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Autore: queenjane    25/01/2019    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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I miei figli erano cresciuti. I due più grandi, Felipe e Leon, durante la seconda guerra mondiale avevano lavorato come agenti per la Gran Bretagna, missioni e peripli  così segreti che ben poco era dato sapere.
“E che ti aspettavi, sapendo di chi sono figli?” la voce ironica di Alexei.. la Spagna era rimasta neutrale, noi Fuentes ce la eravamo cavata anche sotto Franco, nonostante la guerra. Addirittura avevamo mantenuto il titolo nobiliare e i possedimenti. Anche se avevamo dato asilo ai combattenti .. un segreto nel segreto.  E quando era scoppiato il secondo conflitto, a rischio e pericolo, avevamo ospitato famiglie di ebrei, che scappavano dalla Francia nazista, sulla via del Portogallo.. eravamo efficienti nel fabbricare documenti falsi, i talenti appresi quando ero nella Ocharana non erano andati sprecati…
““E che ti aspettavi, sapendo di chi sono figli..?”
Appunto, tranne che mi preoccupavo, come Andres.
Avevano studiato a Parigi e a Cambridge, diventando due giovani uomini, pieni di vita e fascino, che riempivano una stanza con la loro presenza.
Entrambi si erano arruolati nell’esercito britannico, che i Fuentes erano e rimanevano viaggiatori, cosmopoliti,  irrequieti.
E il mondo si votava alla catastrofe, pezzo su pezzo, quando la Germania invase la Polonia, il primo settembre 1939,  un venerdì, due giorni dopo l’Inghilterra dichiarò guerra, nel mondo sgorgarono di nuovo sofferenza, morte e crudeltà.
Come nel 1914.
Era un conflitto mondiale, tutti erano contro tutti.
Nel 1945, nel mio salottino, ad Ahumada, mio figlio Felipe raccontava, il suo viso una maschera.
Racconta tutto, il fuoco che guizza sulle pareti coperte da un delicato motivo argento e azzurro, l’orologio di bronzo batte, delicato, le sei.
I mobili chiari, dalle linee suntuose e leggere, i libri ammucchiati sul tavolo, le mie stanze ove ci siamo riuniti.
E tra le tante, Felipe menziona quanto è stato del Palazzo di Alessandro, la dimora del defunto zar di tutte le Russie e dei suoi.
Per molti anni, dopo la partenza dei Romanov per la Siberia nell’agosto 1917, era stato lasciato come quel giorno. Nelle stanze, le uniformi militari dello zar, gli abiti di corte della zarina, i giocattoli e i libri dei granduchi imperiali, una scarpina da neonato rimasta in un angolo (una delle sue, che era nato lì il 12 giugno 1917).  Lasciti di un remoto passato, negli appartamenti privati pareva che fosse un giorno come un altro, il calendario da scorrere, le penne da  usare, l’aria che profumava di olio di rose. Nel 1942 i nazisti avevano conto d’assedio Leningrado dalle alture di Carskoe Selo, occupando il Palazzo, saccheggiandolo e distruggendolo, mio figlio aveva camminato tra quelle rovine.
Le rose di serra gettano un fumoso profumo, riemergono i ricordi.
“E io me la sono cavata..” ormai Xavier Fuentes aveva 41 anni, un uomo alto, squisito, un fine erudito che, dopo la laurea alla Sorbona in filosofia era diventato un letterato, uno studioso. Con una sua famiglia.
Il mio orgoglio e il mio miracolo, avere strappato lui e Anastasia alla devastazione di casa Ipatiev, pure se il rimpianto, il senso di colpa erano rimasti, per Olga e gli altri, sepolti in una tomba senza nome, da qualche parte negli Urali.
E tanto ..
“Diciamo di sì..”  Ed era rimasto misericordioso e gentile, un anonimo benefattore, come me,  per Natalia Brasova e suo figlio Giorgio.  Lei era stata la moglie morganatica di Michele, il fratello dello zar, sposata nel 1912 senza permesso, quando lo zarevic era dato per spacciato a Spala, a causa di un attacco di emofilia. E Giorgio il loro figlio illegittimo, nato nel 1910. Alla fine era stato concesso il titolo onorifico di conte e contessa Brosov, tranne che Natalia e Giorgio non potevano avanzare alcuna pretesa sul trono. Michele aveva abdicato nel 1917, subito dopo la rinuncia di Nicola II per sé e suo figlio, sancendo così la fine dei Romanov.  Michele era morto fucilato a Perm nel giugno 1918, Natalia e  il loro figlio erano riusciti a fuggire, vivendo in esilio in Inghilterra e Francia, disperatamente a corto di denaro, mai ricevuti da alcun membro della famiglia Romanov.  Mia madre Ella, che viveva a Parigi, me ne aveva parlato e sia io che Alexei ci eravamo detti d’accordo a far pervenire aiuto. E Giorgio era morto  a 21 anni, nel luglio 1931, in un incidente d’auto a Cannes. La madre aveva acquistato per il figlio e per  sè un posto al cimitero di Passy, a Parigi, ove venne infine sepolta nel 1952, sulla tomba una croce ortodossa di marmo, la scritta dorata segnava “ Fils et Epouse de S.A.I Grand Duc Michel de Russie
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Ahora y por siempre.
Sempre il motto dei Fuente risuona.
Dalle foglie cadute dell’autunno fino alle bacche rosse dell’agrifoglio, un rosso trionfale che ritorna nelle melegrane.
Prendo uno spicchio di quel frutto, ne osservo i semi suntuosi, gonfi di linfa e vita,ne mangio due e Andres  imita il mio gesto.
Ci  muoviamo all’unisono, uno specchio riflesso dell’altro l’uno.
Quando ci siamo sposati, era il 9 settembre 1916, oggi è il 9 settembre 1946, trent’anni e pare appena l’eco di ieri.

Fa un buffo inchino, poi ecco un bicchiere di cristallo con dentro dello champagne, le bollicine mi fanno ridere, il Dom Perignom era la bevanda preferita del Re Sole e quindi ben posso usarla per me e per noi ..

Il mio cuore è pieno e le mie mani stringono le sue ..
In questa vita, che chissà cosa ci darà.
Ma saremo insieme.
Ancora ci è dato molto per cui vivere e sognare.
La luna è piena, sale lenta sull’orizzonte e apro le mani a coppa, come a raccoglierla e donartela..
Good night, my love.
   
 
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