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Autore: slashsriffs    12/02/2019    1 recensioni
° Seguito di Rocket Queen °
"[...] Qualcosa nel suo di cuore era cambiato: aveva trovato la persona con cui stare veramente insieme fino alla fine. Aveva pronunciato il fatidico sì, e in quel periodo forse avrebbe tanto voluto tornare indietro nel tempo. Per evitare il rimorso, mentre sfrecciava a tutta velocità nella sua Cadillac Seville sulla Sunset Boulevard alle quattro del mattino."
Slash è sposato, Lisa non l'ha mai dimenticato. Sono passati cinque anni, sembrava che per entrambi la felicità avesse un prezzo troppo alto. Si rincontrano per puro caso, nessuno dei due è da solo però questa volta. Cosa volete che sia un po' di nostalgia? Cosa volete che sia scoprire che si sono aspettati tanto?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Aaron la stava aspettando nel parcheggio del Roxy, seduto in un pick up blu, mentre ascoltava alla radio Come as you are dei Nirvana. Da lontano, Lisa agitò una mano per farsi notare, una camicia lunga a quadretti fuoriusciva dal suo cappotto. Aaron scese dall'auto, il motore rumoreggiava assordante, ma non ci pensò quando la vide camminare con quei jeans chiari e stretti, che nascondevano l'orlo in un paio di Converse, mentre la cintura scura le cingeva la vite e faceva risaltare ancor più le sue curve.

Accennò ad un piccolo sorriso per poi invitarla a salire in macchina: era bellissima, i capelli corti si tenevano dietro le piccole orecchie, risaltando il viso dolce e tondo. Una volta raggiunto in posto di guida e acceso il riscaldamento, Aaron sfrecciò a tutta velocità; il volto rilassato di Lisa ondeggiava ora da un lato ora dall'altro mentre la musica della radio nascondeva l'imbarazzante silenzio. 

Non gli aveva neanche chiesto dove erano diretti, sembrava quasi non le interessasse. Forse perchè qualunque posto sarebbe andato bene, o forse perchè Lisa in realtà stava già pensando al modo in cui scappare da quella situazione e al perchè avesse accettato quell'appuntamento. Forse per accontentare Meredith? Gli occhi dell'amica si illuminarono alla notizia, iniziò a saltellare euforica sul vecchio divano, dopo averle ricordato che ci "aveva visto giusto". Forse era quello il motivo, non riusciva a trovare ulteriori scuse per non essersi presentata all'appuntamento. 

Il caldo in quell'auto stava diventando insopportabile; noncurante delle basse temperature, Lisa abbassò il finestrino, quel tanto che bastava per lasciar entrare qualche spiffero di vento freddo, senza che Aaron se ne accorgesse. Sospirò, pensò che il volume della musica fosse troppo basso per rallegrare la serata.

Aaron ogni tanto distoglieva lo sguardo dalla strada per osservare i movimenti di Lisa, facendola sorridere ogni volta, ma spostando subito lo sguardo da quegli occhi troppo grandi. La immaginava seduta in una stanza troppo piccola e con poca luce, sempre sola. Chissà con quale diritto poi. Non sapeva cosa dire, stava cercando un argomento nella sua mente, recitando una parte che lo costringeva a stare immobile e in silenzio, quando il realtà la curiosità era troppa. Era così bella, non trovava le parole; in quello spazio ristretto il profumo di Lisa aveva preso il sopravvento. Sapeva fosse di poche parole, quel silenzio non lo preoccupava affatto.

Lisa, invece, pensava a quello che avrebbe dovuto ordinare una volta arrivati al locale; sicuramente qualcosa di molto forte che le facesse perdere il fiato ad ogni parola sussurrata. Quanti anni aveva Aaron? Lei era più vecchia? L'avrebbe chiamata il giorno dopo? Gli avrebbe lasciato il suo numero? Voleva giocare? Come si sarebbe conclusa quella notte? Quante cose le frullavano in quella mente malata. A fine serata si sarebbe scusata, doveva proprio andare via. Poteva chiamarla se voleva, o restare al suo posto. Per lei quell'appuntamento si sarebbe dovuto concludere in quel modo. Anche se sapeva che Aaron avrebbe insistito.

Lo osservò, quella camicia proprio non le piaceva. Storse in naso, senza farsi vedere. Aaron intanto la avvertiva che erano finalmente arrivati a destinazione.

 

 

 

 

 

 

Quella sera Reneè era più in ritardo del solito. Sbuffò, accendendo una sigaretta, l'ennesima della giornata, scostando i capelli ricci dalla fronte. ASveva dimenticato di accendere l'aria condizionata, stava morendo di freddo seduto sul suo divano di pelle nera. Aveva appena spento il televisore, dopo che sua moglie gli aveva detto che mancavano cinque minuti e sarebbe stata pronta, e non poteva far altro che trascorrere il tempo a guardare il cielo limpido pieno di stelle. Aveva già bevuto un paio, se non più, di bicchieri di Jack, ma tutto sommato era ancora lucido. 

