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Autore: _Agrifoglio_    30/01/2019    20 recensioni
Una missione segreta, un’imboscata vicino al confine austriaco e il corso degli eventi cambia. Il senso di prostrazione dovuto al fallimento, il dubbio atroce di avere sbagliato tutto, un allontanamento che sembra, ormai, inesorabile, ma è proprio quando si tocca il fondo che nasce, prepotente, il desiderio di risorgere. Un incontro giusto, un’enorme forza di volontà e, quando tutto sembrava perduto, ci si rimette in gioco, con nuove prospettive.
Un’iniziativa poco ponderata della Regina sarà all’origine di sviluppi inaspettati da cui si dipanerà la trama di questa storia ricca di colpi di scena, che vi stupirà in più di un’occasione e vi parlerà di amore, di amicizia, di rapporti genitori-figli, di passaggio alla maturità, di lotta fra concretezza e velleitarismo, fra ragione e sogno e della difficoltà di demarcarne i confini, di avventura, di duelli, di guerra, di epos, di spirito di sacrificio, di fedeltà, di lealtà, di generosità e di senso dell’onore.
Sullo sfondo, una Francia ferita, fra sussulti e speranze.
Davanti a tutti, un’eroica, grande protagonista: la leonessa di Francia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La sorpresa, l’angoscia, la foga e il dolore
 
Si guardarono sorpresi in volto Oscar e quel soldato, con gli occhi sgranati e le bocche semisocchiuse, scossi dallo sparo cupo che era echeggiato in lontananza, interrompendo le loro azioni e congelandole in alcuni istanti di assoluta immobilità. Accanto a loro, la Senna continuava a scorrere lenta e placida mentre la luce del sole al tramonto diventava sempre più rossa.
Si voltarono, subito dopo, d’istinto, verso la parte della città opposta alla riva del fiume, dalla quale era provenuta la deflagrazione.
La mente di Oscar fu attraversata da un oscuro presentimento mentre il sangue le si gelava nelle vene e il cuore perdeva più di un battito.
– Il Palazzo delle Tuileries…. Lo sparo proveniva da là….. Ma no, sono soltanto la stanchezza e l’estrema sospettosità…. E se fosse provenuto proprio da lì? La direzione era quella…. C’è soltanto un modo per accertarsene….
– Soldato, restate qui di guardia e, se vedete un uomo giovane, con i capelli biondo pallido, gli occhi celesti, le lentiggini e una cicatrice a stella sulla guancia sinistra, traetelo immediatamente in arresto, perché è estremamente pericoloso! Avete capito?
– Sì, Signore, devo trarre in arresto un uomo pericolosissimo. Capelli biondo pallido, occhi celesti, lentiggini e cicatrice a stella sulla guancia sinistra.
– Torniamo immediatamente al Palazzo delle Tuileries! – urlò, subito dopo, la donna soldato al suo seguito – Lo sparo sembrava provenire da lì!
Iniziò a correre come una saetta verso il palazzo, seguita da André e dalle Guardie Reali e Metropolitane, mentre mille pensieri le si agitavano nella mente, confusi come quell’intricato dedalo di viuzze che stava divorando.
Una trappola…. Sono caduta in una trappola….
Correva, correva e correva, come una furia, come una belva feroce, come un cavallo selvaggio e, più accelerava, più le pareva di essere in ritardo.
Che pessima idea è stata allontanarmi dal palazzo insieme a tutti gli Ufficiali superiori….
Attraversavano quello scorcio di strade immerse in una sera sempre più buia che sopraggiungeva per coprire, col suo manto, una città sfregiata dalla guerriglia che stava per trasformarsi in una guerra civile vera e propria. Aleggiava un’atmosfera irreale, avvolta da una calma vespertina menzognera che offriva ricettacolo ad agitatori eversivi e a riunioni ormai poco clandestine.
Correvano, ansimavano, a volte incespicavano, ma continuavano a correre.
