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Autore: Evola Who    19/01/2019    2 recensioni
Sul Binario 9¾, diretti alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, molti vecchi e futuri studenti stavano salutando i loro genitori e parenti prima di salire sul treno e intraprendere il lungo viaggio fino a destinazione.
Ma non tutti sembravano felici di questa giornata…
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 2
Un lungo viaggio
 
Quando non vide più in lontananza le figure dei suoi genitori, Eleanor trasse un lungo sospiro di sollievo. Non perché non sopportasse più le loro raccomandazioni, bensì perché si sentì sollevata all'idea di poter finalmente togliere quello stupido abito celeste ed indossare la sua divisa scolastica – infilata di nascosto nella sua cartella di finto cuoio la sera prima.

Per prima cosa, dunque, avrebbe dovuto trovare uno scompartimento vuoto in cui potersi cambiare – e, magari, evitare che troppe persone la vedessero conciata così. Quindi, iniziò a camminare lungo i corridoi del treno, incontrando alcuni ragazzi e ragazze che andavano alla ricerca del loro posto, finché il corridoio divenne piano piano completamente deserto.

Camminò davanti alle ultime porte ancora spalancate dei vari scompartimenti, trovando prima di tutto un paio di ragazzi, di corporatura differente ma entrambi con una folta chioma di capelli rosso accesso, impegnanti a litigare con veemenza per qualcosa che non comprese.

Continuò ad avanzare, imbattendosi infine in una ragazza che attirò molto la sua attenzione: doveva essere una sua coetanea, con il viso a forma di cuore, gli occhi scuri e i capelli corti e spettinati color rosa shocking. Ma quella non era la cosa più stravagante in lei. La sua bocca, infatti, si trasformava di continuo in vari musi di animali: un muso di gatto, quello di un papero, di un uccellino e, addirittura, quello di un elefante con tanto di proboscide, facendo ridere a crepapelle sia  se stessa che le altre ragazze che le sedevano accanto.

Eleanor non poteva davvero credere a quello a cui stava assistendo. La ragazza stava forse facendo qualche tipo di magia? Fu presa dalla tentazione di entrare per vedere meglio, ma fu fermata dal pensiero che, prima di tutto, avrebbe dovuto cambiarsi d’abito.

Così, si allontanò un po’ sconsolata, pensando: “Peccato, volevo proprio chiederle dove avesse imparato a mutarsi così e come ci si riesca. Però credo che, se sfoggiassi i suoi stessi poteri e il medesimo taglio di capelli davanti a mia madre, con ogni probabilità si spaventerebbe più per i capelli rosa, che per la mia nuova faccia di elefante!” e fece una risatina fra sé.

Continuando nella sua ricerca, trovò un'altra ragazza, ma a differenza dell'altra era sola, con le gambe allungate sul sedile di fronte e impegnata a leggere un libro. Ma la cosa davvero insolita, in lei, era il suo abbigliamento: in effetti, indossava una salopette color verde acqua con i bottoni blu a mo di pantaloncini, un paio di calze bianche a strisce verde scuro, una maglia a maniche lunghe dello stesso colore e stivaletti neri. La sua pelle era molto bianca, e sul suo viso rotondo spiccavano lentiggini, labbra carnose e grandi occhi blu. Aveva capelli biondi lunghi fino al collo, tagliati a caschetto con la frangetta scalata sulla fronte e tenuti fermi da un cerchietto verde smeraldo.  Presumibilmente era una sua coetanea.

Ma la cosa che più incuriosiva Eleanor non era tanto lo strano abbinamento del suo abbigliamento, bensì il sorriso e gli occhi rivolti alle pagine del suo libro. Le sarebbe piaciuto sapere che libro stesse leggendo, tuttavia non volle disturbarla, perché capiva l’importanza, per molte persone, di godersi un attimo di solitudine con se stesse – in fondo, era ciò che cercava molto spesso anche lei - così, decise di lasciarla in pace e continuò a camminare.

Finalmente, dopo lungo cercare, si imbatté in uno scompartimento vuoto; una volta entrata, chiuse la porta dietro di sé ed iniziò subito a cambiarsi, per prima cosa tirando fuori la divisa dalla cartella.

Dopo esseri sfilata l’abito azzurro ed aver sciolto il fiocco dai capelli, indossò la sua nuova divisa scolastica e si guardò bene, riflettendosi nel finestrino: era composta da una gonna nera lunga fin quasi alle ginocchia, da un cardigan grigio chiaro, sotto il quale aveva infilato una camicia bianca ed una cravatta nera annodata alla bene e meglio, e per finire da un lungo mantello nero che l'avvolgeva completamente. 

Eleanor si osservò con aria entusiasta. Quasi non poteva crederci, quella era la sua prima vera divisa scolastica.

E, oltretutto, non era per una scuola normale, ma per una scuola di magia! A quel punto, estrasse la sua bacchetta magica dalla cartella e la strinse con gioia: una bacchetta di legno di abete rosso, di 12 pollici e ¼ di lunghezza, con dentro una piuma di fenice.

E non si sarebbe mai dimenticata le parole del creatore di tutte le bacchette della comunità magica, il signor Garrick Olivander, che le aveva spiegato con entusiasmo che il legno di abete rosso era uno dei più difficili da usare, che la lunghezza media di una bacchetta era di quattordici pollici – pur esistendo anche parecchie bacchette di otto o di quindici - e che quel tipo di lunghezza era estremamente rara, spiegandole che quel genere di bacchette possedeva un tipo di flessibilità a dir poco sorprendente, proprio come straordinario era il suo nucleo, una piuma donata dalla fenice.

