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Autore: Saigo il SenzaVolto    12/02/2019    2 recensioni
AU, CROSSOVER.
Prequel de 'La Battaglia di Eldia'
Boruto Uzumaki, il figlio del Settimo Hokage di Konoha. Un prodigio, un genio. Un ragazzo unico nel suo genere.
Un ragazzo il cui sogno verrà infranto.
Una famiglia spezzata. Una situazione ingestibile. Un dolore indomabile. Una depressione profonda. Un cuore trafitto.
Ma, anche alla fine di un tunnel di oscurità, c'è sempre una luce che brilla nel buio.
Leggete e scoprite la storia di Boruto Uzumaki. La sua crescita, la sua famiglia, il suo credo, i suoi valori.
Leggete e scoprite la storia di Boruto Uzumaki. Un prodigio. Un ninja. Un traditore. Un Guerriero.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sarada Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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SCACCHIERA IN MOVIMENTO







15 Febbraio, 0018 AIT
Villaggio della Foglia, Terra del Fuoco
20:21

Aveva ricevuto la chiamata. Era giunto il momento. La caccia era cominciata.

Sarada sfrecciò attraverso i boschi, trovando rapidamente la strada per uno degli innumerevoli ingressi nascosti alle gallerie sotterranee a cui solo gli ANBU avevano accesso, e si diresse verso uno dei tanti snodi della città. Ci vollero tre minuti e quarantaquattro secondi perché lei potesse raggiungere la sala delle conferenze vestita da Corvo, con la maschera e l’abbigliamento da ANBU.

La stanza era già colma di persone. Tutti mascherati, che camminavano furiosamente come cani in gabbia. Il Comandante Hyuuga era in piedi nella parte anteriore della stanza. Batté le mani e la sala cadde immobile e silenziosa. “Ascoltate, gente!” abbaiò con forza. “Abbiamo delle novità. La Rivoluzione sta per tenere una manifestazione in una piccola città della Terra del Ghiaccio. Voglio i vostri occhi e le vostre orecchie puntate su di loro. I vostri capitani hanno già ricevuto gli ordini per ciascuna squadra. Andate!”

Drago apparve accanto a lei in un secondo, con Scoiattolo al seguito, e tutti e tre partirono in viaggio senza perdere un solo secondo. Erano fuori in meno di cinque minuti. Orso li raggiunse dall’ombra, come sempre. Fu una bella marcia di cinque ore verso la Terra del Ghiaccio. La Rivoluzione, a titolo di prova, aveva fatto segnare il raduno per la manifestazione per le nove del mattino seguente. Il che offriva loro abbastanza tempo per arrivare lì, dormire un’ora o due, e poi cominciare l’opera.

E quello è ciò che fecero.
 


16 Febbraio, 0018 AIT
Villaggio senza Nome, Terra del Ghiaccio
08:57

Sarada si accovacciò, nascosta nell’ombra di una casa, e attese. Scoiattolo era su un tetto a pochi isolati di distanza. Orso era… nascosta da qualche parte. Nessuno sapeva bene dove si nascondesse quella donna. Sarada sospettava che fosse un Nara a causa della sua affinità con le ombre, nonostante non l’avesse mai vista usare Tecniche di quel clan. Drago si era travestito da vecchio zoppo. Lui, assieme a quasi cinquecento altri uomini, donne e bambini, si mise a rimuginare e camminare nella piazza della città. La gente era effettivamente andata a vedere cosa avevano da dire quelli della Rivoluzione.

Erano uno strano miscuglio di nervosismo ed eccitazione. Chiacchiere su questo o quello. Sarada rabbrividì. Faceva molto freddo in questa Nazione, e l’uniforme da ANBU, nonostante tutte le sue capacità difensive, non era per niente calda. L’Uchiha controllò il suo orologio. Tre minuti alle nove. Il sole crestava le montagne in lontananza.

I suoi obiettivi giunsero da Ovest. Il suo Sharingan divampò alla vita. Fu facile notarli. Nove persone, cinque uomini e quattro donne. Memorizzò il loro modo di vestire le uniformi da combattimento nere con maschere bianche senza volto o profilo. Due degli uomini e una delle donne camminavano in un modo che lasciava denotare un qualche tipo di addestramento Ninja. Nessuno di loro era armato, ma questo significava poco quando potevano aveva un Sigillo tatuato da qualche parte.

La città divenne interamente silenziosa mentre i nove si avvicinavano. Stavano aspettando. Uno degli uomini, visibilmente più basso e tozzo rispetto agli altri, tossì e fece un passo in avanti. “Popolo della Terra del Ghiaccio! Fratelli e sorelle!” disse con foga, la sua voce ebbe un leggero tremito. “Il mio nome… non è importante! Ciò che è veramente importante è il messaggio che vi porto!”

Sarada si accigliò. Un nome da attribuire a quel tipo sarebbe stato utile. Oh, beh. Il Dipartimento d’Intelligenza degli ANBU si sarebbe divertito a scoprirlo a modo suo. “Parlo a nome del leader della Rivoluzione! Molti di voi sanno chi siamo,” continuò a dire quello. “Noi sosteniamo la libertà, l’uguaglianza e la giustizia! La vostra casa, come anche la mia, è stata rasa al suolo durante la Quarta Guerra Mondiale dall’Unione e dalle Cinque Grandi Nazioni! Ci hanno promesso aiuto, ci hanno promesso scorte e sostegno, ma non hanno mai mantenuto quelle promesse!”

Ci furono grugniti di accordo e qualche urlo di rabbia. L’uomo che parlava annuì. Sarada lo soprannominò mister Nessuno, in base ad una storia che aveva sentito da piccola. In questo modo non lo avrebbe dimenticato.