Mi sono fatta giocare come una recluta….
Il cielo aveva perso quasi del tutto ogni residuo bagliore di raggi solari e Oscar e gli altri continuavano a correre col cuore impazzito, i polmoni prossimi al collasso e il sudore che imperlava i loro volti e imbeveva i loro vestiti, ma quelli di nulla si accorgevano e proseguivano la corsa.
Mancano due isolati…. Superato quel caseggiato, bisogna svoltare a destra…. Manca un isolato….
Giunsero, infine, trafelati, col fiato spezzato, le gambe indolenzite e in piena concitazione, davanti ai cancelli del Palazzo delle Tuileries.
– Sono Oscar François de Jarjayes, fatemi passare!
I cancelli si spalancarono e Oscar e gli altri entrarono nel cortile del palazzo.
Furono subito travolti da una calca di soldati, di cortigiani e di servitori che correvano in lungo e in largo, come trottole impazzite, senza un’apparente meta, urtandosi l’uno con l’altro e vociando senza posa.
Il cielo, adesso, era scuro come l’umore di tutti gli astanti. Il grande assembramento e il notevole rumore erano il fedele specchio del caos che regnava nei cuori e nelle menti di chi correva per il cortile.
– Cosa è successo? – domandò, a voce alta, Oscar a un Maggiore che aveva bloccato, afferrandolo per un braccio.
– Hanno sparato a…. – disse quello, ma nessuno udì, perché i rumori erano aumentati di intensità.
– Cosa? Non Vi sento! Parlate forte!
L’altro, allora, sforzando maggiormente i polmoni, urlò allo stremo delle sue forze:
– Hanno sparato a Sua Maestà il Re!
 
********
 
Oscar guardò sbigottita il Maggiore delle Guardie Reali dalle cui labbra erano uscite quelle parole sconcertanti alle quali non sapeva se credere o no.
Era stanca e confusa e i suoni le rimbombavano intorno, giungendole alle orecchie come se fossero provenuti da lontano anziché da una distanza di pochi passi mentre ciò che la circondava sembrava avvolto dalla patina dei sogni. Col passare dei secondi, fece ordine nei suoi pensieri e capì: il Re era stato ferito, gli avevano sparato e, a giudicare dal trambusto che le si agitava intorno, doveva trattarsi di una ferita molto grave.
Mentre Alain e gli altri soldati della Guardia Metropolitana dovettero fermarsi nel cortile, Oscar, André, il Colonnello de Girodel e il Capitano de Valmy furono accompagnati dal Maggiore nell’ala del palazzo che ospitava gli alloggi privati di Sua Maestà.
In prossimità degli appartamenti reali, la calca aumentava d’intensità e, con essa, il frastuono e gli spintoni, tanto che procedere oltre era impossibile. Oscar si guardò intorno e riconobbe diversi volti a lei noti come quelli della Contessa di Polignac, della di lei figlia, la Duchessa Aglaé de Gramont et de Guiche, del Duca di Germain e di tanti altri cortigiani. Alcuni erano realmente sconvolti mentre altri parevano più curiosi che addolorati.
Oscar scalpitava, nervosa e fuori di sé, alla ricerca di un espediente per sorpassare tutti ed entrare. André ne notò la stanchezza e lo stato confusionale e le disse:
– E’ completamente inutile stare qui, Oscar. Rimanere in mezzo alla calca non ci aiuterà a entrare e a reperire informazioni. Spostiamoci in quell’angolo là in fondo, dove c’è maggiore quiete e dal quale potremmo, comunque, tenere sotto controllo l’ingresso alle stanze reali.
I due neosposi si incamminarono verso l’angolo individuato da André e, ben presto, anche Girodel, Valmy e il Maggiore ne seguirono l’esempio.
– Maggiore – domandò Oscar, dopo che l’allontanamento dal tramestio ebbe consentito l’intavolarsi di una discussione – Mi stavate dicendo che il Re è stato ferito, ma, poi, siamo stati interrotti dal frastuono.
