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Autore: queenjane    28/12/2018    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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 “Con Papa, abbiamo visitato un ospedale di feriti, è stato .. duro. C’era puzza, i malati si lamentavano e molti non avevano un braccio o una gamba, o mancavano entrambi, gli arti. O deliravano per il dolore”
“E che hai fatto?” da un eccesso a un altro, lo avevano tenuto protetto per un pezzo, da quando era nato,  e poi lo buttavano in quei deliri, i tormenti che gli vennero erano solo un pallido riflesso dei successivi. Aveva undici anni, poteva essere nervoso, impressionabile. Già, e io ero andata incontro a occhi spalancati, alla guerra, ai deliri, agli ingaggi, dal settembre 1914 al settembre 1915 se non esplosi o morii fu solo un miracolo .. “Alexei.. se vuoi, con me puoi parlare, lo sai” già, che ricavo, ed era sempre meglio di nulla. Il mio coraggioso fratellino, che combatteva ogni giornata una orribile, stregua battaglia per rimanere in vita, l’emofilia, la guerra che combatteva ogni singolo giorno, da quando era nato.
“ Il saluto militare, ho fatto,  e detto che ero orgoglioso, che erano valorosi, anche se era tremendo che fossero .. feriti. Mutilati. E visitato le truppe, tante sai”  
Lo sguardo grigio azzurro si oscurò, attesi senza forzarlo.
In particolare, nell’autunno del 1915, lo Zar aveva passato in rivista le truppe del Generale Tcherbatchev. Dopo la  cerimonia, il sovrano desiderando conoscere le perdite sofferte dalle truppe chiese ai comandanti di ordinare ai tutti gli uomini che avevano combattuto fin dal principio delle ostilità (agosto 1914) di alzare le mani. 
L’ordine venne impartito e, tuttavia, solo poche braccia si alzarono rispetto a centinaia di teste, in intere compagnie non si alzò neanche un pollice.
 
L’episodio produsse una grande impressione ad Alessio, che aveva realizzato in modo diretto, crudo quegli orrori. Aveva sospirato per un pezzo.
“Ah Alexei” sospirai a mia volta, persa in altri ricordi, incubi e demoni banchettavano spesso al mio tavolo, una dura compagnia. Mi ero raccolta il viso tra le mani, la tensione che mi rendeva esausta, i gomiti sulle ginocchia, poi mi ero rialzata, senza fallo, un dragone combattente, ero ACCIAIO .. UN DEMONIO ed ero più fragile del mio zarevic combattente. E la tristezza, con Andres eravamo andati vicini alle trincee..Che orrore, che delirio, fango, puzzo, vomito, un inferno in terra, che il lusso di un bagno caldo era per me e non per quei disgraziati. E  le missioni compiute, gioco o caso, mete rincorse senza scopo, e vinte per fortuna. Già, Andres, l’altro asso nelle manone onnicomprensive di mio zio, a quei tempi mi interrogavo molto poco sul legame che andavamo costruendo, io e Andres… (siamo stati sposati appena 60 e rotti anni cosa vogliamo che sia…)
“Cat, posso stare con te, stasera?” una pausa “Ho chiesto a Papa, se tu sei d’accordo..” Un cenno di assenso. Ancora, “Quando vai via?”
“Tra una settimana” tra due giorni sarebbe sfilato a cavallo, avrei aspettato che .. non gli succedesse nulla, quindi sarei ripartita per l’ennesimo ingaggio. “Fisicamente, dico” aggiunse, senza che nulla osservassi, che avevo lavorato anche in quell’annesso, traducendo una valanga di report, in francese e inglese, a uso e consumo degli alleati.. Già, tra i miei tanti talenti, oltre alla mancanza di modestia, vi era una felice combinazione per le lingue. Parlavo spedita il russo, il francese, l’inglese e il tedesco, oltre lo spagnolo e il latino, in gioventù lo zar parlava in 5 lingue.. mia madre era nata russa e parlava e scriveva in francese e inglese, quella facilità di apprendimento e memoria era un dono dei miei genitori. E non ero perfetta, chiariamo, non sapevo cucire, ero stonata come una campana ed era meglio evitare i miei cimenti con il pianoforte“Dice che non devo darti fastidio..o starti appiccicato” sempre lo zar, temendo che, invece di riposarmi, ripartissi ancora più esausta per avere gestito Alexei.
“Figuriamoci, mi fa piacere ..”
“Anche se faccio le bizze?” con finta innocenza.
“Sul cibo e dormire è la tua prassi consolidata, per quanto ne so” un risolino. Misi un ciocco di legno dentro la stufa. “Alexei, qui ti bado io.. sei abituato ai tuoi marinai, alle tate, alle nurses e cameriere.. “
“E mia madre e le mie sorelle” e avrei scommesso che preferiva il Quartiere Generale e le sue magagne, oltre alla sottoscritta, anche se non lo diceva apertamente. E mi strinse, dolce. E qui eravamo in zona di guerra, mi aveva trovato e non voleva perdermi. Mi voleva bene, mi adorava.. e io.. IO.. il solito senso di colpa, che forse espiavo appena un poco.
Per tante cose era ancora un bambino, aveva 11 anni, da  che aveva memoria ero sempre stata con lui.., che dava per scontato che il suo piccolo mondo non sarebbe mai cambiato.  E nel 1913 me ne ero andata, novella sposa, dopo avere scoperto di essere una bastarda.. in un dato senso, si era sentito abbandonato.
E che importava, la guerra era in mezzo ai piedi. Non commentai limitandomi a aprire le braccia. “Vieni qui, pulcino, abbracciami”
Mi volò addosso “Per la rivista devi esserci” in tono dimostrativo, certo.
“Certo, non dico nelle prime file ma certo che ci sono, prevedo che sarà uno spettacolo, in ogni caso non tirare pedate…. Quando, mica se” era necessario che accompagnasse suo padre in quella rivista, il sovrano e il suo erede, fianco a fianco, potenti e marziali, non lo zar che sfilava e un bambino malaticcio che vedeva le scene, magari portato in braccio dal solito cosacco, o che non partecipava, come di prassi. Propaganda, in sintesi, tranne che poteva essere un azzardo .. bastava che prendesse un urto e poteva morire, ecco la sua dannata emofilia, il morbo e i suoi demoni.
“Certo, che sennò ti staccano la testa e ci giochi a pallone..!!” pure peggio, lo baciai su una guancia, più ci stavo insieme e diventavo possessiva, che bellezza.
“Zarevic, continuiamo” seria, solo fargli l’occhiolino lo rasserenò dalla mia posizione. “Intanto mangia qualcosa, devi essere in forze..” mangiò da solo, alle 21.30 dormiva (a casa lo mettevano a letto verso le 20.00), abbracciato al cuscino, dopo 10 minuti mi stesi vicino a lui, ridendo .. “Obbedisci” “Non mi schizzare” “Vai in bagno” sottointeso prima che ti metta il pannolone per la notte, non fece neanche una bizza che benedizione. Ridendo per dire, il clima era serio, scrutai il suo amato visetto, le sopracciglia castane, il naso sbarazzino, sfiorando una guancia.
“Cat “
“Eh.. “ all’una di notte ero poco reattiva, in genere.
“Devo andare in bagno”
“Subito”, dibattemmo per un intero minuto, convergendo che mi poteva stringere, se dava troppi calci o gomitate lo avrei sbattuto fuori dal letto, come no. A terra sarei andata a dormire io.
Si fidava di me.
E io di lui.  

