesso?» gemette all'improvviso, facendo trasalire Harry e Ron; Grattastinchi balzò via, offeso. Lei per la rabbia prese a pugni i braccioli della poltrona, tanto che pezzetti d'imbottitura sfuggirono dai buchi. «Come può permettere che quella donna orribile sia nostra insegnante? E nell'anno dei G.U.F.O. per di più!» Sbottò, ma niente poteva farla stare meglio, neanche rimettere al loro posto quei due sconsiderati di Fred e George che continuavano coi loro esperimenti. Hermione provò a studiare per altri dieci minuti ma non riusciva a concentrarsi, così mise via i libri e tirò fuori i suoi cappelli di lana per elfi. La verità era che dopo tutta la discussione su Kreacher con Sirius aveva quasi pensato di abbandonare l’idea di liberare elfi, perché dopotutto potevano esserci altre soluzioni… però ormai li aveva fatti, quindi tanto valeva provarci. Ovviamente il tutto sotto lo sguardo semi-scandalizzato e quello neutro, rispettivamente, di Ron e Harry, ma era troppo stanca per discutere anche di quello, così lasciò cadere il discorso e corse di sopra. Fortunatamente nessuna delle sue compagne di dormitorio era ancora ritornata, così si mise il pigiama e si infilò nel letto in tutta calma e tranquillità. Peccato che non riuscisse a dormire neanche volendo: la testa vorticava di così tanti pensieri che avrebbe potuto impazzire. Provò a rigirarsi nelle coperte per un po’, ma alla fine decise che aveva bisogno di muoversi, di fare qualcosa di attivo.
Fu in quel momento che le venne l’idea più folle del mondo. Talmente folle che sentiva il bisogno di doverla attuare subito, prima di perdere coraggio. Si alzò di scatto e si rivestì in tutta fretta, proprio mentre entravano Brienne e Aveline che notò la sua agitazione e si accigliò «Che succede?»
«Ho dimenticato di dover inviare una lettera importante» borbottò Hermione, afferrando pergamena, calamaio e piuma prima di uscire;  erano ancora le sette e il coprifuoco non sarebbe scattato prima delle nove. Si avviò a grandi passi per la Sala Comune, sollevata dal fatto che sia Ron che Harry fossero già nel loro dormitorio, e uscì dal buco del ritratto.
Mentre ascoltava l’eco delle sue scarpe sui pavimenti silenziosi del Castello, Hermione pensò che doveva davvero distrarsi per non perdere coraggio prima ancora di arrivare alla Guferia. Una volta alla torre ovest, salì  la scala a chiocciola e aprì la porta con così tanta verve che i gufi più vicini sbatacchiarono le ali, indignati.
Hermione li ignorò, fece qualche passo avanti e si guardò intorno; con un sorriso notò la civetta di Harry che sonnecchiava su un trespolo poco lontano.
«Edvige…» sussurrò, arrivandole vicino. «Ciao, pensi che potresti portare una lettera per me, anche se non sono Harry?» Provò a dirle, mentre l’animale alzava la testa.
Aveva sempre considerato i gufi degli animali molto intelligenti e la civetta di Harry in particolare aveva qualcosa di speciale. Edvige la fissò a lungo con i suoi occhi ambrati, quasi come se si stesse accertando di conoscerla, poi fece uno schiocco di incoraggiamento.
Hermione approvò con un sorriso, poi aprì la pergamena di botto e cominciò a scrivere, presa da una sorta di frenesia. Quando ebbe finito, legò subito la pergamena alla zampa di Edvige e sussurrò «La lettera è per Sirius, a Grimmauld Place, va bene? Anche se sopra non c’è scritto l’indirizzo».
La civetta annuì, schioccò il becco e si sollevò in aria; Hermione fissò il cielo fino a quando non diventò un piccolo puntino scuro, con una strana sensazione addosso: si sentiva a metà tra il febbrile e l’eccitato.
Finalmente aveva scritto a Sirius.
