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Autore: Shade Owl    27/01/2019    3 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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La battaglia era terminata.
Una coltre candida, di neve fuori stagione e frammenti di ghiaccio, copriva quasi metà di Tresckow. Dal manto freddo e altrimenti ininterrotto affioravano le macerie degli edifici danneggiati o distrutti durante gli scontri; pali della luce e lampioni spezzati giacevano contro le pareti dei palazzi ancora in piedi, e le carcasse scheletriche delle auto finivano di bruciare in silenzio sotto alcuni centimetri di neve, squagliandola e tramutandola in acqua.
Orlaith riaprì gli occhi lentamente, rendendosi conto solo in quel momento di essere svenuta. Era stesa su un fianco, a terra, in mezzo alla strada, senza alcuna idea di come ci fosse arrivata o di come avesse fatto a sopravvivere alla caduta. Il suo violino era lì accanto, le corde rotte, il manico e l'archetto spezzati, la cassa armonica un insieme di fragile legno scheggiato e rifiniture rovinate. Aveva le mani escoriate, e perdeva sangue da un taglio superficiale all'addome e da uno più piccolo sullo zigomo. Sentiva anche qualcosa colarle tra i capelli e scivolare di fianco all'orecchio. Tutto intorno a lei c'erano innumerevoli Cerchi Magici, apparsi sulle macerie della chiesa e delle case distrutte nel combattimento, o sul manto stradale martoriato da cui interi lastroni di asfalto si erano conficcati in verticale, e tutti erano attivi, brillanti come luci al neon, anche se nessun incantesimo entrava in azione; le nuvole, che fino a un momento prima avevano oscurato il cielo con una coperta quasi uniforme sopra di lei, si stavano lentamente diradando per rivelare l'azzurro appena oltre, perfetto e intatto.
Sentiva di essere stremata e stordita.
Il combattimento l'aveva prosciugata, e se anche avesse avuto ancora il violino non credeva di riuscire a suonare di nuovo. A malapena riusciva a muoversi.
Si mise lentamente a sedere, mentre nelle orecchie le risuonava il suo stesso nome, ma lontano e attutito. Solo dopo alcuni secondi divenne un suono più definito, più chiaro.
- ORLAITH!-
Alzò gli occhi, guardando confusamente le persone che le correvano incontro.
Annie le si gettò addosso, strizzandola nuovamente tra le braccia e facendola quasi cadere, sollevando uno sbuffo di neve non appena le sue ginocchia slittarono sul suolo candido.
- Orlaith!- esclamò, dondolandosi con lei - Oddio! Oddio, tu stai bene! Sei viva! Ma come hai fatto? Cos'è successo? Cos'era tutta quella roba?-
Orlaith rispose all'abbraccio, esalando un tremante respiro di sollievo misto a dolore.
- Annie...- gemette.
Non riuscì a dire altro. Non pianse, questo no. Non ne aveva più la forza, e nemmeno le lacrime. Si sentiva totalmente svuotata, esausta... in una parola, distrutta.
Troppe emozioni, troppi cambiamenti, troppi eventi sconvolgenti in una sola giornata. E troppa, troppa magia.
- Tesoro...-
Suo padre si unì all'abbraccio, la voce tremante quasi quanto la sua. Le sue braccia forti le cinsero entrambe, e un piacevole senso di calore e affetto si espanse nel petto di Orlaith.
Finalmente, dopo tanto tempo, si sentiva a casa.
- Cazzo, bimba!- esclamò David, da qualche parte sopra di lei - Tesoro, sei stata... sei stata fantastica! È stato... WOW! Mai visto niente del genere! Altro che effetti speciali! Tu sei una bomba! Dovevo riprenderti, accidenti! Sai che pubblicità?-
Orlaith sorrise nella spalla di Annie, senza dire nulla. Sollevò il viso, incrociando lo sguardo del produttore, che le sorrideva stolidamente come se avesse appena preso una botta in testa.
Alla sua destra, appena un po' in disparte rispetto a tutti loro c'era McGrath, silenzioso e austero come sempre, una presenza marginale che nemmeno un maremoto avrebbe mai smosso.
- Miss Alexander.- disse in tono fermo.
- McGrath...- replicò lei - Grazie. Di tutto.-
Ma il maggiordomo scosse la testa, senza cambiare espressione.
- No, miss Alexander. Io sono un Homunculus. Gli Homunculus, come i Cerchi Magici che vede, esistono in funzione della magia che li crea. Ergo, se il mio padrone muore, io muoio. Ma se io vivo...-
Orlaith smise di sorridere, sentendo un cerchio formarsi intorno alla testa. Suo padre, Annie e David si voltarono a guardarlo.
- ... allora il tuo padrone vive.- terminò Orlaith.
Un grido disperato risuonò fuori dal loro campo visivo, mentre un alone di luce rischiarava l'aria immobile della strada.

