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Autore: Simple Soul    30/12/2018    0 recensioni
Raccolta di storie, corte o lunghe, a seconda dell'ispirazione.
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Partecipano al Contest "Feste, quel che voglio è..." indetto da 6Misaki su EFP :
I. Aspettando Natale
II. Nightmare Before Christmas
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Partecipa al Contest "Sotto l'albero di Natale" indetto da MrMoony-94 su EFP :
III. A "Sirius" Idiot
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Partecipa al Contest "All I want for Christmas is... Storie" indetto da Arianna.1992 su EFP :
IV. Sweet Mess
Genere: Commedia, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini | Coppie: Albus/Gellert, Harry/Hermione, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Sirius
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sweet Mess

  Ogni anno, era sua responsabilità mettere tutte le decorazioni, per creare l'atmosfera del Natale. Da piccolo lo aiutavano i genitori e si divertiva molto, soprattutto quando il padre lo prendeva sulle spalle, perché mettesse il puntale sull'albero; col passare del tempo, però, Remus cominciò a pensare che i genitori gli dessero quel compito, per rallegrarlo un po'. L'adolescenza l'aveva fatto un po' chiudere in se stesso e non riusciva a legare con gli altri suoi coetanei, infatti, gli unici amici che aveva si contavano sulle dita di una mano. Uno in particolare gli era sempre accanto, ogni volta che ne aveva bisogno e gli era molto grato per questo. Un lieve rossore gli colpì le gote a pensare a quella persona, ma non appena sentì la porta di casa aprirsi, scosse il capo per tornare alla realtà. Gli occhi dei genitori erano illuminati dalla sorpresa.

Hai fatto un ottimo lavoro, tesoro.
Anche meglio dell'anno scorso. Bravo, figliolo.
Mi fa piacere. Manca solo la ghirlanda della nonna.


  I genitori si scambiarono uno sguardo.

A proposito di questo...ehm... Cara.

  Remus spostò lo sguardo sulla madre, che gli si avvicinò e gli prese le mani.

Devo chiederti un favore, tesoro. Quest'anno, la nonna ha chiesto di festeggiare con noi, quindi dobbiamo andare a prenderla.

  Non appena udì quelle parole, sul momento gli fece piacere, perché non vedeva la nonna da un po' e stare tutti insieme durante le feste era una bella cosa, però, un certo pensiero si insinuò nella sua mente.

E la cena?
Esatto. Non credo torneremo in tempo per prepararla, ti sarei grata se potessi farlo tu.


  Un brivido freddo gli percorse la schiena.

Cosa??
Ce la puoi fare, tesoro. Non devi fare chissà cosa, sai che alla nonna basta stare in compagnia.
In fondo, vale lo stesso per noi: basta stare tutti insieme.
Ma io non...


  La mamma gli posò una mano sulla guancia e gli sorrise.

Tranquillo, ti ho lasciato alcune ricette, con tanto di note e abbiamo tutti gli ingredienti in casa. Non sarà difficile, vedrai. Noi cercheremo di tornare il prima possibile.

  Perché?? Remus mostrò un'espressione sconsolata, ma subito dopo sospirò e mostrò un lieve sorriso.

Va bene, farò del mio meglio. Guidate con prudenza.

  La madre lo salutò con un bacio sulla guancia e il padre con una pacca sulla spalla, come per incoraggiamento. Quando la porta si chiuse alle loro spalle, Remus mise le mani in tasca e sospirò, osservando le luci di Natale che decoravano le pareti e il soffitto, come se chiedesse loro un piccolo miracolo. Non era capace a cucinare, era l'unica cosa che non sapeva fare! Battè nervosamente un piede a terra. Andò in cucina e prese in mano il foglio che gli aveva lasciato la madre. In effetti, non era molto e sembravano ricette facili, almeno per quanto ricordasse, avendo osservato la madre prepararle. Ma il problema era proprio mettere in pratica il tutto. Doveva inventarsi qualcosa. Aveva bisogno di aiuto, ma a chi avrebbe potuto chiedere? Chi poteva essere libero il giorno di Natale, prima del cenone? Remus deglutì. Sapeva perfettamente chi, ma non aveva il coraggio di chiederglielo. Si grattò la testa. Non aveva scelta. Tirò fuori il cellulare e prese un profondo respiro. Appena sentì quella voce familiare, un altro brivido gli percorse la schiena.

Ehilà, bellezza, come butta?
Mi servi subito.


