Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
Segui la storia  |       
Autore: BabaYagaIsBack    16/01/2019    0 recensioni
●Book I●
Aralyn e Arwen anelano alla libertà. Fin dall'alba dei tempi quelli come loro sono stati emarginati, sfruttati, ripudiati, ma adesso è giunto il momento di cambiare le cose, perché nessun licantropo ama sottomettersi, nessun uomo accetta la schiavitù. Armati di tenacia e coraggio, i fratelli Calhum compiono la più folle delle imprese, rubando a uno dei Clan più potenti d'Europa l'oggetto del loro potere. In una notte il destino di un'intera specie sembra cambiare, peccato che i Menalcan non siano disposti a farsi mettere i piedi in testa e, allora, lasciano a Joseph il compito di riappropriarsi del Pugnale di Fenrir - ma soprattutto di vendicarsi dell'affronto subìto.
Il Fato però si sa, non ama le cose semplici, così basta uno sguardo, un contatto, qualche frecciatina maliziosa e ogni cosa cambia forma, mettendo in dubbio qualsiasi dottrina.
Divisi tra il richiamo del sangue e l'assordante palpitare del cuore, Aralyn e Joseph si ritroveranno a dover compiere terribili scelte, mettendo a rischio ciò che di più importante hanno.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
31. Parte del loro mondo (parte 2)
 

Joseph si abbandonò senza particolari freni ai festeggiamenti, passando ore a bere e scherzare con tutti. L'euforia di essere finalmente entrato a far parte delle grazie del clan nemico gli diede alla testa, facendogli completamente dimenticare il contesto reale. Passò così da un rintocco all'altro, fin quando il bisogno di prendere aria non si fece impellente: la temperatura nella sala era aumentata con l'aumentare dell'alcol all'interno degli stomaci.
Barcollando lievemente il ragazzo si fece strada lungo i corridoi della Tana, arrivando così fino al portico, dove l'aria gelida gli pizzicò le guance e provò a farlo rinsanire appena. L'Inverno stava ormai prendendo piede in tutta Europa, soprattutto lì.
Con un movimento istintivo s'infilò una mano nei pantaloni, estraendo il pacchetto malandato di sigarette – persino quel freddo non avrebbe dato tregua al suo vizio.
«Il festeggiato non dovrebbe assentarsi, son tutti qui per lui»
Probabilmente per via dell'alcol, Joseph non si accorse di una presenza alle sue spalle. Sussultò appena, voltandosi con sguardo grande di stupore, che si fece ancora maggiore quando riconobbe l'interlocutore nella penombra.
Aralyn piegò la testa da un lato, abbozzando un sorriso in segno di saluto.
Per qualche istante il Purosangue restò immobile, completamente ammaliato dalla figura accostata alla porta. Erano nuovamente ad un passo l'uno dall'altra, come durante la cerimonia, ma a differenza di quel momento non c'era più nessuno ad ostacolare una conversazione o un contatto di qualsiasi tipo.
Senza rendersene conto le sorrise di rimando, felice di vederla spuntare lì – e fu in quell'istante di totale contemplazione che, finalmente, si rese conto di un dettaglio a cui fino ad allora non aveva dato importanza: gli occhi.
Sia il taglio che il colore erano identici a quelli di Arwen, tanto simili d'apparire quasi identici. Il fiato a quel punto gli si mozzò in gola. Quale legame di parentela poteva creare una somiglianza del genere? Solo uno, lo stesso che accumunava Gabriel e lui.
Quella consapevolezza fu fastidiosa come ricevere uno schiaffo in pieno viso, secco e doloroso al pari di poche altre cose. Possibile che una simile ovvietà non gli fosse mai saltata alla mente? Era stato davvero così cieco da non notare nulla fino a quel momento?
«S-stai bene Josh?» la ragazza si chiuse nelle spalle, incrociando le braccia al petto per trattenere il calore e il disagio che d'un tratto la dovevano aver assalita, forse notando il deflusso di sangue che aveva colpito il viso di lui.
Stava bene? No, affatto.