Batté le palpebre un paio di volte poi fece un piccolo gridolino: oddio, aveva scritto a Sirius una lettera! A un certo punto si era quasi dimenticata a chi stesse scrivendo ed era andata a ruota libera, quasi come se stesse scrivendo più un diario che una lettera vera e propria. Hermione si mise entrambe le mani sulla bocca, inorridendo ogni secondo che le ritornavano in mente le parole che aveva usato; la sua mente doveva essere andata in completo black out! Sirius si sarebbe fatto una bella risata a leggere il suo parto folle o, ancora peggio, le avrebbe dato della matta completa.
Hermione tornò in dormitorio e si rifiutò di parlare con chiunque, mentre si sentiva sempre più in imbarazzo ogni volta che si immaginava l’espressione di Sirius mentre leggeva la lettera; si sentiva così stupida che dormì male tutta la notte e il mattino dopo il suo umore era grigio come il soffitto magico della Sala Grande.
Almeno i suoi cappellini erano spariti, quindi forse qualcosa di buono l’aveva fatto; continuò a battibeccare con Ron su quella storia, ma si rendeva conto che era più uno sfogo per l’agitazione che sentiva in corpo. La sua mente era tutta per l’arrivo della posta mattutina da lì a qualche secondo.
Fu solo quando si sedette al tavolo che si rese conto di un dettaglio fondamentale che incredibilmente non gli era venuto in mente fino ad allora: se anche Sirius avesse risposto, avrebbe rimandato la lettera tramite Edvige. Come avrebbe potuto giustificare a Harry una cosa del genere?
Tutta la stupidità delle sue azioni le crollò addosso e gemette così forte che sia Harry che Ron la sentirono «Tutto bene?»
«Sì» sibilò tra i denti, poi dovette farsi forza per non scattare in piedi quando i gufi entrarono dalle piccole finestre in alto. La civetta di Harry era così candida da spiccare nel mucchio e Hermione sentiva il cuore balzarle in gola.
«Guarda Harry, c’è Edvige!» Esclamò Ron, stupito.
«Cosa? Oh, davvero! Che strano…» si stupì pure Harry, mentre il gufo atterrava davanti a loro. Harry si rese stranamente conto che portava ben tre lettere tra le zampe e prese quella più voluminosa, indirizzata a lui. «Perché ha tre lettere?» Chiese, accigliandosi.
Poi notò che le altre due lettere erano indirizzate anche a Ron e Hermione, così si allungò per dare un’occhiata a quella di Ron, firmata dalla Signora Weasley.
Ron diede una scorsa a quella di Harry, firmata sotto il nome di suo padre, e sorrise «A quanto pare hanno deciso di fare una spedizione unica sotto il nome Weasley per non destare sospetti… che dice la tua?»
Harry lesse velocemente la sua lettera «Sì, infatti è scritta un po’ in codice… è firmata da tuo padre e mi parla anche di cose babbane, però lo capisco tra le righe che non è scritta da lui…»
«Forte, grande… S-Tartufo!» Si corresse al volo Ron a un’occhiataccia di Harry. «E la tua Hermione?» Chiese poi, stupendosi del fatto che pure lei avesse ricevuto una lettera sotto nome Weasley.
Hermione sembrava ipnotizzata dalla lettera, ma batté le palpebre «Eh? Oh è Remus che mi consiglia dei libri sui quali gli avevo chiesto, ma è firmata Bill» spiegò con un balbettio che nessuno dei due notò; l’umore di Harry era troppo buono per aver ricevuto una lettera da Sirius ed entrambi erano ancora impegnati a leggere.
Hermione ritornò furtivamente alla sua lettera dove scorse la lista di libri che, era sicura, qualcuno avesse preso da una certa libreria organizzata da poco; fu soprattutto un titolo a balzarle all’occhio, soprattutto perché non l’aveva mai sentito nominare tra i classici della letteratura Babbana. S’intitolava:
“Il Camino Scarlatto all’ora delle streghe”.
 
 
Note autrice:
Per farmi perdonare, ho deciso di pubblicarvi due capitoli insieme. Per chi seguiva già la versione precedente, troverà un enorme cambiamento ma non è casuale. Ho solo rispolverato un mio vecchio amore.
In ogni caso, fatemi sapere.
Intanto vi auguro buon Natale e anche un felice anno nuovo, perché la nuova pubblicazione sarà sicuramente dopo l’uno.
Baci <3
 
 
 
 
 
   
 
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