“Ma dove l’Unione ha fallito nel mantenere le sue promesse, la Rivoluzione non fallirà,” dichiarò Nessuno, facendo un cenno strano con la mano. Quello fu il segnale per una delle donne e uno degli uomini di farsi avanti, evocando una grossa pergamena e srotolandola davanti a tutti. Grosse casse di legno apparvero da degli scoppi di fumo. Ventidue per essere precisi, secondo il suo Sharingan.

“Cibarie! Semi per l’agricoltura! Medicine! Strumenti da lavoro!” urlò Nessuno. La gente stava facendo il tifo a quel punto. “Questi sono tutti doni della Rivoluzione per voi! Non ci sono inghippi, non ci sono vincoli! Solo, vorremmo esortare chiunque fosse intenzionato a sostenere la nostra causa ad unirsi ai nostri ranghi! Le reclute riceveranno addestramento, cibo e un salario concordato. A coloro che invece non desiderano unirsi a noi, ma non vogliono ostacolarci, allora preghiamo di non sostenere l’Unione in nessun modo. Case, affari, accordi lavorativi… la Rivoluzione è ben lieta di fornirvi questi servizi al posto dell’Unione!”

Sarada osservò, leggermente meravigliata, mentre quelle persone della Rivoluzione davano via quelli che dovevano essere almeno dieci milioni di Ryo in rifornimenti. Come facevano ad avere tutte quelle provviste da regalare? Dove le avevano ottenute? Non potevano averle rubate, loro lo avrebbero scoperto nel caso si fosse trattato di furto. Qualcuno gliele aveva donate. Ma chi? Un’altra Nazione? L’idea che la Rivoluzione fosse un intermediario per una delle Nazioni non alleate con l’Unione prese a tormentare la sua mente. La calca di persone si lanciò avanti, rivendicando la loro giusta razione di forniture sotto la supervisione degli altri otto membri della Rivoluzione.

Gli uomini portavano via seghe, martelli, torce, pinze, chiavi, trapani, pale, scale e altre decine di strumenti da lavoro che lei riuscì a notare solo grazie al suo Sharingan. Le donne si trascinavano via cibo o sacchi di sementi in stoffa. In quel momento, la ragazza si rese conto che la Rivoluzione aveva letteralmente donato a queste persone gli strumenti e le scorte necessarie per ricostruire le loro case.

Era… così semplice. Perché l’Unione non aveva fatto questa stessa cosa anni fa? Sarebbe costato denaro, certo, tempo e manodopera, ovvio, ma era così semplice. Ormai avevano aspettato troppo a lungo. La Rivoluzione era stata l’unica a fornire aiuto a questa gente, non loro. Il signor Nessuno stava dicendo qualcosa, ma la sua voce fu soffocata dal clamore della gente. Una delle donne e uno degli uomini stavano tenendo appunti e fogli di carta. Una manciata di persone, per lo più ragazzi e giovani uomini, si avvicinava loro e scriveva rapidamente qualcosa sui fogli.

I suoi occhi le permisero di leggere i movimenti delle loro mani. I loro nomi. I loro indirizzi. Le loro abilità. Le loro ragioni per aderire alla causa. Si stavano registrando per unirsi alla Rivoluzione. Sarada s’irrigidì. Dov’era il segnale, Drago? Non potevano muoversi finché il loro capitano non l’avesse dato. Attese per altri sette secondi, pronta ad agire.

E… eccolo lì.

Orso sbucò fuori dall’ombra, balzò in piedi e coprì a distanza tra lei e i membri della Rivoluzione con un solo salto; e poi colpì uno degli uomini in pieno petto. La vittima si lasciò cadere come un burattino con le corde tagliate.

Poi, la gente cominciò ad urlare. La folla si sparpagliò in tutte le direzioni. Alcuni coraggiosi, o sciocchi, rimasero fermi a guardare. I terroristi si agitarono, cominciando a cercarsi in mezzo a quel caos. Mister Nessuno era a pochi passi da lei, nascondendosi e piagnucolando dietro ad una cassa rovesciata.

Una donna le caricò contro da sinistra. Sarada si mosse di lato, sfuggendo ed evitando un pugno selvaggio e inesperto mirato alla sua tempia. Poi la ragazza colpì l’aggressore alla coscia con un calcio basso e travolgente. Trasalì quando sentì uno schiocco di ossa. La donna urlò di dolore e cadde a terra, stringendosi la gamba. Sarada si mosse per trovare il suo prossimo avversario. Una nuvola accecante di shuriken luccicanti e rivestiti di chakra la investirono, accecandola a causa dei suoi occhi. Gli shuriken ruotavano con una lucentezza di chakra visibile.

Appena la luce si diradò, si rese conto di essere stata ingannata da un diversivo. Qualcuno aveva preso la donna che aveva ferito poco prima. Sarada si guardò attorno. Non riusciva a vederla – lì! I terroristi si stavano riorganizzando. Drago stava combattendo due uomini corpulenti, e Scoiattolo stava danzando attorno ad un gruppo di tre donne che cercavano di raggiungere il centro della piazza. Orso era… nell’ombra. Nascosta, presumibilmente.

“Pronti!” abbaiò Nessuno, essendosi ripreso dal suo attacco di vigliaccheria precedente. Sarada si voltò verso di lui. Lui e altri tre terroristi si erano afferrati gli avambracci e tenevano i palmi in alto con le dita aperte. “Mirate!” Sarada balzò in avanti. “Fuoco!”