IN TUTTO. You were never alone, your family was always there for you, the whole time, like me. And You for me,too.
E tanto quella mattina, dormiva sereno contro il mio petto, le mie braccia come una salvaguardia.
Nessun rimpianto o rimorso.
Lo avevo preparato, pregando mentre si allacciava i bottoni, controllando che fosse tutto a posto. “Sono fiera di te, zarevic, sempre”
“DA” ovvero sì in russo.
“Guarderò e..”
“Quando ho finito ti voglio”
“CERTO” gli appoggiai le mani sulle spalle. Sicura e determinata. Lo scrutai, si allacciava i guanti di pelle, controllava gli alamari e il cappello, era perfetto e straziante, i grandi occhi azzurri attenti, concentrati. “E.. fidati Alessio, di me e di te, sei bravissimo, un portento”
“Sicura??” un momento infinitesimale di sospesa esitazione.
“Sicuro” trattenni il fiato e la voglia di abbracciarlo, patetica, ricambiai la stretta sul polso, prima mi ero incrociata le mani dietro la schiena, che conoscendomi non avrei esitato “SONO FIERA DI TE” una pausa “VIA” Ancora “Vai Zarevic, sono fiera di te”
Quando doveva comparire in pubblico gli succedeva sempre qualcosa, ironizzai dentro di me, e mentalmente facevo gli scongiuri. Per le celebrazioni del tricentenario dell’ascesa al potere dei Romanov, correva l’anno 1913, non si reggeva in piedi, a causa dei postumi di Spala.  Infatti, nel  maggio 1913, la  famiglia Romanov si imbarcò in un pellegrinaggio commemorativo in onore di Michele I, risalendo il Volga con un battello a vapore fino a Kostroma ove viveva quando apprese di essere salito al trono.
Olga, sorella dello zar, rievocò le manifestazioni di lealtà, le folle riunite per dare una fuggevole occhiata, persone che si inginocchiavano per baciare l’ombra di Nicola II, gli applausi.
Mio zio R-R  scorse invece la mera curiosità, le celebrazioni non avevano colpito nessuno in particolare, le speranze del popolo di una rinascita, di un miglioramento non trovarono riscontro.
Comunque, l’arrivo a Mosca, capitale storica, ove Michele I era stato incoronato, fu un trionfo. 
Scesero alla stazione circondati da un numero incredibile di dignitari, lo zar salì su un cavallo bianco e cavalcò da solo, sessanta piedi davanti a tutti e alla sua scorta, verso il Cremlino dalle rosse mura circondato da una folla plaudente, come un conquistatore, facendosi beffe degli eventuali attentati.
Le decorazioni erano superbe, drappi di velluto con i simboli dei Romanov sul boulevard di Tyerskaya, ogni edificio coperto di pennoni, bandiere e quanto altro, forse ancora più suggestive di quelle di San Pietroburgo.
Nicola II scese nella Piazza Rossa, tutte le processioni religiose convergevano lì, si incamminò tra folle di sacerdoti metropoliti vestiti di velluto e raso, dalle lunghe barbe, vi era odore di cera e incenso che si levava dai turiboli, sacri inni vibravano nell’aria, camminando leggero sulla passatoia di velluto scarlatto per entrare nella cattedrale.
R-R sentì un colpo al cuore quando scorse il giovane zarevic, che doveva percorrere a piedi le ultime cento iarde come la zarina e le sue sorelle, prima di entrare nella cattedrale, una volta scesi dalle carrozze.
Stava a malapena in piedi, ancora i postumi dell’emofilia, o almeno così suggeriva un libro di recente pubblicazione, “Dietro il velo della Corte Russa”,  tanto che un cosacco della guardia lo prese tra le braccia, portandolo dentro, tra le esclamazioni addolorate di tutti.
Il piccolo  principe raddrizzò la testa e le spalle, senza fallo, deglutendo il nodo che gli serrava la gola, R-R si inchinò profondamente, fino a rimanere senza fiato, non aveva mai onorato gli zar Nicola II o suo padre Alessandro III con quel tributo.
   
