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Autore: k_Gio_    14/02/2019    3 recensioni
Raccolta di ff sui CaptainSwan. Dal fluff all'angst. Insomma, quello che l'ispirazione mi porta ve le metto per iscritto :D, nel bene e nel male.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di fiori e pistole

                                                                                           


«Mamminaaa»
«Mmm» Emma aveva già intuito da quell'intonazione fin troppo cantilenante che una richiesta impossibile sarebbe arrivata alle sue orecchie. Continuò a scorrere i documenti che in quella settimana si erano moltiplicati sulla sua scrivania.
«Oggi è San Valentino vero?» 
Emma alzò finalmente lo sguardo su sua figlia. Gli occhi assottigliati a due fessure. 
«Sì Hope, perchè?» andò cauta. La vide fermarsi con il pennarello in mano e guardarla con quegli occhi azzurri come il cielo. 
«Posso avere una pistola?»
Rimase con la bocca aperta per una manciata di secondi. Cosa le aveva appena chiesto quella ragazzina di quattro anni seduta di fronte a lei?!
«No che non puoi averla Hope! Come ti viene in mente?!». Nell'infanzia di Henry lei non era stata presente ma era sicura che a Regina suo figlio non le avesse mai fatto una richiesta del genere. Glielo avrebbe raccontato sicuramente in una di quelle cene di famiglia che ormai erano un appuntamento fisso.
«Perché no? Tu ce l'hai»
«Io ce l'ho perchè il mio lavoro richiede di possederla. Tu cosa ci dovresti fare?» voleva capire cosa passasse per quella testolina. Da una come lei e uno come Killian era sicura che figli normali non sarebbero potuti uscire.
«Niente...» 
«Hope, non inizierai ora a dirmi 'niente', avrai tutta l'adolescenza per fare la ribelle. Avanti, a cosa ti serve una pistola?»
Hope sbuffò alzando gli occhi al cielo.
«Mi serve.»
«A cosa...» non poteva credere di aver generato una delinquente. No, non poteva accettarlo. 
La bimba vagò con lo sguardo sui plichi di fogli che ingombravano la scrivania di sua madre. Il cipiglio le  induriva il volto, tuttavia risultava solo più adorabile. Sbuffò di nuovo.
«Mi serve perché oggi James ha portato la sua e visto che ci ha fatto giocare a tutti tranne che a me io gli ho detto che ce l'avevo anche io»
Emma sbiancò «Hope, non era una pistola vera...giusto...?» ci mancava solo che bambini di quattro anni portassero armi a scuola. Quella sera avrebbe raccontanto a Killian di quella assurda discussione e ne avrebbe riso sicuramente. Già Killian...scacciò quel pensiero prima che si potesse arrabbiare e prendersela senza motivo con sua figlia.
«Certo che no mamma!» esclamò quasi esasperata. Perché i grandi ci mettevano sempre tanto a capire le cose!? « Sei tu lo sceriffo no?! La mamma e il papà di James mica lavorano per te. Era un giocattolo. È per questo che mi devi prestare la tua, che è vera! Così James vedrà che la mia è più bella e mi chiederà di poterci giocare.» poi aggiunse con sguardo cattivello «ma io non ce lo farò giocare. Neanche se mi chiede scusa.». 
Emma si passò una mano sul volto, era stanca e non vedeva l'ora di andare a casa, mettere i suoi figli a letto e dormire. 
«Hope, tanto la pistola non l'avrai. E poi tu e James non siete amici? Se non sbaglio è il tuo migliore amico. Non lo avrà fatto apposta no?» in ogni caso avrebbe parlato con le maestre, ci mancavano solo le armi giocattolo.
Hope incorciò le braccia al petto. 
«E invece l'ha fatto apposta eccome! Ci ha fatto giocare per prima Olive! E a me neanche una volta!  E noi siamo più amici, è stato cattivo. Papà ha detto che nessuno deve essere cattivo con me...»
Emma pensò bene a quanto le aveva detto sua figlia e un sorrisino involontario affiorò alle sue labbra. Hope era...gelosa?
«Ragazzina tuo padre sono sicura che non ti abbia detto di fare la cattiva a tua volta. Dimmi un po', prima che James ci facesse giocare Olive con quel giocattolo, tu che cose hai fatto?» la detective che era in lei non poteva fare a meno di indagare, sapeva che c'era qualcosa di più.
E infatti Hope eluse il suo sguardo, iniziando a fare la vaga. 
«Hope...»
«Ho solo giocato con Max...e James mi aveva detto che non dovevo perché loro non sono amici.»
«E allora perché non hai giocato subito con James?»
«Perché lui non mi può dire cosa non posso fare» fece ovvia.
