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Autore: Nitrotori    12/01/2019    1 recensioni
La Thinker Bell, organizzazione segreta formata da hacker quindicenni, si ritrova a dover risolvere un misterioso enigma, apparso nei forum del Deep Web. Incuriositi e preoccupati di possibili attività illecite, Nitrotori: la punta di diamante del gruppo, nonché geniale e prodigioso hacker, inizia ad avvicinarsi sempre di più al mistero che si cela dietro Cicada 3301.
Genere: Mistero, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Nicholas tornò a casa alle prime luci del mattino. Era abituato a restare sveglio notti intere, ma la stanchezza iniziava a farsi sentire.

Entrato in sala, vide suo fratello minore in cucina.

  “Che ci fai sveglio?” Gli domandò.

  “Non sono riuscito a dormire. Mi è venuta fame e stavo sgranocchiando qualcosa. Tu invece?”.

  “C’è davvero bisogno di rispondere? Stavo lavorando”.

Hugo fece un mezzo sorriso.

  “Si beh facevo per dire. So che stai lavorando, ma sono giorni che tu e papà non tornate a casa”.

  “In questo periodo le cose si accumulano più facilmente”.

Nicholas si tolse il cappotto e lo poggiò sul sofà.

  “C’è qualcosa in cui posso aiutare?” Chiese poi Hugo.

  “Te l’ho già detto numerose volte Hugo, questi non sono affari tuoi. Pensa solo a studiare e costruirti un futuro. Lascia queste faccende a chi ne compete”.

  “A volte l’opinione di un esterno può dare una mano”.

  “Lascia stare. Ad ogni modo io vado a farmi una doccia. Ti dispiacerebbe prepararmi del caffè?”.

  “Vaaa bene”.

Hugo verso del caffè caldo nella tazza del fratello e aspettò che entrasse in bagno. Non appena sentì il rumore dell’acqua, Hugo decise di agire.

Di solito Nicholas lasciava le cartelle di lavoro nella sua camera da letto e proprio come immaginava, aveva poggiato un fascicolo sul comodino.

Hugo sfogliò il documento e osservò i dati della vittima.

  “James Timber?”.

Non aveva mai sentito il suo nome. Era chiaramente uno studente e il fascicolo descriveva dettagliatamente tutti i dati riguardanti l’indagine, dalla dinamica dei fatti, alle informazioni personali.

Hugo scoprì che James Timber si era suicidato con un coltello da cucina, dopo esser entrato in un bar, poi nelle informazioni vide qualcosa che lo turbò.

  “Il nome di questa scuola: la Caroline Stewart High School, la stessa scuola dove abbiamo trovato il Mabinogion!”.

Hugo trovò quelle informazioni molto importanti, così decise di usare il suo smartphone per fotografare le pagine. Poi, sentendo suo fratello uscire dalla doccia, mise tutto perfettamente in ordine, nella stessa posizione di prima e uscì dalla camera tornando in cucina.

Poco dopo arrivò Nicholas, vestito con una felpa e dei jeans.

  “Ecco il tuo caffè”.

  “Grazie”.

Ma non badò molto a suo fratello, tant'è che si mise subito a sedere sul sofà e accese la grossa televisione OLED da 55 pollici. Nicholas doveva essere sempre sul momento, doveva conoscere tutte le notizie, forse il suo lavoro come detective lo richiedeva, o forse era semplicemente una scusa per non rivolgere la parola al fratellino.

Il motivo di tanto distacco? Neppure Hugo lo sapeva. La sua famiglia era sempre stata così, c’era poco calore, poco affetto, esisteva solo il lavoro. Bastava guardare l’arredamento grigio di quella casa, spoglia di qualsiasi decorazione natalizia. Non c’erano quadri, non c’erano foto ricordo, non c’era niente. Hugo neppure ricordava il viso di sua madre e non aveva mai festeggiato la vigilia di Natale con la sua famiglia, né conosceva la gioia delle festività. Si accontentava di girovagare per i centri commerciali, godendosi almeno lì l’atmosfera.

Agathe aveva detto che non doveva rinnegare la sua famiglia, la sua casa, ma vivere in quel luogo diventava sempre più insostenibile. Forse fuggire era davvero l’unica soluzione, ma come poteva fuggire da loro? Erano nella dannata polizia, non ci sarebbe voluto molto per ritrovarlo, senza contare che non aveva un posto dove andare.

