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Autore: Soniabruni    17/02/2019    4 recensioni
Questa ff è ambientata a New York negli anni ’20.
Il primo capitolo serve ad inquadrare la situazione dei personaggi; avrete una bella sorpresa perché tutti i rampolli Andrew sono vivi, niente guerra e niente incidente a cavallo per Anthony...
Terence e Candy non si conoscono affatto! Terence ha lasciato la St. Paul School prima che arrivasse Candy.
Annie era a scuola prima che arrivasse Tuttelentiggini. Nessuno ha mai spifferato ai quattro venti che lei viene dalla Casa di Pony, conseguentemente la sua presa di coscienza sul fatto che non c’è nulla di cui vergognarsi sulle proprie origini non si è verificata.
All’inizio Annie è nella fase in cui le interessa soprattutto condiscendere la madre e diventare una signorina raffinata ed elegante, nessuno sa che è stata adottata. La maturazione del rapporto tra le due orfanelle deve ancora avvenire.
La prima parte della storia è riservata alla nascita del sentimento tra i due protagonisti ma da un certo punto in avanti arriveranno i guai e il tema delle sorelle, che dà il titolo alla storia, diverrà sempre più importante ed interessante… e soprattutto tutto fuorché scontato!
Chi sono queste sorelle? Semplicemente Annie e Candy???
Non ne sarei molto sicura...
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho promesso un secondo capitolo oggi... ed eccolo qua!
Preparate i fazzoletti!




Quella sera Susanna di ritorno a casa ebbe una sorpresa inaspettata.
Un uomo di mezza età dai meravigliosi occhi verdi la stava aspettando davanti alla porta...
Aveva il viso seminascosto da sciarpa e cappello, ma quella luce verde brillante avrebbe bucato qualsiasi camuffamento.
Non si vedevano da quasi cinque anni ed era invecchiato molto a dispetto di quel periodo di tempo, ma la ragazza non ebbe difficoltà a riconosce gli smeraldi che aveva adorato da bambina, gli unici che l’avevano coccolata ed accarezzata con tenerezza, non avrebbe mai potuto dimenticarli.

“Pa... papà... sei tu!” e fu tra le sue braccia spalancate...

Durante l’ultimo lustro, da quando Susanna era entrata nella compagnia Stratford, avevano avuto solo contatti epistolari anche se lui seguiva da lontano con attenzione qualsiasi notizia riguardante la figlia e questo era uno dei motivi per cui era tornato in città.

“Bambina mia, mi sei mancata tanto ma avevo una cosa importantissima da fare...” ammise con le lacrime agli occhi.
“Dimmi tutto! Racconta a tuo padre cosa sta succedendo nella tua vita! Coraggio!”

La giovane attrice non ne poteva più è raccontò tutta la verità al suo tenero papà.
“Tesoro... non sei sola, io sono qui per aiutarti e non ti lascerò mai più ma tu devi lasciar libero dall’infamia quel ragazzo che non ha colpa di nulla. Non ti preoccupare, di te si occuperà tuo padre d’ora in poi...”

“Ma... io... io lo amo disperatamente papà... e lui non mi vede nemmeno per colpa di quell’infermiera insignificante...”

La strinse forte.
“Piccola.... no! Non è così! Credimi, ne so qualcosa!
È ora che io ti racconti la mia storia con tua madre... così forse capirai...

Non l’ho mai amata, lo sai... sei cresciuta tra la nostra indifferenza...
Quando ero giovane ero un attore di grande talento e quando cominciai a lavorare per la compagnia teatrale che aveva ingaggiato anche tua madre, lei si infatuò di me.
Grace era una bellissima ragazza, dalle discrete doti istrioniche; credeva che la sua avvenenza le avrebbe permesso di avere in pugno il mondo, non accettava alcun rifiuto.

Io pensavo solo a recitare, il teatro era il mio unico interesse vero e non ero affatto un tipo facile; in quel periodo conobbi la figlia della costumista... la mia Rose, aveva un paio d’anni meno di me.
Era una ragazza semplice ma dal cuore d’oro; oltre a cucire, si spezzava la schiena con mille lavoretti per aiutare la madre gravemente ammalata a tirare avanti, il padre era morto per un incidente sul lavoro e aveva un’altra sorellina molto più piccola da accudire.