I suoi occhi si sgranarono. Un arco ruggente di elettricità schizzò fuori dai palmi delle loro mani. Una Tecnica del Fulmine così potente che probabilmente nemmeno lei sarebbe stata in grado di eseguirla da sola. L’Uchiha scalciò con un piede e saltò verso il cielo. L’ondata di elettricità cinguettante danzò sotto di lei mentre si muoveva in avanti. Scoiattolo, agile come sempre, balzò sui tetti per mettersi in salvo. Ma-

“Drago!” urlò Sarada, nel tentativo di avvertirlo. Il loro vecchio capitano alzò lo sguardo dal suo combattimento, visibilmente stanco, e incontrò i suoi occhi. Sarada riuscì a vedere il modo in cui il bagliore azzurro dell’elettricità si rifletteva nelle sue pupille. L’ANBU crollò a terra, convulsamente, mentre i suoi due avversari scappavano incolumi nonostante l’elettricità lambiva le loro uniformi.

Sarada vide rosso. Inspirò a pieni polmoni ed esalò un immenso inferno di fuoco e fiamme. Due dei terroristi presero fuoco, urlando a squarciagola mentre correvano avanti e indietro nel tentativo di spegnere le fiamme. Il suo jutsu si diffuse anche a due case vicine e le diede alle fiamme.

Scoiattolo corse da Drago, trascinandolo all’ombra di un vicolo vicino. Orso era emersa ancora una volta e aveva abbattuto altri due avversari con una raffica di shuriken. Sarada la coprì, usando la sua forza fisica per centrare con un pugno altri tre terroristi.

Cinque erano andati, quattro ancora in gioco. Dov’era mister Nessuno? Era stato-

“Fuoco!” urlò quest’ultimo.

Sarada fece per afferrare Orso, ma la donna stava già scivolando nell’ombra da cui era emersa. Allora, la giovane scalciò sul terreno e saltò verso il cielo. Fu una scelta saggia, anche perché altre due ondate di elettricità cinguettante si fecero strada attraverso il terreno. I terroristi rimasti alzarono le mani in alto, spruzzando bagliori elettrici e lampi mentre cercavano di fulminarla in aria.

L’Uchiha notò immediatamente quella mossa. Non avevano il controllo sulla traiettoria del jutsu. Strano. Innaturale, quasi, vista la potenza distruttiva di quella Tecnica.  Sarada inspirò di nuovo, espirò con forza e li sommerse nel fuoco. Mister Nessuno emerse dalle fiamme urlando e piagnucolando per l’orrore, illeso. Gli altri tre giacevano a terra, immobili e carbonizzati.

Sarada lo seguì. L’uomo grasso si stava rotolando nella terra ed era riuscito a spegnere le fiamme sui suoi vestiti. Si rialzò in piedi appena la sentì avvicinarsi e corse via. La ragazza gli diede la caccia, anche se la sua rincorsa non poteva essere definita come un vero e proprio ‘inseguimento’. Lo raggiunse in meno di tre secondi con un solo scatto.

“A-Aspetta!” urlò mister Nessuno. S’inginocchiò, alzando le mani in segno di sottomissione.

Sarada fece una pausa. “Sei in arresto per sedizione,” intonò. “Sdraiati, appoggia le mani dietro la testa e arrenditi pacificamente.”

Nessuno annuì ed iniziò ad andare prono. Allargò le dita e spinse i palmi in avanti.

Improvvisamente, il mondo dinanzi a lei venne lavato via da un mare di bagliori rossi e grigi. Sarada trasalì, mentre i suoi occhi le urlavano di muoversi. Dinanzi alla sua vista, il mondo venne sfilacciato. Una specie di jutsu segreto, una Tecnica del Vento invisibile ad un normale occhio nudo, stava per essere rilasciata da quell’uomo. Lo Sharingan la stava allarmando appena in tempo. Doveva agire. Si trovava a pochi passi dall’uomo. Non c’era abbastanza spazio, né tempo per poterlo schivare. Doveva anticiparlo.

Appena comprese ciò, inconsciamente, Sarada scattò in avanti in meno di un millisecondo e centrò l’uomo in pieno petto con un pugno micidiale. Mister nessuno venne scagliato all’indietro, schiantandosi addosso ad una casa in un miscuglio di carne e detriti. Sarada si voltò e si diresse a grandi passi verso Scoiattolo e Orso. Voleva controllare Drago. Con la coda dell’occhio, la giovane notò la gente della città fissarla con orrore.

Trovò l’agente Scoiattolo inginocchiato su uno dei terroristi morti. La donna mascherata alzò lo sguardo su di lei. “Corvo,” sussurrò. “Queste persone non erano Ninja,” disse con orrore crescente. Scoiattolo strappò dal cadavere l’uniforme nera e rivelò un guanto d’acciaio sul corpo della vittima. Un’arma tecnologica. “Erano persone normali.”

Sarada deglutì pesantemente appena se ne rese conto. Fece un cenno col capo. “Come sta Drago?”

“Sta bene,” rantolò Orso. “Qualche danno muscolare, probabilmente assieme ad una leggera concussione. Ma è vivo.”

L’Uchiha annuì. “Bene, andiamo-”

Il suo Sharingan le fece percepire la minaccia ancora prima che iniziasse. Sarada afferrò Scoiattolo, se la strinse al petto e balzò lontano da lì in un millisecondo. Fece appena in tempo. Il guanto d’acciaio che il terrorista morto aveva indossato esplose all’improvviso in una sfera rotante di inchiostro nero che ridusse l’arma tecnologica e tutto ciò che la circondava in polvere. Poi, appena il fumo ebbe finito di diradarsi, il silenzio regnò di nuovo sovrano.

Sarada stava respirando affannosamente. “Andiamo a casa,” disse. “Il Comandante Hyuuga vorrà sapere di questo.”

Orso e Scoiattolo annuirono senza fiatare.
 


