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Autore: sidphil    17/01/2019    1 recensioni
Durante la Guerra del Vietnam, Mickey viene arruolato e mandato ad addestrarsi sotto al comando del sergente Ian Gallagher. Ian è un giovane sergente che si preoccupa di conoscere i nuovi arruolati e di farli sentire al sicuro. Ma trova pane per i suoi denti quando si tratta di Mickey.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Mickey aprì gli occhi ancora prima della sveglia. La fredda aria mattutina gli entrò a poco a poco nelle ossa, convincendolo sempre meno del fatto che la coperta dell'esercito bastasse per tenerlo al caldo.
Rotolò giù dal letto, si infilò gli anfibi e una maglietta e uscì alla volta della tenda di Ian. Era stato il suo primo pensiero appena sveglio; capelli rossi, occhi azzurro-verde e quell'affascinante mezzo sorriso che si incupiva ogni giorno sempre di più. L'adunata sarebbe suonata a momenti e lui avrebbe continuato a rigirarsi nel letto, rifiutandosi di alzarsi. E Mickey lo avrebbe trascinato giù a forza se fosse stato necessario.
Arrivò davanti alla sua tenda e indugiò, incerto. La sensazione di nausea del giorno prima tornò a tormentarlo per l'ansia di vedere Ian, ancora assonnato e brontolone avvolto nelle coperte per l'orario, ancora vivo. Non esercitò molta forza di volontà contro al chiedersi che cosa stesse indossando, se avesse una maglietta, a come avrebbe potuto essere far scorrere la mano sui suoi addominali...
Deglutì pesantemente sentendo risalirgli la cena della sera prima. Aprì la tenda  e fece capolino con la testa. Se avesse tenuto i piedi fuori dalla soglia sarebbe rimasto stabile. Lanciò un'occhiata verso la branda, era vuota. Le coperte erano aggrovigliate in un mucchio in fondo, una cosa che il sergente di solito non faceva.
Deglutì nuovamente e ispezionò il resto della stanza. Non c'era sangue a quanto vedeva, e nessun corpo, il che era una cosa positiva. L'unica domanda rimasta era se la pistola fosse ancora lì.
-Ian?- provò a chiamare, oltrepassando la soglia di un passo. -  Ian?-
- Sono qui dietro-
Uscì dalla tenda e cercò di guardare oltre la cima. Non vide nulla, perciò vi girò intorno finchè non trovò Ian poco lontano che fumava. Gli dava le spalle, gli occhi puntati sull'alba sanguigna mentre il fumo fuoriusciva sfiorandogli le labbra. - Che stai facendo?- gli chiese.
Ian lo guardò oltre la propria spalla, il suo mezzo sorriso che brillava all'albeggiare di quella nuova giornata. - Fumo una sigaretta. Cos'altro, altrimenti?-
- E sei uscito dalla tenda solo per questo?-
Ian fece spallucce. - Non mi piace riempire l'aria di fumo-
- Quindi per te una sigaretta è più importante del tuo letto?-
Scosse di nuovo le spalle.
Mickey tirò un sospirò di sollievo, i battiti che rallentavano sempre di pù. "E' vivo. Sta bene. Sta bene"
Il sole si levò oltre la linea dell'orizzonte, esplodendo in raggi di luce dorata che contrastavano con il cielo roseo sormontato da nubi violacee. Il fumo si dissolse nella sua direzione, acre e dolce allo stesso tempo nell'aria del mattino.
Ian aspirò un altro tiro e gliela offrì. Mickey rimase semplicemente a fissarla per un lungo momento, cercando di imprimersi nella mente il modo con cui Ian la tenesse tra le dita. Si leccò le labbra al pensiero del suo sapore che riusciva ad avvertire caldo sula propria lingua. Ogni parte del suo corpo sembrò improvvisamente prendere fuoco nell'aria gelata.
