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Autore: WhiteLight Girl    09/02/2019    1 recensioni
Papillon è stato sconfitto e Gabriel Agreste è in prigione; Marinette non ricorda come sia successo, né riesce a smettere di preoccuparsi per la sparizione improvvisa di Adrien. Con Chat Noir che le si rivolta contro e cerca di ucciderla, Maestro Fu irreperibile e la scatola dei Miraculous dispersa, Ladybug si ritrova da sola a cercare di capire cosa sia successo dopo che, durante la battaglia finale contro il suo peggior nemico, ha perso i sensi.
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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RISCOPRENDO GLI AMICI - 2

Cercare di contattare Chat Noir tramite lo yo-yo fu inutile e provare a rintracciarlo per tutta Parigi correndo alla cieca lo sarebbe stato altrettanto, ma Ladybug rimase comunque ad osservare la sua città aggrappata alla guglia più alta della cattedrale di Notre Dame.

Senza il ragazzo e senza Akuma non era la stessa cosa, avrebbe voluto poter parlare con Tikki, ma lei era intrappolata all’interno dei suoi orecchini e lo sarebbe stata fino alla fine della sua trasformazione. Era sola e la sensazione non le piacque neanche un po’, se avesse saputo dove era finita la scatola del Maestro Fu, probabilmente avrebbe riportato il Miraculous della volpe ad Alya ed avrebbe approfittato delle sue doti da giornalista per le sue ricerche, ma così su due piedi non le era possibile. Sperava solo che l’amica si concentrasse su Adrien, in modo da lasciarle la possibilità di cercare Chat Noir senza distrazioni, ma la sua mente non poteva fare a meno di correre in continuazione a pensare al ragazzo che amava.

Eppure un’idea si risvegliò dentro di lei; quando era stata a Villa Agreste per cercare Nadja e Manon, appena il giorno prima, Chat Noir si era presentato puntuale come se non aspettasse altro, forse se ci fosse tornata l’avrebbe fatto ancora. Avrebbe potuto approfittarne per controllare che Adrien non fosse lì; non aveva nessuna idea di dove altro potesse essere. Una parte di lei sperò di non trovarlo, ma il pensiero di dove altro potesse essere e cosa l’avesse trattenuto dal rivolgersi agli agenti o a chiunque potesse aiutarlo non le avrebbe dato pace.

Se anche la polizia lo cercava senza riuscire a trovare tracce, probabilmente lei era la sua ultima speranza, l’idea di dare la priorità a Chat Noir venne accantonata in fretta, lui avrebbe saputo cavarsela e Queen Bee lo avrebbe aiutato.

Si voltò verso Villa Agreste, ma esitò, stringendo le mani sul bordo del tetto e strizzando gli occhi per metterla a fuoco da quella distanza. I rumori della città svanirono, soffocati dai suoi pensieri e dal freddo della pietra contro le sue mani. Si lasciò scivolare verso il cornicione e si rimise in piedi, una ciocca di capelli le scivolò sotto il naso solleticandolo, il fastidio la spinse a voltarsi perché il vento le arrivasse di fronte, fu allora che vide il ragazzo con la tutta verde che la osservava timidamente. Era fermo ad alcuni metri da lei, si lasciò squadrare, restando in attesa mentre lei si piegava sull’attenti alla ricerca di un qualunque accenno che la volesse attaccare.

Lui non lo fece, anzi sorrise. «Ciao.» le disse.

Ladybug storse il naso, ripensò ai vari paladini che aveva visto nel libro che aveva portato a Maestro Fu e riconobbe il Kwami che avrebbe potuto dar vita a quell’eroe, lo stesso che era stato del maestro stesso, l’uomo che non aveva idea di dove fosse finito.

«Chi sei? Cosa vuoi?» domandò.

Il ragazzo sollevò le mani ed arretrò, le parve intimorito, tutto il contrario di come pensava che sarebbe dovuto apparire un ladro di Miraculous.

«Non attaccarmi, signorina Ladybug!» esclamò lui. «Giuro che sono qui per aiutare, solo per questo.»

Avrebbe tanto voluto credergli, ma non aveva alcuna ragione per farlo. «Chi ti ha dato il Miraculous? Hai parlato con Maestro Fu?»