Quella discussione stava degenerando. Sua figlia aveva quattro anni dannazione! Quella risposta era degna della figlia della Salvatrice e di Capitan Uncino ma aveva pur sempre quattro anni! Killian ne sarebbe stato comunque fiero. Ma doveva mettere qualche punto.
«Hope, allora» prese un bel respiro « tu puoi giocare con chi vuoi, se lo vuoi naturalmente, nessuno può obbligarti, e su questo vedo che non hai dubbi. Ma io non ti darò nulla che possa fare del male a te o agli altri, capito? Sono sicura che è stato solo un malinteso. Domani si sarà già scordato e sarete amici come prima» ma l'occhiata colpevole di Hope la raccontava diversmente. 
«Forse...forse non siamo più amici. Gli ho detto che non siamo più amici» e gli occhioni le si fecero improvvisamente lucidi lucidi. Emma si alzò, fece il giro della scrivania e si inginocchiò di fronte a lei.
«Dai Hope...» e l'abbraciò, di solito sua figlia correva da Killian quando era in lacrime, non che da lei non ci andasse mai ma la maggior parte delle volte erano le attenzioni del padre quelle che richiedeva. E un po' le dispiaceva. 
«Lui è il mio migliore amico, mamma. E ora» tirò su col naso « e ora non siamo più amici per colpa mia» il visetto le divenne tutto rosso mentre lo nascondeva tra la spalla e il collo di Emma. 
«Facciamo così,» le prese il volto tra le mani e con i pollici le raccolse  le lacrime che  continuavano a scendere «ora prendi un bel respirone, ti asciughi questo visetto e fai un bel disegno, così quando finisco qui passiamo a casa di James e glielo dai. Sono sicura che vorrà tornare ad essere tuo amico. Cosa ne dici?»
Gli occhioni azzurro cielo non avevano smesso di fissare i suoi neanche per un attimo. Sbattè le palbebre per fa sparire le utlime lacrime e si stropicciò gli occhi. Poi annuì. 
«Va bene. E' San Valentino, non può non perdonarmi, vero?».
«Sono sicura che andrà tutto bene«.  Emma le diede un bacio sulla fronte e tornò a sedersi mentre lei si asciugava le manine sulla gonnelina rosa e tornava ad impugnare i suoi pennarelli.
«Non posso portare nemmeno la tua spada ?»
«No Hope, no» e si guardarono sorridendo.


«Ora sei felice?» 
Avevano fatto sosta a casa di James e ora mano nella mano stavano tornando alla macchina.
«A James sono piaciuti i miei fiori, hai visto!» disse saltellando tutta contenta.
«Non potevano non piacergli, erano tutti colorati. Anche se non credo che esistano fiori a pois» 
«Certo che esistono, altrimenti non li disegnavo!» 
«Certo, scusa.» acconsentì Emma ridendo. 
«E tu mamma? Sei felice?» 
«Perchè non dovrei?»
«Prima non lo eri. E nemmeno stamattina» 
Ripensò alla giornata che ora andava concludendosi. Magari si era lasciata sfuggire qualche sguardo   deluso ma aveva cercato di non farlo notare a nessuno. Anche perché non ce ne era motivo.
«Ero solo pensierosa»
«Non è vero. È perchè papà se è andato in barca con i suoi amici vero? Anche io sono un po' triste per questo.»
Sua figlia era fin troppo sveglia, e questo un po' la spaventava.
«Ok, forse sono un po' triste per questo ma alla fine oggi è un giorno come un altro no?» in effetti era lei che di solito non alimentava queste sciocche ricorrenze, o meglio, prima di Killian rifuggiva proprio da queste stupide feste. Poi però erano diventate quasi tollerabili. Non avevano mai fatto grandi cose ma lui non era mai stato via, specie con gli amici. Alzò gli occhi al cielo. Oddio, stava diventando patetica come quelle sceme di quei film romantici da carie ai denti. 
«No non lo è! Hai visto, prima anche James per farsi perdonare mi stava preparando questo bellissimo disegno!» e glielo mostrò nuovamente come se già non lo avesse fatto i passati dieci minuti. Non erano fiori quelli disegnati certo,  ma anche pistole laser che uccidevano mostri non ben definiti erano un bel modo per chiedere scusa.
«Sì, è molto  bello» e le aprì la portiera per poi legarla al seggiolino. La sua macchina non era molto comoda in quelle situazioni. 
«Sono sicura che papà si farà perdonare» disse Hope riguardando per l'ennesima volta il suo disegno con il sorriso stampato in faccia.
«Tuo padre non ha nulla per cui farsi perdonare.» si ritrovò a dire mentre accendeva l'auto e si dirigeva da sua madre per prendere Cole.