 
Alla sfilata battei le mani.
Era marziale e perfetto, un cavaliere alla  conquista del mondo.
Ero fiera di lui, I'm pround of you, my Knight.
 
“SST.. niente critiche, solo complimenti” enunciò Alexei, il suo sorriso che rimandava l’eco del mio, il futuro sconosciuto ma stavamo bene, la vita erompeva, come la rabbia che ci portava via.
“Riassumo, superbo, zarevic” senza toccarlo, quello era uno scambio di report e osservazioni.
“Avevi previsto tutto”
“NO.. ma a livello statistico capita, lo so, che durante una rivista ci siano spari a salve, ho preparato il nostro Bucefalo, ti ho detto come fare, sei stato magnifico, Alexei” tralasciando che mi era venuto un mezzo infarto,  immaginando un decesso per una crisi di emofilia, riguardando le ascendenze suo zio Guglielmo Federico (Frittie) era morto per le conseguenze di una caduta, a tre anni, quando suo madre Alix era appena un’infante, per l’emofilia.. un volo da una finestra, una portentosa emorragia se lo era portato via dalla mattina alla sera, Alexei poteva benissimo volare da cavallo .. E io zitta, che senza essere emofiliaca per poco non avevo avuto la stessa sorte.
“Tu da cavallo sei caduta nel 1906 per degli spari a salve”Un incidente, e per poco non ero andata al Creatore.  APPUNTO..
“Tutto il male  non viene per nuocere”
“OH CAT" adorante, felice, incredulo che se la fosse cavata. 

 “Look me”
"Wonderful" 
 “Sei un monello, Alexei” scherzai, alla fine di quel giorno, stava bene, nessun gonfiore, mal di testa o altro. Eravamo nelle private stanze di mio caro zione, R-R, nella stanzetta in cui dormivamo, io e lui. Era frenetico, entusiasta, parlava a tutto spiano, saltando di palo in  frasca.
“Quando Mr Gibbes (il precettore di inglese) mi vide la prima volta ero sui nove anni e lo misi in imbarazzo, lo fissavo per tutto il tempo, vestiti, modi di fare, e interrompevo spesso la lezione per chiedere di portarmi dei dolci, una volta facemmo dei cappelli di carta e io continuai fino allo sfinimento”
“Già e poi brontolavano che non avevi mai fame..De gustibus non est dispuntandum
 “Non è tardi ma è stata una giornata lunga..”
“A Carskoe Selo”la residenza abituale dello zar e famiglia”Mi mettono a letto alle otto”
“E magari sbaglio, dovresti andare prima” che erano le nove e tre quarti.
“NO”
Bleeding Out for You.
   
 
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