– Sì, Comandante – rispose l’altro – Poco prima del tramonto, il Re uscì dalle sue stanze e si diresse verso il balcone dal quale avrebbe dovuto tenere il discorso, al fine di esaminarlo. Mentre passava attraverso la galleria esterna superiore, fu raggiunto da uno sparo e si accasciò al suolo. Le Guardie si accorsero che il proiettile era partito dal tetto, si precipitarono in quella direzione e arrestarono il responsabile che stava tentando la fuga col fucile ancora in mano.
– Di chi si tratta? – chiese Oscar.
– Di quella nuova recluta che risponde al nome di Charles de Valenciennes. E’ stato subito portato nelle segrete del palazzo.
– Il Re è grave? – chiese Oscar, in un moto di stizza.
– Non saprei, Comandante.
– Date subito disposizioni affinché l’interrogatorio del prigioniero inizi quanto prima. Le Guardie non dovranno mai lasciarlo solo e trascriveranno su un foglio tutto ciò che dirà, spontaneamente, in risposta alle domande o anche soltanto parlando da solo. Domani o, al massimo, dopodomani, lo tradurremo alla Conciergerie, nella Torre Montgomery. Avvisate il Parlamento di Parigi dell’attentato. Mandate immediatamente un messo a Versailles, affinché i figli, i fratelli e le zie del Re siano avvertiti e portati al capezzale di Sua Maestà e che viaggino in carrozze molto semplici, disadorne e senza stemma reale. A parte i Principi e il Parlamento di Parigi, nessuno, per ora, dovrà venire a conoscenza dell’accaduto. Avete capito?
– Sì, Comandante – disse il Maggiore, mettendosi sull’attenti e allontanandosi dal gruppo per dare esecuzione agli ordini.
Oscar, André, Girodel e Valmy scambiarono qualche parola, per, poi, ricadere in un silenzio fatto di piombo. Oscar abbassò le palpebre e iniziò a rimuginare, riprendendo le fila dei pensieri che l’avevano incalzata nella corsa a perdifiato dal ponte sulla Senna al Palazzo delle Tuileries.
Una trappola…. Sono caduta in una trappola…. Mi sono fatta manovrare come una marionetta…. Mi hanno trascinata fuori dal palazzo con un banale sotterfugio e io mi ci sono fatta trascinare…. Non era la Regina il vero obiettivo….
Intorno a loro, il via vai cresceva d’intensità e alcuni spezzoni di frasi si coglievano qua e là. Ricostruendo i frammenti dei brani, i quattro appresero che il chirurgo personale del Re era con lui già da un po’ di tempo e che il Sovrano si stava confessando.
Che pessima idea è stata allontanarmi dal palazzo insieme a tutti gli Ufficiali superiori…. Io o Girodel o Valmy saremmo dovuti rimanere a presidio della famiglia reale…. André sarebbe dovuto restare accanto al Re anche se lui riposava…. Mi sono fatta prendere la mano dall’agitazione un’altra volta, sono stata avventata….
Oscar si appoggiò alla balaustra, vinta dalla prostrazione e dalla stanchezza.
Mi sono fatta giocare come una recluta e da una recluta…. Hanno usato l’acido prussico che ha quell’inconfondibile odore di mandorle amare e non l’arsenico o altri veleni inodori…. Huppert ha litigato furiosamente con la cameriera della Regina, ha fatto di tutto per farsi notare….