Quando arrivarono Emma sentì fin dalle scale Neal e Cole che gridavano, probabilmente si stavano rincorrendo per il loft. E probabilmente a quel gioco stavano partecipando anche sua madre e suo padre. 
Le aprì Mary Margaret con il fiatone e un  largo sorriso sul volto tondo. 
«Ciao Emma! Ciao tesoro!» e si  sporse per abbracciarle entrambe. 
«Ciao nonna, anche io voglio giocare!» e dicendolo si divincolò dalla presa di Emma per scendere e correre dentro a giocare con suo nonno, suo zio e suo fratello. 
«Rimanete a cena con noi?» fece Mary  rimanendo però sulla porta senza scostarsi per farla entrare.
Pensò che fosse strano ma era troppo stanca per vedere draghi dove non ce ne erano. 
«No, andiamo a casa che oggi è stata una giornata fin troppo piena» disse scuotendo la testa e passandosi una mano tra i capelli. «Ma grazie» e le sorrise. Mary Margaret la guardò con uno sguardo compassionevole.
«Vedrai che andrà tutto bene, Emma»
«Va già tutto bene, è solo andato in barca con Leroy e Spugna e non mi ricordo con chi altri! Non ne farò mica un dramma« ora si stava innervosendo. Perché dovevano farle pesare qualcosa che non le pesava affatto?! 
«Va bene, va bene» alzò le mani la mora non riuscendo a nascondere un sorriso.
«Mamma possiamo rimanere a giocare?» disse riaffacciandosi sul pianerottolo Hope.
«Ma»
«Ti preeegooo»
Respirò pronfondamente. D'altronde avrebbe potuto riposare un po', magari mangiare schifezze davanti alla tv...alla fine non era poi tanto male come idea.
Guardò sua madre.
«Per noi possono restare, non ci sono problemi» rispose fin troppo allegramente. 
«E va bene. Posso almeno salutare quel ragazzino che non ha nemmeno SALUTATO SUA MADRE?!» disse alzando la voce. E a tempo di trotto sopraggiunse anche l'altra peste di suo figlio che protese le braccia per farsi prendere in braccio. 
«Oh, ti sei accorto che ci sono eh » e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia paffuta. Poi lo lasciò di nuovo libero di scorrazzare all'interno dell'appartamento. Era chiaro che per quella serata i suoi figli non avevano voglia di tenerle compagnia.
«D'accordo. Passo domattina a prenderli, credo che Killian arriverà anche lui in mattinata. Per ogni cosa chiamatemi»
«Certo tesoro, non preoccuparti» e stava quasi per chiudere la porta quando sembrò ricordarsi di qualcosa di molto importante.
«Ah Emma! Prima ha chiamato Killian, ha chiamato me perché il tuo telefono dice che non era raggiungibile» spiegò alla sua espressione interrogativa « e ha detto che ha scordato qualcosa al porto»
«Quell'uomo non imparerà mai a usare il telefono. Ok cosa ha dimenticato?«
«Non lo so, non me lo ha detto. Ha solo detto che lo avresti capito»
«Come siamo misteriosi. Va bene! Prima vado e prima andrò a dormire. Ci vediamo domani» diede un fugace abbraccio a sua madre, salutò con un cenno della mano suo fratello e suo padre che si erano mantenuti a debita distanza da lei, e scese velocemente le scale.
In macchina si mise a pensare a cosa Killian si potesse essere scordato. Possibile che non fosse riuscito a contattarla per quell'intero pomeriggio?!
E cosa ancora più strana era perché non aveva sentito borbottare suo padre per quella scelta da parte di suo genero di scappare proprio in quel giorno. Che razza di giornata.
Parcheggiò e si diresse al porto cercando di capire cosa cercare. Poi vide la Jolly Roger al suo posto che ondeggiava placida sulle onde con le luci accese all'interno. Il cuore le saltò in gola, che fosse successo qualcosa?! Si mise a correre cercando di rimanere lucida, se fosse successo qualcosa qualcuno avrebbe avvertito, no?! Salì la passerella di legno con lo stomaco stretto in una morsa. Il cuore che le rimbombava nelle orecchie.
E poi si arrestò non appena ebbe la visuale sull'intero ponte di coperta.  
Una piccola zona del ponte era stata delimitata con quelli che a prima aveva riconosciuto essere cuscini e coperte, circondati da una serie di lanterne accese tutt'intorno. 
Finalmente il suo stomaco si rilassò insieme alla sua faccia che si aprì in un'espressione di stupore e confusione.
«Ma cosa...?«
«Stavo iniziando a pensare che non saresti più venuta » ed eccola lì, quella voce calda e profonda sporcata da quell'ironia sempre presente, che emerse dall'oscurità della nave non illuminata dalle lanterne.
Emma si voltò trovandolo finalmente poco distante da lei, con il suo solito sorriso sghembo. Sorrise a sua volta.
