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Autore: shira21    20/01/2019    2 recensioni
Due donne diverse ma entrambe impaurite dall'amore: Bianca, con un matrimonio fallito alle spalle, fa fatica a lasciarsi andare con gli uomini e Dalila nella sua breve vita ha collezionato più delusioni che gioie.
Complice un incontro casuale e una richiesta d'amicizia su Facebook, Bianca e Dalila si avvicinano sempre più fino a quando l'attrazione sboccia tra loro. Ma, per avere un futuro insieme, dovranno lasciarsi alle spalle le loro paure.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Eccoti... pensavo che volessi abbandonarmi qui come un idiota!»
Gli sorrido distratta ma non riesco a smettere di guardare la professoressa Poli, anzi, Bianca; non è più una mia professoressa. Anche una volta che se n'è andata rimango sovrappensiero: il bisogno di mettermi in mezzo e proteggerla, anche se tra virgolette, mi ha sorpreso.
Giocherello con la punta della treccia mentre Adam continua a raccontarmi di una gara di cui non m'importa nulla.
Mi chiedo piuttosto chi fosse il tipo che l'ha lasciata da sola ad aspettare a un bar senza neanche avvisare; uno stronzo sicuramente ma anche un perfetto idiota. Bianca è il tipo di donna che ognuna di noi vorrebbe essere, il tipo di donna che dovrebbe trovarsi nel paginone centrale di una rivista per soli uomini: alta e con un fisico da pin up. Folta chioma bionda, occhi grigi da gatta, lunghe e snelle gambe e curve degne di una modella brasiliana: non c'è da stupirsi se era, e probabilmente è ancora, il sogno erotico di ogni ragazzo del liceo. Ogni ragazzo e ogni uomo perché più di un professore le faceva la corte. Eppure lei stava sempre sulle sue, irraggiungibile per chiunque.
Ecco perché non posso fare a meno di chiedermi il genere di uomo che era riuscito a strapparle un appuntamento, chi è riuscito ad avvicinarsi all'irraggiungibile.
Poi ripenso alla sensazione di stringerla tra le braccia e il cuore perde un altro battito.
«Terra chiama Dalila» sobbalzo e torno alla realtà dove un Adam piuttosto scocciato mi fissa dall'altra parte del tavolo.
Non ha tutti i torti visto che lo stavo palesemente ignorando e mi dispiace perché un tempo eravamo davvero legati. Prendo il bicchiere e butto giù quel poco che resta del mio Long Island.
«Scusa se sono un po' distratta ma sai... il lavoro... casa...» tu che fai lo stronzo e mi parli di gare a cui non posso più partecipare; no, quest'ultima cosa me la tengo per me.
«Ma certo, capisco» e a me viene da ridere perché cosa vuole capire lui che non ha mai dovuto lavorare un solo giorno della sua vita e con i suoi genitori che accontentano ogni suo capriccio?
Sento l'alcool annebbiarmi dolcemente il cervello e mi chiedo se usciti da qui proverà a baciarmi. Forse glielo lascerò anche fare.
Sorrido di nuovo anche se non ho nessuna voglia di sorridere e mi sposto la treccia dietro la schiena. «Però sai... non ho più fame», guardiamo entrambi il mio piatto quasi completamente pieno e so che nella sua testa sta calcolando anche quanto ho bevuto: prima all'aperitivo, dopo al bar mentre aspettavamo il tavolo e poi durante la cena: in pratica ho le parole "Scopata facile" tatuate in fronte. So anche che da ragazzi aveva una cotta per me anche se all'epoca non ricambiavo.
In ogni caso fa subito cenno al cameriere perché ci porti il conto.
Indosso la giacca di pelle ed usciamo. E, come previsto, mi ritrovo la sua bocca incollata alla mia dopo circa tre passi.
Ricambio il bacio ma non sento nulla. Non sento mai nulla, di solito mi costringo a provare una parvenza di eccitazione, ma quando le sue mani planano sul mio culo decido che in fondo non ne vale la pena. Voglio solo tornare a casa e mettermi a letto.
Sento la sua bava sul mio mento e non riesco più a trattenere una smorfia di disgusto. Dio, ne ho incontrati di ragazzi che baciavano male ma lui ce la sta mettendo tutta per essere quello che bacia peggio.