  Ma cosa stava dicendo?? Avventato! Si sentì terribilmente in imbarazzo e stupido.

Woah, finalmente ti sei deciso!

  Ecco... Perché l'aveva chiamato??

Piantala! Ho un problema...con la cucina. 
L'hai fatta saltare in aria e devo chiedere ai Potter di aggiungere tre posti?
Divertente. No, i miei sono andati a prendere la nonna e io devo...preparare la cena di Natale.
Ahia. Il panettone gli ha dato alla testa? Dovrebbero sapere che sei completamente negato.


  Remus alzò gli occhi al cielo e scosse il capo. Era vero, però, poteva evitare di ricordarglielo.

Grazie... Allora, vieni?
Sono già lì.
Ti ringrazio.
Come hai intenzione di farlo?
Black!!
Va bene, dammi dieci minuti. Che noioso.


***

  In perfetto orario, Remus aprì la porta ad uno sguardo sospettosamente allegro, che si estendeva sui lineamenti del suo compagno di scuola. Le mani nelle tasche dei jeans neri, gli anfibi ai piedi e la sua fedela giacca nera in pelle, che indossava ad ogni stagione. Remus non capiva perché fosse infatuato di lui. Certo, c'era qualcosa nel modo in cui sorrideva, quei denti bianchi nascosti dietro le labbra carnose, quegli occhi chiari, in enorme contrasto col resto della figura, sempre avvolta nel nero e il modo in cui tentava di essere forte, anche quando era spaventato. Per certi versi gli somigliava, ma nello stesso tempo era anche molto diverso e questo aveva un che di estremamente interessante.

Eccomi qui, damigella in pericolo.

  Remus lo tirò bruscamente dentro casa e sbatté la porta dietro di lui, mentre sentiva bruciare il collo. Diede un pugno alla spalla di Sirius, che gemette un attimo.

Non fai che dire sciocchezze! E' una cosa seria!
Calma, tigre. Ahi... Mi hai fatto male.
Ti sta bene!


  Sirius guardò quell'espressione di irritazione mal simulata e scosse il capo, sorridendo lievemente.

Va bene, va bene. Dov'è il nostro paziente?

  Si levò la giacca e seguì Remus in cucina, dove era già tutto pronto per cucinare. La cucina era un incubo per Remus, non sapeva nemmeno lui perché, ma ogni volta che tentava di fare qualcosa, rischiava di finire male. Semplicemente non faceva per lui. Il giovane padrone di casa passò le ricette all'amico, che se le studiò per bene. Remus lo osservava, come se stesse aspettando i risultati di qualche visita medica.

Ok non è difficile, possiamo farcela.
Più facile a dirsi che a farsi.


  Remus si grattò la testa e Sirius sorrise.

Lupin, studente modello per quattro anni di seguito - e il quinto è dietro l'angolo - vuoi farti battere da un tacchino?
E' facile per te.
Se ci diamo una mano, i miracoli si faranno.


  Remus gli lanciò un'occhiata, incrociando le braccia sul petto. 

E il giorno di Natale durerà tutto l'anno?
Esattamente.
Anche no, grazie. Dopo oggi, non entrerò mai più in cucina!


  Sirius rise e gli diede una pacca sulla spalla.

Dai, ti aiuto.

  La lista prevedeva un classico cenone natalizio, dove non potevano mancare il tacchino ripieno e il Christmas pudding. Il resto nel mezzo andò più o meno liscio - anche se Remus litigava con gli accessori e Sirius rideva dietro di lui - ma quando arrivò il momento delle due portate fondamentali sopracitate, Remus andò in panico. Purtroppo, occuparsi del tacchino era assolutamente impensabile, quindi non poté fare altro che sbuffare e farsi coraggio. Remus risultava a tutti come un ragazzo serio, posato e intelligente, uno studente modello che tutti invidiavano a scuola; ma chi poteva dire di conoscerlo davvero, come il ragazzo impacciato e assolutamente divertente da guardare in cucina? Sirius non poté non sorridere a vederlo tutto infarinato e con gli occhi rossi, perché si era appena spruzzato dell'arancia in faccia.

Acqua! Acqua! Acqua!
Niente panico, ci penso io.
Sbrigati! Brucia!


  Sirius bagnò uno straccio e si avvicinò all'amico, cominciando a tamponargli gli occhi, mentre la mano libera era posata delicatamente sulla guancia di Remus.