Era così dolce ma nello stesso tempo forte e risoluta, ci innamorammo in brevissimo tempo.
Lei all’inizio era molto prevenuta nei miei confronti perché il mondo dello spettacolo era troppo distante dalla povertà in cui lei aveva sempre vissuto con la sua famiglia, ma io ero pronto a tutto per stare con lei, non mi ero mai sentito così amato e felice prima di allora, camminavo a due metri dal pavimento al solo suo pensiero.
Avevo passato la mia vita a divertirmi, a sperperare i soldi di mio padre che non c’era mai e a far impazzire mia madre che non si occupava di altro se non di feste e frivolezze.
Non nutrivo interesse alcuno prima di trovare il testo di “Romeo e Giulietta” che la mia dolce Molly conservava gelosamente tra i ricordi del caro marito scomparso.
Molly... la governante, ricordo le sue carezze, le sue favole, le due ninne nanne... le uniche che abbia mai avuto da bambino.

Non mi ero mai reso conto di come potesse essere dura la vita di chi non era benestante come me e vedere quella giovane ragazza spezzarsi la schiena ogni giorno per portare a casa il pane per sé e la sorellina e comprare le medicine per la madre mi colpì in pieno petto come mai nulla in precedenza.
La professionalità e l’accuratezza con cui svolgeva il suo lavoro... io non avevo mai fatto nulla in quel modo; lei aveva così poco! Eppure riusciva a vivere con molta più intensità e dignità di me e di tutti gli avvoltoi che mi avevano circondato sino ad allora.
Quel sorriso che sempre riusciva a regalare nonostante le difficoltà cominciò, quasi senza che me ne accorgessi, ad illuminare le mie giornate.
Recitavo per lei, sempre meglio, con passione crescente...”

***

Thomas chiuse gli occhi e ricordò il loro primo bacio... a casa di lei...
“Thomas... non viziare così Emily!”

“Andiamo! È solo un vecchio libro di favole di quando ero bambino!”

“Lei adora farselo leggere da te, ti è molto affezionata e questo mi preoccupa non poco...”

“Perché? Credi che io possa fare del male alla tua sorellina? È così piccola! Per chi mi hai preso?”

“Non è questo... è che... noi due non c’entriamo nulla con te... tu... tu ti stancherai di essere gentile, di venire qui e lei ci rimarrà male... io...”

“Dimmi che stai scherzando! Rose... ti scongiuro! Dimmi che non lo pensi!”

“Io... io... ho paura Thomas... ho paura... del mio cuore...”

La fronte di lui incollata a quella di lei...
“Io non posso stancarmi di voi perché ti amo Rose, io ti amo”.

Poi le palpebre erano calate come il sipario su una meravigliosa opera e le labbra tremanti di entrambi si erano unite teneramente.


***

Quella dolce pausa costò all’uomo non poco, ma riuscì a ricomporsi e a tornare al suo triste racconto.

“Allontanai mia madre, alla quale avevo promesso che avrei ripreso anche i miei studi di legge, perché era arrivata ad offrirle del denaro affinché sparisse dalla mia vita. Che donna sciocca, credeva di poter comprare tutto ma il mio angelo sarebbe morto di fame piuttosto! Ruppi il fidanzamento che mi era stato imposto e i ponti con la mia nobile e ricca famiglia di origine”

“Thomas… sei sicuro… tu sei abituato ad avere tutto, io non possiedo niente...”

“Shhhh… piccola, non voglio il mio nome, non me ne faccio nulla! Tu sei la mia musa, la mia anima… non vado da nessuna parte senza di te amore mio.
Tu mi fai sognare, non aver timore di volare, fallo con me...
Fidati del mio cuore ti prego, voglio solo prendermi cura di te. Io... io ti amo Rose...”

I suoi occhi verdi vibravano al ricordo di quelle dolci note.


“Tua madre, si era accorta di noi, era molto gelosa del nostro sentimento; aveva tentato in più di un’occasione di avvicinarmi ma io l’avevo sempre respinta… l’avevo fatto istintivamente in realtà perché non mi ero reso conto di ciò che significavo per lei.
Era sempre intrattabile con Rose…”

Chiuse gli occhi un istante e i ricordi lo vinsero nuovamente…
“Non prendertela amore, non riesce a dare il giusto spessore alla sua Giulietta.
Non avrà mai quella parte!”

“Il cuore della Capuleti sta esplodendo d’amore per Romeo e le sue battute, invece, trasudano rabbia. Forse per lei sarebbe più indicato il ruolo di Rosalina!”