16 Febbraio, 0018 AIT
Città-Fortezza di Kyo, Terra del Ghiaccio
Base Operativa Segreta della Rivoluzione
20:00
 
“Questo pomeriggio è stato pubblicato su diverse trasmissioni un video scioccante che mostra uno squadrone di ANBU della Foglia mentre assassina brutalmente nove membri disarmati e non addestrati del gruppo conosciuto come la ‘Rivoluzione’. I cinque uomini e le quattro donne cadute vittime dell’attacco stavano tenendo una manifestazione pacifica in un piccolo villaggio senza nome della Terra del Ghiaccio; dove hanno distribuito cibo, medicine, strumenti e rifornimenti gratuiti ai cittadini della Nazione devastata dalla Guerra.”

Boruto guardò la trasmissione con crescente soddisfazione. Nove dei suoi seguaci erano morti ingiustamente, ma il filmato registrato da Akiro e dai suoi uomini della Marea Rossa era diventato un perfetto materiale di propaganda contro l’Unione. Con qualche minuscolo ritocco, certo, ma pur sempre minuscolo. Gli uomini della Rivoluzione non erano riusciti a fare nulla contro i loro avversari. Gli ANBU li avevano massacrati sistematicamente. Si promise mentalmente che non avrebbe lasciato impunito quel crimine della Foglia.

E doveva ammettere di essere rimasto leggermente sorpreso nello scoprire che Sarada Uchiha aveva fatto parte di quello squadrone di ANBU. Quegli occhi rossi erano inconfondibili. Li avrebbe riconosciuti in qualsiasi circostanza. Era riuscito a notarli anche se la giovane indossava una maschera, dopotutto. Tuttavia… la scena del pugno aveva fatto il suo effetto. La sua ex amica aveva appena fornito loro un bellissimo esempio di come la Foglia si sbarazzava dei suoi nemici.

E ora, lui avrebbe usato questa cosa contro di loro.

“I testimoni hanno descritto la carneficina come un attacco della Foglia non provocato dalla Rivoluzione. La Foglia non ha tenuto conto in alcun modo delle vite e delle proprietà delle persone che abitavano in quel villaggio, incendiando diverse case e generando il caos e il terrore tra i presenti. I membri della Rivoluzione hanno tentato di difendere i cittadini, ma alla fine sono stati uccisi lo stesso.”

La trasmissione poi passò a mostrare diverse persone, alcune delle quali erano cittadini del villaggio, che denunciavano la Foglia e l’Unione per la loro ostilità nei confronti della Rivoluzione e la loro inadeguatezza nel fornire un aiuto significativo alla Terra del Ghiaccio.

Perfetto.

“Per quanto sembri assurdo, c’è un crescente numero di persone che chiedono a gran voce risarcimenti da parte della Foglia. Un gran numero di giovani uomini e donne erano desiderosi di unirsi ai ranghi della Rivoluzione qui nella Terra del Ghiaccio, assieme ad altri della Terra del Suono e delle Cascate. A quanto sembra, sempre più persone stanno diventando insoddisfatte dell’Unione.”

Boruto ghignò feralmente.

Più che perfetto.

Si alzò di scatto dalla sedia, dirigendosi verso la porta d’uscita. Attraversò il corridoio in silenzio, ignorando gli uomini e i soldati della Rivoluzione che lo fissavano con timore e rispetto. Gli adulti si irrigidivano e accennavano un inchino appena lo vedevano passare accanto a loro. La loro visione era interessante per lui. Aveva ancora quindici anni, eppure era diventato più forte di tutti loro messi assieme. Così come lo erano diventati i suoi amici. Era incredibile notare quanto fossero cresciuti in soli tre anni e mezzo.

Giunse alla sua destinazione dopo tre minuti. Galatea e Jigen erano lì, seduti attorno al tavolo decisionale della sala conferenze della fortezza. Assieme ai due, Gray, Kairi e Mikasa erano seduti lì a loro volta. Appena lo videro entrare, tutti i presenti si misero in piedi. “Galatea, Jigen, assemblate un gruppo di soldati e preparatevi a partire tra qualche giorno,” ordinò lui, freddo e solenne. “Abbiamo un nuovo obiettivo.”

Mikasa si portò accanto a lui. “Cosa vuoi fare?” domandò, seria e concisa.

Il biondo guardò Jigen con uno sguardo predatorio. “Ricordi la lettera che vi feci mandare diversi giorni fa in segreto? È giunto il momento di mantenere i patti,” rispose.

Il monaco s’illuminò. Galatea lo guardò con timore. “Dove siamo diretti?” chiese con rispetto.

L’occhio sinistro di Boruto si riempì di ferale trepidazione. “Il Castello Hōzuki.”
 


17 Febbraio, 0018 AIT
Terra dell’Erba
Castello Hōzuki
21:00

“Alzatevi,” intonò la guardia corpulenta.

Lucy obbedì all’ordine. L’uomo indossava un coprifronte con la scritta ‘Shinobi’ impressa su di esso, ma indossava l’abito comune dei Ninja della Roccia. Non erano noti per il loro delicato trattamento dei prigionieri. La ragazza aiutò il suo compagno a rimettersi in piedi. I suoi occhi si riempirono di pietà.

Kumo era ridotto male. I loro misericordiosi aguzzini, la potente Unione, non si degnavano di sprecare risorse e medicine sui prigionieri. Il burattinaio della Terra del Vento soffriva incessantemente da un mese per via del suo braccio rotto. Da quando lo avevano catturato, gli Shinobi dell’Unione lo avevano conciato per le feste. E a causa del Sigillo Maledetto che era impresso sui loro corpi, lei non poteva nemmeno tentare di guarirlo mediante il chakra. L’ex Ragno della Sabbia era diventato il criminale più famoso della prigione ormai. Da quando aveva aiutato lui, il ricercato numero uno al mondo, a sigillare il Demone Tasso della Sabbia, dopo un anno e mezzo Kumo era stato catturato e torturato per via del crimine commesso. Il tutto perché aveva aiutato lui a mettere fine alle stragi dell’Ichibi nel suo Paese. Era ingiusto.