André, nel frattempo, aveva colto vari segnali di cedimento da parte di Oscar e, pur sapendo che la donna, come Comandante Supremo delle Guardie Reali, non si sarebbe potuta allontanare, studiava il modo per recarle aiuto e conforto. Egli stesso, però, era oltremodo provato e afflitto per ciò che era accaduto al Re, a quell’uomo timido e buono, nato soltanto due giorni prima di lui e a lui tanto simile sotto molti aspetti. Sarebbero potuti essere buoni amici, come la Regina e Oscar, se la nascita non li avesse allontanati, ma il destino aveva deciso diversamente. In qualità di neonobile, aveva potuto affiancarlo soltanto nelle ultime settimane. Quell’uomo, animato da molte buone intenzioni e bloccato da troppe indecisioni e paure, giaceva, ora, nel suo letto di dolore e, forse, di morte. Cuore gentile, spirito affine…. Avrebbe voluto aiutarlo, sostenerlo, spiegargli come si fa a sconfiggere paure e indecisioni, perché egli, per primo, ci era passato. Avrebbe voluto allontanare da lui il Tristo Mietitore a colpi di spada, ma nulla poteva fare.
A un tratto, la Principessa di Lamballe si affacciò sulla soglia degli appartamenti reali e vide Oscar e gli altri, appartati nel loro angolo semitranquillo. Diede subito ordine ai valletti di aprire un varco nella folla e di farli entrare nelle stanze del Re. I valletti fecero quanto era stato loro ordinato e Oscar, André, il Colonnello de Girodel e il Capitano de Valmy furono introdotti nella camera del Sovrano.
 
********
 
La stanza del Re era illuminata da una luce fioca, irradiata da alcuni candelieri appoggiati sui mobili vicini al letto. Appena entrati, Oscar e gli altri furono raggiunti dall’acre odore dei medicamenti e da una sensazione di estremo sconforto che aleggiava come un’ombra cupa sugli astanti.
Il cappellano del Palazzo delle Tuileries stava impartendo l’Estrema Unzione al ferito, applicandogli l’olio santo sulla fronte e sui palmi delle mani e dei piedi e, contemporaneamente, recitando le formule di rito.
Accanto al letto, la Regina sedeva su uno sgabello, silenziosa e disfatta. Si notavano, nella stanza, in ordine sparso, la Principessa di Lamballe, la Marchesa de Tourzel e alcuni servitori oltre al chirurgo e agli assistenti di lui. Il sacerdote era, invece, affiancato da alcuni chierichetti.
Il Re era debole, ma cosciente.
Oscar e André si avvicinarono al chirurgo per essere ragguagliati sulle condizioni del Sovrano e il responso che udirono, purtroppo, non fu buono. Il proiettile non aveva raggiunto il cuore, ma aveva perforato il polmone destro, quasi del tutto compromesso nella sua funzionalità. Il Re aveva sputato molto sangue, parlava debolmente e con fatica e, a tratti, rantolava. Il chirurgo si diceva pessimista anche perché, col passare del tempo, la febbre non faceva che crescere mentre la forza del paziente scemava.
Dopo che il prete ebbe terminato di impartirgli l’Estrema Unzione, il Re, accortosi della presenza di Oscar, André e Girodel, li chiamò al suo capezzale.
– Generale de Jarjayes, Conte di Lille, sono lieto di vederVi – disse Luigi XVI con un filo di voce –Siate, per la Francia, quel sostegno che la mia debolezza non mi ha consentito di essere…. Voi, Generale, siete integerrima, forte e animata da un profondo senso di giustizia…. Il Vostro spirito è indomito e incorrotto…. Voi, Conte, siete onesto e leale, fedele a coloro che amate e dotato di un’intelligenza spiccata…. Tanto la Vostra sposa è ardimentosa, quanto Voi incarnate la prudenza e la ponderazione…. Colonnello de Girodel, siete un galantuomo, fedele alla Corona e pieno di buon senso…. I Vostri principi sono saldi e ferrei…. A Voi tre io affido la mia Sposa, i miei Figli e il mio Regno…. Custoditeli finché avrete vita…. E Voi, Capitano de Valmy – aggiunse, con fatica, il Re, rivolto al giovane Capitano seminascosto dietro ai suoi superiori – Siete un fiero adolescente, ma già si riconoscono in Voi i tratti dell’uomo saggio e di tempra…. Siate d’ausilio al Generale de Jarjayes, al Colonnello de Girodel e al Conte di Lille….