Si sentiva un idiota, un completo imbecille. In quasi due mesi di permanenza in quel postaccio non aveva fatto altro che aggirarsi per il clan con enormi fette di salame messe sugli occhi, in modo da impedirgli di notare anche le cose più ovvie.
Un conato di vomito parve volerlo cogliere di sorpresa.
Provava schifo per sé stesso, per aver pensato che tra lei e suo fratello potesse esserci del tenero, per aver desiderato non un'Impura qualsiasi, ma bensì la sorella del suo più grande nemico.
Svelto si portò una mano alla bocca e vedendo Aralyn muoversi in suo soccorso cercò di recuperare un po' di ritegno, fermandola con l'altro palmo: «Sì. Sì, devo aver bevuto un po' troppo e a stomaco vuoto» mentì spudoratamente, voltandosi per prendere aria e allontanare gli occhi dalla figura di lei. Fece il più lungo dei respiri che avesse preso quella sera, provando a ritrovare la calma che d'un tratto aveva cercato di sfuggirgli dalle dita e, nel farlo, socchiuse gli occhi.
Tutto ciò però non parve fermare la lupa che, in meno di alcuni istanti, gli fu alle spalle, sfiorando con la punta dei polpastrelli il suo bicipite. Fu un tocco lieve, eppure Joseph fremette. Una scossa gli attraversò la pelle del braccio, percorrendo le linee d'inchiostro come strade verso il suo petto.
«E il freddo non è certo un amico in queste situazioni» gli fece notare, spostandosi con il busto in modo da guardarlo dritto in viso. Il purosangue avrebbe voluto distogliere lo sguardo da quello di lei, ma gli fu impossibile; la malia delle sue dita su di lui non gli permise di far nulla, se non annullare i pensieri che l'avevano sopraffatto poco prima.
Lo schifo nei confronti di Aralyn divenne sempre più tenue.
La ragazza abbozzò un sorriso: «Inoltre quella sottospecie di pozione ha la mistica capacità di ribaltare gli stomaci!» Il modo in cui provò a scherzare con lui fu di un'innocenza quasi irreale e, come uno schiocco di dita, annullò completamente le sensazioni di ribrezzo.
«Allora non è solo un mio problema...»
«No, tranquillo! Io vomitai l'anima all'indomani della cerimonia» lei rise ancora, stavolta allontanando la mano da lui e mettendosi a scrutare l'orizzonte che avevano difronte.
Joseph fece per aprir bocca, quando una folata d'aria gli solleticò nuovamente le narici, portando con sé un odore fin troppo minaccioso e familiare. I muscoli gli si tesero involontariamente e, con la coda dell'occhio, gli parve di notare una reazione simile anche da parte della ragazza.
Erano stati colti in flagrante nel bel mezzo di una chiacchierata "privata",dettaglio che certamente non avrebbe del tutto fatto piacere alla persona alle loro spalle. Uscendo dall'ombra, Arwen fece la sua comparsa, lanciando nella loro direzione uno sguardo indagatore.
Senza pronunziare mezza parole si affiancò alla sorella, cingendola con fare protettivo – fu impossibile per il Purosangue non far saltare gli occhi da un viso all'altro, accomunando i tratti. Erano fin troppo simili sotto alla luce tenue della luna, forse troppo, e il ragazzo dovette trattenersi dal volgere il viso, infastidito.
Schiarendosi la voce, l'Alpha parve farsi prepotentemente spazio tra di loro: «Mi spiace interrompere, ma credo che sia il caso che Aralyn rientri» lo sguardo passò da Joseph alla testa di lei, mentre una mano le risalì la pelle del braccio provando a scaldarla, «Con tutta quest'aria e la poca stoffa che hai indosso ti prenderai un malanno» fece infine, invitandola con una leggera pressione a seguirlo dentro. Fu in quell'istante che il giovane Menalcan si sentì realmente minacciato da entrambi, tanto uniti, apprensivi e gelosi da poter diventare un pericolo per i suoi piani. 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Licantropi / Vai alla pagina dell'autore: BabaYagaIsBack