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Autore: RedeNetele    16/02/2019    1 recensioni
Quando rifiuta per l'ennesima volta il corteggiamento di un pretendente sgradito, ad Aneta viene assegnata una punizione esemplare: viene nominata Figlia della Luna. Quello che potrebbe quasi sembrare un titolo onorifico è in realtà una condanna a morte: le Figlie della Luna sono infatti vittime sacrificali, giovani donne che vengono immolate agli Skald, il popolo selvaggio e misterioso che esige un tributo di sangue in tutte le Terre dell'Ovest.
Quando gli uomini-lupo vengono a prenderla, Aneta crede che la sua vita sia finita. Le basta però conoscere Devin, l'arrogante principe degli Skald, per capire che, in realtà, essa è solo agli inizi.
***
ATTENZIONE: non ho ancora deciso quale sarà il "carattere" di questa storia. Non escludo che in futuro ci siano scene di sesso e violenza. Regolatevi di conseguenza.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Oggettivamente non c'era nulla di strano nel fatto che il Marchese e la sua famiglia si trovassero lì. Per loro non valeva la regola che obbligava gli abitanti di Piana Bianca a ripararsi nel Rifugio a cui erano stati assegnati: il rango nobiliare dava loro il diritto di sfruttare il Rifugio più comodo e vicino.

Aneta rimase comunque a osservarli per qualche istante, colta di sorpresa da quell'incontro inaspettato. Anche se quelli che erano a tutti gli effetti i padroni del villaggio non sembravano dedicare la minima attenzione ai popolani raccolti ai loro piedi, la giovane non riusciva a fare a meno di sentirsi a disagio, al cospetto di quelle persone.

Lord Gawel, il Marchese, non era mai stato un guerriero, ma la sua intelligenza e il suo carisma l'avevano portato in alto. Il suo fascino gli aveva permesso di ottenere l'ammirazione dei soldati della guardia, che ancora governava con fermezza nonostante fosse ormai entrato nella sesta decade della sua vita. Aneta lo temeva. Anche se non aveva mai avuto direttamente a che fare con lui, ne era intimorita per ragioni che nemmeno lei sapeva spiegarsi. Forse era per via dello sguardo gelido con cui era solito trapassare chi gli stava di fronte, forse il motivo era da ricercarsi nella ferocia composta che le pareva di intravedere nei suoi gesti: ad ogni modo, preferiva incrociare il suo cammino il più raramente possibile.

La Marchesa non le pareva molto più rassicurante. Figlia di un Conte delle Scogliere Occidentali, Lady Nevena era solo di qualche anno più giovane del marito, ma mancava completamente del suo carisma. Gelida e distaccata, la donna sembrava aver fatto suo il rigore delle rocce nere della sua terra natia: come esse era infatti scura, dura e silenziosa. Stando a quanto raccontavano le voci che correvano per il villaggio, il suo temperamento, già cupo per natura, era stato ulteriormente inasprito dai numerosi tradimenti consumati dal Marchese nel corso degli anni.

Quello che però le piaceva meno di tutti era Marek, l'unico figlio maschio dei Marchesi e il solo che il matrimonio non avesse portato lontano dal villaggio. Il giovane aveva ereditato l'aspetto piacente del padre e il suo amore per le donne, ma non era provvisto della stessa accortezza di cui era dotato il genitore: era una testa calda che seguiva i propri desideri con decisione e arroganza, senza preoccuparsi dell'effetto che le sue passioni avrebbero potuto avere sul prossimo.

Con la coda dell'occhio, Aneta guardò Lady Ylena, la giovane nobildonna che Marek aveva sposato l'anno prima. La poveretta non doveva avere una vita facile. Pallida e minuta, possedeva una bellezza rara, ma pareva del tutto priva di una volontà propria, sottomessa com'era al volere della famiglia del marito. Era bionda, cosa che non aveva mancato di far nascere un sorriso di scherno sulle labbra degli abitanti del villaggio che l'avevano vista per la prima volta: Marek aveva una lunga storia di conquiste dai capelli chiari, tant'era vero che a Piana Bianca c'erano molti bambini che assomigliavano a Lord Marek o al Marchese suo padre.

Inconsciamente, Aneta si sfiorò con una mano la treccia pallida. Era consapevole di avere un corpo fin troppo asciutto e un viso piuttosto ordinario, ma sapeva anche di non aver alcun grosso difetto che potesse renderla indiscutibilmente brutta agli occhi di Marek: se non aveva ancora attirato la sua attenzione, era con ogni probabilità una questione di mera fortuna.