Tutti e quattro gli interpellati annuirono mentre il Re taceva stremato, ansimando e tentando di riprendere le forze. Dopo alcuni minuti di silenzio, si rivolse alla Regina.
– Mia cara Moglie – disse il Re in un sussurro – Vi affido i nostri Figli…. Non ho mai dubitato della Vostra materna tenerezza per loro…. Fatene dei buoni cristiani e degli onesti uomini e…. esortateli a guardare alla gloria di Dio più che a quella del mondo che è pericolosa e transitoria…. Vi prego di perdonarmi per i dispiaceri che Vi ho involontariamente arrecato nel corso della nostra unione…. Nulla ho e ho mai avuto contro di Voi e di nulla Voi dovete rimproverarVi….
Pronunciate queste accorate parole, il Re tacque esausto e iniziò a respirare affannosamente, nel disperato tentativo di riprendere le forze. La febbre e la debolezza, invece, crescevano e gli impedivano di esprimersi come avrebbe voluto.
La Regina taceva, sedendogli accanto e tenendogli delicatamente la mano. Si rimproverava, dentro di sé, le sue mancanze e di non averlo sufficientemente apprezzato.
Il tempo trascorreva lento, ma inesorabile mentre Oscar assisteva impotente a quella straziante agonia e André fremeva per l’impossibilità di alleviarne lo stato d’animo.
Intorno alle undici di sera, furono introdotti nella stanza, sconvolti e annichiliti, i figli del Re insieme ai fratelli e alle zie di lui, tutti giunti nella capitale in gran segreto.
Udito il rumore dei loro passi, il Sovrano, che stava riposando, aprì gli occhi e li vide, tanto che il volto gli si rischiarò dalla gioia. Domandò, quindi, a uno dei valletti di avvicinargli i figli. Appena questi si furono collocati accanto alla madre, Luigi XVI, con voce appena udibile, disse:
– Figli miei, mettete Dio sopra ogni cosa senza alcuna esitazione, siate sempre uniti fra di Voi e ubbidienti e grati a Vostra Madre per tutto ciò che Ella fa per Voi…. Considerate Vostra Zia come una seconda Madre…. Figlio mio, quando sarete Re, dimenticate ogni risentimento e ogni odio e dedicate tutto Voi stesso alla felicità dei Vostri concittadini…. Potrete fare il bene dei popoli soltanto regnando secondo le leggi…. Siate sempre rivestito della giusta autorità, perché, senza di essa, sarete legato nelle Vostre operazioni e, non ispirando alcun rispetto, farete più danno che vantaggio…. Siete ancora troppo giovane, Figlio mio per comprendere appieno queste parole, ma mi manca la forza per lasciarVene testimonianza scritta…. Prego, pertanto, Vostra Madre di prenderne esattamente nota, così da ripeterVele quando sarete abbastanza adulto da capirle….
Trasse un profondo respiro e, poi, aggiunse:
– Vi benedico, Figli miei….
I bambini erano ammutoliti e trattenevano a stento le lacrime. La madre aveva posato le mani sulle loro spalle e tentava di infondere in loro coraggio.
Si avvicinarono, poi, i fratelli e le zie. Il Re li guardò con occhi quasi appannati e, con l’ultimo fiato che aveva, si congedò anche da loro.
– Sorella mia, Vi ringrazio per la Vostra cristiana sollecitudine…. Siete sempre stata una seconda Madre per i miei figli e una Sorella per mia Moglie…. Continuate a vegliare su di Loro col Vostro animo generoso ed eletto…. Anche Voi, Signore Zie, che avete tenuto, per me, le veci di una Madre, sostenete i miei figli con i Vostri saggi consigli…. Fratelli miei, aiutate mio Figlio a regnare e proteggete mia Figlia come dei Padri….