  “Come va la scuola Hugo?”.

Improvvisamente suo fratello parlò. Stava ascoltando il notiziario della mattina, che parlava più o meno delle stesse cose.

  “Va bene, sai... ho conosciuto una ragazza”.

  “Davvero? Beh... buon per te” Rispose disinteressato.

  “E tu invece? Quand’è che proverai a farti una fidanzata?”.

Hugo cercò di scherzare, ma suo fratello rispose con freddezza.

  “Con il lavoro che mi ritrovo, avere vita privata è difficile, poi onestamente non sono interessato a queste cose”.

  “Capisco”.

Hugo se lo aspettava, con Nicholas era sempre e solo lavoro, lavoro, lavoro e ancora lavoro. Quello era il suo mondo, il suo mantra e gli piaceva sbandierarlo come un trofeo, quasi fosse motivo di vanto. Probabilmente lo faceva solo per schernire il fratellino, che secondo lui non aveva affatto le qualità per essere un poliziotto, né tanto meno un detective. Chissà, forse era proprio per questo che lo ignorava, perché non era all’altezza.

  “Hugo...”.

  “Sì?”.

  “Probabilmente non ci sarò nei prossimi giorni. Dovrai badare tu a casa ok?”.

  “Ma... tra poco è la vigilia di Natale”.

  “A maggior ragione” Disse lui alzandosi dal sofà “Questo periodo è molto... delicato a lavoro. Cerca di non uscire, non metterti nei guai e se noti qualcosa di strano, chiamami subito ok?”.

  “Ok...”.

Hugo non capiva il motivo di tanto allarmismo, ma Natale era sempre così, ma la cosa si era accentuata, soprattutto negli ultimi anni. Possibile che suo fratello stesse lavorando ai casi di Cicada?

  “Io ora devo andare, questi sono i soldi per i prossimi giorni. Usali con parsimonia”.

  “D’accordo”.

Nicholas stava per uscire, quando si fermò davanti alla porta.

  “Quando avrò finito, ci andiamo a prendere qualcosa da bere ok?”.

Hugo rimase sorpreso da quella frase.

  “O-ok, va bene”.

Poi Nicholas si mise il cappotto e uscì, senza dire più una parola.

Hugo si chiese come mai quella improvvisa proposta, ma in fin dei conti ci aveva sempre capito poco di suo fratello, quasi come se fosse un perfetto sconosciuto.

--

Ore 10:12

Covo Thinker Bell

 

 

  “Le specifiche riguardanti la cifratura in codice del libro le ho scritte nel software” Disse Sly, mentre operava sul computer del covo. “Se tutto va come deve, e di solito va, il software dovrebbe dirci cosa si cela dietro il messaggio”.

  “Come hai fatto in una notte a farcela?” Chiese Agathe.

  “In realtà non c’è voluto molto. Solo alcune pagine erano scarabocchiate. Il Resto è matematica, a quanto pare è un codice a cifre. Il Software dovrebbe calcolare il tutto molto velocemente”.

  “Ok, procediamo allora” Disse Pan incrociando le braccia.

Sly fece dunque partire il programma, che decifrò quasi immediatamente il codice. Alla fine, uscì fuori una singola stringa di numeri, con una frase ben specifica:

 

Chiamaci al Numero

(214) 390-9608

 

  “Sembra abbia funzionato”.

  “Volete davvero chiamare? Non mi sembra una buona idea...” Disse Cubby intimorito.

  “Per te niente è una buona idea” Sogghignò Pan.

Agathe prese il suo smartphone e digitò il numero, mettendo in viva voce. Poco dopo rispose una voce pre registrata.

 

Molto bene.

Hai agito bene.

Ci sono tre numeri primi associati nell’ultima immagine originale.jpg

Uno di essi è 3301.

Dovrai trovare gli altri due.

Moltiplica tutti questi numeri insieme e aggiungi un .com alla fine per raggiungere il prossimo step.

Buona fortuna.

Alla prossima.

 

Alla fine del messaggio, il gruppo rimase in silenzio per diverso tempo, finché Pan ruppe il ghiaccio.

  “Ehi, che succede? Il gatto vi ha mangiato la lingua? Che ne pensate? Qualcuno ha qualche idea?”.