Sei davvero impedito.
Zitto, idiota! Non potevi fare tu il dolce e mi lasciavi, che so, l'insalata?!


  Sirius sbottò a ridere, mentre Remus gli lanciava un'occhiata torva e si tamponava ancora un po' gli occhi, per poi continuare la preparazione del dolce. Per qualche minuto si sentì solo il rumore delle preparazioni: Remus lanciava qualche occhiata a Sirius, di tanto in tanto, sia per osservarlo e basta, che per vedere come se la cavasse e sembrava gestire molto bene la situazione. Era quasi...figo. Poi, Sirius fece una pausa - prevista nella ricetta - e rimase incredibilmente silenzioso dietro Remus. Quest'ultimo poteva quasi sentire il suo respiro caldo sulla nuca, cosa che gli faceva venire la pelle d'oca. Inspirò, giocando con strumenti che non aveva nemmeno bisogno di usare. Prendeva tempo, perché si era reso conto che gli mancava un ingrediente che si trovava dietro Sirius, ma non voleva voltarsi. Sentiva lo sguardo dell'amico continuare ad indugiare sulla sua figura. Aveva bisogno della noce moscata! Non poteva fare altrimenti, doveva voltarsi e affrontare la "belva".

Ehm... Mi serve la noce moscata, è dietro di te.
Prendila pure.


  Avrebbe volentieri dato una sberla a quel sorriso stampato in faccia. Non poteva semplicemente passargliela?? Era già abbastanza nervoso! Remus prese coraggio e con un altro passo più vicino all'amico, allungò un braccio dietro di lui. I loro visi erano pericolosamente vicini e Remus poteva sentire chiaramente le orecchie andargli a fuoco. Afferrata la noce moscata, si spostò immediatamente, dando di nuovo le spalle all'amico che se la rideva sotto i baffi. Sirius osservò la figura di Remus per un attimo: quell'introverso era troppo carino, non poteva non approfittare delle piccole cose, era troppo divertente vedere quell'espressione esasperata. Diede una mano a quell'impacciato solo un paio di volte, passandogli qualcosa o aiutandolo a capire qualche passaggio della ricetta, perché voleva che se la cavasse da solo. Alla fine, per quanto difficile e per quanto non vedesse l'ora di finire, Remus dovette ammettere che era quasi divertente trafficare con tutti quegli ingredienti, anche se magari il risultato finale non sarebbe stato un granché.

***

  Dopo un tempo che al giovane padrone di casa parve più che infinito, davanti al dolce pronto e il profumo di buono che gli colpiva le narici, Remus sorrise a trentadue denti e tirò un enorme sospiro di sollievo.

Incredibile: ce l'ho fatta. Ho preparato una cena completa!
Ehi, abbiamo.
Giusto. Scusa, è che, è la prima volta.


  Quanto era carino quel sorriso. Il viso di Remus si illuminava troppo poco e Sirius non poteva che godere di quei piccoli momenti nei quali capitava. Fuori dalla finestra cominciò a calare la sera, non sarebbe passato molto prima che i genitori di Remus rincasassero. L'ultimo tocco che mancava, era apparecchiare la tavola. Il ragazzo si sentiva così rilassato per la missione compiuta, che chiacchierò animatamente, mentre preparavano la tavola e l'amico continuava a sorridere, contento di vedere Remus rilassato. Quasi quasi gli dispiaceva di andare a cena dai Potter.

Ci meritiamo una pausa.
Cioccolata? Quella so farla.
Ottimo. Preparo il tavolino.


  Pochi minuti dopo, i due sedevano sul tappeto morbido in salotto, appoggiati al divano color kaki, ognuno con una tazza fumante in mano e in sottofondo, la canzone Let it snow, che dava un'atmosfera magica alla casa, illuminata dalle luci colorate e piena di profumi. Remus si era messo un cuscino sull'addome, lo trovava comodo. Sirius si era rimesso la giacca in pelle, sotto insistenza dell'altro, perché non prendesse freddo, anche se la casa era calda; il padrone di casa, invece, indossava un classico maglione natalizio, blu e argento, regalo della nonna. I due chiacchierava del più e del meno, in completo relax, consapevoli di aver fatto un ottimo lavoro. Ad un certo punto, Sirius tolse un po' di farina dai capelli castano chiaro di Remus, per poi passarsi una mano nei capelli corvini e raccoglierli in una coda di cavallo. Remus sorrise, un po' imbarazzato.