Tacque qualche minuto e, poi, aggiunse:
– Mi accommiato da Voi con grande dolore, ma certo che ci rincontreremo tutti nella gloria di Cristo…. Lascio la mia Anima a Dio mio Creatore, pregandoLo ad accoglierla nella Sua misericordia, di non giudicarla secondo i suoi meriti, ma da quelli bensì del nostro Signor Gesù Cristo che si è offerto in sacrifizio a Dio Suo Padre per noi altri Uomini, benché ne fossimo indegni, ed io più di tutti….
Tutti i familiari, adesso, piangevano, chi sommessamente e chi in modo più convulso. La Regina e il Conte di Provenza erano quelli maggiormente inquieti, sentendo di avere più cose di cui rimproverarsi, lei per poco amore, lui per troppa gelosia.
Il Re trascorse gli ultimi minuti a pregare con un filo di voce che divenne un sussurro, finché il sussurro non scivolò in un soffio e questo non si spense nel buio della notte. Quando anche il corpo smise gli ultimi sussulti e le coperte rimasero immobili, il chirurgo accostò alle labbra di Luigi XVI uno specchietto e, dopo avere verificato la mancanza di condensa su di esso, constatò la morte del Sovrano tre minuti prima che scoccasse la mezzanotte del quattordici luglio.
Le candele accanto al capezzale furono spente.
 
********
 
Nelle prime ore del quattordici luglio, Oscar e Girodel cominciarono a pianificare il servizio d’ordine per i funerali del Re.
La città era in preda ai tumulti, ma non era consigliabile procrastinare la sepoltura troppo a lungo, perché il caldo umido avrebbe accelerato la decomposizione del corpo. Oscar e Girodel convennero che, per evitare disordini, sarebbe stato opportuno condurre il feretro all’Abbazia di Saint Denis di notte, come era avvenuto per Luigi XV.
La Regina aveva categoricamente proibito a chiunque di rivelare che il Delfino, ora Luigi XVII, si trovava nel Palazzo delle Tuileries, perché voleva evitargli, a poche ore dalla morte del padre, il trauma di vedersi piombare addosso un’orda di cortigiani esagitati, desiderosi di baciargli le mani e di guadagnarsene i favori. Lo avrebbero omaggiato in seguito, dopo che lei lo avesse preparato mentalmente.
La stanchezza accumulata, le sensazioni violente e stordenti e l’aria viziata che si respirava nella stanza del Re avevano prostrato Oscar che era diventata più debole anche nel tossire. André, stanco a suo volta, era preoccupatissimo per lei e cercava di aiutarla senza darlo a vedere, per non diminuirne l’autorevolezza agli occhi degli altri.
La donna, nonostante tutto, continuava a dare ordini e disposizioni, muovendosi da una parte all’altra senza posa.
Se la morte del Re aveva gettato tutti nell’angoscia, notizie sconvolgenti arrivavano anche dall’esterno del palazzo. Alcuni rivoltosi, di mattina, avevano preso d’assalto l’Hôtel des Invalides per impossessarsi delle armi lì custodite.
Oscar si domandava per quanto tempo sarebbe stato possibile nascondere ai parigini la morte del Re e che effetto questa avrebbe prodotto su di loro. Il giorno prima, aveva ingiunto al Maggiore di non fare trapelare l’accaduto, ma sapeva bene che la notizia del ferimento aveva già fatto il giro del palazzo e che non sarebbe stato possibile circoscriverla troppo a lungo.
Stava ancora facendo queste riflessioni, quando, in lontananza, si udì un clamore di voci sempre più forte. Subito dopo, una Guardia Reale corse trafelata da Oscar, dicendole:
– Comandante, la plebe parigina sta giungendo alle Tuileries!