  “Beh, il messaggio è stato chiaro” Disse Agathe “Sembrerebbe che ci sia qualche indizio nella immagine originale. Dobbiamo fare un passo indietro per ottenere i dati necessari per procedere”.

  “Fin qui l’ho capito” Disse Pan “Io parlo del messaggio in se. Dove diavolo vuole andare a parare? Cosa succederà quando raggiungeremo la fine?”.

  “Spero non sia nulla di brutto” Cubby era come al solito pessimista a riguardo.

Poi si udì bussare.

  “Chi è?” Sly si mise subito in allerta.

  “Rilassati è Hugo, o meglio dire Hook” Agathe aprì la porta e il ragazzo fece un sorriso.

  “Sei in ritardo” Bacchettò la ragazza.

  “Lo so, scusami. Ma ho delle informazioni urgenti per tutti voi”.

Hook entrò nel covo e non venne esattamente accolto a braccia aperte. Cubby e Sly erano molto scettici, e Pan aveva ancora lo sguardo torvo. Nessuno, tranne Agathe, si fidava davvero di lui. Ma Hugo aveva tra le mani qualcosa che avrebbe potuto permettere loro di fidarsi di lui.

  “Ho delle informazioni, vengono direttamente da mio fratello” Disse serio.

  “Tuo fratello è uno sbirro vero?” Domandò Pan. “Teniamo sotto controllo la rete della polizia grazie al Fairy Dust di Cubby. Non ci sfugge nulla”.

  “Davvero? Neanche che ieri notte c’è stato un omicidio?”.

Tutti si misero si zittirono.

  “Uhhh... cosa? Non ho rivelato nulla su Fairy Dust” Cubby si grattò la testa unticcia.

  “Questo perché mio fratello non lavora secondo i canoni standard della polizia locale. Lui e mio padre sono in una divisione specializzata. Il caso non viene gestito dalla solo dalla polizia, ma è supervisionata anche dai federali”.

  “L’FBI eh?” Pan incrociò le braccia pensoso.

  “Di che omicidio parliamo?” Domandò Agathe.

  “Guardate voi stessi” Hugo consegnò il suo cellulare e Sly, che immediatamente scaricò le immagini del dossier.

  “Quella scuola...” Pan aggrottò la fronte.

  “Esatto. La Caroline Stewart, la stessa dove c’era il Mabinogion”.

Agathe però era più preoccupata per la causa della morte.

  “Si è suicidato. Secondo questa descrizione, la cosa somiglia molto ai casi passati legati a Cicada negli scorsi anni. Solo che questa volta non è morto nessuno… per fortuna”.

  “Non dimentichiamoci che non è neppure il 23” Aggiunse Hugo. “Però la cosa è sorprendentemente simile no? Proprio come immaginavo, mio fratello e mio padre stanno lavorando sulla serie di omicidi legati a Cicada”.

  “Ragazzi...” Cubby era diventato cinereo.

  “Cosa c’è?” Pan si girò verso di lui.

Cubby aveva tra le mani il Mabinogion. Lo stava tenendo aperto all’ultima pagina e c’era scritto qualcosa di parecchio inquietante.

  “Leggete qui...”.

In fondo, a piè di pagina, c’erano delle iniziali ben leggibili: J.T.

  “J.T. Questo è il tizio che ha decifrato il libro no?” Disse Sly, ma poi si rese conto dell’importanza di quelle iniziali. “J.T sta per...”.

  “James Timber...” Agathe aggrottò la fronte tesa. “Non ci sono dubbi è proprio lui”.

  “Ma perché si è suicidato?” Domandò Cubby sconvolto. “Non sarà mica...”.

  “È stato Cicada, non c’è dubbio” Disse Hugo “Ci sono troppe coincidenze”.

  “Sappiamo anche che Timber era ad un passo in avanti rispetto a noi” Aggiunse Sly “Quindi se proseguiamo, allora anche noi...”.

   “...” Pan per la prima volta sembrò essere decisamente spaventato dalla cosa.

Seguì poi un profondo silenzio, rotto da Agathe solo in seguito...

  “Ehi, perché quelle facce lunghe? Avevamo ragione no? Chiunque si celi dietro Cicada è chiaramente un criminale. La Thinker Bell è nata per questo no? Per distruggere i criminali e aiutare i più deboli, questo è il patto che abbiamo stretto dico bene?”.

  “Lo so ma...” Sly evitò lo sguardo di tutti “Forse ci stiamo intromettendo in qualcosa di troppo grande per noi”.