Le spiegò che, tra tutti i nuclei possibili, quello era il più raro, che le avrebbe permesso di padroneggiare anche gli incantesimi più potenti. Purtroppo, però, bacchette tanto potenti avevano un difetto, ossia spesso potevano agire di propria iniziativa ed erano particolarmente difficili da controllare.

Quando Eleanor ascoltò con attenzione tutta quella lunga e complicata spiegazione – dopo aver scelto la bacchetta da sola, mentre i suoi compravano il calderone e i testi scolastici - si spaventò parecchio, farfugliando che una bacchetta così potente non avrebbe mai potuto essere la sua.

Ma il signor Olivander - che riguardo a quell'argomento se ne intendeva più di chiunque altro - la rassicurò con tono sicuro, dicendo: “Non è il mago a scegliere la bacchetta, signorina Wonder, ma è la bacchetta a scegliere il mago. E, anche se ancora non se ne rende conto, so che lei è una strega che la userà con responsabilità.”

E lei, ancora, non sapeva bene se avrebbe dovuto sentirsi orgogliosa ad essere la proprietaria di una bacchetta così rara, oppure spaventata nell'avere in mano un oggetto tanto potente.

Eleanor si sedette sul sedile maneggiando lentamente la bacchetta ed immaginandosi i futuri incantesimi che avrebbe compiuto.

Era una strega, proprio lei, una normalissima ragazzina appena uscita dalla scuola elementare, stava studiando per diventare una vera strega! E quella scoperta, in fondo, dava anche una risposta agli ultimi e strani eventi che l'avevano riguardata.

Si ricordò improvvisamente le strane apparizioni di brufoli giganti sui volti delle sue compagne e dei suoi compagni più antipatici, dopo aver loro augurato che gli accadesse proprio quello. Si era sentita in colpa, vedendo le loro faccie malinconiche e tristi dopo quanto accaduto e, anche se ancora non poteva sapere di essere veramente colpevole, aveva sperato che ritornassero normali.

E per fortuna, la mattina successiva, i suoi compagni erano tornati a posto, come se non fosse mai successo nulla.
Ma il suo primo vero ricordo magico era legato a qualcosa che aveva vissuto mentre si trovava a casa.

Quel giorno era tornata a casa da scuola distrutta, dopo una mattina particolarmente atroce, trascorsa tra pesantissime prese in giro da parte dei compagni, e si era subito fiondata in camera sua a buttarsi sul letto, per non farsi vedere in lacrime davanti ai genitori.

Si sentiva a pezzi, sola, senza nemmeno un amico con cui sfogarsi. Pianse disperata per diversi minuti, finché non sentì qualcosa muoversi sopra il suo letto, alzò lo sguardo e per poco non si mise ad urlare di paura.

Il suo pupazzetto lavorato all'uncinetto del Dottore di Tom Baker, dalla serie “Doctor Who” – con tanto di sciarpa, cappello, capelli ricci scuri e due grandi bottoni chiari sul davanti - stava camminando adagio verso di lei.

Eleanor si spaventò quasi a morte nel vedere quell'oggetto, che avrebbe dovuto essere inanimato, camminare verso di lei con le braccine alzate, mentre si ritraeva il più possibile all'indietro con aria a dir poco confusa.

Ma quando il pupazzetto arrivò alla sua caviglia abbracciandola affettuosamente, la ragazzina rimase molto colpita da quella scena e si sentì improvvisamente felice, facendo un sorriso dolce di fronte a quel gesto. Si chinò, lo prese tra la mani e lo strinse stretto stretto a sé, mentre il pupazzetto abbracciò le sue guance accarezzandole lievemente.

Eleanor fu davvero contenta e sollevata per quel abbraccio e, sentendosi amata e accettata, le sue lacrime scomparvero praticamente subito. Si sdraiò con il pupazzo tra le mani e si addormentò profondamente e tranquillamente senza quasi rendersene conto.

Quando sua madre la svegliò per la cena - anche se era rimasta sorpresa di vedere sua figlia addormentarsi durante il pomeriggio, dato che non accadeva mai - Eleanor si accorse che il pupazzo era ritornata quello di sempre, un oggetto carino ma inanimato. E, alla fine, si era convinta che tutto quello che aveva visto era stato soltanto un bel sogno.

Ma quando ricevette la sua lettera di ammissione ad Hogwarts e la visita dell’incaricato venuto a darle maggiori lumi in merito, dovette per forza ricredersi: quello di cui era stata tesimone non era affatto un sogno. Era una specie di magia, invece. La prova autentica che lei era una strega.

Guardò il paesaggio fuori dal finestrino – dopo aver rimesso la bacchetta al suo posto nella cartella - scorrere via veloce insieme al flusso continuo dei suoi pensieri e rimase in quella posizione finché non sentì qualcuno bussare alla porta. Si girò e vide una ragazza che apriva la porta di vetro scorrevole.

“Scusami, non volevo disturbarti. Ma non trovo un posto, perché tutti gli scompartimenti sono quasi piani. Ti dispiace se mi siedo qui insieme a te?”

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Note:
Ecco il secondo capitolo! :D
Spero che vi piaccia questa parte
abiemtata del treno, e spero che avete notato
qualche volto conosuto ;)
E, come si capisce, si parla molto di essere una babbana
che si divide del mondo della magia. 
E la baccetta è la mia su il miio profillo di Pottermore.
Qundi, sì ho la bacetta super rara! Alla faccia vostra! XD
La ragazza in verde, ritonerà della prossima storia,
quandi, ricodate il suo presonaggio ;)
Rigrazio ad tutti quelli che leggerando 
questa storia
Buon weekand!
Evola



 
   
 
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