Gli metto le mani sul petto e faccio pressione; non riesco a spingerlo via ma se non altro recepisce il messaggio.
«Scusa ma mi sta venendo un mal di testa atroce. Ci vediamo un'altra sera?»
È deluso, glielo leggo chiaramente negli occhi, ma non insiste. Fa un passo indietro e mi accompagna alla macchina, da perfetto gentiluomo.
Apro la portiera e mi giro a salutarlo, stavolta mi limito solo ad un abbraccio.
«Beh, è stata una bella serata», non ha tutti i torti solo che mi sono resa conto che non potremo mai più essere amici come prima.
Non riesco a trattenermi e gli faccio una carezza sul volto «Sono stata bene, sì.» Lascio cadere la mano e mi allontano e gli dico qualcosa a cui non credo neanche mentre lo dico «Essendo che sono molto impegnata, facciamo che ti chiamo io per la prossima uscita?»
«Certo!»
Salgo in macchina e so già che non lo richiamerò mai.
Sento una specie di vuoto dentro mentre apro la porta di casa ma sparisce quando mi ritrovo una palla di pelo bianca tra le gambe; ogni volta che torno a casa la mia cagnolina, Trilli, inizia a saltellare e a tremare per la gioia e non riesco a trattenere le risate.
Chiudo la porta e butto la borsa a terra prima di prenderla tra le braccia e affondare il naso nel suo morbido pelo.
«Ma ciao, ma ciao bella palla di pelo» so di sembrare un idiota quando parlo con la mia cagnolina ma è più forte di me come quei genitori che fanno tutte quelle vocine ai figli per strappargli una risata e che se avessero il dono della parola chiederebbero di non essere trattati come scemi.
Sempre tenendomela in braccio, accendo le luci in casa -non che ci voglia molto abitando in un bilocale- e la deposito sul letto.
Sento il bisogno viscerale di farmi una doccia e lavare via ogni traccia del tocco di Adam. Eppure anche dopo essermi tolta tutti i vestiti provocanti, il trucco da troietta ed essermi lavata con l'acqua bollente mi sento sporca, come se il tocco di Adam fosse una macchia indelebile. Forse è solo l'ennesima macchia del tocco di un uomo che si aggiunge alla mia anima.
Indosso solo degli slip di cotone e una maglietta lunga prima di saltare sul letto vicino alla mia cagnetta; come ogni sera, sciolgo i capelli, lunghi fino alle reni e neri come l'ala di un corvo, prima di iniziare a spazzolarli. Trilli abbia un paio di volte e si accovaccia sulle mie gambe da dove mi osserva con quei suoi occhietti vispi.
«Sai, piccola, chi ho incontrato stasera? La professoressa Bianca Maria Poli» rido quando rizza le orecchie «No palla di pelo, non la conosci. Però mi ha fatto piacere vederla». Mi mordo il labbro e interrompo una spazzolata a metà chioma. Perché mi ha fatto davvero piacere vederla e parlarle; per una volta non come alunna e professoressa ma come due semplici donne che s'incontrano per caso.
Non parlo più perché ora sono totalmente persa nei miei pensieri e vado avanti a spazzolarmi fino a quando i capelli non ricadono in morbide onde.
Chissà se ha qualche social?
Prima che possa cambiare idea recupero il portatile dal fondo del letto e sposto la mia piccola accanto a me che nel frattempo si è anche addormentata.
Entro su Facebook e cerco il suo nome. Scorro alcuni profili di donne che non sono palesemente lei e poi... Bingo!
Ha il profilo privato ma è lei, la riconosco anche se è girata di spalle. Lo so a pelle e nello stomaco che è lei.
Sento sulla punta della lingua una goccia di sangue e mi rendo conto che sto mordendo troppo forte il labbro inferiore.
Okay, non sto facendo nulla di male no?
Sposto il mouse più volte e alla fine le mando una richiesta di amicizia.
Mi tremano le mani e so che se mi metto a pensarci poi alla fine cambierei idea e annullerei la richiesta; quindi chiudo velocemente tutto e mi rannicchio sotto le coperte. L'ultima cosa a cui riesco a pensare è a come mi sembravano giuste le mie braccia intorno alla sua vita.
   
 
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