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Autore: AlsoSprachVelociraptor    18/01/2019    0 recensioni
Lloyd Richmond, giovane film-maker dal fisico fragile, la mente contorta, il cappello della Planet Hollywood calato sui suoi cinici occhi azzurro ghiaccio e il fidato coltellaccio appeso alla cinta, è pronto a tutto per diventare il regista che ha sempre sognato di essere.
Anche essere mandato dalla BBC a Ronansay, un'isola sperduta a nord delle fredde coste della Scozia e bagnata del tremendo mare del Nord a indagare su un misterioso hotel che si dice essere infestato dai fantasmi.
All'albergo, tuttavia, Lloyd troverà segreti ben peggiori di uno spirito; scheletri nell'armadio, doppiogiochisti pericolosi, destini segnati nel sangue, porte chiuse a chiave, il mare del Nord affamato che chiederà sempre più sacrifici umani.
E sì, anche un fantasma.
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[Storia liberamente tratta alla serie tv "Two Thousand Acres of Sky" della BBC, anche se NON c'è bisogno di conoscere la serie per leggere la storia, dato che ne è solo ispirata. Anzi, se non la conoscete è molto meglio]
Genere: Comico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L'albergo aveva davvero qualcosa di strano.

Lloyd non credeva nei fantasmi, non ci poteva credere, però...

La temperatura interna era di diversi gradi più bassa di quella fuori, anche se era ottobre e le temperature sul Mare del Nord non erano gentili.

La sua camera era fredda, gelida, ma umida.

Ronansay non era così umida, ma l'albergo, la sua camera, quello stramaledetto posto sì.

Era strano, era ovviamente strano.

Ma ci saranno state altre spiegazioni oltre a quella del fantasma, no?

-È mai morto qualcuno qui, che voi sappiate?- chiese Lloyd alla telecamera. Aveva deciso di intervistare quella famiglia di imbecilli, così che avrebbe avuto altro materiale con cui fare quel maledetto film per Pennis.

Robbie aggrottò le folte sopracciglia scure e il viso di Abby si fece ancora più duro. -No.- rispose, tombale.

-Non qui...- sussurrò Charley, scorrendo la home di facebook sul suo cellulare. Faceva la stronza, ma il suo sguardo era molto più triste.

Era strano e non si fidava di loro, e di Abby men che meno, però forse Charley...

La madre fulminò con lo sguardo lei e Alfie che stava a sua volta per sputare il rospo, e tutti si zittirono in un brutto silenzio.

Un solo colpo di tosse di Robbie, dato apposta, fece zittire totalmente Charlotte, quasi spaventata dal gesto, e strinse istintivamente una mano alla giovane e confusa Jo seduta al suo fianco.

Lloyd sbuffò con noia perchè sapeva che gli sarebbero aspettate cinque interviste diverse.

Quattro, vedendo lo sguardo spaesato di Jo. No, lei non c'era decisamente in mezzo.

-Non qui?-

-No e basta.- Interruppe ancora Abby, e Lloyd, per una frazione di secondo, vide rosso.

Odiava essere interrotto, e non stava facendo altro che odiare, odiare quella Abby dallo sguardo più freddo della camera stessa. La temperatura si era abbassata ancora? Mise la mano sull'elsa del coltellino che aveva in tasca, ma la ritrasse subito. No, lì non c'era Dennis che poteva sotterrare prove e pagare persone per stare zitte.

Decise di finire la faccenda delle interviste e andarsene, almeno per quel momento.

Lloyd sfregò le gambe coperte dai lunghi pantaloni della sua tuta preferita e sbuffò una nuvoletta di vapore dal naso arrossato e infreddolito, nell'aria gelida di Ronansay degli ultimi giorni di ottobre. Non riusciva nemmeno a tenere saldamente la sigaretta tra le labbra che continuavano a tremare, eppure era appena sull'uscio dell'albergo.

No, non era normale.

Che ci fosse Abigail dietro le strane apparizioni di Ronansay, dietro quel freddo? Magari per attirare più visitatori, magari per spostare l'attenzione da qualcos'altro?

Sì, sembrava decisamente colpevole. Non si fidava di lei, e sicuramente sarebbe stata l'ultima da cui lui avrebbe sentito una versione. E il ché voleva dire svelare i suoi piani, smascherare le sue finte e mandarla sul lastrico. Oh, da lei avrebbe avuto una confessione, prima o poi.