“Ehhh???”

“Il direttore del teatro mi ha dato il permesso di usare la biblioteca e leggere tutto ciò che mi piace, io adoro leggere!
Sono povera ma non credere che sia ignorante!”

I loro dialoghi di allora riempivano ancora il cuore di Thomas.


“Poi quel maledetto giorno...
Grace in uno slancio di generosità, o chissà perché, si gettò sotto il riflettore che mi stava cadendo addosso e rimase invalida per salvare me!
Questo te lo ha raccontato mille volte immagino, assieme alla mia ingratitudine per il suo sacrificio che aveva preteso in cambio nientemeno che il mio stesso cuore.
Approfittò della situazione e dell’animo nobile del mio angelo biondo per legarmi a sé; io ero giovane e mi sentivo tremendamente in colpa per tutto quello che tua madre aveva perso e così, di fronte al suo tentativo di togliersi la vita, pugnali il mio petto e lasciai andare tutti i miei sogni con la mia Rose.

Ricordo ancora la sua figura snella che si allontanava da me sotto il cielo buio di quella notte orribile in cui tua madre aveva supplicato il suo sacrificio.
La rincorsi disperato un’ultima volta, la raggiunsi e vinti dal dolore per la nostra sorte ci donammo anima e corpo l’uno all’altro prima di morire e di dirci addio per sempre.

Rammento i suoi meravigliosi occhi pieni di lacrime mentre mi incoraggiava ad essere forte, a credere nel futuro e mi assicurava che avrebbe pregato per me e non mi avrebbe mai dimenticato...

Passai quei giorni lunghissimi senza sole né luna accanto a Grace, mi sentivo molto confuso, ma più correva il tempo più mi rendevo conto che non poteva finire in quel modo.

Quando tornai a cercare la mia dolce ragazza mi dissero che aveva lasciato la sua stanza e il suo lavoro.
Ero disperato, arrivai a dubitare del suo amore.
Solo anni addietro scoprii che mia madre l’aveva fatta licenziare e aveva usato la sua influenza e il suo denaro per impedire a tutte le sartorie della città di assumerla.

Fu Molly a raccontarmi tra le lacrime questa cosa infame. Quella creatura non aveva nulla e nessuno al mondo e mia madre le aveva tolto il pane di bocca.
E pensare che mi era stata vicina come mai prima in occasione di quel tragico incidente, stavo riconsiderando l’idea di riavvicinarmi a lei… in quel momento l’ho odiata con tutte le mie forze! No, non sarei più tornato dalla mia famiglia, non c’era ombra di dubbio nel mio cuore.

Cercai di farmi forza ma io non riuscivo a sopportare di vivere in quel modo e cominciai a bere sempre di più finché non persi il mio lavoro a teatro; tornavo a casa ubriaco ogni sera e Grace approfittò proprio di una di quelle occasioni per infilarsi nel mio letto e spingermi infine a chiederla in moglie.

Era l’unica cosa che voleva, sposarmi e convincermi a riallacciare i rapporti con la mia famiglia in modo da portare il mio originale altisonante cognome. Quando tu nascesti e ti tenni la prima volta tra le braccia giurai che non avrei più toccato un goccio e che ti avrei amata e protetta con tutte le mie forze, trovai un umile ma onesto impiego e ricominciai a vivere solo per te, tu mi hai salvato piccola mia!

Non tornai più a recitare, non ci sarei mai riuscito!
Quello era un sogno, il sogno mio e di Rose, e se n’era andato via con il mio dolce amore...

Ma tua madre non voleva questo, lei desiderava vivere sfarzosamente sotto la ribalta delle luci del mondo dello spettacolo e finimmo per odiarci a vicenda, per lei ero solo un fallito.
Quando morì otto anni fa trovai tra le sue cose una lettera della mia Rose, uno scritto dolcissimo in cui, emozionato come non mai, il mio meraviglioso tesoro mi annunciava di essere in dolce attesa; così scoprii, dopo tredici anni, che avevo avuto un figlio anche dall’unica donna che abbia mai amato nella vita”.

Il signor Marlowe interruppe brevemente la sua narrazione, un groppo alla gola gli impediva di continuare...
Dopo aver versato qualche grossa lacrima e tirato un profondo sospiro continuò con voce tremante.

“C’era anche un successivo biglietto... quello che ha gelato definitivamente il mio cuore.