I rivoltosi, dopo essersi appropriati delle armi custodite nell’Hôtel des Invalides, si erano riversati davanti alla Bastiglia che, invece, conteneva molta polvere da sparo. Alla notizia della morte del Re, l’assedio della fortezza era cessato e tutti avevano deciso di accorrere alle Tuileries per avere notizie. Invano, Saint Just, Théroigne de Méricourt e Hulin si erano sgolati e sbracciati, nel tentativo di riportare la gente sotto la fortezza. I primi due, guerrafondai come al solito, avevano addirittura afferrato alcune persone per le braccia, cercando di riportarle di peso indietro, ma senza successo. Alla fine, Théroigne di Méricourt, per i nervi, aveva sbattuto la sciabola a terra e si era strappata una ciocca di capelli.
Ai ribelli si erano unite moltissime altre persone, uscite dalle loro case dove si erano rifugiate per paura dei tumulti e, ora, una moltitudine immensa ed eterogenea, composta da rivoltosi e da gente comune e inoffensiva, si stava riversando sulle Tuileries.
– Devo andare a parlarci – disse Oscar, appoggiandosi a una sedia.
– Oscar, non puoi – le bisbigliò André in un orecchio – Sei stanchissima e, se il popolo ti prendesse, ti lincerebbe!
Ma Oscar si era già diretta verso il balcone dal quale il Re avrebbe dovuto tenere il suo discorso.
Giunta sul terrazzo, guardò di sotto e vide una folla di gente di tutti i sessi e le età che vociava, in preda allo sconcerto.
– Parigini – urlò la donna, con tutto il fiato che aveva nei polmoni – Il nostro beneamato Re Luigi XVI è morto, colpito a tradimento da una pallottola assassina! Tornate alle vostre case e alle vostre occupazioni! Non insanguinate ulteriormente questa giornata già così funesta! Non sarete lasciati soli! Avrete grano, cibo e leggi più giuste! Sono Oscar François de Jarjayes, Comandante Supremo delle Guardie Reali e vi offro la mia vita a garanzia delle mie parole! Se le cose non miglioreranno, potrete reclamare la mia testa!
Mentre parlava, un soldato della Guardia Metropolitana si arrampicò sui cancelli del palazzo e iniziò a urlare con voce stentorea:
– Cittadini, sono Alain de Soisson, un soldato della Guardia Metropolitana! Sono uno di voi, non sono ricco e non sono importante, ma conosco bene il Maggior Generale Oscar François de Jarjayes! Vi ha offerto la sua vita a garanzia delle sue parole e io vi offro la mia a garanzia di quella di lei! Fate come vi dice e non ve ne pentirete!
I parigini credettero a quei due soldati. Uno proveniva dalla nobiltà e un altro dal popolo, ma le loro parole apparivano, comunque, sincere. Piano, piano, lasciarono il palazzo in modo molto più ordinato che all’arrivo.
Oscar si ritirò all’interno, dove fu raggiunta da una Guardia Reale.
– Comandante, alcuni popolani già chiedono di rendere omaggio al defunto Re. Dobbiamo dare disposizioni per l’ostensione della salma e….
Quello continuava a parlare, ma Oscar non lo udiva più. Non appena fu rientrata dal balcone, cominciò, infatti, ad avvertire tutto il peso della stanchezza che le si era stratificato addosso ed ebbe un capogiro. Tutto intorno a lei si fece scuro. Iniziò a barcollare e, dopo qualche istante, cadde a terra, stremata e priva di conoscenza.







Finalmente, si conosce l’identità della vittima dello sparo. Mi sono divertita a giocare con la storia, con la Storia e con voi, perché avevo scritto, al termine del precedente capitolo, che c’era stata una deflagrazione, ma non avevo specificato che questa proveniva da lontano.
Il grande what-if, annunciato da molti mesi, è arrivato e questa storia, che avevo già scritto che sarebbe stata particolare, proseguirà col genere letterario dell’ucronia.
Le esortazioni che il Re rivolge ai suoi cari sono tratte dal testamento di Luigi XVI e le ultime parole che ho messo in bocca al Sovrano sono una fedele trasposizione di un brano del testamento.
Ringrazio tutti i lettori!
   
 
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