Lei però sapeva che ciò che Kumo aveva fatto era giusto. La ragazza aveva perso tutta la sua famiglia proprio per colpa del Demone. Shukaku aveva ucciso sua madre, suo padre e il suo fratellino durante una delle sue stragi, diversi anni prima. La sua intera famiglia era stata completamente distrutta. Kumo aveva la sua immensa gratitudine per aver sigillato per sempre quel mostro maledetto che glieli aveva portati via. Per questo si sentiva in dovere di aiutarlo.

Il burattinaio parlava poco. Non che Lucy potesse biasimarlo. Era scheletrico, malnutrito e dolorante. I suoi capelli bianchi gli conferivano un pallore persino innaturale in quelle condizioni. Se la sua prigionia fosse stata portata avanti ancora per qualche mese, di questo passo lei era certa che il marionettista sarebbe morto.

Ma Lucy sapeva la realtà del futuro. La morte non lo avrebbe raggiunto. Lei lo sapeva. Aveva ricevuto la lettera. La sua lettera, due giorni prima. Lui sarebbe venuto a liberarli. La speranza era vicina. Non sapeva come avesse fatto a farle avere quella lettera – visto e considerato che era prigioniera anche lei all’interno di questa Prigione di Sangue – ma ne era certa. Non sapeva come avrebbe fatto, non sapeva quando, ma ne era certa. Lui li avrebbe salvati.

Tutto quello che Lucy doveva fare era stare calma, aiutare il burattinaio e mantenerlo al sicuro. Tenerlo in vita, almeno. E aspettare che lui arrivasse. Questa era la sua missione. Questo lei poteva fare.

Non poteva dire a Kumo la verità perché, beh, erano entrambi sotto costante sorveglianza. Il ventenne scheletrico poteva anche essere il criminale più famoso della prigione, ma lei non era da meno. Lucy Heartphilia era uno dei Nukenin più ricercati della Sabbia. Le guardie non ci andavano leggero neanche con lei. Non poteva parlare di lui a Kumo. Lui era un argomento che l’Unione non apprezzava molto. Era sparito da due anni, e anche se Lucy aveva misteriosamente ricevuto una sua lettera senza riuscire a spiegarsi come fosse possibile, lui doveva continuare a restare nascosto per riuscire a salvarli.

La giovane aiutò il burattinaio a rimettersi in piedi, uscendo a passo lento dalla cella che condividevano da sei mesi ormai. La prigionia non era un’esperienza piacevole. I pasti erano indecenti nel castello Hōzuki, e soprattutto scarni. Gli altri criminali, banditi e prigionieri di ogni tipo rinchiusi qui, erano scorbutici, arroganti e pericolosi. Lucy non aveva il coraggio di avvicinarsi a loro. Quelli che ci provavano finivano spesso con ossa rotte o visi sfigurati. Le guardie non facevano nulla per fermare le crudeltà dei carcerati, se non in qualche rara occasione come il momento del pranzo o della cena.

La guardia li scortò nella sala aperta accanto al cortile. Era il luogo d’aria dei prigionieri. La ragazza fece sedere il burattinaio scheletrico su una panca laterale, proprio sotto ad un piccolo televisore acceso. Era ancora strano per lei pensare che la famosa Prigione di Sangue dell’Erba concedesse ai carcerati un tale lusso, ma supponeva che per le guardie fosse meglio avere dei prigionieri felici e tranquilli piuttosto che dei prigionieri annoiati e bellicosi.

Lo spettacolo che stavano guardando i presenti, una soap opera di un uomo della Nebbia innamorato di una donna della Roccia durante il periodo della Terza Guerra Mondiale, venne improvvisamente interrotto e sostituito dal canale delle notizie, mettendo in onda un notiziario. Era una cosa carina, perché permetteva ai carcerati di vedere ciò che accadeva fuori dalle mura della loro prigione.

L’argomento del notiziario attirò immediatamente la sua attenzione. Lucy osservò mentre il telegiornale mostrava una serie infinita di immagini di ANBU della Foglia che trucidavano uomini e donne mascherati e vestiti di nero in mezzo ad una calca di civili terrorizzati e in fuga.

“Alcuni membri del nuovo e famigerato gruppo di ribelli conosciuto come la Rivoluzione, sono stati attaccati ieri mattina da alcuni ANBU di Konoha …”

Lucy sentì un sorriso crescerle sempre più sulle labbra. Sin da quando aveva ricevuto quella sua lettera, si era domandata che cosa stesse facendo lui. Si era chiesta dove fosse. Non lo aveva mai visto in vita sua, ma persino lei conosceva la sua fama. E le notizie su di lui erano letteralmente sparite da anni. Che piani potevano passargli per la testa mentre se ne stava nascosto nell’ombra?

Ora, forse aveva trovato la risposta.

Se la sua reputazione era vera, allora lui stava scuotendo le gabbie. Le gabbie dei predatori più potenti del pianeta. Ne era certa. Chi altro aveva il coraggio, e il potere, di opporsi apertamente all’Unione in questo modo?

Nessuno, tranne lui: Boruto Uzumaki, il Nukenin di rango S più ricercato al mondo.

Se non c’era lui dietro alla Rivoluzione, allora Lucy non aveva idea di chi altro sarebbe potuto essere abbastanza potente, o stupido, da mettersi contro le Cinque Grandi Nazioni.

Il gruppo della Rivoluzione era il discorso principale che aleggiava da giorni nella prigione. Le guardie erano tese e nervose. Inquiete, quasi. Lucy sorrise ad una guardia, una bella donna con un volto delicato e gli occhi color ambra, mentre si ritirava verso la sua cella con Kumo. La donna impallidì e deglutì. La giovane non mancò di notare come le sue mani si protesero inconsciamente sulle sue armi.