30 Aprile 1898
Thomas,
Perdonami se mi rivolgo nuovamente a te...
So che non c’è posto nella tua vita per me ma... io non sto bene e ho tanta paura per il bambino, il nostro bambino!
Se mi hai amato almeno un momento, ti supplico di prenderti cura di lui quando io non ci sarò più.
Non ti chiederei nulla se avessi qualche altra possibilità...
Io vi amo…
Non lasciarlo solo al mondo... ti prego!
Rose


Chissà che razza di canaglia ha pensato io fossi visto che non ho mai risposto a nessuna di quelle missive, quanto deve aver sofferto il mio povero amore!
Mi misi subito alla sua ricerca e in breve tempo ebbi la conferma che era morta di parto e che la bimba che aveva dato alla luce era scomparsa il giorno stesso in cui era nata.
Ho passato tutti questi anni a cercare di capire dove fosse finita, finché per caso non incontrai la mano miserabile che per un pugno di banconote l’aveva sottratta dalla sua culla e abbandonata...
Questa era la cosa importante che avevo da fare, capisci ora?”

Susanna piangeva…
“Credevo non volessi più saperne di me… perché… perché non sono davvero figlia tua!” si liberò così di quell’ultimo fardello che le aveva avvelenato il sangue per lunghi anni.

“Che stai dicendo, piccola? Chi ti ha detto una tale stupidaggine?”

“E’… è stata la mamma. In un momento di rabbia mi disse che tu non ci amavi e che io non ero tua…”

“Diavolo di una donna!” pensò Thomas in quel momento, aveva sempre sospettato questa amara verità.
Adesso si spiegava finalmente la durezza e la freddezza che Grace aveva sempre mostrato verso quella creatura che aveva concepito con il solo scopo di imbrigliare lui definitivamente, e il perché avesse fatto in modo di far sparire l’unico naturale frutto del suo amore.
In ogni caso non avrebbe mai abbandonato quella bambina dagli occhi celesti i cui sorrisi erano stati il suo unico faro nel buio… non poteva… non poteva confermare questa cosa…

“Io sono il tuo papà, non credere alla rabbia di tua madre!” rispose attirandola dolcemente a sé.

“È stata la mamma vero? È stata lei a pagare per far sparire la neonata? Temeva che tu scoprissi tutto!
E adesso? Hai trovato tua figlia? Vuoi dire che ora ami lei più di me perché lei è il dono del tuo grande amore?”

“Susie... piccola Susie... non dire sciocchezze, tu mi hai salvato dal baratro!
Ho scoperto dove vive, è felice; dopo averne passate tante è stata adottata da una ricca famiglia e non voglio turbare la sua vita con la mia storia. La amo con tutto me stesso, con la stessa intensità con cui amo te.
...
L’ho vista da lontano... è identica a LEI...”

L’uomo perse una nuova grossa lacrima e si portò la mano al petto come per consolare il suo cuore, avrebbe voluto stringere forte quella ragazza ma non aveva nessun diritto di farlo.

“Adesso che so che sta bene voglio occuparmi solo di te.
Domani andremo insieme a teatro e tu racconterai la verità a Graham e lo lascerai libero di vivere la sua vita e di amare la sua innamorata come è giusto che sia.
È una brava persona e tu meriti un uomo che ti voglia davvero; non farai lo stesso errore di tua madre, io non ti permetterò di vivere un’esistenza miserabile come la sua”.

Susanna annuì e il giorno dopo di buon’ora era nell’ufficio di Hataway con il padre.
Raccontò ogni cosa a lui e a Terence.

Di fronte alla confessione della ragazza Jones si trovò spiazzato.
“Vincent! Abbiamo le prove che tu hai cercato di convincere Susanna ad un aborto clandestino per liberarti di TUO figlio! Anche lei poteva morire!
Non puoi più negare…

Ci sono le maggiori testate giornalistiche nella sala stampa! Le ho convocate io su suggerimento del signore Marlowe, ricomponiti perché aspettano solo te.
Susanna ha già deciso di partire con il padre, tu sei fuori dalla compagnia e voglio Terence e Karin puliti.
Dì pure ciò che vuoi basta sia credibile e poi vai per la tua strada”.

Dopo circa un’ora l’attore si presentò alla conferenza stampa.
Si scusò ammettendo di aver inventato tutto spinto dall’invidia verso il sempre maggior successo di Graham! Negò finanche che la Marlowe fosse mai stata in dolce attesa.

Terence riebbe il suo posto a teatro...