Stava cercando di decidere se uscire con l'auto o la motocicletta, ma avrebbe voluto evitare le lamentele di Reneè per il freddo. Udì una squillante camminata avvicinarsi al divano. La guardò passare per prendere le chiavi di casa, un chiodo scuro sulle spalle e i jeans stretti avvitati che nascondevano l'orlo del maglioncino bianco; Reneè era una ragazza semplice, che sbatteva però il piede a terrà spazientita. L'orologio segnava le ventuno e trenta e il locale era distante circa quaranta minuti da casa. Quasi aveva l'ansia al pensiero di tutto quel tempo in auto con sua moglie.

Non che non l'amasse, sia chiaro. Ma ormai trascorrevano così poco tempo insieme; Reneè era sempre a Chicago dai suoi genitori o dai suoi amici. Sua madre Ola gli aveva più volte suggerito di raggiungerla e lasciare Los Angeles, ma Saul sapeva che fremeva dalla voglia di diventare nonna, dopo due anni di matrimonio. Non aveva fatto altro che ripeterglielo durante le loro telefonate troppo brevi. Si preoccupava per lui, sapeva quello che aveva passato, Ola sapeva quanto difficile era quel periodo per suo figlio, tra la droga dalla quale non riusciva ad uscire e le bugie che raccontava a Reneè e alla sua band.

"Sei pronta?" le domandò, rialzandosi e parandosi dinanzi ai suoi occhi. 

Reneè annuì, voltandosi per iniziare ad incamminarsi verso l'auto, parcheggiata sul cortile esterno. Nell'ultimo periodo era impegnata con la sceneggiatura di un film che sarebbe dovuto uscire nelle sale dei cinema il prossimo anno. Slash sapeva che sua moglie lo amava, era una donna dolce e comprensiva, si preoccupava di tutto e di tutti. Teneva molto alla sua privacy, era molto riservata e questo a Slash andava bene; anche se spesso le discussioni erano innescate da piccoli articoli pubblicati su riviste ficcanaso o da fotografie scattate dai paparazzi durante le uscite tra gli amici. 

Quella sera sarebbe dovuta essere la prima cena insieme dopo circa due mesi separati; era proprio in quel momento che Slash non doveva essere lasciato da solo, non voleva. I Guns and Roses era in crisi, Steven aveva lasciato il gruppo, dopo che Axl aveva più volte minacciato di andarsene se non avessero smesso con la droga. Le discussioni erano ormai quotidianità, lo studio di registrazione un campo di guerra.

Sospirò, premendo un piede sull'acceleratore, mentre i Nirvana suonavano alla radio. Reneè accavallò le gambe, canticchiando quel brano che le piaceva tanto. Guardandosi allo specchietto, portò una ciocca di capelli ribelle dietro l'orecchio.

" Come sta tuo padre? " le chiese, il fumo intanto aveva preso il sopravvento nell'auto e Reneè riluttante abbassò il finestrino.

" Bene... Ti aspetta per una partita a flipper " disse sorridendo. Ultimamente lo stato di salute del suocero era peggiorato ed era anche per questo che sua moglie trascorreva intere settimane a Chicago.

" La prossima volta verrò anch'io " sospirò, anche se non sopportava l'idea di vedere il dolore e la sofferenza del vecchio uomo costretto su una sedia a rotelle.

Il viaggio in auto trascorse tra Slash che si lamentava della band e Reneè che cercava di consolarlo, proponendogli di viaggiare e seguirla nell'Illinois.

In quel momento però Saul non aveva bisogno di una vacanza, ne tanto meno di allontanarsi da LA. Era in cerca di ispirazione, adrenalina, qualcosa che smuovesse il suo animo e spingessero la sua mente ad immaginare cose folli.

 

 

 

 

Aaron la invitò a prendere posto al suo fianco; il bancone lucido del bar era bagnato in alcuni punti e l'odore di alcol era forte.

" Cosa prendi? " le domandò, mentre Lisa muoveva la testa al ritmo della musica sottostante.

" Un Jack " e al suono di quelle parole, il ragazzo iniziò ad immaginarla vestita del solo bicchiere. Le sue guance andarono a fuoco.

Ordinò due Jack Daniel's, il whiskey piaceva molto anche a lui. 

Tra due iniziò una lunga conversazione, tra il lavoro e il tempo libero impiegato chi dormendo e chi lavorando per guadagnare di più. La serata continuava lenta ma la compagnia di Aaron si era rivelata piacevole e così Lisa si lasciò andare, fidandosi.

Stavano discutendo di cibo, tra piatti preferiti e gusti differenti, quando furono costretti ad interrompersi. Dal fondo della sala, qualcosa o qualcuno aveva attirato la clientela. Una coppia si aggirava tra la folla curiosa, qualcuno pronunciò un nome che Lisa aveva letto sulle riviste, accennato in televisione ed evitato alla radio.

" Hey Lisa, guarda c'è quel tipo " disse Aaron, mentre Lisa si voltava lentamente nella loro direzione, quasi ipnotizzata; lo sguardo fisso sulla coppia sorridente che pronunciava qualche saluto. 

Irrigidita, lo sguardo freddo come il whiskey nei loro bicchieri, sperava di andarsene.

Era così difficile pensare che lo stava ancora aspettando. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

cari lettori silenziosi, continuo la storia nonostante gli impegni.

Spero siate curiosi di conoscere il seguito.

Ho finalmente introdotto anche il personaggio di Slahs, ero un po' titubante,

non volevo si incontrassero da soli.

Alla prossima.xx

   
 
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