"Riesci a vederli?"

La voce di Bromyr la fece sussultare e Aneta si voltò di scatto verso il padre. Di chi stava parlando? Aveva forse notato che stava osservando un po' troppo intensamente i Marchesi? Lo sguardo dell'uomo non era però rivolto verso il palchetto riservato ai nobili, ma era diretto verso il punto in cui la folla era più fitta. Scuotendo appena la testa per liberarla dai pensieri che l'avevano ingombrata fino a qualche istante prima, la giovane comprese che il padre stava cercando Marete, la maggiore delle sue figlie.

"Io..." Aneta fu sul punto di negare, poi i suoi occhi scorsero la testa scura di Stefek, suo cognato. "Sì! Eccoli là, sotto la seconda feritoia."

Bromyr si illuminò e si incamminò immediatamente verso la coppia, facendo segno alla figlia minore di seguirlo. Pochi istanti più tardi stava abbracciando Marete, allargando le braccia per superare l'ostacolo del suo ventre gonfio a causa della gravidanza ormai avanzata. "State bene?" chiese, facendo danzare gli occhi tra la figlia e il genero.

L'uomo più giovane annuì. "Sì. Fortunatamente eravamo in bottega e non abbiamo dovuto fare troppa strada per venire qui. Marete inizia a fare fatica a camminare... anche se non lo ammetterebbe mai."

A conferma di quelle parole, Marete colpì il marito con il dorso della mano. "Oh, ma finiscila! Mi tratti come se fossi malata, quando, in realtà, io sto benissimo!"

Stefek sorrise e i suoi occhi neri si accesero di una luce gentile, chiaro segnale dell'amore che provava per la moglie. Aneta lo guardò di sottecchi, mentre un briciolo di gelosia le pungeva lo stomaco. Anche a lei sarebbe piaciuto avere qualcuno che la guardasse in quel modo, eppure, sebbene avesse già vent'anni - solo uno e mezzo meno di Marete - non aveva ancora incontrato un ragazzo in grado di attirare la sua attenzione e il suo affetto. Era una cosa insolita, da quelle parti. Se nei giorni in cui era di buon umore si diceva che non era che una questione di tempo, quando si sentiva più pessimista non poteva fare a meno di pensare che le sfortunate circostanze della sua nascita avessero qualcosa a che fare con il fatto che gli uomini in età da matrimonio parevano girarle bene al largo. Sua madre era morta di parto. Sebbene suo padre le avesse raccontato che la moglie era morta quando Aneta aveva pochi giorni, c'era chi sussurrava una verità differente, messa in giro, si diceva, dalla levatrice che l'aveva aiutata a nascere. C'era chi sosteneva che la donna fosse morta prima di dare alla luce la figlia e che la levatrice avesse strappato la neonata dal corpo già senza vita della madre.

Nata dalla morte. Aneta nemmeno se lo ricordava, quand'era stata la prima volta che aveva sentito qualcuno riferirsi a lei in quei termini. Nessuno ne parlava più, oramai, ma quell'ipotesi era stata formulata da labbra sconosciute, in passato, e aveva messo radici nell'opinione comune. Non era un reato, non era un crimine, ma era comunque un'ombra scura che aleggiava sulla giovane. Era un segno di sventura; una superstizione, certo, ma era sufficiente a dare ad Aneta l'impressione di essere guardata con sospetto.

Ignaro dei pensieri che stavano attraversando la mente della sua figlia minore, Bromyr strinse affettuosamente il braccio di Marete e fece per dire qualcosa, ma un movimento proveniente dalla panca d'onore lo indusse a tacere e a voltarsi.

Il Marchese, che fino a pochi attimi prima si era limitato a restare seduto guardando nel vuoto con aria annoiata, si era improvvisamente alzato in piedi. Quella semplice azione era stata sufficiente a far sfumare le conversazioni sussurrate che riempivano il Rifugio, mentre i cittadini tacevano e attendevano che prendesse la parola.

"Quello di oggi è il quarto attacco degli Skald nel giro di due mesi" annunciò. Una delle caratteristiche di Lord Gawel era quella di non avere mai bisogno di urlare per farsi sentire e ascoltare: gli bastava parlare con la sua voce limpida e sicura perché chi gli stava di fronte pendesse dalle sue labbra. "Così non possiamo andare avanti: dobbiamo prendere provvedimenti."

Per qualche motivo, nell'udire quelle parole Aneta sentì la propria pelle contrarsi in preda a un presentimento oscuro.

 

   
 
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