Si aspettavano un attacco al castello. Non sapevano che stava arrivando, ma lo temevano nonostante tutto. Lucy ridacchiò. Se sapessero quello che stava per accadere, tutte le guardie se la sarebbero fatta nei pantaloni. Era incredibile vedere quanto le azioni di Boruto Uzumaki riuscissero ad incutere timore e terrore nei cuori delle persone, persino quando il suo nome non era apertamente presente. Era sparito da due anni, eppure la sua Rivoluzione stava continuando a immettere tensione nel mondo. Questo fatto da solo bastava a generare in lei un enorme rispetto nei confronti dell’Uzumaki. Essere temuti dal mondo intero era un traguardo ambito da molti Nukenin, come anche lei stessa, in fondo.

Kumo le mormorò dei ringraziamenti mentre lo aiutava a sdraiarsi sul letto della loro cella. Lucy lanciò un’ultima occhiata alle guardie. No, non potevano – non volevano – fare nulla. Erano troppo spaventate dall’idea di incitare una rivolta. Avevano troppa paura di attirare l’ira della Rivoluzione su di loro. Non avrebbero preso delle misure precauzionali. Ne era certa.

Lucy sorrise, addormentandosi a sua volta sul proprio letto.

Tre giorni dopo, la prigione tremò.
 


20 Febbraio, 0018 AIT
Terra dell’Erba
Castello Hōzuki
07:00

Kentarou guardò le sue carte. Sbirciò le carte dei suoi avversari. Guardò suo fratello Kotarou negli occhi. Poi guardò gli altri giocatori negli occhi. Riguardò le sue carte. Un Hokage e un Mizukage, con altri due Mizukage dietro.

Tre di un tipo. Tris.

“Io sto,” intonò, spingendo in avanti la sua posta: un pacchetto di sigarette.

Ci furono alcuni mugugni di dispiacere. Haruto lasciò il gioco. Kumo dopo di lui. Lucy fece guizzare gli occhi tra la montagna di pacchi di sigarette e le sue carte. Non aveva niente con cui scommettere. Si accigliò. “Io ci sto. Se perdo farò un ‘servizio’ a chi ha la mano più alta,” disse sfacciatamente.

Ci furono cenni di accordo tutt’intorno. I servizi sessuali erano una valuta valida quanto un’altra in quella prigione dimenticata da dio. La migliore, per quanto ne pensava Kentarou. Lucy Heartphilia era la diciottenne più bella del castello Hōzuki. Col cazzo che si sarebbe lasciato sfuggire un’opportunità simile. Arata distribuì l’ultima carta. Un Chuunin. Kentarou emise un grido di gioia mentre buttava giù il suo tris. Lucy imprecò volgarmente e gettò le sue carte, un paio di Jonin. Suo fratello lo guardò male e rivelò un paio di Hokage.

Kentarou rise e fece scivolare un singolo pacchetto di sigarette dal mucchio verso suo fratello. Quello brontolò, ma accettò il regalo senza proteste. Lui rise e tirò fuori una sigaretta. Haruto gli porse un accendino. Kentarou sorrise mentre la accendeva, facendo un primo tiro. Quindi passò l’accendino a suo fratello.

Picchiettò l’accendino contro il pugno chiuso del fratello. Stava tremando. Kentarou si accigliò. “Fratello?” chiese.

Poi, notò anche lui qualcosa.

Il cortile della prigione era silenzioso. Silenzioso come una tomba. Stava tremando anche lui adesso. Kentarou seguì lo sguardo del fratello. Seguì gli sguardi degli altri. Verso il muro dietro di lui.

L’intruso stava seduto lì, in cima al muro. Casualmente, quasi. Una gamba penzolava da un lato, l’altra era piegata sotto di essa. Entrambe le braccia sbucavano da sotto il mantello nero e stavano tese dietro la schiena mentre lui s’inclinava e guardava il cortile dall’alto in basso. Il vento ululò. Kentarou osservò meglio il mantello dell’intruso. Aveva un cappuccio che gli copriva interamente il volto. Poi, l’intruso si mosse. Saltò giù dal muro senza problemi, cadendo verso il basso in maniera ultraterrena. Sembrava quasi rallentare mentre si avvicinava al suolo. Il suo mantello si gonfiò. I suoi sandali toccarono il terreno senza fare il minimo accenno di rumore.

Appena lo vide più da vicino, Kentarou rabbrividì. Accanto a lui, Lucy, Haruto e gli altri fecero lo stesso. Kumo rimase impassibile. Indossava una maschera incredibilmente dettagliata, quasi realistica. Un teschio bianco con due corna minacciose e ricurve.

Le guardie sembrarono riscuotersi alla vita in quell’istante. Gli allarmi cominciarono a suonare. La procedura standard prevedeva che in caso di attacco lui e i suoi compagni di prigionia tornassero nelle loro celle, ma Kentarou non lo fece. Voleva vederlo. Voleva vedere chi fosse quell’uomo che stava osando sfidare l’Unione in quel modo, infiltrandosi nell’odiato e famigerato castello Hōzuki. Voleva vedere che cosa avrebbe fatto adesso che era entrato nella famosa Prigione di Sangue.

Kentarou poteva sentire che la storia si stava scrivendo dinanzi ai suoi occhi. Voleva vederla.

Accanto a lui, tutti i prigionieri erano scappati. Solo Lucy e Kumo erano rimasti fermi, seduti come prima. Le guardie uscirono dalla prigione ad orde immense, come un’inondazione. Decine, poi centinaia. L’intera forza di difesa e prevenzione sommossa della prigione, assieme a Kahyo, una donna dai capelli neri come la notte e lo sguardo severo. Era il Capitano del castello. Kentarou vide una grossa massa di ghiaccio cominciare a formarsi ai piedi dell’intruso. Sospirò. Era già stato sconfitto. Nessuno poteva-

L’intruso tirò fuori un’arma. Una spada. Una Katana, per essere precisi. Sembrava luccicare alla luce del sole in maniera irreale. Uno strumento di guerra, ma inutile. Il ghiaccio non poteva essere scalfito da un’arma così banale. L’intruso fece oscillare la spada e, contro ogni previsione, il ghiaccio si frantumò in mille pezzi scintillanti che svanirono nel nulla.