«Quindi mi hai lasciato l'intero pomeriggio con tua figlia per prepararmi questa sorpresa, capitano?« e dicendolo lo aveva raggiunto, allacciandogli le braccia al collo in attesa di una spiegazione che non le serviva poi tanto.
Lui le cinse la vita, finalmente felice per averla di nuovo vicino. Poi scoppiò in una breve risatina nervosa. «In realtà doveva essere una sorpresa in grande stile. Ho chiesto Mary Margaret una ricetta per una torta, facile naturalmente, ma con Cole a farmi da assistente non abbiamo fatto proprio un bel lavoro» rise di nuovo appoggiando la sua fronte a quella di lei mentre chiudeva gli occhi divertito per quel casino che avevano combinato in cucina «Non aprire il forno dopo...e nemmeno...anzi, non entrare in cucina, ci penso io a pulire» e allora rise lei a quel punto. Gli prese il volto baciandolo dolcemente. Poi lui continuò.
«Quindi non abbiamo la torta. E ho cercato di pensare ad un posto romantico che fosse all'altezza della situazione, mi sono scervellato per cercare qualcosa di appropriato ma ogni idea che mi veniva in mente non mi conviceva. E quindi eccoci qua.»
«Quindi niente torta»
«Già. Ma abbiamo il rum, quanto ne vuoi. E anche della cioccolata calda che ha portato tuo padre un paio d'ore fa.»
« E niente posto romantico all'altezza della situazione.»
«Solo la Jolly, quest'umilissima e fantastica nave»
«Mi stai dicendo che possiamo passare l'intera serata, io e te, da soli, a bere rum e cioccolata calda sotto le stelle fino a domani mattina, senza che qualche rompiscatole alto meno di un metro possa venirci a disturbare?»
Killian sorrise più apertamente mentre si specchiava negli occhi verdi di sua moglie. «Sì, sto dicendo più o meno questo»
«Penso che lei, capitano Killian Jones sia sempre all'altezza della situazione.» e riprese a baciarlo sempre più intensamente. Si stavano spingendo verso quel giaciglio di coperte quando Killian, con faccia impertinente le disse «E il mio regalo di San Valentino?»
Per un attimo Emma impallidì, ma poi si tastò il fianco e sorrise. 
«Tieni»
«...una pistola?»
«Perché no, è stata tua figlia a darmi l'idea» ripensò a quel pomeriggio. «O preferivi una spada?» e rise guardando la faccia di Killian più perplessa di quanto si era aspettata di trovarla. «In ogni caso è un regalo temporaneo, è pur sempre la mia pistola»
Killian si passò la mano tra i capelli cercando di capire il filo logico della conversazione. Ma non lo trovò. 
«Voglio saperlo?»
«Domani te lo racconterà lei» e tornò a stringersi contro il suo petto. «In ogni caso è finita bene. I fiori hanno salvato la situazione. La salvano quasi sempre, se c'è qualcosa da salvare ovviamente».
Killian diede una veloce occhiata alla porta della sua cabina. 
«Credo che dovremo stare tutta la nottato qui  fuori allora»
Emma si scostò per guardarlo. «Perché?»
«Perchè nella mia stanza ci sono mazzi di rose rosse...ma non è perché voglio farmi perdonare per qualc-»
Emma si slanciò di nuovo verso le sue labbra per farlo stare zitto. 
Non le era mai piaciuto San Valentino, tutta quell'aspettativa che creava nelle persone la innnervosiva. Ma tutto sommato non le dispiaceva poi tanto rassegnarsi all'idea di essere un po' patetica. Patetica e tremedamente innamorata.


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E di nuovo eccomi qua con qualcosa che dovrebbe essere romantico ma non so nemmeno se ci si avvicina lontanamente ahhahahaahh
Premetto che non avevo nemmeno considerato di scrivere qualcosa per oggi, ma uan vocina nella mia testa, e sul mio cellulare, mi ha spinto a scrivere qualcosa, quindi a voi questa roba xD e sì, Smemorina sto parlando di te. Ma lo sapevi.
Ovviamente Cole è sempre l'ipotetico secondo/terzo figlio di Killian ed Emma, quindi io ce lo metto perché ormai mi ci sono affezionata u.u
Spero non sia completamente da cestinare ma ormai l'avevo scritta e quindi eccoci qua.
Non vi auguro buon San Valentino perché non sono il tipo, ma se potete ingozzatevi di cioccolato, almeno per oggi non vi sentirete in colpa ahahhahaha
Ok la chiudo qui, mi pare di aver detto anche troppo.
La foto l'ho presa da internet, non so se possa creare problemi di copyright o cose del genere.
Alla prossima!
Gio
 
  
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