La odiava e Lloyd era malefico.

Prima di dormire, riuscì a fermare la giovane Jo. Aveva diciassette anni, era alta e grande e grossa ma fragile e discreta.

-Robert dovrebbe essere tuo padre? Non gli somigli.- le chiese Lloyd, mentre lei gli portava gli asciugamani nuovi. Lei arrossì, sviò lo sguardo e non rispose. No, non lo era.

Di chi era figlia? Su quell'isoletta, non aveva visto nessuno che potesse somigliarle, a parte Abby ovviamente. Forse Abby stava nascondendo non solo un finto fantasma, ma anche un tradimento. E, nel cuore della notte, anche i rumori di passi fuori dalla sua stanzona.

Lloyd rise sotto ai baffi mentre Jo scappava quasi dalla sua camera, a lasciarlo solo coi suoi piani malefici.

Doveva ammetterlo, la camera era carina.

Ampia, molto ampia, quasi quanto il suo monolocale a Londra. Il letto era almeno da tre persone, o almeno, da tre Lloyd, e aveva un tavolo da pranzo, una grossa scrivania su cui aveva già appoggiato tutto ciò che gli sarebbe servito per quel film idiota che, invece, stava diventando abbastanza interessante.

Anche se non aveva il wi-fi. Fortunatamente aveva deciso di portarsi il suo da casa.

Un frigobar ancora vuoto, una libreria che aveva già riempito con tutti i suoi libri e i suoi film preferiti, i suoi appunti e i quaderni in cui amava disegnare le idee che aveva.

Non era particolarmente bravo, ma lo calmava così tanto quando avrebbe voluto distruggere le persone accanto a sé o quando si sentiva la testa esplodere dai pensieri che lo terrorizzavano. I passi fuori dalla porta gli facevano gelare il sangue nelle vene, non per il fatto dei "passi del fantasma" come la raccontavano i marinai imbecilli che soggiornavano lì. Lloyd non aveva paura dei morti, ma dei vivi sì.

In un angolo del cervello c'era sempre qualcuno che gridava all'allarme, e di notte le sue grida erano particolarmente forti nella scatola cranica di Lloyd. Che si ricordasse, aveva sempre avuto il terrore della notte, delle persone, di ciò che c'era fuori. Il pesante catenaccio di ferro saldo alla spessa porta inscardinabile di legno e il coltellino sotto al cuscino di Lloyd compensavano quei rumori molesti e quell'omino piagnucolante nel suo cervello.

L'unica pecca della camera: non aveva il bagno.

Doveva percorrere tutto il lungo corridoio che separava le poche stanze dal bagno, unico, alla fine dell'albergo.

Non amava molto percorrere quel corridoio, per la paura di incontrare qualcuno. No, non il fantasma. Il personale dell'albergo e gli altri ospiti. Che orrore, i rapporti sociali... Lloyd non poteva permettersi di fidarsi di nessuno.

La notte era particolarmente agitata, tra passi e lo sbattere di porte, ma cosa poteva aspettarsi da una famiglia composta da tre figli giovani? C'era anche qualche ragazzotto idiota e ubriaco che risiedeva praticamente permanentemente nell'albergo. Sì, erano loro, e non sarebbero entrati nella sua stanza e non si sarebbero interessati a lui.

L'albergo non distava molto dal porto, e quasi tutti erano marinai che stavano via per mesi e mesi e tornavano per vivere una triste vita in quell'hotel imbecille e freddo come il cocito dantesco.

I giorni passano velocemente quando li passi chiuso in casa, e così fece Lloyd, serrato nella sua comoda stanza che non aveva fatto altro che rendere sempre più sua.

Si faceva portare lì cibo da asporto da qualche take-away della zona. Facevano schifo in confronto ai suoi soliti di Londra, ma sempre meglio di morire di fame.

I tre ragazzi sembravano particolarmente preoccupati della sua condizione che, per Lloyd, era completamente normale.

Jo aveva 17 anni, Charley 26 e Alfie una trentina, anche se li portava davvero male. Lo avevano spesso invitato a uscire, una volta scoperto che Lloyd aveva circa l'età della sorella di mezzo.

Lui, ovviamente, aveva sempre rifiutato.

Aveva dei dati, delle registrazioni e delle telecamere da controllare. Non aveva tempo e voglia di sprecarsi con degli altri ragazzi.

   
 
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