  “Avete intenzione di mollare? Devo forse ricordarvi le ingiustizie che avete subito? Cubby, per quanto tempo sei stato vittima di bullismo? Quando eri preso in giro, insultato, umiliato, dentro di te imploravi aiuto no? Sly... tuo padre ti picchiava e abusava di te, ma tu sei rimasto in silenzio, pregando che un eroe ti salvasse. E tu Pan? Tu che hai visto la tua sorellina morire senza che tu potessi fare nulla per lei, quanto hai desiderato di essere una persona più forte e determinata per poter salvare i più deboli dai criminali. E infine tu Hugo, vittima di solitudine, abbandono, depressione, vuoi lasciare che le persone nel bisogno muoiano da soli? Implorando aiuto proprio come lo ha implorato James Timber? Chi lo ha ascoltato? Chi lo ha soccorso? Nessuno...”.

  “Wendy...” Pan era a corto di parole.

  “Come vi siete sentiti quando eravate soli, senza aiuto, senza la Thinker Bell? Come si sarà sentito Timber prima di morire? Voglio sentire una risposta da voi. Volete lasciare le cose così? Voi, vittime di soprusi e ingiustizie, volete che questo criminale o questa organizzazione, prosperi e prenda altre vite innocenti? O volete porre fine a questa cosa?”.

L’intero gruppo riacquistò la determinazione. Ora avevano sguardi colmi di rabbia e volontà.

  “Esattamente” Disse Agathe sbattendo il pugno nella mano. “Noi siamo la Thinker Bell e faremo in modo che Cicada chiuda i battenti, per sempre”.

Hugo sorrise, e ancora una volta si sentì più vivo che mai.

  “Qual’è la prossima mossa allora?” Domandò lui motivato.

  “Cubby, Sly, voi tre lavorate al Fairy Dust. Allargate le comunicazioni anche ai Federali. Cubby, tu sei l’unico che può farcela, mentre Sly si occuperà di aiutarti con l’upgrade degli strumenti. Pan, tu invece fa una ricerca su James Timber, vedi cosa riesci a scoprire su di lui”.

  “E tu invece?” Domandò Pan.

  “Io e Hook ci occuperemo di Cicada. Continuerò io stessa l’enigma, a costo di mettermi in pericolo. Hook, tu sarai la mia ombra. Terrai d’occhio ogni mio movimento, ogni mia azione e farai rapporto a Pan. Se noterai qualcosa di strano in me, allora toccherà a te intervenire. Sempre se realmente è Cicada a causare questi suicidi”.

  “Ma come posso osservarti per tutto il tempo?” Chiese Hugo grattandosi la nuca.

  “Domanda stupida. Vivrai assieme me per tutto il tempo, finché non risolviamo il caso. Non è un problema per te vero? Dopotutto tuo padre e tuo fratello non torneranno a casa”.

  “Aspetta COSA? Io vivere con te ma...” Era diventato tutto rosso. “Non ti sembra una cosa un po’... beh... ecco...”.

  “Vuoi che ti pesti anche l’altro piede?” Agathe strizzò gli occhi avanzando minacciosa verso di lui. “Non farti strane idee imbecille! Questa non è una luna di miele. Qui si fa sul serio”.

  “O-ok” Hugo deglutì un po’ intimorito.

  “Pan, sei tu il Leader. Da tu l’autorizzazione”.

   Lui era pesantemente contrariato dall’idea che Hugo vivesse con Agathe e lo si notava dai suoi occhi occhi gonfi e gelosi. “A-approvo, ma se fate qualcosa di illecito io!... ecco, mi arrabbio! Mi arrabbio sul serio!”.

  “Non succederà, tranquillo...” Agathe sorrise. “Voi altri invece? Siete d’accordo?”.

  “Sì, siamo con te Wendy” Entrambi annuirono.

  “Ottimo, allora forza ragazzi. Mettiamoci a lavoro...”.

Un istante più tardi però, il cellulare di Agathe squillò. L’intero gruppo si ammutolì, mentre la buffa suoneria di Agathe riverberava nelle fondamenta sotterranee del complesso residenziale.

La ragazza esaminò il display e la chiamata in arrivo era anonima.

Dopo un paio di secondi Agathe si decise a rispondere.

  “Pronto?”.

 

Fermati...

O morirai.

   
 
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