- No- ebbe la forza di dire, coprendo la parola con un colpo di tosse. Ian scosse di nuovo le spalle e se la riportò alle labbra. La fece roteare un paio di volte, la rimosse ed espirò. Ogni centimetro delle mani di Mickey fremeva per la sigaretta quindi decise di infilarsele in tasca e cambiare discorso. - Come ti senti oggi?-
- Bene-
Rabbrividì a quella risposta. Riecheggiava nei propri ricordi con la voce di sua madre e di sua sorella, la sua stessa voce che si spezzava nel pronunciare quella semplice parola quando suo padre gli aveva rotto il polso per la prima volta. Almeno era riuscito a non piangere.
- Non mentirmi-. Ian lo guardò. - Nessuno sta mai bene-
Il rosso annuì, lasciando penzolare le braccia lungo i fianchi e rigirandosi distrattamente la sigaretta tra le dita. - Oggi voglio morire un po' meno di ieri. Ma continuo a pensare a come sarebbe se mi spegnessi la sigaretta sul braccio. Magari farebbe scoccare una scintilla nel mio cervello. Continuo a pensare a Keller che si gira e mi guarda in quel modo e non riesco a decidere se tirargli un pugno in faccia o arrendermi e lasciare che pensi lui a tutto-
- Non puoi arrenderti-
- Non posso nemmeno tirargli un pugno-
Mickey non disse nulla per un momento. - Che punizione è prevista per chi tira un pugno in faccia ad un sergente?-
Ian sorrise e Mickey credette di non aver mai visto niente di più luminoso. - Beh, posso dirti che non sarebbe come colpire Wells-. Mickey grugnì in segno di protesta. - Conoscendo Keller, credo che ti denuncerebbe per reato penale. Ma c'è un bisogno disperato di uomini in Vietnam, quindi potresti cavartela con il lavoro nelle cucine per il resto della preparazione-
- Mi piace la cucina-
Ian lo guardò di sbieco. - Non voglio nè impedirti nè incoraggiarti a colpire Keller da parte mia-
- Col cazzo da parte tua. Lo colpirei per cancellargli quello stupido sorrisetto-. Ian scoppiò a ridere e Mickey ricambiò sorridendo. Era un bel suono.
- Sicuro di non volere un tiro?-
La parte tossica di Mickey saltellò eccitata all'idea. Fissò la sigaretta come se non fumasse da anni e stesse per essere messo di fronte ad un plotone d'esecuzione. - L'esercito ha ancora i plotoni d'esecuzione?- chiese.
Ian sbattè le palpebre. -No-
Prese la sigaretta il più velocemente possibile per evitare di toccarlo ma quando le loro dita si sfiorarono il tempo sembro congelarsi. Ogni piega della pelle sulle mani gli pizzicò come se avesse appena toccato un cavo scoperto. Si portò la sigaretta alle labbra, salivando al pensiero del suo sapore.
Notò Ian con la coda nell'occhio che lo fissava, una strana luce che balenava nelle sue iridi dal colore dell'oceano. Un'ondata di nausea lo attraversò di nuovo, le parole di suo padre che gli rimbombavano nella testa, e abbandonò il braccio lungo il fianco, restituendo la sigaretta ad Ian con la mano tremante. - Sto cercando di smettere-
Ian rimase in silenzio per qualche secondo. - Un uomo coraggioso che cerca di perdere un vizio prima della guerra-
- No- ribattè. - Solo un inutile codardo-
Prima che Ian potesse rispondere, suonò l'adunata. Mickey rivolse le spalle al sole nascente e si diresse sullo spiazzo senza dire altro. Aveva ancora lo stomaco sottosopra e probabilmente non sarebbe riuscito a trattenerci la colazione, ma almeno, forse, la corsa lo avrebbe aiutato a buttare fuori tutte quelle emozioni insieme al sudore.
Non sapeva se le farfalle nel proprio stomaco preferissero il clima tropicale o la tundra gelata ma avrebbe fatto il possibile per farle uscire.
   
 
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