Grazie davvero per avermi aiutato.
Sai che puoi chiamarmi quando vuoi.
Sapevo che sapessi cucinare - cioè, chiunque sa cucinare più di me - ma mi hai davvero sorpreso.


  Sirius sorrise lievemente.

Ti rivelo un segreto, ma se lo dici a qualcuno, ti impalo!
Tranquillo. Pensi che lo studente modello voglia far sapere di essersi spruzzato l'arancia in faccia?


  Ridacchiarono.

Vero. Beh, la verità è che la cucina mi rilassa. Non so perché, ma fin da piccolo, quando non ho niente da fare, o mi sento nervoso o in ansia, perdo tempo in cucina.
Si vede che ti piace. Sarà sicuramente una cena deliziosa.
Oh, non ne dubito.


  Risero di nuovo. Poi, cadde un attimo di silenzio, in cui Remus sorseggiò la sua cioccolata e Sirius si rigirava la tazza nelle mani.

Senti, Remus...

  Remus si bloccò e deglutì. Il tono di voce dell'amico fece fare un tuffo al suo cuore. Aveva la sensazione che stava per accadere qualcosa di importante. Si sentiva nervoso, ma nello stesso tempo, c'era qualcosa che si muoveva dentro di lui, come a volersi liberare.

Prima, dicevo sul serio. Puoi chiamarmi quando vuoi e non solo per cucinare.
Lo so.


  Era vero. Remus sapeva da molto tempo, ormai, di potersi appoggiare a Sirius e che lo stesso poteva fare l'amico con lui, solo che non aveva mai trovato il coraggio di dirlo chiaramente. Sirius sorrise lievemente e posò la tazza sul tavolino, voltandosi verso Remus, che abbassò la sua e ricambiò lo sguardo. Era la prima volta che lo affrontava veramente. Sirius deglutì e prese coraggio.

Non sono bravo con queste cose, quindi lo dirò chiaramente: tu mi piaci, mi piaci davvero e penso sia lo stesso anche per te. Non so quando sia cominciato tutto, so solo che, tutte quelle frecciatine volevano essere un tentativo per farti capire questo.
Non era così difficile da capire, in realtà... Ma vale lo stesso per me: il mio tagliare corto ogni volta era per nascondere ciò che provo davvero. E' un'esperienza del tutto nuova per me, quindi non so ancora bene come gestirla, so solo che...la tua presenza è molto gradita.


  Il cuore gli batteva all'impazzata, ma ormai era tempo di dire tutto, era giusto così. Una volta confessato, anche se in modo impacciato, Remus si mise a fissare il residuo di cioccolata nella sua tazza. Sirius lo osservò e non poté che sorridere dolcemente a vedere Remus così imbarazzato. Forse era il momento giusto: cominciò ad avvicinarsi lentamente, ma l'altro, improvvisamente, saltò su come una molla.

La ghirlanda! La nonna la adora. Dove l'ho messa?

  Mentre Remus la cercava ovunque a parte dove stava - davanti al naso - Sirius la prese da terra, vicino alla porta.

Qui.
Bene. Mettiamola sub...
 

  Sirius spostò all'indietro il braccio che teneva la ghirlanda, impedendo a Remus di prenderla.

Ma che fai?

  Sirius indicò il vischio nascosto nel verde. Da dove era spuntato?? Che fosse rimasto là dall'anno scorso, quando ce l'aveva messo suo padre per dare un bacio a sua madre? Accidenti!

Non sai cosa significa?
Non ci penso nemmeno!
Dopo tutto quello che ho fatto per te?!


  Remus esitò. No, non l'avrebbe fatto, era troppo imbarazzante, lui non faceva certe cose... Però, Sirius si era fatto davvero in quattro per aiutarlo con il cenone di Natale e in fondo, ormai gli aveva già rivelato quello che provava per lui, quindi... Fece un passo avanti e avvicinò le sue labbra a quelle dell'amico. Un turbinio di emozioni lo travolse come un fiume in piena. Sentì la mano libera di Sirius posarsi sulla sua vita e la sua mano andò innavertitamente ad infilarsi tra i capelli di Sirius. Quando si allontanarono di nuovo, il moro sorrise e gli fece l'occhiolino.

A Capodanno potremmo rifarlo, che dici?

  Non poteva dargli almeno il tempo di riprendersi?? No, certo che no, o non si sarebbe chiamato Sirius Black! Ma a Remus andava più che bene.
   
 
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