«Maestro chi?» Domandò lui. «No, Queen Bee mi ha chiesto di sostituire Chat Noir finché non starà meglio.» spiegò.

Ladybug allentò la presa sullo yo-yo e sospirò, la frustrazione si mescolò al sollievo, ma fu presto sostituita dall’ansia di sapere di più. «L’hai incontrato? Sta bene?» chiese.

Il nuovo eroe scrollò le spalle. «Non ho visto lui, solo lei. Ma ha detto che è stata un’idea di Chat Noir.» spiegò.

Ladybug annuì, era quasi certa che nessuno a Parigi sapesse di Queen Bee, a meno che non fosse stata lei a volerlo. «Mi dispiace se ho reagito in modo impulsivo.»

«Oh! Non preoccuparti.» disse l’altro. Sorrise ampiamente. «Sei una supereroina, devi stare attenta a chi lasci avvicinare e... Ehi! Sono un supereroe anche io!»

Lui sgranò gli occhi, era come se l’idea avesse fatto presa nella sua testa solo in quel momento, spiazzandolo. Ladybug rise della sua espressione stralunata.

«Sei un eroe.» confermò; pensando che una reazione simile non poteva essere parte di qualcuno che avesse rubato i Miraculous. La diffidenza la bloccava, ma si sforzò per non darlo a vedere; almeno avrebbe potuto decidere con calma come gestirlo.

Il ragazzo saltellò sul posto per l’emozione. «Aspetta solo che lo scopra la mia ragazza!»

Ladybug ebbe un sussulto e gli si avvicinò, la mano tesa per trattenerlo nel caso decidesse di correre a cercare la fidanzata proprio in quel momento.

«Non deve saperlo nessuno, potresti metterla in pericolo.» gli disse.

L’entusiasmo di lui scemò di colpo, il sorriso si spense, le spalle si rilassarono. «Nessuno? Ma proprio nessuno nessuno?»

«Nessuno Nessuno.» confermò Ladybug. «Non puoi essere certo che manterranno il segreto, oppure che non verranno akumatizzati e ti esporranno.»

Sperò che capisse, che lo accettasse e comprendesse, per quanto difficile potesse essere, ciò che comportava essere un eroe. Si domandò se Queen Bee sapesse chi era Chat Noir, poi se attraverso di lui fosse riuscita a capire chi era lei. Era stata abbastanza lontana da casa, la notte precedente, per non destare sospetti? Si chiese.

Il nuovo eroe annuì. «Sembrano buone ragioni.»

Gli sorrise. «Sono felice che tu la pensi così.»

In qualche modo le parve che l’avesse accettato più facilmente di quanto avesse fatto Chat Noir, visto che non osò chiederle chi fosse lei, né a presentarsi con il suo vero nome.

«Terrò il segreto.» le assicurò.

Il suo sorriso la calmò, Ladybug tornò a pensare di potersi fidare.

«Bene.» gli disse.

Poi lui sospirò e guardò Parigi dall’alto, le guance rosse per il freddo e le braccia larghe come se volesse stringere a sé quel panorama. «Allora, cosa faremo nel mio primo giorno da supereroe?»

Ladybug si drizzò e ripensò ad Adrien, se Chat Noir stava abbastanza bene da assicurarsi che qualcuno le coprisse le spalle probabilmente poteva smettere di preoccuparsi così tanto per lui e concentrarsi su qualcun altro.

«Propongo una missione speciale. Dobbiamo trovare un ragazzo scomparso, Adrien Agreste.» disse.

Il nuovo eroe ebbe un sussulto e si illuminò; avrebbe potuto essere considerato un compito inadatto ad un eroe, forse, ma lui sembrava apprezzarlo anche più del dovuto.

«Ottimo!» esclamò.

Si mise ritto sul posto, pronto ad ascoltare le sue istruzioni. A Ladybug sembrò quasi che non aspettasse altro, ma non seppe dire se riguardava la semplice idea di avere una missione o quella di poter salvare qualcuno che forse era in pericolo.

«Hai già scelto il tuo nome da eroe?» gli domandò, guidandolo giù per le guglie e fino alla strada.