David si voltò di scatto, ma prima che potesse fare qualcosa venne spinto indietro da un bagliore che lo avvolse e lo scagliò in un cumulo di neve, strappandogli un gemito di dolore. Suo padre si alzò di scatto, e anche lui fu atterrato da una magia identica. Rotolò per qualche metro sull'asfalto candido e giacque svenuto poco lontano.
Annie gridò, mentre una figura martoriata avanzava trascinando il proprio corpo.
Jayden era ferito, coperto dal suo stesso sangue, da bruciature e trafitto da schegge di pietra e metallo. La gamba destra era rigida come un bastone, e per muoversi la strascicava a terra, escoriando ulteriormente la già sanguinante pianta del piede. Aveva perso un occhio, e l'orbita adesso era solo un buco su cui si tendeva una palpebra afflosciata. Tutti i suoi muscoli erano in completa tensione, un fascio unico di nervi e tendini contratti, e questo gli faceva assumere una posa innaturale, legnosa, storta e terribile.
La sua pelle, ora opaca, era ancora aperta in tante spaccature luminose, ma la luce si era attenuata: adesso era più fioca, debole e incerta, come se qualcuno ne avesse regolato l'intensità sul minimo.
Aveva evidentemente perso il controllo dei suoi poteri, perché i Cerchi Magici lì attorno non gli rispondevano e, al suo passaggio, cominciavano a scoppiettare, a crepitare, collassando e trasformandosi in vortici senza fondo di morte e di magia.
L'unico occhio che gli rimaneva era fisso su di lei, su Orlaith, e ogni tanto era attraversato da una scintilla elettrica. Inspirava a scatti, dalla bocca, e ogni respiro era un gemito gutturale e strozzato.
- Or...laith!- esalò - Or... Orlaith!- ripeté con più forza - Tu... sei... MIA!-
Paralizzata, lo guardò avanzare senza riuscire a formulare un solo pensiero di senso compiuto, fissandolo con la bocca spalancata mentre si avvicinava lentamente, gli occhi colmi di orrore.
- VATTENE!- gridò Annie, raccogliendo una pietra e lanciandogliela contro - LASCIALA IN PACE! VAI VIA!-
Il sasso lo mancò di parecchio, ma Jayden si voltò ugualmente verso di lei, muovendo un braccio in un gesto violento, tracciando una debole scia con il Cerchio Magico che aveva sulla mano. Una nuova onda lucente investì Annie, scagliandola contro ciò che rimaneva di un lampione e stordendola.
- NO!- gridò Orlaith, ritrovando finalmente la voce - Jayden... ti prego, basta! Fermati!-
Lo stregone continuò ad avanzare, inspirando con quel suono rauco e asmatico. Se anche l'aveva sentita, non l'ascoltò.
- Orlaith...- gemette - Non ti porteranno... via da me!-
- Lasciami in pace!-
Cercò di allontanarsi, strisciando all'indietro con gesti tremanti e deboli, così stremata da non riuscire nemmeno a muoversi come avrebbe voluto. Jayden le era quasi sopra, levando una mano in aria, le dita contratte come un artiglio.
E poi McGrath fu accanto a lei, rianimandosi dopo essere rimasto a guardare per tutto il tempo, portandosi vicinissimo all'orribile mostro che un tempo era Jayden Allwood.
Afferrò la gola e una spalla del suo padrone, fissandolo nell'unico occhio che gli era rimasto, il volto privo di emozioni, sollevandolo da terra senza alcuno sforzo, mentre lui si agitava per quanto glielo permettessero le innumerevoli ferite.
- McGrath!- esclamò lui, la voce simile a pietre che sfregavano le une contro le altre - Cosa... stai... facendo?-
Lui non rispose, muovendo un passo avanti, verso la sinistra di Orlaith.
- Lasciami! Ti... TE LO ORDINO!- gridò Jayden, come ritrovando la voce e le forze.
Ma il maggiordomo non lo ascoltò, continuando ad avanzare, ora Orlaith capiva, verso uno degli innumerevoli Cerchi Magici lì attorno. Allwood contorse il collo come poteva, e allora comprese ciò che stava accadendo.
- NO!- gridò - LASCIAMI! MCGRATH! NON FARLO!-
Lui non rispose, voltandosi verso Orlaith e ignorando le urla del suo padrone.
- È stato un privilegio.-
E mentre l'ultimo grido di Jayden Allwood riecheggiava nell'aria, si tuffò con lui nel Cerchio Magico collassato, scatenandone l'immediata reazione.

Come sempre in questi casi, mi risparmio per l'epilogo.

   
 
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