Quella sera stessa una Annie distrutta ripartì per Chicago: era rimasta con un pugno di mosche in mano.
Contemporaneamente Stear si premurava di informare la cugina dei nuovi sviluppi di tutta quella squallida storia.

****

Ma Thomas Marlon Weston Cavendish aveva un’ultima ed irrinunciabile cosa da fare prima di lasciare New York...

“Signorina Andrew, so che mi ha notato nei paraggi nei giorni scorsi, mi scusi se l’ho turbata.
Sono Thomas Marlowe, il padre di Susanna.
Immagino che lei sia al corrente nel dettaglio del pasticcio in cui si è cacciata mia figlia; volevo scusarmi a nome suo per il dolore che le è stato arrecato.
Perdoni la mia bambina, non è una cattiva ragazza, è solo molto fragile; io l’ho lasciata sola troppo a lungo e lei... si è persa!
È tutta colpa mia.
So che ha un cuore grande, ci perdoni entrambi se le è possibile”.

Azzardò a prenderle una mano e concluse con voce spezzata:
“Le auguro tutta la felicità del mondo...”
“Rose, amore mio! L’ho toccata! La nostra bambina è meravigliosa quanto te!”

Candy avvertì una strana sensazione a quel tocco...
Era qualcosa di buono che somigliava alle carezze di Miss Pony... non capiva... ma era bello e caldo come un nido e regalò a quell’uomo strano uno dei suoi sorrisi più dolci.
Quegli occhi verdi e trasparenti trasudavano sincerità e tenerezza e la ragazza ne rimase rapita, erano così familiari! Ma perché?

“Ho un ultimo luogo dove andare prima di lasciare la città.
È qui vicino, le andrebbe per caso di fare due passi con me? Le ruberò solo pochi istanti”.

Candy non seppe capire il perché ma non riuscì a declinare l’invito e accompagnò quel distinto signore ad un piccolo cimitero adiacente all’ospedale...
“Eccoci!” Le disse quasi tremando.
“Qui è sepolto il mio cuore, il mio unico grande amore”

 

La ragazza notò la croce nuda e povera in cui era inciso semplicemente
“Rose 07.05.1898”

“È la mia data di nascita!” Pensò.
“Perché mi sento così strana? Perché mi sento in pace in un cimitero di fronte alla sepoltura di una sconosciuta?”
Si accorse che il signor Marlowe piangeva ed era certa che la madre di Susanna si chiamasse Grace, inoltre un’attrice famosa come era stata lei non poteva certo riposare in quell’umile posto!

“Deve averla amata molto!” azzardò Candy.

“Più della mia vita... e l’amo ancora, glie lo assicuro”.
La sua voce era un sussurro doloroso.

“Era molto giovane?” continuò la ragazza.

“Aveva solo diciassette anni!” rispose il pover’uomo, prima di estrarre un’armonica dalla tasca e cominciare a suonare una melodia dolcissima.
Quando ebbe finito disse:
“Me l’ha regalata lei 23 anni fa... in cambio del mio pacchetto di sigarette” azzardò un sorriso a quel ricordo lontano che riusciva ancora a scaldargli l’anima.
“Rose! Guardala! La nostra bambina è qui, è bellissima!”

Gli servì qualche momento per ricomporsi.
“Signorina Andrew, ha perso sin troppo tempo con un vecchio noioso come me; la ringrazio nuovamente per il suo perdono, di nuovo le auguro il meglio”.

Mentre si allontanava un candido fazzoletto usciva dalla sua tasca, era consunto ma pulito e ripiegato per bene, sull’angolo dello stesso “Thomas e Rose” ricamato a mano…
Un elegante merletto arricchiva una parte di due lati creando una raffinata cornice a quelle lettere.


Candy ebbe appena il tempo di rendersi conto che il signor Marlowe l’aveva perduto e che doveva essere stata proprio quella ragazza che tanto aveva amato a decorarlo in quel modo così delicato…
Quel ricamo delizioso a dir poco, lo aveva già visto... ma dove?
Non riuscì a raggiungerlo per restituire quel piccolo tesoro che decise di conservare ella stessa con la massima cura in nome di quell’amore così profondo.
Senza comprenderne bene il motivo, inoltre, si ritrovò a tornare qualche volta su quella umile tomba, ci trovava sempre fiori freschi... era certa chi fosse il mandante.

Dovevano essersi amati infinitamente...

   
 
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