Lui fu rapido a seguirla, non perse mai terreno mentre lei si spostava verso l’edificio accanto grazie al proprio yo-yo.

«Carapace.» rispose il ragazzo tra un salto e l’altro.

Si diressero verso Villa Agreste, Carapace non diede mai l’impressione di volerla superare o precedere, ma non rimase neanche abbastanza indietro da dare l’impressione che lei dovesse guidarlo. Probabilmente, dopo gli ultimi giorni, tutti a Parigi sapevano dove Papillon e suo figlio scomparso vivevano.

Mentre si muovevano di tetto in tetto molti si fermarono a fissarli, ma a Ladybug non importava. Si fermò solo quando si trovò sul tetto più vicino al retro della casa, da lì riusciva a vedere l’ampia vetrata della camera da letto di Adrien, ma anche strizzando gli occhi non riuscì a scorgere nessun movimento all’interno. Non si lasciò ingannare da quella calma esasperante, sapeva ciò che aveva visto.

«C’è qualcosa, lì dentro.» spiegò a Carapace. «Ha fatto qualcosa a Chat Noir, forse tiene prigioniero Adrien.»

Lui annuì.

Resasi conto di quanto la sua preoccupazione per un comune civile potesse risultare sospetta, si affrettò ad aggiungere: «Abbiamo spedito suo padre in prigione, io e Chat Noir siamo responsabili di ciò che può essergli accaduto.»

«Tecnicamente è stato Chat Noir» ribatté Carapace, che non sembrava affatto intenzionato a soffermarsi sulle sue premure.

Ladybug sbuffò, non aveva bisogno che glielo ricordassero, si sentiva già abbastanza in colpa, ma in qualche modo sapeva che il ragazzo non l’aveva detto per farglielo pesare. Probabilmente l’aveva fatto perché non si sentisse ancora responsabile.

«Andiamo.» disse, ma Carapace la trattenne.

«Giusto per chiarire, sappiamo che probabilmente sarà pericoloso ma stiamo per farlo comunque?» chiese.

Ladybug annuì. Le sarebbe piaciuto che la prima esperienza da eroe di lui non fosse così pericolosa, ma aveva bisogno di qualcuno che le guardasse le spalle e Carapace le era parsa un’ottima scelta. Chiunque Chat Noir avesse scelto per affiancarla era adatto al compito, perché anche non sapendo chi fosse, Ladybug si era subito sentita in sintonia con lui.

«Qualche altra indicazione, prima di andare?» le domandò Carapace.

Scosse il capo, insieme saltarono verso il cornicione, bastò solo spingere le finestre verso l’interno perché esse si aprissero, allora scivolarono dentro in silenzio e rimasero a guardarsi attorno. La stanza era in ordine, il letto rifatto e non si udiva volare una mosca. I loro respiri sembravano così rumorosi che Ladybug iniziò quasi a trattenerli per non farsi sentire. Cercò di capire se fossero soli in casa, se c’era qualche movimento proveniente dal bagno o dal corridoio.

Fu Carapace a rompere il silenzio.

«Adrien, Amico?» domandò.

Ladybug lo scrutò, temette che qualcosa li avesse sentiti, ma dopo i secondi di calma che seguirono iniziò a pensare che non ci fossero pericolo imminenti. Scoprì che avere un nuovo partner le piaceva, il modo in cui sembrava preoccupato per Adrien quasi quanto lo era lei le fece pensare che fidarsi era stata la scelta giusta, anche se l’intesa che aveva avuto con Chat Noir fin dal suo primo giorno era irripetibile.

Dischiuse la porta del bagno e ci sbirciò dentro, quasi aspettandosi di trovarvi Adrien pronto per fare una doccia o appena uscito dalla vasca, ma quello era vuoto. Nel corridoio avrebbe potuto esserci un segno, pensò mentre con Carapace passava sotto la rampa da skateboard per raggiungere la porta, ma avrebbe potuto nascondervisi anche qualunque altra cosa.

«Mi fai vedere dove è successo?» domandò Carapace. «Dove avete sconfitto Papillon.»

Ladybug deglutì, non era certa che sarebbe riuscita a ritrovarlo, partendo da quel punto della casa, ma provare non costava nulla.

   
 
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