Il cortile sprofondò di nuovo nel silenzio.

Poi, l’intruso si mosse di nuovo. Veloce come un dio. Kentarou sbatté le palpebre. Era finita. Le guardie giacevano morte o morenti a terra. Era successo tutto in un istante. Il Capitano della prigione sfoggiava un orribile squarcio nella spalla che stava macchiando le sue vesti di un rosso acceso. La donna ringhiò qualcosa, poi balzò all’attacco.

Kentarou afferrò Kotarou per le vesti e lo trascinò via. Lucy fece lo stesso con Kumo. Sapevano quando era meglio filarsela. Stava per accadere qualcosa di brutto. Gli altri prigionieri del castello cominciarono a fuggire e a scappare dai due giganti che lottavano nel cortile, lanciando urla di panico e terrore. Nessuno voleva essere coinvolto in quello scontro.

Il Capitano cominciò a duellare con un’ondata di gelo che si formava tra le sue braccia. Innumerevoli ondate di shuriken di ghiaccio schizzarono in avanti. L’intruso incappucciato li deviò con una velocità spaventosa grazie alla sua spada, rilanciandoli contro di lei. La maggior parte dei proiettili congelati svanirono nel nulla, ma alcuni furono troppo veloci per riuscire a distruggersi. Il Capitano Kahyo fu costretta a saltare fuori dalla loro traiettoria.

Mentre il Capitano balzava via, altro ghiaccio tentò di formarsi addosso all’intruso incappucciato. Ci volle un’altra oscillazione della sua lama per frantumare la Tecnica prima che potesse prendere il sopravvento. L’intruso si mosse a sua volta, talmente veloce che difficilmente il termine veloce poteva descrivere il suo movimento. Il suo stile di combattimento era un gioco di gambe poco ortodosso con colpi di palmo e calci rapidissimi.

La punta della katana colpì Kahyo nel polpaccio mentre si allontanava. Kentarou sentì il loro Capitano soffocare un urlo strozzato e barcollare su un piede, poi sull’altro, prima di cadere in ginocchio. Stava ansimando. Il suo petto si gonfiava. Le sue braccia tremavano. Il sudore si mescolava al sangue e le inzuppava le vesti.

Che cosa?!

Era… Era esausta?! Com’era possibile? Era la donna più potente del castello! Kentarou sentì una sensazione di freddo attraversargli le ossa e ritirarsi. Percepì il suo flusso di energia scorrere ancora una volta. Potava usare di nuovo il chakra adesso. Una rapida occhiata gli bastò per capire che anche gli altri avevano notato la stessa cosa. Il Sigillo sui loro corpi era sparito.

Kahyo si rialzò. Aveva riottenuto un po' di forze dissolvendo il Sigillo che intrappolava i prigionieri. Tesseva sigilli con le mani, unici per il rilascio delle Tecniche del Ghiaccio, e dopo nemmeno un secondo un’ondata d’acqua si sollevò in avanti e si congelò rapidamente. Formò un possente muro di lance ghiacciate. L’intruso saltò in avanti. Ogni fendente della sua spada abbatteva un’onda di ghiaccio e la riduceva a sottili nuvole di chakra dissipante. Il Capitano stava facendo tutto ciò che era in suo potere per evitare di ingaggiarlo corpo a corpo.

Ma era troppo veloce. Kentarou non riusciva nemmeno a seguire bene i suoi movimenti con gli occhi. Erano così ingannevolmente veloci che sembrava semplicemente teletrasportarsi. Era a destra un istante, e quello dopo era a sinistra, poi ancora in avanti e poi subito dopo indietro. Un altro taglio netto colpì Kahyo nell’avambraccio. La donna sibilò, evitando al meglio che poteva la lama. Un altro taglio, poco profondo, all’altezza della pancia. Provò a combattere, provò a difendersi, ma era troppo debole.

Un ultimo colpo. Diretto sul collo. Kahyo cadde a terra e non si rialzò più.

Kentarou rilasciò un respiro lacerato che non sapeva di aver trattenuto per tutto quel tempo.

L’uomo incappucciato rivolse lo sguardo verso di lui e gli altri prigionieri. Accanto a lui, Lucy e gli altri s’irrigidirono per la tensione. Kumo invece rimaneva sempre immobile. Per un lungo momento, nessuno osò muoversi. Nessuno fece un solo respiro. Nessuno osò fare nulla. Poi, finalmente, l’intruso parlò. La sua voce era potente. Forte, fredda, con un tono gelido e metallico che sembrava promettere dolore oltre ogni immaginazione. “Io sono Boruto Uzumaki, leader dell’Organizzazione Kara e della Rivoluzione,” disse, togliendosi la maschera e rivelando a tutti il suo volto sfigurato e i suoi capelli dorati. Dietro di lui, altre sei figure incappucciate apparvero dal nulla in quel momento. “Siete liberi, e adesso tutti voi avete una scelta da fare. La vostra prima scelta da uomini liberi. Potete tornare alle vostre case, tornare alle vostre vite. Potete tornare dalle vostre famiglie, dai vostri amici. Potete fuggire e nascondervi, e pregare che l’Unione non vi trovi mai. Ma fidatevi di me quando vi dico che non si può fuggire per sempre. Io per primo l’ho sperimentato sulla mia pelle.”

L’Uzumaki fissò tutti i prigionieri col suo occhio sinistro gelido. Il suo sguardo si posò su Kumo. “Oppure potete diventare parte di qualcosa di più grande di voi stessi per rendere il mondo un luogo migliore per voi, per i vostri amici e per le vostre famiglie. La nostra Organizzazione ha distrutto il Castello Hōzuki per il bene della Rivoluzione e per consegnare al mondo un messaggio. Un messaggio per l’Unione – che la loro tirannia non durerà ancora a lungo. Un messaggio per voi – se volete cambiare il mondo, unitevi alla Rivoluzione. Tornate alle vostre case, alle vostre famiglie e ai vostri amici. Tornate da loro e combattete. Combattete per liberare il mondo dall’oppressione dell’Unione. Combattete affinché uomini e donne giusti non possano più essere imprigionati come lo siete stati voi,” dichiarò solennemente.

Era un oratore eccellente, decise Kentarou. Non come i politici da quattro soldi che aveva sentito in televisione diverse volte. Si riusciva a sentire la falsità nel loro tono. Ma con questo ragazzo no. Boruto Uzumaki credeva in quello che diceva. E cosa più importante, riusciva a farci credere anche lui. Lo spronava a volerci credere a sua volta.

Il Nukenin più ricercato del mondo alzò una mano, puntando un solo dito in avanti. Nessuno dei presenti osò emettere un respiro per timore di perdersi le sue parole. Boruto puntò la mano, pigramente, verso l’ingresso principale della prigione. La pietra e il mortaio vennero distrutti in un’esplosione di energia e luce. Kentarou si coprì il viso con le braccia, gli occhi aggrottati, senza però osare battere ciglio. I prigionieri – o meglio, gli ex prigionieri – iniziarono a correre verso il varco generato dall’esplosione. A guidare la carica c’erano dei soldati. Uomini e donne della Rivoluzione.

“Il mondo sta cambiando,” intonò Boruto. “E voi dovrete scegliere il vostro posto in esso.”

Alzò di nuovo una mano. Un’altra esplosione abbatté un secondo muro. Poi un terzo. E infine un quarto.

“Siete liberi,” disse loro l’Uzumaki.

Kentarou afferrò suo fratello. Kotarou era sempre stato il più lento dei due. Stava borbottando qualcosa sottovoce, qualcosa di stupido che probabilmente li avrebbe fatti uccidere. Gli diede una gomitata nelle costole per farlo stare zitto. Kentarou si guardò attorno. Lucy e Kumo non lo avevano seguito, ma la cosa non gli importava. Erano tutti liberi adesso. E, in un futuro non molto lontano, avrebbero fatto vedere al mondo la loro presenza. Questa era una promessa.

Kentarou si guardò un’ultima volta indietro.

Il castello Hōzuki non esisteva più.
 


“Sapevo che saresti venuto.”

Il biondo fissò la giovane dinanzi a lui con serietà, sorridendo appena con le labbra. “Io mantengo sempre le mie promesse,” disse lentamente. “Mi dispiace solo di averci messo così tanto tempo, i soldati avevano bisogno di viaggiare in barca per giungere qui nella Terra dell’Erba.”

Lucy scosse la testa. “Vi dobbiamo la vita. Davvero,” disse, accennando un inchino.

“Non c’è bisogno di essere formale, Lucy Heartphilia,” la incalzò ancora il biondo. “Ti ho mandato quella lettera perché volevo avvertirti della mia presenza.”

La giovane rimase di stucco. “T-Tu conosci il mio nome?” esalò, incredula.

Boruto annuì. “Io conosco molte cose su di te, Lucy. Per questo sono venuto qui. Perché so che potresti essere un grosso asso nella manica per noi che sosteniamo la Rivoluzione.”

“Vi aiuterò!” dichiarò subito la ragazza, senza pensarci due volte. “Consideratemi un membro ufficiale. Non posso certo rifiutare un’offerta proposta dal ricercato numero uno al mondo, Boruto Uzumaki, vero?”

Il Nukenin annuì, compiaciuto. Poi si voltò verso la persona alla sua destra. Sora lo stava reggendo con un braccio. “E tu cosa farai, Kumo?” domandò subito dopo. “La Rivoluzione ha posto anche per te, se vuoi unirti a noi. Mi farebbe piacere tornare a studiare assieme a te i Sigilli come in passato, nella Terra del Vento.”

Il burattinaio fece tentennare la testa di lato, generando uno schiocco secco piuttosto inquietante. “Riposare, prima. Poi collaborerò con voi,” disse, con quel suo tono metallico e pungente di sempre.

“Ma che ne è stato del Bollitore?” domandò ancora Boruto. “Sei riuscito a nasconderlo prima di essere catturato?”

Il Ragno della Sabbia lo fissò con uno sguardo penetrante. “Nascosto,” rispose. “Nessuno può trovarlo.”

Boruto ghignò feralmente. “Molto bene. Allora possiamo procedere.” La sua ricerca di alleati stava procedendo esattamente come previsto.

La scacchiera che stava preparando era quasi pronta.
 
 








 

Note dell’autore!!!

Salve a tutti! Ecco a voi il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto.

Boruto sta lentamente muovendo i pezzi della scacchiera verso una destinazione. Ma quale? Che cosa ha in mente il nostro Nukenin? Lo vedremo presto, ve lo assicuro.

Il Castello Hōzuki è la prigione in cui è ambientato il film: Naruto, La Prigione Insanguinata. È una gigantesca prigione in cui vengono rinchiusi alcuni dei criminali più potenti del mondo.

In questo capitolo abbiamo avuto modo di conoscere un personaggio tratto da un altro universo narrativo: Lucy Heartphilia. Lei è un personaggio di Fairy Tail, anche se nella mia storia non ha alcun legame con quel mondo. La sua presenza non è scontata.

Vi invito a leggere e commentare. A presto!
   
 
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